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Asilopoli. Opinioni cordiali. 

Post n°110 pubblicato il 09 Maggio 2007 da yyossaryan

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Nel gennaio del 2007 due maestre della scuola materna comunale di Mombercelli (Asti) vengono assolte in primo grado dopo sei anni di inchiesta dall’accusa di violenza sessuale su nove bambini. “Il fatto non sussiste” recita la sentenza.

 Bolzano, 2006: don Giorgio Carli è assolto in primo grado con formula piena. Era accusato di abusi su una parrocchiana minorenne.

Brescia, 2004: la Corte d’appello proscioglie perché il fatto non sussiste due suore di 65 e 79 anni condannate in primo grado per pedofilia dal Tribunale di Bergamo. Per l’accusa, avevano abusato di otto bambini di una scuola materna tra il ‘99 e il 2000.

Sono alcuni dei casi segnalati dal Centro di documentazione falsi abusi sui minori, che da cinque anni raccoglie documenti e testimonianze e da due li pubblica on line. Secondo le loro statistiche la metà delle denunce di violenza sui bambini si rivela infondata.

Secondo un'altra opinione, nel 50% dei casi non si riesce a dimostrare la colpevolezza dell'evidente reato commesso nei confronti di minori.

Un reato raccontato dai bambini ai genitori e ascoltato dai consulenti.

Tiziana Siciliano, pm del Tribunale di Milano, nel dicembre del 2000 subentra al collega Pietro Forno nel processo contro un tassista accusato di abusi sulla figlia di tre anni.  Chieee ed ottiene l’assoluzione dell’imputato.

Nella sua requisitoria di allora si legge lo stupore di un magistrato davanti a un impianto accusatorio considerato privo di fondamenti oggettivi e a carte processuali definite “carta straccia”.

Tiziana Siciliano attacca i consulenti del pm che l’ha preceduta. “Le perizie” disse in aula “sono state fatte da gente che dovrebbe cambiar mestiere, da persone che non hanno nessun motivo di godere della fiducia che fino a oggi l’Autorità giudiziaria ha loro conferito. E che auspico nella maniera più assoluta non vengano mai più investite di incarichi di tale delicatezza, perché non sono all’altezza di farlo

Nell'ordinanza di custodia cautelare per la vicenda di Rignano, il magistrato ricostruisce punto per punto i fatti accaduti dando nelle prime 18 pagine del documento una descrizione scioccante di quanto avrebbero subito i bambini sottoposti alla violenza da parte delle loro maestre e di coloro che hanno partecipato a quello che appare come un film dal contenuto agghiacciante.

Dopo aver descritto gli episodi che hanno determinato l'emissione dell'ordine di custodia cautelare, il magistrato si sofferma sull'indagine psicologica svolta dal consulente del pubblico ministero, a giudizio del quale "ciascuno dei bambini è in grado di conoscere e comprendere il senso reale e psicologico della violenza sessuale, e non hanno la malizia per organizzare una versione comune''.

Il consulente, confermando il racconto delle piccole vittime, sottolinea inoltre che "tutti i bambini esaminati mostrano una conoscenza e uso di parti del proprio corpo assolutamente non consone all'età cronologica e mentale e, quindi, inappropriata alla fase esplorativa e ai tempi dell'esperienza del bambino''.

Poi per caso leggo il resoconto di questo "Video Choc":

Luglio 2006. Giorno 16. Una domenica. Ore 13.26.

La madre (M) fa le domande, il padre (P) riprende e interviene quando ritiene necessario.

La bimba si infila un asciugamani nelle mutandine. M: "Guarda un po', ci riprende pure Papino... insegnaglielo un po' a papino. Ecco così. E poi? Al sederino cosa ti mettevano? Un asciugamani avevano?".

La bimba mostra l'asciugamani e si rivolge verso il padre.

M: "Fa vedè papà, fa vedè. E come si chiamava la maestra che te insegna queste cose?". La bimba non risponde.

M: "E diglielo un po' a papà. Chi ti insegna? Parla cò papino. Te devi mette davanti alla telecamera. E parla. E dillo che dopo se rivedemo (nella telecamera ndr.)".

P: "Lo vedi che non lo sa com'è il giochino?".

M: "Il giochino che fate a scuola come si chiama?". La bimba: "Non me lo ricordo". M: "Come non te lo ricordi?". La bimba: "Non mi va di dirlo".

Quindi simula la masturbazione.

M: "Lo devi fare pure agli altri bambini? A chi glielo fai? Chi te lo ha insegnato?". La bimba non risponde.

M: "Senti, chi te lo ha insegnato il giochino a mamma? Dove spingi? Alla patatina o al sederino?".

La bimba: "Al sederino". M: "Al sederino. E allora come si chiama questo giochino?". La bimba continua a non rispondere.

M: "Come non lo sai? Me fai vedè? Me fai vedè?".

Il video si interrompe.

 La bimba dice: "Il giochino del dottore".

M: "Diglie un po' a papà, dov'è che lo facevate sto gioco?".

La bimba: "Lasciami stare".

P: "Non parla più, porco zio".

Ancora un'interruzione.

Ora la telecamera fissa il lettone dei genitori, dove è stesa la bimba, nuda.

M: "Chi te l'ha fatto vedere questo buchino nella patata? Chi vi faceva fare il giochino? Con il termometro? Con la siringa? Quanti eravate?".

La bimba dice: "Due". Poi si mette a saltare sul letto.

M: "Stamme a sentiì! Hai capito che me devi sta a sentì?".

M: "Tu dovevi toccà la patatina a Patrizia (la maestra Del Meglio)?".

La bimba cerca il padre per giocare. M: "Tu non te impiccià".

P: "Chi è sta Patrizia?". La bimba: "Una bidella".

P: "Sai pure come ha le sise? Come?".

La bimba: "Grandi". P: "Come?". "Grandi".

P: "Di che colore?".

La Bimba "Blu".

Il padre impugna con la destra una barbie (la fatina). Quindi, con la sinistra, un peluche a forma di papero: i pupazzi amici della figlia.

P: "Chi faceva la bua agli amichetti tuoi?".

La bimba: "Il drago".

P: "La fatina ti ha fatto una domanda: vuoi fare questi benedetti nomi di chi faceva la bua agli amichetti tuoi?".

La bimba: "Il drago e Polifemo".

P (imitando la voce della fatina): "Sei una bugiarda, sei una bugiarda... ".

La bimba: "Sei tu un bugiardo. Io non so una bugiarda".

Altro giorno di luglio. Altra casa. Una madre (M) con la figlia, ripresa sul divano con le sole mutandine.

M: "Fammi vedere dove ti infilava il pipo "Giovanni"".

La bimba si schiaffeggia il sedere.

M: "Dove te lo metteva? Fammelo vedè con il dito. Fammelo vedere. Dai raccontami di questo "Giovanni"".

La bimba: "C'era anche Adriana". M: "E che faceva?".

La bimba: "Spicciava con i biberon".

M: "C'era un altro maschio?".

La bimba: "No, c'era la nonna".

M: "Il pipo chi te lo infilava, il pipo?".

La bimba: "Il pipo è mio".

M: "No, tu non ce l'hai. "Giovanni" te lo infilava".

La bimba"No".

M: "Si, va beh, te lo faceva mettere lui. E dimmi un po', che usciva dal pipo?".

La bimba:"Delle bollicine".

M: "Cosa?".

La bimba:"Una magia".

M: "Mi dici che usciva?".

La bimba: "Coca cola".

M: "Cosa usciva?".

la bimba: "Una cosa stranissima".

M: "Cosa usciva dal pipo di "Giovanni"?".

La bimba: "Del sangue. Ma ci ho messo un po' di scotch".

M: "Va beh, ho capito".

La mia opinione cordiale:

La bimba parla di tette blu, della nonna, del drago e di polifemo. Simula (?) atti sessuali cavalcando un pupazzino, ripete risposte diverse a domande uguali fino alla soddisfazione della mamma, ripete le parole ed i termini utilizzati prima dalla mamma nelle domande.

La malizia dell'ascoltatore induce a pensare anche che un biberon possa significare un organo maschile.

La malizia dell'intervistatore dominante può indurre a qualsiasi risposta. Anche ad accusare la Nonna.

Datemi un bambino e vi farò raccontare di quando siamo stati insieme sulla luna a giocare con Polifemo.

Datemi un pedofilo con responsabilità accertate e vi farò vedere quanto si possa far soffrire qualcuno solo mettendolo di fronte alle proprie responsabilità.

Ma non datemi condanne e sentenze, arresti e umiliazioni solo per dare valore al lavoro di un consulente o per dare conforto alle paure di un genitore.

E soprattutto non fatemi pensare che dopo tangentopoli e vallettopoli, è l'ora di asilopoli.

Cosa ci aspetta? Genitoropoli.

E nessuno avrà più il coraggio di abbracciare i suoi figli.

Cordialità.

Yossaryan

 
 
 
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