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Il pascià

Post n°447 pubblicato il 04 Dicembre 2007 da carinci
 

Il pascià

Così parlava la povera vittima, lo spacciatore tunisino Azouz Marzouk, con il corpo della moglie e del figlio ancora caldi, mentre continuava con i fratelli a riversare fiumi di droga nelle nostre strade.

  • Aveva progetti ambiziosi Azouz Marzouk. Già a pochi giorni dalla morte del piccolo Youssuf e di Raffaella non faceva mistero di quello che sembra essere il suo chiodo fisso, la bella vita, di voler tornare in Tunisia con una di quelle auto di lusso che gli piacevano tanto, per sembrare un pascià. Dialoghi da cui emerge anche la rabbia per quello che era accaduto a moglie e figlio, ma solo perché risultavano compromessi i suoi affari. Si lamenta del fatto che gli altri arabi vanno in giro con macchine brutte, invece, "a me piacciono solo le Audi, le Bmw, le Porsche, quando vedo delle belle auto non capisco più niente".

    Il discorso prosegue: "Sai che ti dico? Questi sono stati i mesi più belli della mia vita, mi hanno proposto di lavorare in cambio di sesso. Sono arrivati persino a dirmi: quanto vuoi per una scopata?". Quasi non ci crede Azouz Marzouk quando, in una intercettazione, racconta la bella vita che gli è toccata dopo la strage dei suoi familiari. Per niente inconsolabile, almeno al telefono. Ad aprile è al culmine della soddisfazione e del successo, catapultato nello spettacolo perenne della scuderia Lele Mora-Fabrizio Corona, corteggiato come una valletta televisiva. Lo invitano nei locali e gli danno la Porsche per gironzolare tra Erba e Merone, gli offrono i vestiti nuovi e i set fotografici. Fa in fretta a capire che quello stile di vita gli piace, che la celebrità fa per lui e che ogni sera c’è qualche ragazza che aspetta solo di potersi far accompagnare a casa dall’Azouz visto in televisione.

    Tutti pazzi per Azouz, e lui a volte si fa pagare, altre no. Ogni volta, comunque, fatica a frenarsi, come gli consigliano amici, avvocati, parenti. "Guarda che non puoi andare al Grande Fratello, chissà cosa diranno di te. Non esporti così tanto. Fahmi, diglielo anche tu". Appare tutta la spregiudicatezza dell'immagine pubblica che Azouz ha fatto passare di sé. E nelle carte si citano alcuni dei fatti accertati.

    Come il 4 gennaio, Raffaella Castagna, sua moglie, e Youssef, il suo bambino di due anni, non erano ancora stati sepolti. Lui la sera del 4 gennaio era appartato in auto con un'amica italiana per una pausa di sesso. Niente di illecito. Quello che lascia allibiti gli investigatori è che lei, amica della moglie uccisa di Azouz, dice "non so se facciamo bene. Io mi sento in colpa". E lui: "Perché? Non devi sentirti in colpa. Non hai colpe. Facciamolo senza preservativo".

    Sono questi i mesi durante i quali Azouz non smette mai di consumare cocaina. Ad un'amica che lo riprende, lui ride in faccia e continua a parlare con i suoi cugini. "A me quando qualcuno mi dice di non sniffare, sniffo ancora di più, per ripicca". Parlano tranquilli, perché da anni le cose vanno avanti senza che nessuno gli piombi in casa all’alba ad arrestarli e perquisirli. Forse ancora più tranquilli da quando la popolarità di Azouz si è trasformata in una sorta di scudo che, idealmente, li protegge ancora di più. "Non ci beccheranno mai", dicono ridendo.

    Tre giorni fa è tornato da Napoli dov'era andato a sbrigare alcuni affari, come diceva spesso in questi ultimi mesi. Si era vantato. "Che nottata! Ho pippato tutta la notte". E ancora: in una conversazione telefonica della primavera scorsa parlava di quanto gli girasse tutto bene. "Ho conosciuto gente importante", spiegava. Intanto la Guardia di Finanza di Erba fermava i loro clienti, li portava in caserma e li costringeva a dire chi c’era quando avevano acquistato il pezzo, quanto lo avevano pagato, con chi avevano parlato al telefono, gli metteva davanti le foto di ognuno di loro e li obbligava a indicare i volti associati ai nomi.

    Dieci clienti indicano Azouz, cinquanta suo fratello Fahmi, addirittura 120 un altro immigrato del gruppo. Giovani che, grammo dopo grammo, citofonando al palazzo di via Cavour 38 a Merone, avrebbero acquistato almeno tre chili di cocaina, sei di hascish e centinaia di dosi di eroina. Azouz, mentre si dichiara estraneo a questa vicenda, dice che sono fatti vecchi per i quali ha già pagato: una condanna in flagranza di reato a tre anni e mezzo per 40 grammi di cocaina che gli è costata la condizionale e con la quale si è speso l’indulto, che gli ha restituito la libertà i primi di agosto del 2006.


Arrogante, immorale, sicuro della propria impunità. Per anni con i fratelli ha imposto crimine, morte e terrore nel piccolo paese di Erba. Nel condominio dove viveva, una casa popolare come sempre tolta agli italiani, non si contano le centinaia di soprusi e violenze che ha messo a segno. Per soldi ha venduto le foto del funerale del figlio. Per soldi si è accompagnato ad altri due vermi che lo presentavano per discoteche, offrendosi come mito malato di una società in decadenza. Trovava giusti farsi l'amica della moglie morta, il giorno prima del funerale.

Cosa c'è in lui di migliore o di diverso da Olindo e Rosa Anna Bazzi?

 
 
 
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