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Le recensioni di Gion Uein : OCEAN'S TWELVE

Post n°3 pubblicato il 05 Maggio 2005 da cinemabilia
Foto di cinemabilia

Dopo il mitico colpo al “Bellagio”, alla cricca di Danny Ocean riesce quello quasi  impossibile di (ri)sbancare i botteghini di mezzo mondo con una zuppa di carciofi ( 12 questa volta ).

Bisogna ammettere che anche questa volta il colpo è perfetto e studiato nei minimi ( nel senso di pochi ) dettagli : attirare lo spettatore al cinema, grazie allo specchietto  per le allodole fornito dalla sfavillante combriccola hollywodiana , e alleggerirgli le tasche.

Facile come rubare un bicchiere d’acqua ad un bambino.

Questa almeno la prima parte del piano.

La seconda?

Beh, questa volta non c’è una seconda parte del piano.

La differenza col primo episodio sta tutta qui: Soderbergh si preoccupa poco di come giustificare l’”alleggerimento” e il piano si esaurisce nel preciso momento in cui lo spettatore lascia il botteghino dirigendosi verso la sala.

Prendi i soldi e scappa.

E quindi, mentre da “Ocean’s 11” traspariva un senso di gradevole e sano divertimento , da questo sequel traspare solo un mero senso di calcolo: riempire alla meno peggio la pellicola per 24 volte al secondo per due ore.

E allo strafottente Soderbergh  non sembra quindi vero di poter imbracciare la macchina a spalla ed esibirsi in tutta una sequela di inquadrature traballanti e zoomate da cecchino in compagnia degli amichetti del cuore infarcendo il tutto di no-sense  e disco music.

Un po’ come filmare amatorialmente una rimpatriata goliardica e ricavarci qualcosa come qualche centinaio di milioni di dollari.

Il tutto sotto i nostri occhi accondiscendenti.

A questo punto qualcuno potrebbe recriminare che “non è possibile”, che “esiste sempre una seconda parte del piano”.

Bene : col pretesto di rimborsare il vendicativo Terry Benedict ,  “Danny and friends” saranno costretti ad alamibiccarsi tra Roma ed Amsterdam cercando peraltro di sfuggire alle grinfie del famigerato Nightfox e della conturbante Isabel ( rispettivamente le new-entries Vincent Cassel e Catherine Zeta Jones ). 

Questa dovrebbe essere la seconda parte del piano.

Certo, qualcuno si sarà pure emozionato nell’osservare Vincent Cassel sfuggire ai sensori laser del museo  esibendosi in una “capoeira” a suono di valzer ( citazione di  “entrapementiana” memoria della Zeta più ammaliante  dello star system).

Ma a noi poveri mortali non resta che relegare il tutto  tra i momenti più imbarazzanti della storia del cinema.

 
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