Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disanimata
Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede
La morte
si sconta
vivendo
G. Ungaretti
Impastata di sogni e vertigine tento un movimento nel buio del letto.
Ma il braccio destro è addormentato.
Posizione scomoda durante il sonno. Durante la veglia. Sempre.
Tutta una vita di posizioni scomode, corpo scomposto. Disarticolato.
Il sangue non defluisce bene adesso.
Afferro, stringendo i denti, il braccio con l'altra mano. Pesa.
Braccio addormentato di un'altra io che non conosco. Stesa. Morta.
Lo lascio andare e cade.
Con la mente mi sposto dalla paralisi. La applico al braccio sinistro.
Anche alla gamba destra, a quella sinistra. Ai piedi, alle mani. Al tronco.
Adesso la guardo, mi prendo una sedia e la guardo.
Provo a girarlo questo corpo pesante. Pensante? Lo spingo di lato, senza il suo sguardo puntato stringo questa carne bianca, riflessi d'azzurro. Non grida.
Mi accanisco.
La testa che pensa, guarda il corpo spegnersi, come le candele votive della mia infanzia. In ginocchio. Una moneta, una candela.
Se ne accendo due, con una sola moneta, Dio mi punirà?
Dio che tutto vede, avrà il coraggio di colpirmi, qui, adesso?
Dopo qualche secondo sento un formicolio sulla punta delle dita.
Doloroso quasi.
Il sangue riprende la sua corsa. Fiume in piena che travolge.
Tutto si riaccende. Miracolo della vita.
Questa volta Dio non mi ha punito. Sorrido.
Inviato da: andrea_lenor
il 05/03/2012 alle 21:43
Inviato da: occhiodivolpe2
il 14/07/2010 alle 19:56
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il 10/04/2009 alle 21:56
Inviato da: senzaporteefinestre
il 12/01/2009 alle 11:33
Inviato da: organismopiatto
il 10/01/2009 alle 00:16