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Napoleone

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LE ORIGINI DELLA FAMIGLIA DI NAPOLEONE BUONAPARTE

Post n°2 pubblicato il 12 Maggio 2007 da napolio
Foto di napolio

Quando Napoleone è assurto alla gloria del mondo, è iniziata la corsa delle città italiane a dichiararsi culla dei Bonaparte: Treviso, Bologna, Firenze, San Miniato, Sarzana sono le principali località che hanno visto i Bonaparte, seppure in epoche diverse, fra i personaggi più autorevoli nella loro vita cittadina. Ma nessuna, all'infuori di Sarzana, è riuscita a dimostrare con prove documentali il collegamento dei Bonaparte protagonisti della loro società civile con i Bonaparte emigrati in Corsica da cui appunto Napoleone.

San Miniato, la più agguerrita in questa "dichiarazione di paternità", pone a fondamento delle proprie asserzioni solo il fatto che sia Carlo Maria Bonaparte sia il figlio Giuseppe erano soliti frequentare, nei loro soggiorni nel continente, la casa dei Bonaparte che là ancora risiedevano e che lo stesso Napoleone il 29 giugno 1796 si recò in San Miniato e fu ospite del canonico Filippo Bonaparte (con questi si estinse il ramo dei Bonaparte di quella città). A tal proposito la madre di Napoleone, Letizia Ramolino, così scrive al figlio Luciano che le chiedeva notizie sulle origini della propria famiglia: " A l'époque des guerres des guelfes et de gibelins, les guelfes furent chassés de Florence, deux ou trois frères de nom de Bonaparte furent obligés de quitter cette ville. L'un d'eux alla s'etabilir a Sarzane. votre père a tiré beacoup de papiers de Sarzane d'un nommé Landinelli, qui lui écrivoit qu'il y en avait encore. ...................le chanoine Bonaparte étabili a San Miniato n'etait Bonaparte que par les femmes.....".[1]

Da segnalare anche la dichiarazione di Napoleone riportata da Francesco Antommarchi, medico personale di Napoleone a Sant'Elena, nel proprio diario: "L'ultimo dei miei antenati che abitò la Toscana aveva i principi che io professo. li difendeva come me: come me ne fu vittima. La fazione dello straniero riuscì ad avere la meglio; il partito nazionale fu battuto, bandito; Bonaparte andò a cercare asilo a Sarzana, poi in Corsica. Ma le relazioni famigliari non furono rotte. I suoi discendenti continuarono a rimanere con il ramo che si è stabilito a San Miniato.....".[2]

Quello che nessuno è ancora riuscito a dimostrare in modo certo è se effettivamente i Bonaparte esiliati da Firenze siano i capostipiti dei Bonaparte vissuti a Sarzana e da cui deriva, per una discendenza non interrotta, Napoleone. Infatti, documenti antichi vedono dei Bonaparte presenti in molte località limitrofe a Sarzana prima della scacciata dei Bonaparte da Firenze, e ciò può supportare la tesi di chi sostiene che tale famiglia possa considerarsi "indigena".

.   La prima ricerca genealogica a Sarzana sulla famiglia Bonaparte è stata commissionata nel 1789 da Domenico Marita Bernucci, ignaro di chi fosse il vero committente. Giuseppe Bonaparte, futuro Re di Napoli prima e di Spagna poi, primogenito di Carlo Maria Bonaparte e Letizia Ramolino, lasciati gli studi ecclesiastici per assumere il ruolo di capofamiglia a seguito della prematura scomparsa del padre, era venuto a Sarzana appunto per ricostruire la genealogia della propria famiglia per arrivare a dimostrarne le nobili origini. Giuseppe, (“le généalogiste de famille” come veniva chiamato da Napoleone) pur frequentando durante i suoi studi a Pisa la casa dei Bonaparte a San Miniato sapeva, per averne sempre sentito parlare in casa, di discendere dal ramo dei Bonaparte che avevano vissuto per lungo a tempo a Sarzana, prima di trasferirsi definitivamente in Corsica. Così si recò in quell'anno dal notaio ed archivista sarzanese Giovanni Antonio Vivaldi e gli affidò l'incarico di ricostruire con documenti certi il proprio albero genealogico sino ad arrivare a provare la discendenza dai Bonaparte nobili fiorentini esiliati a Sarzana, nel XIII secolo, a causa delle continue lotte fra le fazioni Guelfe e Ghibelline. Giovanni Antonio Vivaldi non aveva però dimestichezza con la lettura degli antichi documenti ed era molto attaccato al denaro, come traspare dalle numerose lettere inviategli da Giuseppe Bonaparte per conoscere lo stato del lavoro commissionato, così affida al Bernucci, un abate che si spoglia dell'abito ecclesiastico verso il 1797 perché si accorge di non avere più la vocazione, il compito di cimentarsi nella ricerca. Questi, studioso appassionato, adempie l’incarico senza pretendere compenso alcuno, senza saperne le motivazioni. Le scoprirà più avanti, durante l’invasione dell’Armée d’Italie, quando il nome di Napoleone Bonaparte è sulla bocca di tutti a causa delle sue folgoranti imprese. La ricerca del Bernucci però non raggiunge lo scopo sperato da Giuseppe Bonaparte perché arriva a dimostrare che Gabriele, figlio di Francesco Bonaparte di Sarzana, dimorante ad Ajaccio nell'isola di Corsica nel 1567, discende da Gianfardo, vissuto a Sarzana nei primi anni del 1200. Non esistendo documenti anteriori, la ricerca non ha potuto andare oltre.[3]

E' Gabriele il punto di congiunzione e di raccordo che permette la ricostruzione completa (perlomeno dall'inizio del XIII^ secolo) della genealogia di Napoleone.

Infatti, se si esamina l'albero genealogico che Carlo Maria ha presentato alla scuola militare reale di Brienne per l'ammissione del proprio figlio Napoleone, questi inizia proprio con Gabriele, presente in Corsica "vers 1567". Di contro, quello ricostruito a Sarzana dal Bernucci sulla base degli atti notarili e dei documenti presenti nell'archivio capitolare ed in quello comunale, termina appunto con Gabriele che, come risulta da un atto notarile di cessione di credito vantato nei confronti del proprio cognato Francesco Montani a causa della vendita della propria casa situata in Sarzana in Piazza della Calcandola (nel Palazzo Calandrini nell’attuale piazza Matteotti) è residente ad Ajaccio proprio nel 1567. Coincidenza esatta quindi nel nome, cognome ed anno dell’ultimo Bonaparte sarzanese, capostipite del ramo corso.

 Tornando a Giuseppe, pur deluso dall'esito delle ricerche che non hanno permesso di raccogliere prove sulle nobili origini dei Bonaparte, non si perde d'animo ed invia al Granduca Leopoldo di Toscana una supplica con lo scopo di essere insignito dell'"Ordine di Santo Stefano", al quale potevano accedere solo i nobili, perché si accorge che in Francia è importante essere di nobili origini, consentendo questa condizione l’accesso alle cariche pubbliche, condizione invece ininfluente nella Corsica dominata dalla Repubblica di Genova. Nella supplica, non accolta perché Giuseppe è ritenuto straniero giacché la Corsica era divenuta francese dal 1768, lo stesso ricorda che la sua famiglia si trasportò da Firenze a Sarzana, dove i suoi membri ricoprirono incarichi importanti nella collettività contraendo anche matrimoni con famiglie prestigiose come quella dei Malaspina, e da qui si trasferì definitivamente in Corsica.

In effetti, a Sarzana i Bonaparte, che sono quasi tutti insigniti del titolo di "Ser" cioè notaio e hanno quasi sempre ricoperto importanti incarichi nel governo della città: alcuni sono stati eletti alla carica di Sindaco, altri di Priore, altri ancora membri del consiglio degli Anziani, ambasciatori e procuratori della città. Riguardo ai matrimoni con importanti famiglie, va ricordato quello contratto tra Giovanni Bonaparte e Isabella Calandrini nel 1397, anno in cui viene alla luce il cugino di questa, Tommaso Parentucelli che diverrà pontefice nel 1447 col nome di Niccolò V, grande umanista e fondatore della biblioteca vaticana.

Uno dei cinque figli nati da questo matrimonio, Cesare Bonaparte, sposa nel 1440, donna Apollonia Malaspina, figlia di Nicolò Malaspina marchese della Verrucola. I marchesi Malaspina costituivano una delle famiglie di più antica nobiltà della penisola imparentata, come ricorderà lo stesso Napoleone, anche coi Brunswick, casa regnante d'Inghilterra.

Giovanni,  figlio di Cesare, è il primo Bonaparte che, seppure temporaneamente, si trasferisce in Corsica, a Bastia, come reggente per conto della potente famiglia dei Campofregoso che univano al dominio sulla Corsica la loro signoria su Sarzana e Genova. Tra le famiglie dei Campofregoso e Bonaparte vi era infatti un consolidato rapporto di amicizia rinverdita da comuni interessi letterari come dimostra l’assidua frequentazione della biblioteca dell’illustre famiglia genovese nella loro dimora di Sarzanello del colto Cesare[4] .

    Arrivano anche per i Bonaparte, come spesso accade, le avverse fortune ed il figlio di Giovanni, Francesco, va in Corsica quale mercenario e balestriere a cavallo al soldo di Genova. Gabriele, figlio di Giovanni, anch’egli mercenario a cavallo, vende tutte le proprietà che ha a Sarzana e si stabilisce definitivamente ad Ajaccio; costui è considerato il capostipite dei Bonaparte di Corsica.

Domenico Maria Bernucci affronta nuovamente, nel 1802, una ricerca genealogica sugli antenati di Napoleone che ha come committente Cesare Remedi, senatore presso la Repubblica Ligure. Scopo di questa ricerca, che sarà molto più approfondita della prima e corredata di numerosi certificati ed estratti d’atti, è quella di accompagnare una richiesta della municipalità di Sarzana a Napoleone Bonaparte volta ad ottenere, nell'ambito della predisposizione del nuovo assetto amministrativo della Repubblica Ligure, il riconoscimento a capoluogo di cantone per la città. Nella lettera inviata al Primo Console, gli viene richiesto che Sarzana, città natale dei suoi antenati, attivi protagonisti della vita cittadina, nella prossima organizzazione dei Corpi Amministrativi e dei tribunali, non sia penalizzata, considerando che per aderire ai principi di "Eguaglianza" aveva dovuto sacrificare i privilegi da sempre goduti che consistevano principalmente nella esenzione dai dazi e dalle imposte. Questa supplica, assieme alla nuova ricostruzione genealogica del Bernucci, verrà inviata a Parigi per il tramite del Saliceti, ministro plenipotenziario francese presso la Repubblica Ligure.[5]

Napoleone non fa mistero di conoscere quale siano e da dove provengano le origini della sua famiglia e lo ribadisce in più occasioni. Significativo è l'episodio, da lui stesso narrato, quando l'Imperatore d'Austria, in occasione delle trattative per il matrimonio con sua figlia Maria Luisa, gli propose di costruirgli una genealogia “ad hoc” da cui possa risultare la sua discendenza dai Bonaparte, signori di Treviso. Napoleone non accettò questa proposta e gli rispose che se proprio doveva inventargli degli antenati, doveva far sì che risultasse più nobile di lui, facendogli ascrivere almeno due imperatori fra i suoi antenati. L'Imperatore rise di questa proposta ma tornò sull'argomento in occasione del matrimonio del principe Eugenio di Baviera. Propose allora di farlo discendere dai Bompart di Marsiglia di cui Bonaparte sarebbe stata una corruzione. "Ma cosa ci guadagnavo io a discendere dai Bompart che erano al massimo dei capitani di vascelli o dei comandanti di piccole squadre navali? Non mi sembrò che la famiglia Bompart potesse valere di più dei Bonaparte originari dalla Toscana, da Sarzana. ….Masseria, capitano corso di un reggimento del Genio, dimostrò che i Bonaparte erano alleati e imparentati coi Malaspina da cui discendevano i Brunswick e la famiglia reale d'Inghilterra e i loro parenti. Egli rilevò che i Bonaparte erano perciò di più antica nobiltà della famiglia di Svezia di Gustavo Vasa."[6]

In questo modo Napoleone riuscì a far desistere l'Imperatore d'Austria da ogni ulteriore proposito.

Anche in altre occasioni lo stesso Napoleone ed i suoi familiari avranno modo di ricordare Sarzana quale loro città di provenienza in terra italiana.

Cosa meglio delle dichiarazioni dei diretti interessati può costituire prova sulle origini di questa importante famiglia?

[1] Da Giovanni Sforza “I Buonaparte in Lunigiana” Torino, 1911.

[2] Francesco Antommarchi:”L’ultimo medico di Napoleone” Ed.Documento Libraio-1944

[3] Il carteggio con l’archivista, già segnalato dallo Sforza, è edito in F. Galantini “Napoleone Bonaparte le origini sarzanesi ” Società Editrice Buonaparte – Sarzana, 1999.

[4] Sul rapporto di amicizia tra Cesare Bonaparte e i Campofregoso si veda: G.P. Balbi “L’ambiente culturale a Sarzana” in “Niccolò V nel sesto centenario della nascita” a cura di F. Bonatti e A. Manfredi, Città del Vaticano, 2000.

Sulla famiglia Campofregoso si veda A. Ivaldi “La signoria dei Campofregoso a Sarzana (1421-1482)” in Atti della Società Ligure di Storia Patria LXXXI pag. 89-146.

[5] Sulla vicenda si veda: A. Neri “Aneddoti sarzanesi al tempo della Repubblica Ligure” Sarzana 1879. Ristampa anastatica a cura dell’Associazione Culturale Progetto Spezia, Sarzana 1998.

[6]  Da appunti autografi di Napoleone pubblicati dalla rivista francese “Figaro Litteraire” nel febbraio del 1959, tradotti dall'Avv. Luigi A. Rossi

(tratta dal libro "Napoleone Bonaparte le origini sarzanesi" di Federico Galantini. Società Editrice Buonaparte Sarzana 1999)

 
 
 
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