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Mills giudicato, Berlusconi condannato

Post n°115 pubblicato il 23 Settembre 2008 da chiamo_italia
 

22 settembre 2008, in Diretta blog Grillo

per il video:
http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/
http://www.beppegrillo.it/


Riporto il testo dell'intervento di Marco Travaglio:


"Buongiorno a tutti. Oggi avrei dovuto parlare ancora di Alitalia, ma ne parleremo già Giovedì ad Annozero, quando ripartiremo, su RaiDue, e avremo modo di rifletterci. Oggi vorrei parlare di una questione che lega Israele all'Italia. Forse perché ho sentito dire, in coda a qualche telegiornale, che si è dimesso il Primo Ministro Olmert, come aveva promesso.

Olmert era sotto indagine per, dicono i giornali, corruzione. In realtà in Israele il reato di finanziamento illecito e corruzione è lo stesso quindi lui è accusato di avere dei preso dei soldi senza registrarli nei bilanci della sua campagna elettorale.
E' stato accusato dopo essere diventato Premier di Israele in seguito all'ictus che ha colpito il precedente Premier Ariel Sharon. Non è stato ancora rinviato a giudizio, cioè non è stato ancora formalmente incriminato, è già stato interrogato tre volte e ogni è volta si è precipitato dai magistrati.
Alla fine ha deciso che in quella situazione non poteva più restare presidente del Consiglio dello Stato di Israele, ha annunciato le sue dimissione e adesso, puntualmente, le ha date e verrà sostituito dal suo ministro donna Tzipi Livni.
Perchè parlo di Olmert? Perchè quest'estate è accaduta una cosa inversa in Italia: come al solito, da noi, a situazioni simili conseguono risultati dissimili anzi opposti.
Berlusconi, imputato - lui si rinviato a giudizio, già in fase avanzata nel dibattimento di primo grado per corruzione giudiziaria di un testimone, l'inglese David Mills -, indagato per avere comprato o tentato di comprare dei senatori del centrosinistra un anno fa.
Imputato con richiesta di rinvio a giudizio per avere comprato i servigi di un dirigente della RAI cioè dell'azienda concorrente, che sarebbe anche pagata da noi, rispetto alla sua a sua volta rinviato a giudizio in un altro processo per frode fiscale, falso in bilancio e appropriazione indebita - il processo dei diritti Mediaset, quello in cui gli si contesta di avere gonfiato a dismisura il prezzo reale di decine e decine di film comprati in America, non direttamente dalle sue aziende ma fatte acquistare da società occulte del comparto Offshore della Fininvest che se le passavano l'una con l'altra e ogni volta che il film passava da una società occulta all'altra aumentava il prezzo.
Alla fine questa panna montata del surplus rispetto al prezzo reale finiva, secondo l'accusa, nelle tasche del Cavaliere e dei suoi familiari.
Bene, un signore in queste condizioni - due processi in corso al Tribunale e due udienze preliminari in corso tra Napoli e Roma per non parlare di tutto il pregresso cioè delle sei prescrizioni, delle due assoluzioni in base alla depenalizzazione del reato di falso in bilancio fatto da lui... lasciamo perdere... un signore in quelle condizioni ha deciso anche lui che non era opportuno che un Presidente del Consiglio avesse delle indagini e dei processi in corso.
Solo che invece di andarsene lui, ha cancellato i processi in corso con il Lodo Alfano.
In Israele non hanno avuto la stessa idea, ad Olmert non è venuto in mente di fare un Lodo Olmert per abolire le indagini a suo carico: ha pensato bene che un Premier indagato se ne dovesse andare lui.
E' andato in televisione, ha fatto un discorso, si è rivolto agli elettori del suo partito, ha detto: "Io sono innocente, intendo dimostrarlo davanti ai giudici, ma voglio dimostrarlo senza lo scudo del mio incarico pubblico, perchè potrebbe intimidire i giudici".
Anzi ha concluso con queste parole: "Sono orgoglioso di avere guidato un Paese democratico nel quale la Polizia e la magistratura indagano liberamente sul capo del governo senza alcun condizionamento."
Queste parole andrebbero scolpite a caratteri cubitali aurei su Palazzo Chigi, Palazzo Madama, Montecitorio e anche al Quirinale dove sappiamo che il lodo Alfano è stato firmato in fretta e furia dal nostro Capo dello Stato che, curiosamente, è anche il garante supremo della Costituzione e che però, evidentemente, quel giorno lì era un po' meno garante dell'articolo 3, visto che l'articolo 3 stabilisce che tutti i cittadini sono uguali dinanzi alla legge senza distinzioni nemmeno di condizioni sociali e personali.
E il Lodo Alfano stabilisce che ci sono quattro persone che proprio per le loro condizioni personali e sociali sono invece non più soggetti alla legge comune e alla legge penale.
Due situazioni simili, sebbene quella di Olmert fosse per un reato molto più lieve, fosse un'inchiesta nata dopo che lui era diventato Presidente del Consiglio e fosse comunque in un Paese tutt'ora in guerra, che rischia da un momento all'altro un attacco dall'Iran o da qualche altro dei numerosi nemici che ha tutt'intorno ed è impegnato in un processo di pace con i palestinesi che forse potrebbe anche arrivare ad una buona conclusione.
Avrebbe avuto tutti gli alibi per dire "Io rimango" in attesa di vedere come va il processo invece Olmert se n'è andato e in Italia se n'è andato il processo.
A questo punto ci hanno detto che Berlusconi è libero da distrazioni, non ha più impegni anche se lui non aveva nessun impegno nemmeno prima perchè non ha mai messo piede in Tribunale in questi due processi. Finalmente penserà agli italiani.
Non pare che sia così. Il Lodo separa le sue sorti da quelle dei suoi coimputati, il processo ai coimputati va avanti, per quanto riguarda lui viene congelato in attesa che il Tribunale faccia eccezione di incostituzionalità davanti alla Corte e la Corte risponda se il Lodo è non è costituzionale.
Dovesse non esserlo, come pare non sia, Berlusconi tornerebbe imputato ma davanti ad altri giudici rispetto a quelli che lo stanno giudicando adesso proprio perchè si presume che gli altri, nel frattempo, siano andati avanti nel giudicare i coimputati quindi, sia che li abbiano ritenuti colpevoli sia innocenti si saranno già pronunciati sui fatti e indirettamente su di lui, divenendo così incompatibili a giudicare lui.
Quindi lui i giudici che lo stavano giudicando fino a luglio, quando è passato il Lodo, non li vedrà più in faccia, ne arriveranno degli altri. E allora? Allora dovrebbe stare tranquillo.
Dovrebbe pensare ai problemi del Paese. Quello che ci era stato raccontato. In realtà non è così.
Non è così perchè, abbiamo letto venti giorni fa, che i suoi avvocati hanno reiterato in Cassazione al ricusazione contro la presidente del Tribunale che lo sta giudicando nel processo Mills, Nicoletta Gandus. Uno dice, ma che gli frega a lui di Nicoletta Gandus se ormai potrà giudicare soltanto David Mills, il suo coimputato nel processo Berlusconi-Mills?
Lui non la vedrà più e se mai tornerà imputato in quel processo il Presidente sarà un altro... e allora perchè ricusa un giudice che non può più giudicare lui?
Perchè si occupa di un processo nel quale lui non c'è più? La risposta è molto semplice: gli imputati sono due, la corruzione si fa in due, uno paga l'altro prende, uno compra e l'altro vende.
Cosa avrebbe venduto Mills a Berlusconi in cambio di 600.000 dollari, secondo la procura di Milano e secondo il GIP che ha rinviato a giudizio entrambi? Ha venduto due testimonianze
Chiamato nel '97-'98 dal Tribunale di Milano a testimoniare nei processi sulla Fininvest, tangenti alla guardia di finanza, fondi neri All Iberian, Mills, che era il consulente estero del gruppo, quello che ha creato le società offshore, sarebbe andato lì e avrebbe detto un quarto, un quinto, un decimo, un centesimo di quello che sapeva.
Chi lo dice, le toghe rosse? No, lo dice Mills in una lettera che ha scritto nel 2004 al suo commercialista inglese, Bob Drennan. Gli ha detto: "Il modo in cui avevo reso la mia testimonianza - non ho mentito ma ho superato curve pericolose - tenne Mr. B. fuori dai guai nei quali l'avrei gettato se solo avessi detto tutto quello che sapevo".
Ha giurato di dire "tutta la verità, nient'altro che la verità, lo giuro", dopodiché ha detto pochissimo perchè se avesse detto tutto, scrive lui al suo commercialista, l'avrebbe cacciato in un mare di guai.
"Alla fine del 1999 mi fu detto - cioè l'anno dopo le testimonianze reticenti o false - che avrei ricevuto dei soldi a titolo di prestito a lungo termine - che lui peraltro non ha mai restituito - o di regalo 600.000 dollari".
Perchè lo scrive al suo commercialista? Perchè lui quei soldi non li poteva giustificare. Mr. B. gli fa avere tramite un manager, Bernasconi, che oggi è morto, 600.000 dollari in Svizzera, di nascosto, in nero, extrabilancio, fuori busta. Lui come fa a dichiararli al fisco? Dovrebbe dire perchè li ha avuti, dovrebbe dire "Sono un testimone comprato".
Questa è il corrispettivo della mia testimonianza reticente. Dovrebbe confessare dei reati.
Quindi cosa fa? Non li dichiara al fisco e li dichiara al suo commercialista perchè teme che nelle indagini sui diritti Mediaset quando gli vanno a perquisire l'ufficio i magistrati scoprano tracce di questi fondi neri.
Il bello è quello che succede dopo: capita, a volte, che un evasore fiscale confessi di aver evaso il fisco al suo commercialista. In Italia il commercialista gli spiega come fare a nascondere il tutto, in Inghilterra il commercialista denuncia il cliente David Mills al fisco e le carte arrivano alla procura di Milano.
Tipico anche in Italia, immaginate un commercialista che denuncia il suo cliente! Immediatamente perderebbe tutta la clientela.
Invece il commercialista Bob Drennan viene sentito dalla procura di Milano e dice "certo, ci parve tutto molto strano! A che titolo Mills riceveva soldi da Berlusconi? Era per caso il suo figlio adottivo?". E aggiunge ancora Drennan: "In quella dichiarazione c'era un collegamento sufficiente che mi indusse a credere che io avessi il dovere di riportare la questione a Clyde Merclue, funzionario del Serious Frode Office, cioè l'ufficio antifrode fiscale di Sua Maestà britannica, per lasciargli decidere se il collegamento tra il denaro e quelle testimonianze reticenti esistesse".
Anche Becker, socio di studio di Drennan, conferma: "Lessi la lettera di Mills, Drennan mi chiese quale fosse la mia reazione e io gliela dissi. Concludemmo che non c'era altra scelta che riportarne integralmente i contenuti all'antifrode".
Così nasce il processo Mills, e perchè Berlusconi è così preoccupato anche se nel processo non c'è più? Perchè c'è rimasto Mills.
Quello che nell'ipotesi d'accusa ha preso i soldi da lui. Cosa possono fare i giudici con una prova del genere? Carta canta, c'è la prova scritta ufficiale, sequestrata dai magistrati di Milano con la firma di David Mills al suo commercialista.
E poi, c'è il verbale in cui Mills, chiamato dalla procura di Milano quando gli mettono sotto il naso la lettera, cade dalle nuvole perchè mai più avrebbe pensato che quella sua lettera sarebbe finita nelle mani dei magistrati di Milano ed è costretto a confessare "Si quella lettera l'ho scritta io".
Naturalmente, quando si viene a sapere che ha parlato ed è stata trovata la lettera, ritorna alla chetichella alla procura di Milano e tenta penosamente di ritrattare dicendo "no, ma quelli non erano soldi di Berlusconi".
Addirittura si inventano che ha tirato in ballo Berlusconi per coprire delle operazioni poco chiare di un altro suo cliente, un certo Attanasio di Napoli che era stato addirittura già in galera.
Figuratevi se l'avvocato Mills, marito di un ministro di Tony Blair, per coprire un certo Attanasio fa il nome del capo del governo italiano! Se mai dovrebbe essere il contrario, che uno per coprire il presidente del Consiglio italiano fa il nome di un certo Attanasio, ma è totalmente irragionevole il contrario!
Quindi pensate come hanno impapocchiato la linea difensiva nel tentativo di salvarsi. Perchè? Perchè sono terrorizzati, poichè la prova non è frutto di un teorema o di una elucubrazione delle toghe rosse, ma ci sono i documenti, le confessioni.
L'imputato Mills ha confessato davanti ai pubblici ministeri di Milano. Poi naturalmente se non confessa anche in aula, in base alla nostra legge demenziale, quello che ha detto ai PM non vale, ma vale quello che ha scritto al suo commercialista.
Voglio dire: c'è la sua firma con scritto "Ho ricevuto 600.000 dollari in cambio delle mie testimonianze nelle quali superavo tornanti pericolosi per salvare Mr. B.".
Cosa teme, dunque, Berlusconi? Anche se giudicano solo Mills, e metti condannano Mills, per esempio, cosa abbastanza probabile con questo materiale probatorio nelle mani dei giudici... non è che scrivono che Mills ha preso 600.000 dollari ma non scrivono chi glieli ha dati.
Nella sentenza ci sarà scritto, se fosse di condanna, "Mills ha preso 600.000 dollari in nero da Silvio Berlusconi che non possiamo più processare per il Lodo Alfano". Almeno finché non riusciremo a farlo dichiarare incostituzionale.
Quindi, per uno che se la tira sempre da innocente, vittima di persecuzione, e in più adesso ha pure il trip di diventare presidente della Repubblica... fa la differenza nella quale ci sia scritto che se quello i soldi li ha presi glieli ha dati lui e che quindi è colpevole anche lui.
Questo è quello che temono, per cui non vogliono che si arrivi a sentenza, non vogliono che la sentenza la scriva la Gandus. Vorrebbero ricusarla affinché il processo riparta da capo e arrivi alla prescrizione in modo da poter poi raccontare agli italiani che erano tutti innocenti, mentre in realtà la prescrizione significa che sei colpevole ma l'hai fatta franca per ragioni di tempo.
Allora, continua, Berlusconi, a ricusare la giudice Gandus anche se lei non c'entra più con lui e non giudicherà mai più lui. Lo fa per Mills, cioè per se stesso.
Ma non solo: l'altro giorno dopo la pausa estiva si è ripreso il processo Mills, era fissato da luglio l'appuntamento. Ma all'improvviso gli avvocati di Berlusconi che sono tutti parlamentari, Ghedini, Longo e Pecorella che viene tenuto in stand by perchè lo devono mandare a fare il giudice costituzionale.
Al posto di Vaccarella dovrebbe arrivare Pecorella, così il presepe è completo.
Mandano avanti gli altri due a fare il lavoro sporco, Ghedini e Longo, ed entrambi sono in Parlamento, uno alla Camera e l'altro al Senato.
Il venerdì, perchè l'udienza era fissata per venerdì scorso, di solito il Parlamento non lavora e non vota, soprattutto, quindi non c'è l'impedimento parlamentare degli avvocati.
Per quello era stata fissata di venerdì, perchè il venerdì gli avvocati in parlamento sono liberi. Invece vengono convocate le commissioni giustizia di Camera e Senato proprio quel venerdì lì.
Uno dice: ci sarà un'emergenza. Assolutamente no. Chi deve parlare? L'avvocato Ghedini! Ha chiesto di parlare su una legge fatta da lui, dal ministro Alfano che com'è noto è un suo prestanome.
E infatti c'è una deputata del PD, Paola Concia, la quale dice: "La seduta è iniziata alle 11.05 ed è finita alle 11.45". Hanno lavorato quaranta minuti di niente.
La presidente, Giulia Bongiorno, non c'era perchè impegnata in un processo e c'è andata, segno evidente che se manca la presidente può mancare anche un membro normale come Ghedini che tra l'altro pare che non vada quasi mai, in commissione.
Quel giorno, invece, c'è andato e ha chiesto la parola per poter dimostrare, ovviamente, che era impegnato in Parlamento. Se non avesse parlato non gli avrebbero fatto buono l'impedimento parlamentare.
Cos'ha fatto? Si è messo a parlare degli emendamenti che lui stesso aveva presentato a una legge fatta dal suo stesso governo e probabilmente ispirata da lui: quella sulle intercettazioni.
Cioè, per fare degli emendamenti a una legge ad personam per Berlusconi riescono a bloccare il processo dove Berlusconi non c'è più perchè loro hanno fatto un'altra legge ad personam, il lodo Alfano, ma continuano a bloccarlo come se Berlusconi ci fosse!
Praticamente, per Ghedini e Longo, il Lodo Alfano non vale, vale solo per i giudici! I giudici non possono giudicare Berlusconi, ma Ghedini e Longo possono continuare a mettergli i bastoni fra le ruote anche se il loro cliente non c'è più!
E' un Lodo che si allarga e si restringe. Si inventano appuntamenti parlamentari per far saltare un processo che non li riguarda più.
E il bello qual è? Che i giornali, invece di sottolineare lo scandalo, la vergogna - tenete presente che un comportamento del genere in Inghilterra o negli Stati Uniti porterebbe all'immediato arresto degli avvocati per ostruzione alla giustizia e oltraggio alla Corte - si sono concentrati sul gossip.
Perchè al posto degli avvocati che non c'erano, dato che l'udienza si è tenuta lo stesso almeno per rinviarla hanno dovuto tenerla... qual è il gossip? "Chiara: io per un giorno avvocato di Berlusconi". Abbiamo finalmente una bella ragazza da buttare sui giornali in modo da parlare di lei per non parlare del perchè questa ragazza di ventotto anni fa l'avvocato di Berlusconi con tutti gli avvocati e con quello che li paga.
Questa ragazza fa l'avvocato di Berlusconi perchè gli avvocati di Berlusconi sono in Parlamento a far finta di avere degli impegni decisivi mentre ci ha detto l'onorevole Concia che non si è fatto niente, che non si è fatto per lo stesso Ghedini nessuno avrebbe convocato quella commissione.
Andiamo sul gossip. "Chiara, due ore da avvocato di Berlusconi", "Chiara emozionata", Chiara che fa le dichiarazioni, Chiara che viene fotografata.
Il giorno dopo Berlusconi, beffa delle beffe ci prende proprio per il culo: "Caso Mills, il premier attacca: Assurdo essere trattato così". "Ci sono giudici che fanno lotta politica, mi hanno addirittura nominato un avvocato d'ufficio come se non avessi gli avvocati miei",
Ma gli avvocati tuoi abbiamo visto che cosa fanno.
Gli avvocati Ghedini e Longo hanno già annunciato che anche nella prossima convocazione, che sarà addirittura di sabato proprio per essere certi che il Parlamento è chiuso a doppia mandata, non ci saranno lo stesso.
Non ci saranno lo stesso perchè Ghedini deve fare un altro processo da un'altra parte, guarda caso quel sabato mattina lì. E l'avvocato Longo, potrebbe sostituirlo. No, ha un convegno.
Addirittura il convegno dovrebbe venire prima dell'obbligo di andare a rispondere alle convocazioni dei giudici.
Naturalmente, non è che Ghedini e Longo sono soli al mondo nei loro studi, hanno dei collaboratori, altri avvocati che lavorano per loro. Potrebbero mandarci loro anche perchè per Berlusconi non c'è più niente da fare in quel processo, solo da prendere atto che lui non c'è più e presentare la questione di costituzionalità, ma quella la fanno i giudici.
E loro non possono più intervenire perchè Berlusconi non è più imputato in quel processo. Quindi semplicemente mandare uno per fare atto di presenza.
Bene, nell'ultima udienza hanno mandato uno che non era abilitato perchè non era ancora avvocato per poter difendere un imputato, quindi sono stati sostituiti dall'avvocato d'ufficio. E chi le racconta queste schifezze? Chi racconta questo scandalo infinito di un processo che non può andare avanti nemmeno per Mills perchè Berlusconi ha paura che condannino almeno Mills?
Chi lo racconta dello scandalo di una legge fatta apposta per Berlusconi per bloccare un processo che lui continua a bloccare anche una volta che n'è uscito?
Chi lo racconta lo scandalo di un Parlamento che viene convocato e sconvocato a seconda delle udienze e dei processi a Mills e non più a Berlusconi?
Chi lo racconta lo scandalo di un Premier che mente spudoratamente davanti alla giustizia e davanti al popolo italiano?
Avete trovato traccia, a parte il gossip della giovane e carina avvocatessa, in questi giorni in televisione?
Mi pare che non abbiamo saputo niente, come non abbiamo saputo niente dell'Alitalia, anzi il TG1 continua a leccare i piedi, per non dire altro, alla cordata governativa, addirittura convocando le comandanti crumire per parlare contro i loro stessi sindacati e a favore del governo.
E' un'informazione di regime a 360° e naturalmente l'antidoto è lo stesso: passare parola!

 
 
 

Raiotta & Crollaninno

Post n°114 pubblicato il 22 Settembre 2008 da chiamo_italia

20 settembre 2008, in Marco Travaglio

Ora d'aria
l'Unità, 20 settembre 2008

Siccome è una splendida notizia, sperando che sia definitiva, la ritirata dei 18 furbetti della Cai che volevano papparsi Alitalia a spese nostre e dei lavoratori è stata accolta dai nove decimi della stampa italiana come una rovinosa jattura. S’è listato a lutto persino il Tg1 di Johnny Raiotta, che non prenderebbe posizione contro il governo nemmeno se ripristinasse il rogo (“Il Consiglio dei ministri vara il nuovo pacchetto sicurezza per difendere i cittadini dalle streghe e dagli eretici ereditati dal precedente governo: soddisfazione nella maggioranza, possibilista l’opposizione”). Infatti s’è schierato a favore del governo contro i dipendenti Alitalia che si oppongono allo scippo di stipendi e posti di lavoro per ingrassare i compari del Cainano, dunque il cosiddetto servizio pubblico li ha dipinti come figure “bizzarre” che “festeggiano mentre il Titanic affonda”.

E dire che di occasioni per schierarsi sul caso Alitalia, in questi mesi, Raiotta ne avrebbe avute parecchie. Poteva definire “bizzarro” il niet di Al Tappone all’Air France che, grazie a Prodi e Padoa-Schioppa, era pronta a comprarsi Alitalia con dentro tutti i debiti e i tre quarti degli attuali esuberi. Poteva definire “bizzarro” il salvataggio dell’AirOne di Carlo Toto, il patriota dell’italianità che, fra il lusco e il brusco, regalava all’Alitalia, cioè a noi, il suo miliardo di italianissimi debiti. Poteva definire “bizzarri” i conflitti d’interessi di Colaninno, Benetton, Marcegaglia, Gavio, Ligresti, Passera, Tronchetti Dov'Era e compagnia volante. Poteva definire “bizzarro” che il governo cambiasse tre leggi e abolisse l’antitrust per i porci comodi di lorsignori. Poteva definire “bizzarra” la buonuscita di 8 milioni di euro donata al terz’ultimo presidente, Giancarlo Cimoli, nominato dal governo Berlusconi2. Poteva definire “bizzarre” le accuse del governo e dei suoi house-organ alla terribile lobby dei piloti, colpevoli di tutto, anche del buco dell’ozono, visto che un pilota Alitalia costa il 25-30% in meno di un collega di Air France, Lufthansa, British e Iberia e che comunque gli stipendi del personale viaggiante incidono pochissimo sulle spese d’esercizio. Poteva definire “bizzarre” le accuse alla Cgil che, contrariamente a quel che si racconta, ha firmato l’accordo con la Cai per il personale di terra, ma non poteva farlo per i piloti visto che in maggioranza non aderiscono alla triade confederale.

Poteva definire “bizzarra” la latitanza dei politici i quali, dopo aver divorato letteralmente Alitalia per 15 anni, hanno accuratamente evitato - Di Pietro a parte - di portare la loro solidarietà alle migliaia di lavoratori in ansia. Poteva definire “bizzarra” la trattativa clandestina e parallela avviata dal solito Gianni Letta con Lufthansa (tanto più bizzarra in quanto Al Tappone aveva sempre parlato di “cordata italiana”, mentre pare che Lufthansa sia leggerissimamente tedesca, comunque non più di quanto Air France fosse francese). Poteva definire “bizzarra” la minaccia del Cainano ai sindacati di
negare cassintegrazione e mobilità lunga ai dipendenti Alitalia in esubero se fosse stata respinta l’offerta dei suoi 18 amichetti, una sorta di estorsione con mezzi pubblici per fini privati. Poteva definire “bizzarra” la rinuncia del governo e del commissario Fantozzi a cercare sul mercato acquirenti alternativi per una compagnia che - come notava ieri Boeri su Repubblica - ne aveva trovato uno anche quand’era piena di debiti e non dovrebbe faticare a trovarne oggi che non ne ha più (perché li paghiamo noi).

Volendo poi esagerare, Johhny Raiotta e il suo tiggì potevano definire “bizzarra” la malagestione partitocratica dell’Alitalia negli ultimi 15 anni, facendo nomi e cognomi dei manager, anzi dei magnager, che l’hanno spolpata, ciascuno col suo sponsor politico in sovrimpressione. E potevano definire “bizzarre” certe rotte aeree imposte alla compagnia di bandiera da ministri della prima e della seconda Repubblica, ansiosi di atterrare nel cortile di casa propria (il volo Treviso-Roma per far contento il dc Bernini, il volo Crotone-Roma perché l’Udc Tassone ci teneva tanto, il volo Albenga-Roma per recapitare a domicilio il ministro forzista Scajola). Ma, come diceva Victor Hugo, c’è gente che pagherebbe per vendersi. Figurarsi il partigiano Johnny, per giunta alla vigilia dell’annunciato ribaltone alla Rai e, si spera, anche al Tg1. Così ha buttato il cuore oltre l'ostacolo e ha definito “bizzarri” i lavoratori che osano financo difendere lo stipendio e il posto di lavoro. Come sempre, dalla parte dei più deboli.

da: http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/

 
 
 

Democrazia in America

Post n°113 pubblicato il 03 Luglio 2008 da chiamo_italia
 

Vignetta di NatangeloDunque ci siamo. Mentre in parlamento si va a passi veloci verso l'approvazione del decreto che bloccherà 100.000 processi pur di sospendere quello in corso a Milano contro Silvio Berlusconi e l'avvocato inglese David Mills, il governo ne sta per presentare un secondo. Questa volta la scure colpisce sia la stampa che la magistratura: non si potrà più pubblicare, nemmeno per riassunto, nessun atto giudiziario e gli investigatori, in decine e decine di casi, non potranno più raccogliere prove con le intercettazioni.

Anche questo decreto legge ha un unico scopo: evitare che i cittadini conoscano i comportamenti del premier e di una parte della classe dirigente che siede in parlamento. Ai sedicenti liberali che occupano la Camera, il Senato e i vertici di molte Istituzioni, vale la pena di ricordare che cosa accadde negli Stati Uniti quasi mezzo secolo fa.

Nel 1967 il ministro della Difesa, Robert S. McNamara, ordinò un'indagine passata alla Storia come i "Pentagon Papers". Lo studio, coperto da segreto di Stato, doveva stabilire in che modo e perché gli Usa si erano impegnati nella disastrosa guerra del Vietnam. La ricostruzione dimostrò, tra l'altro, che il celebre incidente del Golfo del Tonchino in seguito al quale il presidente  Lyndon Johnson si appellò al Congresso e fu di fatto autorizzato ad entrare in guerra, era un falso.

Quattro anni dopo un analista della Cia, sconvolto da quanto scoperto, consegnò a due giornali i Pentagon Papers. Il 13 giugno 1971 il New York Times, iniziò la pubblicazione di una serie di articoli basati su quei documenti. Dopo le prime tre puntate, il ministero della giustizia riuscì a far sospendere le pubblicazioni da una sentenza della Corte federale di New York a cui il governo si era rivolto sostenendo che «gli interessi degli Stati Uniti e la sicurezza nazionale avrebbero subito un danno irreparabile dalla diffusione del dossier».

Il 30 giugno 1971, la Corte Suprema degli Stati Uniti autorizzò però i giornali (al New York Times si era affiancato il Washington Post) a riprendere la pubblicazione. Sulla base del primo emendamento della costituzione americana i giudici stabilirono che la libertà di stampa doveva prevalere «su qualsiasi considerazione accessoria intesa a bloccare la pubblicazione delle notizie».

2 luglio 2008, in Peter Gomez

La sentenza fu scritta da un vecchissimo e celebre costituzionalista, il giudice Hugo Black, morto a 85 anni pochi mesi dopo. Black scrive: «Oggi per la prima volta nei 192 anni trascorsi dalla fondazione della repubblica viene chiesto ai tribunali federali di affermare che il Primo emendamento significa che il governo può impedire la pubblicazione di notizie di vitale importanza per il popolo di questo Paese. La stampa (dal punto di vista dei Padri fondatori) deve servire ai governati non ai governanti. Il potere del governo di censurare la stampa è stato abolito perché la stampa rimanesse per sempre libera di censurare il governo».

Oggi anche nel nostro paese la libertà è in pericolo. Ciascuno di noi ha il dovere di difenderla. In attesa che un Hugo Black, se esiste, ricordi a tutti come stanno le cose.

 
 
 

Arrestateci Tutti

Post n°112 pubblicato il 16 Giugno 2008 da chiamo_italia
 

fanculo ai berlusconiani!!!! fanculo fanculo ai berlusconiani!!!! e la lega dove cazzo è?!? fanculo anche ai leghisti

L’altro giorno, fingendo di avanzare un’”ipotesi di dottrina”, Giovanni Sartori ha messo in guardia sulla Stampa dai ”dittatori democratici” e ha spiegato: “Con Berlusconi il nostro resta un assetto costituzionale in ordine, la Carta della Prima Repubblica non è stata abolita. Perché non c’è più bisogno di rifarla: la si può svuotare dall’interno. Si impacchetta la Corte costituzionale, si paralizza la magistratura… si può lasciare tutto intatto, tutto il meccanismo di pesi e contrappesi. E di fatto impossessarsene, occuparne ogni spazio. Alla fine rimane un potere ‘transitivo’ che traversa tutto il sistema politico e comanda da solo”. Non poteva ancora sapere quel che sarebbe accaduto l’indomani: il governo non solo paralizza la magistratura, ma imbavaglia anche l’informazione abolendo quella giudiziaria. E, per chi non avesse ancora capito che si sta instaurando un regime, sguinzaglia pure l’esercito per le strade.

Nei giorni scorsi abbiamo illustrato i danni che il ddl Berlusconi-Ghedini-Alfano sulle intercettazioni provocherà sulle indagini e i processi. Ora è il caso di occuparci di noi giornalisti e di voi cittadini, cioè dell’informazione. Che ne esce a pezzi, fino a scomparire, per quanto riguarda le inchieste della magistratura. Il tutto nel silenzio spensierato e irresponsabile delle vestali del liberalismo e del garantismo un tanto al chilo. Che, anzi, non di rado plaudono alle nuove norme liberticide. Non si potrà più raccontare nulla, ma proprio nulla, fino all’inizio dei processi. Cioè per anni e anni. Nemmeno le notizie “non più coperte da segreto”, perché anche su quelle cala un tombale “divieto di pubblicazione” che riguarda non soltanto gli atti e le intercettazioni, ma anche il loro “contenuto”. Non si potrà più riportarli né testualmente né “per riassunto”. Nemmeno se non sono più segreti perché notificati agli indagati e ai loro avvocati. Niente di niente.

L’inchiesta sulla premiata macelleria Santa Rita, con la nuova legge, non si sarebbe mai potuta fare. Ma, anche se per assurdo si fosse fatta lo stesso, i giornali avrebbero dovuto limitarsi a comunicare che erano stati arrestati dei manager e dei medici: senza poter spiegare il perché, con quali accuse, con quali prove. Anche l’Italia, come i regimi totalitari sudamericani, conoscerà il fenomeno dei desaparecidos: la gente finirà in galera, ma non si saprà il perché. Così, se le accuse sono vere, le vittime non ne sapranno nulla (i famigliari dei pazienti uccisi nella clinica milanese, che stanno preparando una class action contro i medici assassini, sarebbero ignari di tutto e lo resterebbero fino all’apertura del processo, campa cavallo). Se le accuse invece sono false (come nel caso di Rignano Flaminio, smontato dalla libera stampa), l’opinione pubblica non potrà più sapere che qualcuno è stato ingiustamente arrestato, né come si difende: insomma verrà meno il controllo democratico dei cittadini sulla Giustizia amministrata in nome del popolo italiano.

Chi scrive qualcosa è punito con l’arresto da 1 a 3 anni e con l’ammenda fino a 1.032 euro per ogni articolo pubblicato. Le due pene - detentiva e pecuniaria - non sono alternative, ma congiunte. Il che significa che il carcere è sempre previsto e, anche in un paese dov’è difficilissimo finire dentro (condizionale fino a 2 anni, pene alternative fino a 3), il giornalista ha ottime probabilità di finirci: alla seconda o alla terza condanna per violazione del divieto di pubblicazione (non meno di 9 mesi per volta), si superano i 2 anni e si perde la condizionale; alla quarta o alla quinta si perde anche l’accesso ai servizi sociali e non resta che la cella. Checchè ne dica l’ignorantissimo ministro ad personam Angelino Alfano.

E non basta, perché i giornalisti rischiano grosso anche sul fronte disciplinare: appena uno viene indagato per aver informato troppo i suoi lettori, la Procura deve avvertire l’Ordine dei giornalisti affinchè lo sospenda per 3 mesi dalla professione. Su due piedi, durante l’indagine, prim’ancora che venga eventualmente condannato. A ogni articolo che scrivi, smetti di lavorare per tre mesi. Se scrivi quattro articoli, non lavori per un anno, e così via. Così ti passa la voglia d’informare. Anche perché, oltre a pagare la multa, finire dentro e smettere di lavorare, rischi pure di essere licenziato.

D’ora in poi le aziende editoriali dovranno premunirsi contro eventuali pubblicazioni di materiale vietato, con appositi modelli organizzativi, perché il “nuovo” reato vien fatto rientrare nella legge 231 sulla responsabilità giuridica delle società. Significa che l’editore, per non vedere condannata anche la sua impresa, deve dimostrare di aver adottato tutte le precauzioni contro le violazioni della nuova legge. Come? Licenziando i cronisti che pubblicano troppo e i direttori che glielo consentono. Così usciranno solo le notizie che interessano agli editori: quelle che danneggiano i loro concorrenti o i loro nemici (nel qual caso l’editore si sobbarca volentieri la multa salatissima prevista dalla nuova legge, da 50 mila a 400 mila euro per ogni articolo, e accetta di buon grado il rischio di veder finire in tribunale la sua società). La libertà d’informazione dipenderà dalle guerre per bande politico-affaristiche tra grandi gruppi. E tutte le notizie non segrete non pubblicate? Andranno ad alimentare un sottobosco di ricatti incrociati e di estorsioni legalizzate: o paghi bene, o ti sputtano.

Ultima chicca: il sacrosanto diritto alla rettifica di chi si sente danneggiato o diffamato, già previsto dalla legge attuale, viene modificato nel senso che la rettifica dovrà uscire senza la replica del giornalista. Se Tizio, dalla cella di San Vittore, scrive al giornale che non è vero che è stato arrestato, il giornalista non può nemmeno rispondere che invece è vero, infatti scrive da San Vittore. A notizia vera si potrà opporre notizia falsa, senza che il lettore possa più distinguere l’una dall’altra. Tutto ciò, s’intende, se i giornalisti si lasceranno imbavagliare senza batter ciglio.

Personalmente, annuncio fin d’ora che continuerò a informare i lettori senza tacere nulla di quel che so
. Continuerò a pubblicare, anche testualmente, per riassunto, nel contenuto o come mi gira, atti d’indagine e intercettazioni che riuscirò a procurarmi, come ritengo giusto e doveroso al servizio dei cittadini. Farò disobbedienza civile a questa legge illiberale e liberticida. A costo di finire in galera, di pagare multe, di essere licenziato. Al primo processo che subirò, chiederò al giudice di eccepire dinanzi alla Consulta e alla Corte europea la illegittimità della nuova legge rispetto all’articolo 21 della Costituzione e all’articolo 10 della Convenzione europea sui diritti dell’uomo e le libertà fondamentali (“Ogni persona ha diritto alla libertà d’espressione. Tale diritto include la libertà d’opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche…”, con possibili restrizioni solo in caso di notizie “riservate” o dannose per la sicurezza e la reputazione). Mi auguro che altri colleghi si autodenuncino preventivamente insieme a me e che la Federazione della Stampa, l’Unione Cronisti, l’associazione Articolo21, oltre ai lettori, ci sostengano in questa battaglia di libertà. Disobbedienti per informare. Arrestateci tutti.

 
 
 

La legge Arsenio Lupin

Post n°111 pubblicato il 11 Giugno 2008 da chiamo_italia
 

Ora d'aria
l'Unità 10 giugno 2008

Pierpaolo Brega Massone, nomen omen, capo della chirurgia toracica nella clinica Santa Rita convenzionata con la Regione Lombardia, l’uomo che in un sms si definiva “l’Arsenio Lupin della chirurgia”, è decisamente sfortunato. Se avesse atteso la legge Berlusconi sulle intercettazioni prima di architettare le truffe e gli scambi di fegati, polmoni, milze e cistifellee contestati dagl’inquirenti, sarebbe libero di proseguire i suoi maneggi con rimborso a pie’ di lista con i colleghi e/o complici. Invece è stato precipitoso. Uomo di poca fede, ha sottovalutato le potenzialità impunitarie del premier.

Ora qualcuno parlerà di “arresti a orologeria” (nella solita Milano) per bloccare la mirabile riforma del Cainano: per non disturbare, gli inquirenti milanesi avrebbero dovuto aspettare qualche altra settimana e lasciar squartare qualche altra decina di pazienti. Perché quel che emerge dalle intercettazioni dell’inchiesta sulla clinica Santa Rita fa piazza pulita di tutte le balle e i luoghi comuni che la Casta, anzi la Cosca sta ritirando fuori per cancellare anche l’ultimo strumento investigativo che consente di scoprire i suoi reati. Le intercettazioni dei simpatici dottori sono contenute nelle ordinanze di arresto, dunque non sono più segrete, ergo i giornalisti le pubblicano.

Qualcuno può sostenere che così si viola la privacy degli arrestati? O che, altra panzana a effetto, si viola la privacy dei non indagati? Sappiamo tutto delle malattie dei pazienti spolpati in sala operatoria per incrementare i rimborsi regionali: più violazione della privacy di questa, non si può. Eppure nemmeno la privacy dei pazienti innocenti, anzi vittime, può prevalere sul diritto dei cittadini (comprese le altre vittime reali o potenziali della truffa) di sapere tutto e subito. Sì, subito, con buona pace dei vari Uòlter, che ancora la menano sul divieto di pubblicare intercettazioni pubbliche fino al processo (che si celebrerà, se va bene, fra 3-4 anni).

Restano da esaminare le altre superballe di marca berlusconiana (ma non solo).

1) Le intercettazioni in Italia sarebbero “troppe”. Il Guardasigilli ad personam Alfano dice addirittura che “gran parte del Paese è sotto controllo”. Figuriamoci: 45 mila decreti di ascolto all’anno, su 3 milioni di processi, sono un’inezia. Le intercettazioni non sono né poche né troppe: sono quelle che i giudici autorizzano in base alle leggi vigenti, in rapporto all’unico parametro possibile: le notizie di reato. In Italia ci sono troppi reati e delinquenti, non troppe indagini e intercettazioni. L’alto numero di quelle italiane dipende dal fatto che da noi possono effettuarle solo i giudici, con tutte le garanzie dal caso, dunque la copertura statistica è del 100%. Negli altri paesi a intercettare sono soprattutto servizi segreti e polizie varie (in Inghilterra addirittura il servizio ambulanze e gli enti locali), senz’alcun controllo né statistica.

2) Le intercettazioni andrebbero limitate in nome della privacy. Altra superballa: la privacy è tutelata dalla legge sulla privacy, che però si ferma là dove iniziano le esigenze della giustizia. Ciascuno rinuncia a una porzione della sua riservatezza per consentire allo Stato, con telecamere sparse in ogni dove e controlli svariati, di reprimere i reati e proteggere le vittime.

3) Le intercettazioni “costano troppo”. Mavalà. A parte il fatto che costano molto meno di quanto fanno guadagnare allo Stato (due mesi di ascolti a Milano sulle scalate bancarie han fatto recuperare 1 miliardo di euro, quanto basta per finanziare 4 anni d’intercettazioni in tutt’Italia, che nel 2007 son costate 224 milioni), potrebbero costare zero euro se lo Stato, anziché pagare profumatamente i gestori telefonici, li obbligasse - sono pubblici concessionari - a farle gratis. Un po’ come si fa per le indagini bancarie, che gli istituti di credito - pur essendo soggetti privati - svolgono gratuitamente.

4) I giudici - si dice - devono tornare ai “metodi tradizionali” e intercettare di meno. Baggianata sesquipedale: come dire che i medici devono abbandonare la Tac e tornare allo stetoscopio. Una conversazione carpita a sorpresa è un indizio molto più sicuro e genuino di tante dichiarazioni di testimoni o pentiti. E poi di quali “metodi tradizionali” si va cianciando? Se nessuno più parla perché i collaboratori di giustizia sono stati aboliti per legge (art. 513, “giusto processo”, legge sui pentiti) e l’omertà mafiosa viene pubblicamente elogiata (“Mangano fu un eroe perché in carcere non parlò”), come diavolo si pensa di scoprirli, i reati? Travestendosi da Sherlock Holmes e cercando le impronte con la lente d’ingrandimento? Inventatevene un’altra, per favore.

Leggi anche

Leggende spacciate per verità di Luigi Ferrarella (Corriere della Sera, 10 giugno 2008)

Dietro i numeri del guardasigilli di Carlo Bonini (la Repubblica, 10 giugno 2008)

Al cittadino non far sapere di marco Travaglio (l'Unità, 9 giugno 2008)

La scomparsa dei reati di Marco Travaglio (l'Unità, 8 giugno 2008)


da http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/

 
 
 

scandalo intercettazioni

Post n°110 pubblicato il 10 Giugno 2008 da chiamo_italia
 

ma che roba è?! .. tolleranza zero solo dove non va ad incidere ai suoi interessi.. berluskaz di merda e tutti i suoi votanti.. A me fa ribrezzo solo a pensarci sta cosa: basta intercettazioni, cosa vuol dire, che mai piu' nessuno verrà punito!!! già c'è l'indulto e la prescrizione, invece di aiutare la magistratura la si continua a colpire!! governo infame! quanti casi sono venuti alla luce per le intercettazioni!! ...chi non è onesto non ha paura di mettersi a nudo verso la legge!

http://www.beppegrillo.it/2008/06/passaparola_lun_1.html#more

 
 
 

Tv: testo governo resta sbagliato

Post n°109 pubblicato il 30 Maggio 2008 da chiamo_italia
 

di Giuseppe Giulietti
da:
http://www.articolo21.info/notizia.php?id=6825


E’ bene che non ci siamo equivoci: continuo a ritenere assai importante che le opposizioni unite  e coordinate abbiano sconfitto un governo che ha tentato la via muscolare per blindare ulteriormente i conflitti di interessi del premier. E non vi è dubbio che si è trattato di un risultato positivo e che dovrà portare ad un sempre più intenso coordinamento tra tutte le opposizioni sui grandi temi dell’autonomia dei media, della giustizia e della dei tutela principi costituzionali. Ma al di là di questo deve essere chiaro che il testo proposto dal governo è un testo radicalmente sbagliato che non recepisce nulla né nelle procedure di infrazione avviate dalla commissione europea né della sentenza della Corte europea di Giustizia. Tutto resta dunque inalterato. Se non saranno attribuite le frequenze ad Europa7 si dovrà provvedere ad un elevato risarcimento. Ed è assai probabile che l’Italia possa essere condannata e a pagare la multa di 300mila euro al giorno, e a pagare questa tassa saranno gli stessi contribuenti. L’Italia sarà quindi il primo paese ad essere multato sul conflitto di interessi.  A questo punto è fondamentale non abbassare la guardia e sollevare la questione nelle istituzioni parlamentari  nazionali e internazionali. Articolo21  e la rete di associazioni che hanno sottoscritto il documento per la libertà di informazione ha già chiesto un incontro agli europarlamentari che hanno firmato l’interrogazione, tra i quali figurano anche esponenti liberali.

 
 
 

Taci, il cittadino s'informa

Post n°108 pubblicato il 30 Maggio 2008 da chiamo_italia
 

29 maggio 2008, in Peter Gomez
da: http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/

Nei prossimi giorni il governo presenterà il suo disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche. L'obiettivo iniziale, dichiarato pubblicamente da Silvio Berlusconi durante la campagna elettorale, era quello di consentire gli ascolti solo nelle inchieste di mafia e terrorismo.  Spiegare alle vittime di stupri o rapine che nel loro caso la polizia indagherà senza poter intercettare nessuno, era però difficile. E così ora il cavaliere e il suo fido Guardasigilli, Angelino Alfano, stanno tentando di trovare una mediazione tra il
vecchio disegno di legge Mastella (votato da tutta la Camera con solo nove astenuti) e il loro progetto. Come finirà è facile prevederlo: verrà proposta (e approvata) una norma che impedirà la pubblicazione, grazie a multe milionarie e il carcere per i trasgressori, non solo delle intercettazioni non coperte da segreto, ma anche di molti altri atti giudiziari. Non per niente già il disegno di legge Mastella impediva di utilizzare carte tratte da indagini poi archiviate.

La cosa non è grave per i giornalisti. Chi si occupa di cronaca giudiziaria o di giornalismo d'inchiesta vivrà benissimo scrivendo d'altro: magari di piante o di fiori (io vorrei seguire la pallacanestro). È grave invece per gli elettori.

Da una parte verrà di fatto impedito il potere di controllo dell'opinione pubblica sull'attività della magistratura. Se gli atti sulla base dei quali sono state arrestate delle persone non possono essere consultati chi mai potrà fondatamente esercitare il proprio diritto di critica sulle scelte di un giudice? Dall'altra i cittadini non potranno più venire a conoscenza di tutta un serie di comportamenti tenuti dagli eletti che magari non hanno rilevanza penale, ma che certamente sono rilevanti dal punto di vista politico. L'esempio più chiaro è quello di Mirello Crisafulli, il parlamentare del Pd protagonista di un'indagine (poi archiviata), nata da un'intercettazione ambientale (con relativo filmato) di un colloquio tra lui e un capomafia. Con le nuove norme di quei fatti non potrà più parlare nessuno.

La tecnica insomma sarà un po' quella utilizzata in Campania dai funzionari dell'alto commissariato rifiuti. Lì, come hanno dimostrato proprio le intercettazioni telefoniche contenute nell'ordinanza di custodia cautelare spiccata contro di loro, si piazzava nelle discariche spazzatura non trattata e pericolosa sotto un velo di monnezza resa inerte e profumata con vari additivi chimici. Così i cittadini non si accorgevano di nulla e potevano pensare che i tecnici stessero davvero lavorando per risolvere il problema. C'è voluto un po', ma adesso i risultati di questo modus operandi sono sotto gli occhi (e il naso) di tutti. Nascondere lo sporco sotto il tappeto, non è mai stata una buona idea. E lo ancor meno se ciò che si vuol far sparire sono le notizie.

 
 
 

IL ritorno del Nucleare, tutto così scontato?? di:Luca Landi

Post n°107 pubblicato il 28 Maggio 2008 da chiamo_italia
 

chi è a favore del nucleare?!?

Chernobyl

Nucleare si, nucleare no: oggi vi ruberò un pò di tempo con un post piuttosto lungo perchè ritengo che l’argomento sia davvero importante.
Ormai sembra tutto assodato e scontato; il nucleare in Italia si deve fare perchè significa energia a basso costo, sicura e soprattutto la vera alternativa al carbone e al petrolio.
Almeno questo è quello che il neo Governo insediato si è
affrettato a dirci di fronte al barile di petrolio a oltre 130$; l’informazione poi, tranne poche voci fuori dal coro, si è accodata scodinzolante.
Ma come mamma mi ha insegnato quando tutto sembra andare troppo liscio c’è da farsi qualche domanda: vediamo quale.
Innanzitutto partirei dal mito che l’energia nucleare sia a basso costo.
Uno studio del MIT (Massachusettes Institute of Technology) del 2003 dal titolo
“The Future of Nuclear Power” dimostra come il kWh nucleare dell’attuale generazione di reattori costa 6.7 centesimi di $ contro i 4.2 delle centrali a carbone e i 5.8 delle centrali a gas; il continuo sviluppo tecnologico delle fonti rinnovabili e l’incremento del loro mercato fanno pensare che a breve anche queste siano in grado di arrivare a costi del tutto paragonabili. Nonostante la vita operativa dei reattori sia stata allungata da 30 a 40 anni e che si siano ignorati i costi del waste disposal, di fatto il nucleare non risulta ancora competitivo.
Allargando infatti la visuale scopriamo che da circa 15 anni nessun paese europeo ha messo in cantiere nuove centrali nucleari, salvo la Finlandia; peccato però che gli scandinavi stiano
incontrando crescenti problemi nella creazione di questo nuovo reattore che ha visto negli anni lievitare il maniera significativa il suo costo.
Risulta pertanto evidente come il nucleare comporti costi elevati fin dalla realizzazione degli impianti. Vanno poi ad aggiungersi i costi militari per garantire la sicurezza dagli attentati terroristici e i costi altissimi per smantellare la centrale nucleare al termine della sua attività; tutti questi costi non sono sostenibili da un’industria privata.
Lo Stato deve necessariamente intervenire a copertura delle spese aumentando tasse e imposte ai contribuenti; in breve, il basso costo dell’energia in bolletta potrebbe essere più che compensato dall’aggravio fiscale in termini di imposte. Di fatto, senza un’iniezione di denaro pubblico la sorte del nucleare negli Stati Uniti è segnata per mancanza di investitori privati (in merito è molto interessante questo articolo di Federico Valerio, presidente di Italia Nostra).
Pippo Onufrio, direttore delle campagne di Greenpeace,
ha osservato in merito:

“Se il nucleare fosse così economico come si spiega che nei paesi in cui il mercato è stato liberalizzato da tempo, Stati Uniti e Gran Bretagna, gli investimenti privati languono e i governi pensano di sussidiare pesantemente il nucleare?” … “Il nucleare risulta più costoso sia nel breve periodo che nel lungo periodo (2025), con un costo che supera i sei centesimi al chilowattora, il più alto tra tutte le fonti energetiche, eolico compreso. Altro che due centesimi. Non bariamo!”

Secondo argomento da valutare più approfonditamente: l’energia nucleare ormai è sicura.
Sicuramente le
centrali di terza generazione (quelle che attualmente siamo in grado di costruire) sono molto più sicure di quelle concepite in passato; sappiamo però che solo le centrali di quarta generazione (che avremo solo fra diversi anni) possono definirsi veramente sicure al 100% dal punto di vista strutturale.
Non ho sentito però nessuno parlare della sicurezza telematica di questi impianti che vengono ormai gestiti in buona parte da sistemi informatici; vi invito pertanto a leggere in merito questo
interessante articolo di Ira Winkler, presidente della società di sicurezza ISAG, dal titolo: “Sicurezza informatica di una centrale nucleare: sistemi facili da superare. Ecco come fare.”
Nel frattempo penso sia interessante andare a vedere come il
recente terremoto in Cina abbia danneggiato (in certi casi in maniera significativa) circa 50 centrali nucleari mettendo in serio rischio la sicurezza nazionale del paese asiatico; teniamo sempre in considerazione il fatto che l’Italia è un paese ad alto rischio sismico come ci ricordano i devastanti terremoti di Irpinia e Messina.
Passiamo all’approvvigionamento di uranio e alla gestione delle scorie; a che punto siamo?
Naturalmente tutti sappiamo che le centrali nucleari vanno alimentate con l’uranio, in pochi invece sanno cosa significhi estrarre, gestire e soprattutto smaltire questo minerale.
La
catena del nucleare comincia con l’estrazione dell’uranio; soltanto una parte infinitesimale, circa un decimillesimo, di ciò che viene estratto da una miniera d’uranio è utile alla fabbricazione di combustibile.
Per alimentare una centrale media da 1 GWatt servono ogni anno circa 230 tonnellate di concentrato di uranio; per questo pochi sanno che la stragrande maggioranza dell’uranio utilizzato da metà degli anni ‘90 ad oggi come carburante nelle centrali di mezzo mondo deriva in realtà dallo
smantellamento delle testate nucleari dell’ex Unione Sovietica.
La disponibilità mondiale di uranio è scarsa; l’uranio è sempre più difficile da estrarre e, come si vede nel grafico qui sotto di ASPO, a partire dagli anni 80, le centrali nucleari consumano più uranio di quanto l’industria minerale non ne produca.

Richiesta vs produzione uranio

Oggi, non c’è nessun sito di stoccaggio definitivo per scorie altamente radioattive, in nessuno dei 31 paesi nucleari. In realtà la grande maggioranza del combustibile utilizzato è conservata in vasche prossime ai reattori o in impianti di ritrattamento.
La gestione delle scorie nucleari è poi molto costosa; il costo dello smantellamento degli impianti britannici e della gestione delle relative scorie è stimato a più di 100 miliardi di euro, con la tendenza ad aumentare.
Altro punto da analizzare: ma è vero, come ci dicono, che le rinnovabili non possono oggi soddisfare la richiesta mondiale di energia?

Fotovoltaico Arabia Saudita

Uno studio del prof. Muneer* (immagine sopra) e riportato da Ugo Bardi sul sito di ASPO qualche mese fa dimostra come sia assolutamente possibile oggi, con le tecnologie disponibili, sostituire il petrolio con un progetto fotovoltaico in Arabia Saudita.
Ultimo punto sul quale vorrei riflettere con voi e che non viene mai citato da chi sostiene il nucleare; un sistema di produzione energetica basato su poche grandi centrali è il migliore rispetto ai nostri bisogni?
Ricordo in merito una bella
puntata di Report che per l’occasione andò in Germania, precisamente a Schonau. Ursula Sladek, AD di EWS Schonau ci raccontava come nella produzione di energia delle grandi centrali elettriche i due terzi dell’energia primaria semplicemente vengono dispersi nell’ambiente come calore di scarto; per risolvere il probolema a Schonau decisero di separare la propria rete elettrica da quella nazionale e di dotarsi di microcogeneratori e di rinnovabili per prodursi in maniera autonoma l’energia.
Nel sistema elettrico così com’è, verticale, in cima poche grandi centrali e in basso gli utenti che consumano e basta, le fonti di energia rinnovabile possono pure aumentare ma sono destinate a rimanere marginali; questo perchè la rete non è elastica percui deve poter sapere quant’è la disponibilità di capacità di produzione di energia momento per momento.
Per fare ciò bisognerebbe rovesciare il sistema, organizzando la rete elettrica per ricevere e non per distribuire; proprio come hanno fatto al
CESI ricerca di Milano.

*Muneer, T, Asif, M., Kubie, J, 2003. « Generation and transmission prospects for solar electricity: UK and global markets“ Energy Conversion and Management vol. 44 pp. 35–52

da: http://www.ilpassatore.it/2008/05/25/il-ritorno-del-nucleare-in-italia-tutto-cosi-scontato/

 
 
 

Spostata l’immondizia si scopre ben altro

Post n°106 pubblicato il 28 Maggio 2008 da chiamo_italia
 

di Tania Passa
Guardare cosa realmente c’è dietro Ponticelli mette i brividi, perché le infiltrazioni camorristiche tra gli sciacalli dei campi nomadi bruciati rendono la situazione un colabrodo. Sui giornali oggi non si parla d’altro che dei campi rom bruciati e delle retate che hanno portato alla cattura di numerosi delinquenti guarda caso extracomunitari. Il cono di luce mediatica è la più riuscita delle trappole, acceca talmente tanto con le notizie che il sistema mediatico italiano produce, da farci vivere in realtà nelle tenebre più profonde. Ed è lì nel fumo di quelle baracche bruciate sotto il cielo di quella stessa città, che si svela il più sofisticato progetto di antistato.

Napoli, Caserta rappresentano per tutti noi l’effige dell’immondizia, ma perché non proviamo a spostarla e capire cosa c’è dietro  il muro fatto di sacchi neri stracolmi e roghi. Cominciamo a camminare nelle vie del Casertano e ascoltiamo.

Nella mattina di ieri l’ennesimo imprenditore Domenico Noviello, di 65 anni, incensurato e titolare di una scuola guida e' stato ucciso a Castel Volturno, nel Casertano, ad opera di due killer armati di pistola, lui aveva denunciato la camorra.

Giorni  fa’ Pietro Russo, presidente dell'associazione antiracket di Santa Maria Capua Vetere,  è stato vittima di un grave atto vile ed intimidatorio da parte di esponenti della criminalita' organizzata, gli hanno bruciato la fabbrica.

Erano dell’altro ieri altre minacce a casal di principe, che hanno visto comparire  in città la scritta 'morte' e accanto il nome dello scrittore Roberto Saviano.

A Casal di Principe domenica prossima e' atteso il capo della polizia Manganelli per la festa del corpo della Polizia e non sarà un  caso che per la terza volta  sia comparsa su un muro una scritta contro l'autore di 'Gomorra', che attualmente è un anche un film in concorso al festival di Cannes.
 Una frase ingiuriosa, su un altro muro della citta' del Casertano, e' invece stata scritta con riferimento alla  bravissima giornalista de 'Il Mattino' Rosaria Capacchione, bersaglio - assieme a Saviano e al pm Cantone - delle minacce dei boss dei Casalesi lette in aula durante un'udienza del processo di appello 'Spartacus' il maxiprocesso alla camorra, il più ignorato dai massmedia  italiani.

Purtroppo  si è saputo attraverso i giornali che i Casalesi si sono prodigati a far trapelare un altro piano  per uccidere il giudice Raffaele Cantone.

Non ci vuol tanto a capire che ai Casalesi non va proprio giù la festa della polizia a Casal di Principe , e chissà se le sentenze del processo Spartacus non stiano veramente sfiancando la camorra, per non pensare al fatto che “Gomorra” potenzialmente potrebbe ottenere qualche premio al Festival di Cannes.

Insomma la realtà non è mai ciò che appare nei titoli dei giornali, ma è più impervia e purtroppo molto più pericolosa in quanto figlia di un progetto ambizioso: l’attacco dei Casalesi allo Stato

Sarebbe bello se  si scuotessero le coscienze e si potenziasse la scorta mediatica nei confronti di chi combatte con articoli, sentenze, denuncie, racconti la più vile delle delinquenze, quella che approfitta dell’immondizia e dei Rom ( la persecuzione mediatica del momento) cioè la Camorra.

t.passa@articolo21.com

da: http://www.articolo21.info/notizia.php?id=6759

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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