Vanity Fair, 16 aprile 2008
Se non siete di Ceppaloni, se non sposerete il figlio o la figlia di un miliardario, il lavoro che fa per voi è fondare un partito, investire un po' di soldi nella prossima campagna elettorale e poi diventare ricchi. Con i rimborsi.
Secondo la relazione della Corte dei Conti appena depositata alle Camere, i partiti hanno incassato 500 milioni di euro di rimborsi elettorali, oltre quattro volte i 117 milioni spesi nella campagna elettorale del 2006. Una magia resa possibile da piccolissime modifiche legislative modellate in silenzio, mese dopo mese, legislatura dopo legislatura, dagli stessi parlamentari che erogano davanti a uno specchio. E dietro allo specchio incassano.
Dal 1993 a oggi - rivela una istruttiva ricerca dei Radicali - i partiti hanno aumentato i propri contributi del 600 per cento. Cavalcando la prateria di cinque elezioni successive, mentre nel Paese reale accadevano piccoli inciampi senza importanza, come Tangentopoli, le bombe di mafia, la globalizzazione, l'ascesa della Lega Nord e poi di Berlusconi, un referendum contro il finanziamento pubblico dei partiti, lampi di terrorismo con morti ammazzati, la resa di almeno tre regioni del Sud al potere nero del crimine, il collasso campano. E insomma quella deriva italiana che va separando l'iceberg della politica e dei politici dalle onde oceaniche del risentimento che monterà, prima o poi, in tempesta.
Sarebbe interessante sapere se qualcuno - a destra o a sinistra - dirà una parola su questo mezzo miliardo di euro appena dissipati per mantenere la destra e la sinistra. Specialmente in questo finale di partita elettorale, tra le cento promesse per alleviare la quarta settimana degli italiani sprovvisti di partito (e di rimborsi). Sarebbe interessante, ma non accadrà.
Inviato da: OZZYNA
il 29/12/2008 alle 21:30
Inviato da: chiamo_italia
il 03/10/2008 alle 16:29
Inviato da: mbq
il 03/10/2008 alle 16:22
Inviato da: Anonimo
il 03/10/2008 alle 13:23
Inviato da: Anonimo
il 26/09/2008 alle 19:50