Creato da brokeback_stories il 15/02/2006
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Post n°4 pubblicato il 15 Febbraio 2006 da brokeback_stories

I SEGRETI DI BROKEBACK MOUNTAIN: L’AMORE GAY TRA IERI E OGGI
 
di: Dr. Massimo Piscitelli (Psicologo e Sessuologo)


I segreti di Brokeback Mountain è un film che racconta una storia d’amore tra due uomini. E’ una storia ambientata in un mondo molto lontano e diverso dal nostro, la provincia rurale americana, in un passato che, seppur recente, sembra remoto, antico e che, in ogni caso, non è mai stato il nostro. E’ una storia antica, estranea, straniera.
E’ la storia dell’incontro tra due uomini, due cowboy, che scoprono di desiderarsi e di volersi amare. Non è una storia semplice però, ma è un amore ostacolato, che non può che essere vissuto se non in condizioni di estrema sicurezza, in “posti fuori mano”, come dice uno dei due protagonisti, solo nelle foreste isolate del Wyoming, protetti dalla vastità degli spazi che li separano dalla società in cui, inevitabilmente, devono però sempre rientrare, rinunciando alla loro intimità e a loro stessi.
Un amore segreto che può essere vissuto solo protetto dalla violenza del omofobia (della società e la loro). 
 Quella dei due cowboy di Brokeback mi ricorda un’altra storia di amore gay, quella di Maurice, scritta però molto tempo prima, da E. M. Foster e ambientata nei primi anni del secolo, in Inghilterra. Sono storie d’amore gay all’apparenza molto diverse, ma in fondo molto simili, perché l’amore, in entrambi i casi, non arriva mai ad essere libero ma è condannato inesorabilmente ad essere condizionato, limitato, costantemente minacciato. E Foster, per anni tentato di dare una fine tragica al romanzo, lascia ai protagonisti la speranza, ma li immagina rifugiati e nascosti in qualche foresta, fuggiaschi e braccati.
Ma cosa c’entrano con i gay italiani del terzo millennio storie come queste? Certo sono storie di gay raccontate senza pudore e reticenze alla società intera, e forse solo per questo meritano la nostra attenzione. Ma mi domando, perché storie d’amore come queste, che dovrebbero parlare al cuore, invece finiscono col colpire allo stomaco? Certo la storia dei cowboy finisce tragicamente, con una morte che toglie ogni speranza e condanna ad un destino di nostalgia e solitudine. E forse solo per questo si dovrebbe capire l’amaro che ti rimane dentro alla fine del film. Ma se la tragedia ci commuove e la commozione dura il tempo delle lacrime, questa storia d’amore ti lascia un dolore sordo che non arriva al cuore ma ti rimane sullo stomaco.
Ma cosa significa questa pesantezza, cosa centra con i gay? Forse è una storia che ci riguarda molto più di quello che noi stessi siamo disposti a riconoscere e ad ammettere perché fa risuonare le paure più profonde e viscerali dei gay, di quelli che si stanno ora riconoscendo, che la paura la sentono appena sotto la pelle, e dei gay che si considerano orgogliosi di esserlo, che queste paure le hanno superate, o almeno sperano di averlo fatto e soprattutto di non incontrarle più.
Ma acuta o attutita che sia, la paura nei gay esiste ancora, e basta un film a farla risuonare. E’ la paura della società e della violenza, che non è solo quella fisica ma soprattutto quella verbale, che ti arriva amplificata e moltiplicata quotidianamente dai giornali, dalle televisioni, da internet. Una violenza che si esprime nel disprezzo chiaro e diretto di alcuni, ma in modo che spaventa ancora di più, nella mancanza di una chiara, dura, esplicita protezione da parte di altri. I gay quindi sono ancora vulnerabili, minacciati e, anche se fa male ammetterlo, ancora molto indifesi.
Ma non è solo la paura della società ostile e di quella indifferente. E’ la paura che essere gay significhi essere condannati ad una vita fatta di rabbia e rammarico per quello che sei e che non sei capace di cambiare. E’ la paura di perdere per questo l’amore della tua famiglia, di essere condannato ad una vita di solitudine, una vita dove la speranza di un incontro, di una passione, di un amore che ti dia tutto l’affetto di cui senti di avere bisogno ed a cui vuoi dedicare la tua stessa vita, per te, non può esserci. E se mai ci sarà, sarà comunque un amore che dovrai difendere con forza e determinazione, tutti i giorni, un amore che dovrà ancora essere protetto e un po’ nascosto, non più nei boschi, ma nell’anonimato delle città, dove però, neppure lì lo si può mostrare liberamente, ma con necessaria discrezione. O al massimo, per i più fortunati, si può vivere per qualche ora senza inibizioni tra le mura sicure e protette da ingressi controllati dei locali gay, moderni rifugi nascosti nelle periferie fuori mano nella foresta metropolitana.
 
E’ una coppia, quella gay, che ha paura del mondo in cui vive, perché sente che, se si trova a confrontarsi con la società, coinvolta in un conflitto, è veramente indifesa. Che sia in un ospedale dove non puoi decidere del destino del tuo compagno, che sia per chiedere un mutuo di poter comprarti una casa con lui, o per decidere dove e come seppellirlo, o come potrà continuare a vivere dignitosamente dopo la tua morte, quello che senti è la paura del sentirsi vulnerabili e senza possibilità di difendersi. E la paura diventa anche vergogna perché un uomo adulto, ci è insegnato, deve essere capace di difendersi, di difendere la sua identità ed il suo diritto ad amare.
Non è una colpa ammettere di avere paura, anche perché, anche se la scacci in basso, lontano il più possibile dalla coscienza, ti rimane sempre li, sullo stomaco e basta un film a rifarla suonare dentro.
Il segreti di Brokeback Mountain sono questi: i gay hanno ancora dentro molte paure da riconoscere e da affrontare, per smettere di fuggire e per essere finalmente liberi di amarsi e di amare, sempre e ovunque, nelle foreste e nelle strade affollate.
 
 

Dr. Massimo Piscitelli (Psicologo e Sessuologo)

 
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