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La diffusione della democrazia

Post n°43 pubblicato il 04 Giugno 2014 da cico1936

 

La diffusione della democrazia

Definizione di democrazia

Anche  l'assenza di uno solo dei seguenti caratteri significa che siamo al di sotto della soglia minima di democrazia:

1. elezioni libere, competitive, ricorrenti e corrette;

2. suffragio universale maschile e femminile;

3. inclusione di tutte le cariche politiche nel processo democratico;

4. diritto di partecipazione per tutti i membri della comunità politica in una logica di inclusività;

5. pluralismo partitico e competizione;

6. libertà di espressione, di associazione e di opposizione, nonché rispetto per i diritti fondamentali della persona;

7. libertà e pluralismo delle fonti d'informazione.

La diffusione della democrazia

Le ondate di democratizzazione

La democrazia è stata instaurata in regioni diverse (dall'Europa alle Americhe, dall'Oceania all'Asia e all'Africa) lungo un arco di tempo che va dagli inizi del 19° secolo alla fine del 20° in tre grandi ondate (tra l'inizio della prima ondata e la presumibile fine della terza corrono quasi due secoli).

La prima ondata  fa seguito all'industrializzazione ed è fortemente connessa all'esigenza di incorporare nei sistemi politici degli stati dell'Occidente i nuovi ceti (operai e contadini, soprattutto) che ne erano ancora esclusi. Il ventennio tra il 1922 e il 1942 segnò poi un netto arretramento, con la crisi e il crollo delle democrazie più fragili, come Italia, Polonia, paesi baltici, Germania, Spagna: è il periodo in cui si affermano i totalitarismi e le democrazie tornano a essere un gruppo molto piccolo

Nella seconda, successiva alla Seconda guerra mondiale, il numero delle democrazie torna elevato e la democrazia comincia ad essere esportata e accettata anche al di fuori del mondo occidentale. Un assestamento si ha nel corso degli anni Sessanta: le democrazie nate dal processo di decolonizzazione si dimostrano fragili e non sempre capaci di governare con successo i conflitti interni; inoltre, emerge in molte aree una certa difficoltà a integrare le istituzioni militari, che spesso si impongono attraverso colpi di stato (America Latina, Africa, Grecia, Turchia).

Infine, le democratizzazioni della terza ondata, iniziate nel 1974 con la 'Rivoluzione dei garofani' in Portogallo, coinvolgono stati di tutti i continenti, con diversi livelli di sviluppo politico e socio-economico. Inoltre, le transizioni dal comunismo alla democrazia presentano elementi di notevole difformità rispetto alle transizioni precedenti. Gli inizi risalgono agli anni Settanta, con la fine dei regimi autoritari nell'Europa meridionale (Grecia, Portogallo e Spagna) tra il 1974 e il 1978. L'ondata investe poi l'America Latina, con la fine dei regimi militari in Argentina, Bolivia, Brasile, Ecuador, Perù e Uruguay dopo il 1979. Più tardi, verso la fine degli anni Ottanta, inizia anche una transizione democratica in Cile, che porrà fine al regime militare impostosi nel 1973. Nel 2000 si pone fine, dopo oltre settant'anni e un lento processo di liberalizzazione, anche al potere egemonico ininterrotto del Partito Rivoluzionario in Messico. Negli anni Ottanta, dopo il ritorno alla democrazia dell'India (1977), è il turno dell'Asia, con l'avvio della democratizzazione nelle Filippine (1986), in Corea del Sud (1987) e a Taiwan (1996), a compimento di un percorso iniziato con la morte di Chiang Kai-shek ventuno anni prima.

La fine del comunismo sovietico significherà anche l'apertura di prospettive di democratizzazione nell'area post-sovietica e in Mongolia. Il crollo dei regimi comunisti cambia la fisionomia dell'Europa centro-orientale anche sotto il profilo dell'assetto statale, con il passaggio dai nove stati precedenti (Albania, Bulgaria, Cecoslovacchia, Germania Orientale, Iugoslavia, Polonia, Romania, Ungheria e Urss) a 27 stati in seguito al disfacimento dell'Unione Sovietica e della Iugoslavia, alla scissione cecoslovacca e alla riunificazione tedesca, e poi a 29 stati, dopo la divisione tra Serbia e Montenegro (2006) e la proclamazione dell'indipendenza del Kosovo (2008). Negli anni Novanta si compiono passi verso la democrazia anche in Africa: le democratizzazioni del Benin e della Namibia (1991), del Sudafrica (1994), del Ghana (2000), del Mali e del Senegal (2002) e quella parziale poi interrotta dell'Angola (2002), nonché i progressi compiuti in Gabon, Mauritania, Mozambico, Nigeria, ne sono i casi più emblematici. Le rivolte del Nord Africa e del Medio Oriente nei primi mesi del 2011, dall'Algeria, alla Tunisia, alla Libia, all'Egitto, alla Giordania e alla Siria, hanno rimesso in discussione alcuni regimi autoritari, ma al momento è prematuro parlare di vere e proprie democratizzazioni

Conclusione

Con la fine del Novecento crolla definitivamente l'idea che la democrazia sia un tipo di regime politico possibile e praticabile solo nell'area degli stati occidentali, ossia Europa, Americhe e mondo anglosassone. In un certo senso, quella grande rivoluzione democratica preconizzata da Alexis de Tocqueville, un po' meno di due secoli fa, sembrerebbe oggi aver trovato una sua quasi compiuta realizzazione con l'affermarsi di principi, istituzioni e procedure democratiche in paesi del mondo culturalmente lontani e geograficamente eccentrici rispetto al mondo occidentale. Gli interrogativi non riguardano solo l'effettivo successo di questo processo di espansione della democrazia, che implica evidentemente una valutazione sia della quantità dei paesi coinvolti, sia della qualità e del modello di democrazia che poi si afferma nei vari scenari nazionali, ma anche gli effetti che un simile fenomeno potrà avere sull'intera politica internazionale.

L'espansione della democrazia nel mondo tuttavia  non ha prodotto ovunque un modello uniforme di democrazia, ma ha avuto come risultato anche la formazione di molte pseudo-democrazie o regimi ibridi che, se in larga parte costituiscono un'evoluzione e un progresso rispetto ai regimi autoritari o totalitari precedenti, ma  non rappresentano ancora democrazie liberali compiute.( Russia di Vladimir Putin,  il Venezuela di Hugo Chávez.

Quanto agli effetti possibili che una diffusione della democrazia nel mondo potrebbe avere sulla politica internazionale, va ricordato che in genere si riscontra un   rapporto tra democrazia e guerra , cioè  si riscontra una  funzione pacificatrice della diffusione democratica.

Non mancano tuttavia casi che negano queste tesi Da un lato, se è vero che le democrazie fanno un maggiore uso degli strumenti di arbitrato e negoziazione internazionali per la risoluzione pacifica dei conflitti e un minore ricorso allo strumento bellico nei confronti delle altre democrazie e hanno una minore propensione a imbarcarsi in guerre preventive, è altresì  vi sono casi in cui  le democrazie sono  meno coinvolte in conflitti rispetto ad altri regimi politici

 

 

 
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