Creato da cico1936 il 19/12/2009
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Quel no a re Salomone dalla donna del Cantico

Post n°11 pubblicato il 01 Dicembre 2012 da cico1936

Il cantico dei cantici. «il mondo intero non è degno del giorno in cui il Cantico è stato donato a Israele» .
pubblicata da Andrea Cicognani il giorno Venerdì 31 agosto 2012 alle ore 18.50 ·
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Quel no a re Salomone dalla donna del Cantico

La storia Salomone, re d' Israele con un harem di 700 mogli e 300 concubine, si invaghisce di una giovane di origini sconosciute. La ragazza si nega al potente sovrano, continuandogli a preferire il suo giovane amato

Nuova lettura degli otto capitoli del libro L' ipotesi del biblista Borgonovo

Diremo innanzitutto che in questa lettura del Cantico non si assiste al semplice incontro della sposa e dello sposo, come sovente riportano alcune traduzioni della Bibbia, ma si è di fronte a una sorta di libretto d' opera. Proprio un canovaccio lirico non è, ma gli assomiglia. Ha un inizio sorprendente, intrecciato con frasi staccate, che sembra una danza. La vicenda si può riassumere così: entra in scena una donna che si presenta al Re (a Salomone, che ha un harem di 700 mogli e 300 concubine) per il matrimonio di quel giorno. Nel momento in cui dovrebbe giacere con lui nell' alcova, ella fugge. Sette sono i personaggi nel Cantico che ruotano intorno a questo amore che resta nel vento e non riesce a toccare i corpi. C' è lei, la protagonista. Chi è? Forse una vignaiuola venduta all' harem; o una ragazza del contado catturata dalle guardie del Re. Con una gravidanza i suoi vantaggi si moltiplicherebbero, ma lei rinuncia. Poi vi sono le donne dell' harem: la invidiano e non le fanno mancare un certo disprezzo, giacché si nega al Re e continua a pensare al suo amato. Ed è proprio l' amato il terzo personaggio: assente nel dramma, vive solo nel ricordo, parla con la bocca dell' amata e appare in scena solo alla fine chiedendo fedeltà. Il quarto è Salomone, dal profilo faraonico. Giunge per il matrimonio di quel giorno e appena vede la giovane se ne invaghisce. Né manca l' inserviente dell' harem: è il quinto personaggio dell' ipotetico libretto, che ha il compito di preparare la ragazza (in Ester 2,12 si legge che tale pratica durava un anno). Sesto: le guardie del Re, sentinelle che annunciano o reprimono; nel versetto 5,7 del Cantico picchiano la protagonista. Settimo e ultimo: i fratelli della ragazza. Hanno intenzione di guadagnare il più possibile dal prezzo nuziale della sorella. Nel capitolo 8 si leggono anche i corrispondenti valori desiderati.

Borgonovo aggiunge  che  il Cantico è all' origine della stessa fede di Israele e «per parlare di monoteismo o di monolatria non ha trovato l' esperienza migliore della passione e della gelosia di una donna per il suo amato, ben espresse dal canto dell' amore invincibile che la ragazza innalza alla fine. Uno dei massimi esponenti del giudaismo rabbinico, Aquiba, vissuto nel II secolo della nostra era, ha scritto che «il mondo intero non è degno del giorno in cui il Cantico è stato donato a Israele» . E quella ragazza, che non si concede a Salomone, ne è il vero simbolo. «Forte come la morte è l' amore».

Torno Armando Dal Corriere della sera


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Una condizione "impari"

Post n°10 pubblicato il 01 Dicembre 2012 da cico1936

pubblicata da Andrea Cicognani il giorno Lunedì 10 settembre 2012 alle ore 18.59 ·
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Nel Padre Nostro recitiamo: "rimetti a noi i nostridebiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori". Interpretato meccanicanicamente l'invocazione della preghiera insegnatci da Gesù è terribile e nello stesso tempo senza logica. Viene messa in relazione (dal quel "come") l 'infinita misericardia di Dio con la la nostra capacità di perdonare limitata, condizionata, non totale (anche nei migliori dei casi). Insomma tra noi e Dio, come si dice nel gergo sportivo, non c'è gara. Noi non riusciremo mai ad essere misericordiosi come Dio. Quindi .... ? Noi non potemo mai perdonare i nostri debitori con la stessa infinita misericordia del Padre. Io penso piuttosto che Gesù abbia voluto indicarci un modello, una utopia, un ideale da seguire. Poi alla fine, siccome LUI è infinitamente misericordio perdonarà la nostra finitezza nel perdonare, il nostro perdonare, incompleto, nell'ampieza e nella frequenza. Altrimenti ... poveri noi!

 
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Per i cattolici che vogliono fare politica

Post n°9 pubblicato il 01 Dicembre 2012 da cico1936

pubblicata da Andrea Cicognani il giorno Sabato 10 novembre 2012 alle ore 19.39 ·
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"Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Dì che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. […]

Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli; ma Gesù, chiamatili a sé, disse: «I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti». (Mt 20, 17-28)

Quindi: niente privilegi, auto blu, vitalizi, immutinità, titoli di onorevole, ecc. Noi catolici dovremmo votare coloro che, non solo a parole, ma coi fatti propongono quiesto programma. 

 
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Post N° 8

Post n°8 pubblicato il 05 Gennaio 2010 da cico1936
Foto di cico1936

Il culto della Madonna

Gesù riassume in sé i contrari: finito(in quanto uomo) e infinito (in quanto Dio), circoscritto nello spazio (in quando uomo) e capace di essere ovunque (in quanto Dio), di essere circoscritto nel tempo e di essere eterno, di essere ignorante e di essere onnisciente, di provare sentimenti, dolori e gioie e di essere impassibile. «Infinitezza, ubiquità, eternità, onniscienza, impassibilità sono contrari rispetto a finitezza, determinazione spaziale, determinazione temporale ignoranza, passibilità., tali contrari, però, trattandosi di Dio, non comportano la contraddizioni; anzi, poiché l’universalità è attributo essenziale del divino, Dio non può per essenza non partecipare all’essenza dell’uomo» (Vito Mancuso, teologo) (altrimenti sarebbe limitato) Si tratta, per chi se lo ricorda, del concetto di Dio come “coincidentia oppositorum” del buon Nicolò Cusano.Anche l’idea e l’immagine di Maria contiene dei contrari: vergine e madre, figlia del suo figlio (come dice Dante), madre (finita) di Dio (infinito), regina gloriosa del Cielo e umile ancella, sposa della Spirito Santo e moglie di Giuseppe, modello dei cristiani e radicalmente diversa dai comuni mortali in quando nata senza peccato originale (tra noi e lei non c’è gara, visto che è partita avvantaggiata…), nata in modo normale e non morta in modo normale (dormitio Virginis). Ma – continua Mancuso – la Maria non è Dio; quindi il culto della Madonna è intrinsecamente pieno di contraddizioni e fa a pugni con la regione e la logica. Però …però funziona. Basta osservare i milioni e milioni di fedeli e di devoti, quelli che accorrono non solo a Lourdes o a Fatima o a Loreto (dove ci sono i miracoli), ma anche quelli che frequentano i cento e cento santuari sparsi in tutto il mondo.. Fin dall’antichità le Dee, le Grandi Madri, i culti della fertilità femminile, le protettrici del parto ci sono sempre state Tutte le religioni hanno sempre avuto un culto femminile, ma quello dalle Madonna resiste da 2000 anni e questo vorrà pur dire qualcosa. Perché nel terzo millennio abbiamo ancora Lei e non Iside o Cibele o Demetra o Artemide? Forse – spiega Mancuso – “la Madonna ha dato (e dà) voce ad un ideale di purezza radicato nell’anima umana, a un desiderio di castità e di pudore di cui il nostro tempo può ancora farsi gioco, ma che non tramonterà mai, almeno fino a quando non smarriremo quella particolare dimensione chiamata «umanità»”

 
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"Facebook è una schiavitù" (Da La Repubblica del 22-12-09)

Post n°6 pubblicato il 22 Dicembre 2009 da cico1936

IL CASO"Facebook è una schiavitù"
Sos dai teenager pentiti
Sempre più adolescenti frequentano i social network. Ma ora è allarme e nascono gruppi di disintossicazione di JAIME D'ALESSANDRO

Un tempo si diceva fosse internet nel suo complesso a generare dipendenza, poi sotto accusa sono finiti i giochi di ruolo di massa, tipo World of Warcraft, per i quali da qualche anno in Cina hanno aperto addirittura delle cliniche per la disintossicazione. Ora invece tocca a Facebook, il social network per eccellenza, che con i suoi 350 milioni di utenti sta dilagando ovunque. E così rapidamente che oltreoceano i teenager hanno cominciato a prendere atto della loro schiavitù, dichiarando pubblicamente di voler smettere una volta per tutte e iscrivendosi, in alcuni casi, a gruppi di "disintossicazione".

Ormai, stando alla Nielsen, il 54 per cento di loro frequenta abitualmente Facebook: erano appena il 28 per cento a ottobre dello scorso anno. Trascorrono sempre più ore a scambiarsi messaggi, pubblicare fotografie, tenersi aggiornati su quel che fanno i loro amici. "Come ogni altra forma di dipendenza, è sempre difficile ammetterla", commenta Kimberly Young sul New York Times. Voce autorevole, essendo il direttore del Center for Internet Addiction Recovery di Bradford nella Pennsylvania. "È come un disordine alimentare", aggiunge. "Non è possibile eliminare il cibo, ma solo fare scelte più accurate su quel che si mangia. In questo caso, quindi, su quel che si fa in rete".

Problema tutto americano, verrebbe da pensare. In realtà invece è anche nostro e di tanti altri Paesi, visto che il 70% degli utenti di Facebook risiede fuori dagli Stati Uniti. In Italia sono in 12 milioni, circa cinque sotto i 24 anni, e la metà accede al social network tutti i giorni. "Difficile dire se sia un'esagerazione quella della dipendenza", racconta Peter Lang, professore di architettura all'università Texas E&M, attento conoscitore della rete e tra i primi docenti ad aver usato Facebook per la didattica. "Due anni fa i miei studenti hanno smesso di usare le mail sostituendole con il social network. Hanno tutti un pc e quando è acceso sono sempre connessi a Facebook. Tanto che oggi gli orari delle lezioni vengono comunicati lì. Così, per rendere i seminari più interessanti, con altri colleghi abbiamo iniziato a usare i social network per l'insegnamento".

Insomma, meglio farci i conti che limitarsi alle condanne. Perché, appunto, tutto sta nel capire come i dieci miliardi di minuti che ogni giorno vengono trascorsi su Facebook influiscono sulla vita dei 350 milioni dei suoi utenti. L'ovvietà è il fatto che se prima si andava in piazza a chiacchierare, ora lo si fa sul web. Più difficile capire se è un male o un bene. "Non ci sono studi scientifici su campioni vasti che possano giustificare allarmismi o assoluzioni - spiega Tilde Giani Gallino, professore di psicologia dello sviluppo all'Università di Torino - Dunque bisogna affidarsi al buon senso, che però potrebbe essere frutto di pregiudizi. Dell'esser cresciuti in un'epoca completamente diversa. La socialità sul web ha pro e contro, ma non è meglio o peggio di quella che hanno vissuto le generazioni passate. Solo differente. Allora, più che della dipendenza vera o presunta che sia da un social network o dalla rete, mi preoccuperei di più dell'impoverimento del bagaglio culturale. Perché scambiare la ricchezza di una biblioteca e dei suoi volumi con le sintesi di Wikipedia, quello si che è pericoloso per le giovani generazioni".

 

 

 
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