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Immagina che

Post n°262 pubblicato il 27 Febbraio 2011 da blue.chips

 


To-Revive (per te)

Dalle gole delle montagne
pulsa e tuona il vortice
terribile di vita.
Di questo suono metallico
disperato e antico
grigio nella sua maledizione.

Tu, nel tuo silenzioso dolore
inciampi nell'unico fiore in vita;
divampi
oltre gli occhi tuoi mortali
che solo il folle misurare tenta.

Avresti bisogno di un velo
per ripararti dal bruciore
ma, d'improvviso, l'unica voce
sale dall'unica piccola vita
che stringi tra le mani:
ora sai che il tremendo mistero della vita
è nelle tue mani; ei scorge il tuo petto in fiamme
alita l'infinito senso dell'amore a te donato.

Guarda!
La spola nel telaio corre allegra
nella casa dei tuoi ricordi
dove la donna il pianto conosceva.

Guarda! Osserva l'esperienza
giacere nelle ferrigne falde
come un respiro di infuocate gole.
Or viene il giorno che il cuore ti sogna
schiarisce la prima aurora, più vicina,
e la marea, or, ai tuoi piedi canta.
b.c.


Immagina che...
In una domenica invernale, un po' grigia e pumblea di cielo errante, accade di ritrovarsi nel tepore di casa e una dolce musica invade l'aria che sembra voler assorbire ogni fiato-sogno, ogni carezza, chiesta e non ricevuta. Talvolta, la musica somiglia ad un piccolo uccellino inquieto per la distanza del proprio divenire, delle altezze impossibili a vedersi dal nido verso lo spazio immenso che circonda.

In quel giorno, una piccola bambina decide di voler cantare una canzone e chiede al suo papà di accompagnarla con la chitarra. Entrambi amano quelle atmosfere di un tempo; le stesse che i loro progenitori avevano tramandato e, in qualche maniera, si ritrovavano nelle cose che hanno lasciato e continuano a parlare di loro.

Il papà aveva già provato di ripetere gli accordi sulla sua chitarra, accorgendosi della differenza di sonorità e dolcezza del suono di una semistrunka.
Katjia era felice di fare da pubblico. La sua eccitazione metteva tutti di buonumore. Lei aveva anche preparato della cioccolata calda con biscotti sfornati freschi di buon mattino, non mancando di esercitare la piccola a pronunciare bene le parole di una canzone. Katija è sempre stata il loro sostegno silenzioso e schivo, da quando i due rimasero soli. In quel tempo lei era solo una eccezionale governante, ed ora è parte di quella famiglia. Il suo accento russo le è rimasto avvinghiato al palato: un buon motivo per insegnare alla piccola bambina la giusta pronuncia nella sua lingua originaria.

Immagina ancora, che quella bimba canti questa canzone e la sua voce ti entri dentro come una lacrima di gioia lucente e morbida. I suoi occhi immensi aprirsi come uno scrigno di mare pronto a donare le sue perle, inondando l'aria di raggi tenui e caldi, come se stesse per annunciare una nuova primavera.

Dio mio! Esclamava in cuor suo l'uomo alla chitarra: tutta questa vita, quanta vita! Mentre un paio d'ali fremeva nell'aria senza direzione, senza apparente suono; ma la percezione che vi fossero era tale da tagliare l'aria in due. Chi fosse a sbattere le ali non era dato di conoscere. Ma il suo cuore sapeva immaginare, mentre veniva catturato dalla luce delle sue pupille e assorbiva il suono del suo canto. Avveniva come se avesse sete e, trovandosi di fronte ad una limpida sorgente, non riuscisse a bere per timore di alterare quella limpidezza.

Immagina ora che quell'uomo di fronte a tanta vita diventi triste. No! Non è la tristezza di una gioia provata, ma il pensiero di una sua amica vivere il dolore di avere una malattia difficile a curarsi. Lei lo ha fatto sapere in un suo scritto.

A lui viene da pensare all'inutilità della sofferenza, al suo percorso contrario alla vita. Perché mai avviene? Eppure aveva letto migliaia di volte: “io ho tolto dal mondo la sofferenza” ancora oggi trema per chi la riceve. Per fede, solo per fiducia in Dio lui si avvale di questa possibilità dell'anima che percepisce questa luce e presenza. Lui aveva già imparato, a sua esperienza, che la paura è l'opposto di cosa noi veramente siamo. E lei, ha paura, ora. Come accade a tutti.

Lui scrive, poi:
Dolce amica mia: sei stata un dono meraviglioso, contornato da migliaia di pixel luminosi. Nulla è così difficile di arrivare al cuore mentre si soffre e nulla è più facile che dire parole di convenienza. Oggi ho ricevuto in dono una gioia inattesa ed io te lo offro come sacrificio vivente: una mia gioia per il tuo dolore che oggi gonfia il mio petto; una piccola fiamma che arde più di una preghiera, perché in questa offerta vi è la preghiera più straordinaria che abbia mai ascoltato: quella bimba, di cui si parla di immaginare la vita, è vera. Lei è nata per una preghiera durata anni, nella più totale e corrosiva sofferenza; ed è costata una vita in cambio. Non un malefico do ut des, ma un squarcio del cielo che irrompe nella umana storia di ogni individuo soggetto alla natura con le sue leggi, spesso alterate nell'essenza dalle proprie ed altrui scelte collettive.

Sappi che, sin dalla notte dei tempi, fu scritto: “Io verrò da te e tu mi accoglierai, affinché io sia per te il balsamo della tua anima e la gioia della tua vita”. Ora, un battito d'ali muove l'aria a te intorno, e tu capirai anche l'affetto per te, di me che sono inerme, ma, ancora stupefatto di vivere così com'è la vita: questa vita che più di ogni altra cosa è piena di incertezze, dolori, malattie, ingiustizie, morte; ma la mia, la tua, e quella di ognuno che cerca un senso rimirando il cielo che ci circonda, si può riempire di speranza e vita vera che risorge, nonostante ogni dolore che ci mutila.
Sii forte in questo affettuoso abbraccio che ti lascio.

Blue.chips

 
 
 
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