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Dagli Invincibili agli Immortali: gli Eroi e la Strage di Superga

Post n°7 pubblicato il 06 Gennaio 2010 da Pi_Lucie
 

Il grande Torino

4 Maggio 1949. Il trimotore I-Elce che riportava a casa il Grande Torino si schianta sul Muraglione della basilica di Superga. Le nuvole incombono basse, cupe e grevi. La nebbia avvolge come in una cortina di fumo le colline piemontesi. Quel giorno la squadra granata, vanto di un'Italia che faticosamente cercava di scrollarsi di dosso la polvere e la ruggine del secondo conflitto mondiale, perde la partita più importante e forse anche più difficile: quella con il proprio destino. Qui finisce la storia agonistica del grande Torino di Valentino Mazzola ed inizia il Mito. Il Mito di una formazione invincibile, definita la più bella d'Italia: un mosaico creato ad hoc dal presidente Ferruccio Novo, capace di impreziosire la bacheca granata con 5 scudetti consecutivi. La grandezza del Grande Toro non risiede soltanto nelle straordinarie vittorie e nella forza del collettivo ma soprattutto nella capacità di travalicare campanilismi e fedi sportive. Il Torino è leggenda ed ogni appassionato cuce sulla propria bandiera ideale, un drappo granata. Tanto è stato detto, scritto e raccontato sull'epopea granata e sulla tragica quanto inaccettabile fine. Film, libri, documentari, poesie e ricordi non rendono giustizia ad una storia affascinante quanto drammatica. Aiutano però a conservare la memoria, a tramandare alle nuove generazioni il ricordo di una delle pagine più memorabili ed insieme drammatiche dello sport, della storia e del costume italiano. Una pagina intrisa di vittorie, di volontà, di coraggio e lealtà sportiva. La storia di un gruppo che seppe far parlare di sè anche lontano dai confini nazionali; che diede linfa e riscatto ad un'intera nazione, uscita malconcia dall'occupazione tedesca e dal dominio fascista. All'estero tutti volevano affrontare la squadra del patron Novo e del nocchiero Valentino Mazzola. Oggi, a sessant'anni di distanza, il popolo granata rende omaggio ai caduti di Superga. Probabilmente il Grande Toro starà disputando e vincendo il campionato tra le nuvole, in quel gotha tutto speciale, dove alle imprese della compagine della Mole, si alternano le serpentine di Garrincha, i funambolismi di George Best, le entrate decise ma pulite di Gaetano Scirea e le discese di Giacinto Facchetti. A noi piace pensare, forse in modo un pò troppo cadenzato e romantico, che la squadra sia in trasferta, magari ancora a Benfica, in compagnia del capitano lusitano Francisco Ferreira, a cui Mazzola e compagni avevano regalato lustro e prestigio nel giorno dell'addio al calcio. Indro Montanelli a proposito del Grande Torino ha scritto: "Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto "in trasferta". Di sicuro, nei cuori e nel ricordo degli appassionati, la leggenda del Grande Torino gioca sempre tra le mura amiche.

 
 
 
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