LA LUNA DI MEG

LA PARTENZA

La mia inquietudine di sempre, le mie ribellioni contro le convenzioni e i formalismi, in un attimo riemersero impellenti, e così decisi di fare un’esperienza straordinaria, che da sempre, mi frullava in testa, vivere da clochard, avere per tetto le stelle, come avevo scritto da piccola, in quel foglio sgualcito. A vent’ anni, qualcuno aveva spezzato le mie ali, ma  io non avevo mai perso la speranza  di ricucirle, l’avrei fatto, anche se avessi avuto cinquanta di anni, perché una come me, vive le sconfitte, senza perdere mai il cuore. “E’ veramente libero, chi nulla possiede”, la lessi da qualche parte questa frase, e la feci mia; sono stata sempre convinta di questo, il possedere, rende schiavi. Tante volte, tuo padre, mi toglieva i soldi, ma era l’ultima cosa, che mi procurava sofferenza; certo, l’atto di arroganza in sé, mi faceva star male, ma dei soldi, me ne fregava poco. Quello che mi faceva più male,  erano i graffi dell’anima, ma ora sapevo bene, che avrei ripreso la mia vita in mano, e me la sarei gestita, inseguendo liberamente i miei sogni.
C’era vento quella mattina della partenza, e mi scompigliava i capelli, dandomi come da piccola la sensazione di volare, di sollevarmi da terra. I pensieri volavano liberi, quelli tristi andavano giù, quelli gioiosi in alto. Il treno arrivò e salii sopra, sedendomi vicino al finestrino; dopo anni, finalmente, guardavo il mondo intorno, con occhi diversi; ero inebriata, avevo in un attimo perso la dimensione del tempo e dello spazio, volavo verso l’incognito, ma non mi faceva più paura niente, mi sentivo stranamente sicura di me, come se nessuno potesse più farmi male; mi ricordavo le ultime parole di zia, nel salutarmi:”vai, dietro l’angolo, non sai cosa ti aspetta”,  ma io non aspettavo niente e nessuno, aspettavo solo me stessa. Scesi alla stazione di una grande città, con lo sguardo estasiato, per la libertà ritrovata. Sentivo musiche, suoni, vedevo colori, luci, tutto stranamente splendido; era da anni che non avvertivo più, tali emozioni; ricominciavo a vivere in questo momento, a ossigenarmi, ma questa volta non prendevo ossigeno da nessuno, mi sentivo piena di risorse, andavo verso l’incognito, e quest' enigma mi allettava ...

Rosanna

Tratto dal mio racconto:"COME UN CLOCHARD"