|
Creato da cico1936 il 19/12/2009
Letture e rielaborazioni
|
Area personale
Tag
Cerca in questo Blog
Menu
Ultimi commenti
Chi può scrivere sul blog
Quel no a re Salomone dalla donna del Cantico
La storia Salomone, re d' Israele con un harem di 700 mogli e 300 concubine, si invaghisce di una giovane di origini sconosciute. La ragazza si nega al potente sovrano, continuandogli a preferire il suo giovane amato
Nuova lettura degli otto capitoli del libro L' ipotesi del biblista Borgonovo
Diremo innanzitutto che in questa lettura del Cantico non si assiste al semplice incontro della sposa e dello sposo, come sovente riportano alcune traduzioni della Bibbia, ma si è di fronte a una sorta di libretto d' opera. Proprio un canovaccio lirico non è, ma gli assomiglia. Ha un inizio sorprendente, intrecciato con frasi staccate, che sembra una danza. La vicenda si può riassumere così: entra in scena una donna che si presenta al Re (a Salomone, che ha un harem di 700 mogli e 300 concubine) per il matrimonio di quel giorno. Nel momento in cui dovrebbe giacere con lui nell' alcova, ella fugge. Sette sono i personaggi nel Cantico che ruotano intorno a questo amore che resta nel vento e non riesce a toccare i corpi. C' è lei, la protagonista. Chi è? Forse una vignaiuola venduta all' harem; o una ragazza del contado catturata dalle guardie del Re. Con una gravidanza i suoi vantaggi si moltiplicherebbero, ma lei rinuncia. Poi vi sono le donne dell' harem: la invidiano e non le fanno mancare un certo disprezzo, giacché si nega al Re e continua a pensare al suo amato. Ed è proprio l' amato il terzo personaggio: assente nel dramma, vive solo nel ricordo, parla con la bocca dell' amata e appare in scena solo alla fine chiedendo fedeltà. Il quarto è Salomone, dal profilo faraonico. Giunge per il matrimonio di quel giorno e appena vede la giovane se ne invaghisce. Né manca l' inserviente dell' harem: è il quinto personaggio dell' ipotetico libretto, che ha il compito di preparare la ragazza (in Ester 2,12 si legge che tale pratica durava un anno). Sesto: le guardie del Re, sentinelle che annunciano o reprimono; nel versetto 5,7 del Cantico picchiano la protagonista. Settimo e ultimo: i fratelli della ragazza. Hanno intenzione di guadagnare il più possibile dal prezzo nuziale della sorella. Nel capitolo 8 si leggono anche i corrispondenti valori desiderati.
Borgonovo aggiunge che il Cantico è all' origine della stessa fede di Israele e «per parlare di monoteismo o di monolatria non ha trovato l' esperienza migliore della passione e della gelosia di una donna per il suo amato, ben espresse dal canto dell' amore invincibile che la ragazza innalza alla fine. Uno dei massimi esponenti del giudaismo rabbinico, Aquiba, vissuto nel II secolo della nostra era, ha scritto che «il mondo intero non è degno del giorno in cui il Cantico è stato donato a Israele» . E quella ragazza, che non si concede a Salomone, ne è il vero simbolo. «Forte come la morte è l' amore».
Torno Armando Dal Corriere della sera
![]() |
Nel Padre Nostro recitiamo: "rimetti a noi i nostridebiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori". Interpretato meccanicanicamente l'invocazione della preghiera insegnatci da Gesù è terribile e nello stesso tempo senza logica. Viene messa in relazione (dal quel "come") l 'infinita misericardia di Dio con la la nostra capacità di perdonare limitata, condizionata, non totale (anche nei migliori dei casi). Insomma tra noi e Dio, come si dice nel gergo sportivo, non c'è gara. Noi non riusciremo mai ad essere misericordiosi come Dio. Quindi .... ? Noi non potemo mai perdonare i nostri debitori con la stessa infinita misericordia del Padre. Io penso piuttosto che Gesù abbia voluto indicarci un modello, una utopia, un ideale da seguire. Poi alla fine, siccome LUI è infinitamente misericordio perdonarà la nostra finitezza nel perdonare, il nostro perdonare, incompleto, nell'ampieza e nella frequenza. Altrimenti ... poveri noi!
![]() |
"Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Dì che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. […]
Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli; ma Gesù, chiamatili a sé, disse: «I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti». (Mt 20, 17-28)
Quindi: niente privilegi, auto blu, vitalizi, immutinità, titoli di onorevole, ecc. Noi catolici dovremmo votare coloro che, non solo a parole, ma coi fatti propongono quiesto programma.
![]() |
Il culto della Madonna
![]() |
IL CASO"Facebook è una schiavitù"
Sos dai teenager pentitiSempre più adolescenti frequentano i social network. Ma ora è allarme e nascono gruppi di disintossicazione di JAIME D'ALESSANDRO
Ormai, stando alla Nielsen, il 54 per cento di loro frequenta abitualmente Facebook: erano appena il 28 per cento a ottobre dello scorso anno. Trascorrono sempre più ore a scambiarsi messaggi, pubblicare fotografie, tenersi aggiornati su quel che fanno i loro amici. "Come ogni altra forma di dipendenza, è sempre difficile ammetterla", commenta Kimberly Young sul New York Times. Voce autorevole, essendo il direttore del Center for Internet Addiction Recovery di Bradford nella Pennsylvania. "È come un disordine alimentare", aggiunge. "Non è possibile eliminare il cibo, ma solo fare scelte più accurate su quel che si mangia. In questo caso, quindi, su quel che si fa in rete".
Problema tutto americano, verrebbe da pensare. In realtà invece è anche nostro e di tanti altri Paesi, visto che il 70% degli utenti di Facebook risiede fuori dagli Stati Uniti. In Italia sono in 12 milioni, circa cinque sotto i 24 anni, e la metà accede al social network tutti i giorni. "Difficile dire se sia un'esagerazione quella della dipendenza", racconta Peter Lang, professore di architettura all'università Texas E&M, attento conoscitore della rete e tra i primi docenti ad aver usato Facebook per la didattica. "Due anni fa i miei studenti hanno smesso di usare le mail sostituendole con il social network. Hanno tutti un pc e quando è acceso sono sempre connessi a Facebook. Tanto che oggi gli orari delle lezioni vengono comunicati lì. Così, per rendere i seminari più interessanti, con altri colleghi abbiamo iniziato a usare i social network per l'insegnamento".
Insomma, meglio farci i conti che limitarsi alle condanne. Perché, appunto, tutto sta nel capire come i dieci miliardi di minuti che ogni giorno vengono trascorsi su Facebook influiscono sulla vita dei 350 milioni dei suoi utenti. L'ovvietà è il fatto che se prima si andava in piazza a chiacchierare, ora lo si fa sul web. Più difficile capire se è un male o un bene. "Non ci sono studi scientifici su campioni vasti che possano giustificare allarmismi o assoluzioni - spiega Tilde Giani Gallino, professore di psicologia dello sviluppo all'Università di Torino - Dunque bisogna affidarsi al buon senso, che però potrebbe essere frutto di pregiudizi. Dell'esser cresciuti in un'epoca completamente diversa. La socialità sul web ha pro e contro, ma non è meglio o peggio di quella che hanno vissuto le generazioni passate. Solo differente. Allora, più che della dipendenza vera o presunta che sia da un social network o dalla rete, mi preoccuperei di più dell'impoverimento del bagaglio culturale. Perché scambiare la ricchezza di una biblioteca e dei suoi volumi con le sintesi di Wikipedia, quello si che è pericoloso per le giovani generazioni".
![]() |
Inviato da: IOSONOLAVITA1
il 29/07/2014 alle 12:50
Inviato da: cico1936
il 01/06/2014 alle 18:46
Inviato da: IOSONOLAVITA1
il 20/04/2014 alle 19:48
Inviato da: IOSONOLAVITA1
il 17/04/2014 alle 18:24
Inviato da: IOSONOLAVITA1
il 11/04/2014 alle 22:38