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Post n°108 pubblicato il 07 Novembre 2009 da bonicaM
IL SILVIO ONNIPOTENTE
Oggi, 7 novembre 2009, io, Randagio Clandestino, dichiaro pubblicamente di abiurare al comunismo infame e di prostrarmi ai piedi del Grande Silvio chiedendo perdono per aver peccato contro di lui in pensieri in parole e in opere per mia colpa mia grandissima colpa e supplico la beata Maria Stella Gelmini di intercedere in mio favore affinché il Grande Silvio mi accolga fra i beati della sua corte, umile cortigiano cantore delle sue gesta, alla destra (sinistra mai più!) della trinità lecchina Vespa-Fede-Rossella. E come già l’Ariosto, io canterò la gloria dell’Onnipotente Silvio in ottave o stanze che dir si voglia, per un poema epico degno della grandezza, sia pure in piccola statura, donde il calunnioso appellativo a lui affibbiato in un film prodotto dai responsabili del complotto internazionale dal titolo IL PICCOLO GRANDE STRONZO. ***
PROEMIO
Le donne al Cavalier supine io canto vaghe veline ed escort alla Certosa e le imprese amorose che fur vanto di colui che fu primo in ogni cosa: Silvio divino puttaniere e santo, lui che la terra italica vogliosa di leggi truffa e mediatica menzogna glorificò in gran fetida fogna!
Fogna di servi e luridi cervelli al servizio perenne del Signore che liberò dai sinistrorsi imbelli il popolo suo schiavo e in poche ore fece strage di falci e di martelli proclamandosi duce salvatore della patria-mercato consacrata all’assoluta proprietà privata.
Ei fece dell’Italia il gran convento di veline in carriera, incantatori pubblicitari, libero cemento e affari d’oro per speculatori, il paese dei culi e tette al vento sola religio ai telespettatori santificata pur da Madre Chiesa in cambio di prebende e buona spesa.
Canterò le vittorie a lui dovute del novello italico razzismo e le bocche cucite e rese mute al libero e ribelle giornalismo e la democrazia con poche e astute leggi dissolta in libero fascismo e come tutto il pubblico e il sociale fu traslato in affare personale.
E tu del Cavalier Musa puttana ispirami l’elogio più lecchino come s’addice a una poesia ruffiana sola cultura a un popolo meschino e all’azzurra stagion berlusconiana dei furbi e dei ladron del quartierino – accoglimi alla corte dei miracoli dimora di ricchezze senza ostacoli.
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