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governo contro il diritto di voto agli immigrati

Post n°33 pubblicato il 28 Agosto 2005 da carinci

governo contro il diritto di voto agli immigrati

Il Consiglio dei Ministri ha annullato la delibera del Consiglio comunale di Genova che prevedeva l’estensione del diritto di voto, attivo e passivo, ai cittadini immigrati per le elezioni comunali e di circoscrizione.

Questa grave iniziativa segue di pochi giorni quella del Consiglio di Stato che, su richiesta del ministro dell’Interno Pisanu, aveva bloccato analoghe iniziative dei altri comuni come quello di Torino.

La decisione “straordinaria” del governo rappresenta un pesante intervento contro i diritti degli immigrati e contro l’autonomia di diverse amministrazioni comunali che stanno procedendo in questi mesi ad predisporre delibere sulla concessione del diritto di voto agli immigrati.


(In fondo all'articolo il documento dell'assemblea dei movimenti per la chiusura dei CPT firmato a Bari il 10 luglio scorso)


Il Governo ha giustificato formalmente l’iniziativa, che di fatto è in contraddizione con il tanto sbandierato federalismo, per “illegittimità e a tutela dell’unità dell’ordinamento”.

Il ministro delle Riforme Calderoli (Lega), come sempre, è intervenuto in maniera diretta: "non abbiamo dato uno schiaffo al federalismo ma uno schiaffo all’illegalità e a quelli che pensano che i terroristi sono ’compagni che sbagliano’.

Emergono chiare le ragioni dell’accanimento di questo Governo nei confronti dei cittadini e lavoratori immigrati, oltre al razzismo istituzionale della Legge Bossi-Fini siamo di fronte ad una campagna politica che vuole rilanciare all’infinito l’allarme immigrazione come pericolo sociale e addirittura di tipo terroristico.

Sono chiari anche i fini “elettorali” del soffiare sul fuoco delle paure e dell’insicurezza dei cittadini, dell’indicare il “nemico” straniero da poter sfruttare nel lavoro, regolare e irregolare, da tenere sotto il costante ricatto dell’arresto e dell’espulsione, calpestando così ogni minimo diritto giuridico nel nostro paese.

Di fronte ad una realtà sociale come la nostra, riteniamo che il riconoscimento del diritto di voto agli immigrati sia un passo necessario per ripristinare un reale ordinamento democratico.

Tutti i cittadini residenti in Italia, nati nel nostro paese o immigrate, devono avere uguali diritti politici e sociali, nel lavoro e nella vita.

Il movimento antirazzista deve respingere con forza questo attacco, rilanciando, come deciso all’assemblea di Bari, la propria mobilitazione per la chiusura dei CPT, per l’abolizione della Legge Bossi-Fini, per il riconoscimento dei diritti e delle libertà agli immigrati.

RdB/CUB Immigrati

 

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Documento dell'assemblea dei movimenti per la chiusura dei CPT

Bari 10 luglio 2005


I movimenti per la libertà di circolazione e per la chiusura dei centri di detenzione per migranti accolgono positivamente l'iniziativa dei presidenti di regione e rivendicano il percorso di movimento che l'ha resa possibile.

Il Forum di oggi dimostra che si è aperto un profondo conflitto istituzionale. La legge Bossi-Fini e il ministro dell'interno Pisanu hanno trasformato il problema politico dell'immigrazione in guerra permanente contro tutti i migranti, amplificando gli aspetti negativi della legge Turco-Napolitano, che comunque rifiutiamo. Ad una settimana dagli attentati di Londra diventa prioritario rifiutare ogni misura antiterrorismo emergenziale, penale o amministrativa che fa dei migranti le prime vittime ed i capri espiatori di una criminalizzazione preventiva. Infatti, l'attuale politica sull'immigrazione è basata su una razionalità emergenziale e securitaria. La chiusura delle frontiere, la restrizione dei canali di ingresso legale, il restringimento delle possibilità di ricongiungimento familiare, l'esasperazione della precarietà della condizione dei migranti a causa di una rigida connessione tra la durata (e il rinnovo) del permesso di soggiorno ed il rapporto di lavoro, la negazione del diritto d'asilo stanno producendo clandestinità, ricattabilità, irregolarità. Le misure restrittive della libera circolazione e l'uso mediatico di un'associazione continua di clandestino e criminale, hanno portato ad una progressiva clandestinizzazione dei migranti e reso di fatto il clandestino un criminale sui generis, un criminale d'eccezione che non può semplicemente essere arrestato, ma deve essere internato pur non avendo commesso reato alcuno.


Tutto questo sta continuando ad alimentare un falso allarme, per indurre ed amplificare una domanda sociale di esclusione, di restringimento dei diritti di cittadinanza che riguardano tutte e tutti. Il trattamento del migrante è diventato il prototipo del controllo sociale e della precarizzazione del lavoro e della vita di tutti, istituzionalizzati anche dalla legge 30. Il perverso intreccio tra contratto di soggiorno e precarizzazione del lavoro mette i migranti in una condizione di continuo rischio di clandestinità rendendo più ricattabili tutti. Le politiche di repressione sono servite a sperimentare un diritto speciale e separato per categorie di persone (migranti, tossicodipendenti, prostitute, attivisti). Dal 1998 - anno in cui la legge Turco-Napolitano ha istituito i centri di permanenza temporanea - un'ampia rete di attivisti ha attuato una critica pratica alla detenzione-deportazione che li sorregge. Il normale funzionamento di queste galere etniche è stato messo in discussione ed è stato rifiutato sia dall'esterno sia dai migranti detenuti all'interno. In forme diversificate è stata praticata la legittima disobbedienza ad una legge ingiusta, riaffermando la contrarietà alla detenzione etnica ed amministrativa, alla distinzione tra persone legali ed illegali, sanabili ed insanabili, e denunciando l'impossibilità di una riforma umanitaria dei CPT. E' per questo che consideriamo e chiediamo siano dichiarati illegittimi i procedimenti giudiziari tutt'ora pendenti a carico di centinaia di migranti e di attivisti che, in questi anni, dall'interno e dall'esterno dei centri hanno messo radicalmente in discussione la detenzione amministrativa. I CPT così come i CDI (Centri d'identificazione per richiedenti asilo) sono istituzioni europee e si assiste al loro proliferare dentro e fuori l'Europa. Chiudere ogni campo di detenzione per i migranti vuol dire opporsi in Italia, in Europa ed al di fuori dello spazio Schengen: ad ogni dispositivo che rende clandestini i movimenti di popolazione alle deportazioni, ai rimpatri, ai respingimenti alle delocalizzazioni delle politiche di controllo dei flussi all'allestimento dei campi all'esterno dell'UE. Vuol dire cancellare l'istituto della detenzione amministrativa ed ogni forma di diritto differenziale. Vuol dire ripensare radicalmente e completamente le migrazioni perché l'unica forma di opposizione ai centri di detenzione è la libertà di circolazione.


Chiediamo: La chiusura di tutti i centri di detenzione dentro e fuori l'Europa La non apertura di quelli in costruzione Amnistia e depenalizzazione di tutti i reati sociali Abrogazione di tutti i reati connessi alla condizione di irregolarità dei migranti sul territorio Rilanciamo la ripresa delle iniziative per la chiusura dei centri di detenzione con due manifestazioni nazionali e la ripresa delle campagne contro gli enti gestori dei centri. Chiediamo ai presidenti di regione riuniti in questo Forum, iniziative di boicottaggio gestionale delle strutture di detenzione. Rilanciamo la ripresa delle iniziative per l'abrogazione della Bossi-Fini, il non ritorno alla Turco-Napolitano, la revoca dei regolamenti attuativi, l'elaborazione di una legge organica sull'asilo.

Proponiamo a tutti:
   campeggio a Licata, in Sicilia, organizzato dalla rete antirazzista siciliana a fine luglio
   giornata di mobilitazione ed azioni articolate nei territori a settembre
   ad ottobre due manifestazioni per la non apertura del CPT a Gradisca d'Isonzo ed a Bari S.Paolo
   manifestazione per l'abrogazione della legge Bossi-Fini a novembre

 

I movimenti per la libertà di circolazione e per la chiusura dei centri di detenzione per migranti

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