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MUSSULMANI  PERICOLOSI?

Post n°507 pubblicato il 08 Aprile 2008 da carinci
 

Gallup: «Solo il 7% dei musulmani fa parte dell'Islam radicale, ma sono molto pericolosi»

di Roberto Bertinetti

ROMA (7 aprile) - Esiste, ma è una esigua se pur pericolosa minoranza. Quello i media definiscono ormai da anni “Islam radicale” che odia l’Occidente, sostiene il terrorismo religioso e disprezza la democrazia è appena il sette per cento dei musulmani al mondo. Un gruppo di migliaia di persone su un totale di oltre un miliardo e trecento milioni di individui. A distruggere i luoghi comuni e certificarlo con scientifica accuratezza è una ricerca della Gallup appena presentata negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, frutto di un lavoro certosino iniziato nel 2001, dopo gli attentati che colpirono New York.

Curatore dell’indagine è un docente di Georgetown University, capo del “Gallup Center for Muslim Studies”, che ha raccolto il materiale in trentacinque paesi su un campione di cinquantamila uomini e donne. «Non credo ci possano essere dubbi sui risultati: i veri fedeli sono contro il fondamentalismo e aspirano alle libertà individuali care agli americani e agli europei», ha detto John Esposito sintetizzando a beneficio della stampa internazionale l’enorme mole di dati che il gruppo ha riunito nel libro Who Speaks for Islam? in cui si dà conto delle convinzioni dei fedeli di Allah nell’intero pianeta.

Da un esame accurato delle tabelle, poi, si evince senza incertezze che il Corano non è certo chiamato in causa da chi condivide i granitici dogmi dei radicali. La minoranza che odia l’Occidente e i suoi leader è invece animata da altri motivi, dalle scelte in materia di politica estera dei governi in carica. Inoltre la tecnologia, la protezione sociale offerta dal welfare e la difesa dei diritti vengono giudicati in maniera positiva dalla quasi totalità degli interpellati, mentre i regimi dittatoriali islamici sono criticati aspramente. “La netta separazione tra Stato e Chiesa come la intendiamo noi non c’è anche se pochi si dicono a favore delle teocrazie, persino in Iran”, scrive Esposito. Molte sorprese riserva inoltre la parte della ricerca che riguarda le donne. Una altissima percentuale degli intervistati si dice a favore della parità (oltre il settanta per cento dei sauditi e ben il novanta per cento degli iraniani), mentre sul fronte della libertà di voto il consenso è solidissimo.

A chi gli ha chiesto se la campionatura era attendibile, Esposito ha replicato che il team da lui diretto è andato direttamente nelle case per evitare di coinvolgere nella ricerca solo chi aveva un collegamento telefonico. Secondo il docente di Georgetown, c’è un giudizio politico a rendere in alcuni casi difficili i rapporti tra Islam e Occidente. Alla radice c’è la netta condanna delle scelte dell’amministrazione americana in Medio Oriente e l’idea di un doppio standard in rapporto alla fede religiosa. L’Islam “normale” (che noi definiamo “moderato”) condanna Washington e avverte il peso di una discriminazione ingiustificata su basi irrazionali, oltre a percepire il pericolo di un nuovo imperialismo.

Se per molti aspetti la ricerca Gallup offre al dibattito in corso risultati rassicuranti, vale tuttavia anche la pena di sottolineare il pericolo rappresentato da quell’esigua percentuale di “irriducibili”. Almeno cinquemila britannici sarebbero, infatti, in grado di preparare e far esplodere una bomba chimica seguendo le istruzioni che possono essere trovate su Internet. Per ventimila cittadini sudditi di Elisabetta di fede islamica, poi, i responsabili degli attentati suicidi che nel 2005 colpirono Londra, provocando oltre cinquanta vittime e centinaia di feriti, vanno considerati “eroi” di cui si dicono pronti a seguire l’esempio.

Un recente rapporto dei servizi segreti inglesi, apparso solo pochi giorni fa sul Times, non lascia certo spazio a dubbi: nel cuore del milione e seicentomila musulmani, pacifici e integrati, che vivono nel Regno Unito si nasconde una pericolosa minoranza piena di odio. Gli esperti li definiscono “abitanti del Londonistan”, una metropoli invisibile che si compone di porzioni della capitale, di Birmingham, di Glasgow, di Bradford e di Cardiff, le aree dove si concentrano in misura maggiore i rifugiati politici nati o cresciuti in Pakistan, in Afghanistan, in Somalia e l’intero Corno d’Africa oppure gli immigrati di seconda e terza generazione sensibili agli appelli alla guerra santa che arrivano dall’Asia, dal Medio Oriente o dall’Iran.

Non è solo il Regno Unito, naturalmente, a dover fare i conti con un problema che si trova a fronteggiare l’intero Occidente. Scoprire la minoranza “radicale” è difficile, dice la ricerca Gallup, perché è spesso composta da uomini (e donne) che hanno fatto buoni studi, dispongono di un discreto reddito, mostrano l’aspetto di cittadini normali. Proprio per questo vengono ritenuti estremamente pericolosi dagli studiosi della Gallup. Dopo i sanguinosi attentati degli ultimi anni in America e in Europa gli esecutivi hanno scelto la strada del dialogo con i leader più moderati delle comunità musulmane per stringere il cerchio intorno agli estremisti e inasprito le misure antiterrorismo. Ma il “Londonistan”, conclude il rapporto, resta ancora una città fantasma molto popolata, che rappresenterà ancora a lungo un pericolo per la sicurezza internazionale.

 
 
 
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