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Post n°219 pubblicato il 04 Agosto 2014 da bonicaM
... ... ...- Arriverà mai il treno delle 10 e trenta? - Siamo stanchi di aspettare. - Possibile che tutti gli orologi della stazione segnino sempre la stessa ora? - Le 10 e 25 minuti… -Sembra un’eternità che ce ne stiamo in questa sala d’attesa della stazione e invece non è passato nemmeno un minuto… - Siamo stanchi di aspettare… mi sembra di essere invecchiata di una trentina d’anni… - Mamma, ho caldo, troppo caldo… Quando arriva il treno per il mare?... Ho sete, ho caldo… - Hai ragione, piccola mia… Ma vedrai che il mare non è lontano… - Non ce la fanno più… i bambini vogliono uscir fuori da questa sala d’attesa… L’attesa non finisce mai. Le lancette dell’orologio sono ferme sempre su quell’ora. E sembra di essere immersi in una spessa nube di polvere rovente. - La radio è muta. Non possiamo più ascoltare nemmeno la musica… - E’ come se qualcuno avesse spento l’audio di tutta la stazione: prima un rumore sordo, poi questo silenzio che soffoca e toglie anche il respiro… - Ma siamo ancora dentro una stazione? Dentro questo vuoto di suoni qui non si vede altro che polvere e nessun treno, nessun binario… - Mamma, ho troppa sete… Dov’è il mare? Dove mi hai portato? - Ora i bambini piangono e nessuno riesce a consolarli… Perché non si riesce a uscir fuori da questa stazione… ci hanno chiuso dentro? Ma chi e perché… - Dentro… fuori… Fuori da dove? Sembra che fuori da qui non ci sia nient’altro che questa sala d’attesa…- Il mare!... Lo sentite? - Già. Il mare sta venendo da noi… Ora i bambini hanno smesso di piangere… - Mamma… avevi ragione! Non dobbiamo nemmeno prendere il treno. Il mare è proprio qui vicino. - Guardate tutta quella folla di gente che viene verso di noi… - Sembra che venga dal mare… - Sono loro che portano il mare nei loro vestiti zuppi d’acqua, fra i capelli sciolti delle donne e negli occhi di tutti quei bambini. - E il rumore del mare è la loro voce che chiede e ci interroga… - E’ questo l’approdo del lungo viaggio di mare?... I nostri bambini hanno freddo, il mare di notte raggela il sangue nelle vene e le profondità marine sono come la nebbia che impedisce la vista dell’isola-frontiera… - Siamo tanti, troppi… nessun treno potrà accoglierci tutti, quando la lancetta dell’orologio riprenderà a girare… - Bisogna ancora partire? Noi pensavamo di essere arrivati… e invece… eppure abbiamo navigato a lungo… - Sentite? I bambini piangono e hanno paura… - Non sono i nostri figli… - E nemmeno i nostri… - Un‘altra folla che arriva… Sono i bambini di questo popolo che ora piangono perché non riescono a trovare la loro casa, la loro famiglia, la loro stessa vita di sempre… - Anche i loro vestiti sono laceri e imbiancati dalla polvere rovente come i nostri abiti e anche i loro corpi… -Questa polvere dannata penetra in ogni piega della pelle, negli occhi che più non vedono… - Indicateci da che parte andare, per favore. I nostri bambini hanno fame e sete… Ma noi non sappiamo più dove andare per trovare le nostre case, la nostra terra, la nostra Palestina… - Ascoltate! Qualcosa si sta muovendo! - Sì. La lancetta dell’orologio della stazione ha ripreso a segnare i secondi! - E il fischio del treno ora si percepisce in lontananza… - La polvere sta diradando! - Un pallido sole illumina i nostri volti… - Finalmente si parte.
Era il treno delle 10 e trenta di quel 2 agosto del 1980 che finalmente entrava in quella invisibile stazione dove migliaia di vittime innocenti attendevano di imbarcarsi alla ricerca di una vita possibile… Era un treno di luce e di respiro cosmico in grado di ospitare tutti amorevolmente senza distinzione di sesso, di razza, d’età o di specie (c’erano infatti tantissimi animali di tutte le specie!)… E quando il treno partì in direzione di un tempo e di un luogo ancora da venire, in quell’ora esatta e in quel giorno le armi tacquero per sempre e il cuore di ogni donna e uomo terrestre conobbe finalmente il segreto della felicità e dell’armonia universale. Un sogno o una fiaba?... Non so. (Randagio Clandestino) |
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