Creato da penelope3000 il 12/07/2008

MONDO GATTO

A PASSEGGIO TRA I GATTI NEI SECOLI

 

MADAME MOITESSIER (INGRES)

Post n°8 pubblicato il 05 Gennaio 2010 da penelope3000
 

 

 

Nato a Montauban, primo di cinque figli, dopo un apprendistato presso la bottega paterna, raffinò la sua formazione iscrivendosi all'Accademia di belle arti di Tolosa dove, grazie agli insegnamenti del suo primo maestro, il pittore Roques, cominciò ad accostarsi all'arte di Raffaello. Ingres fu anche un violinista; in gioventù fu secondo violino dell'orchestra municipale di Tolosa. Da questa sua seconda attività artistica è nato un modo di dire molto diffuso in francese: violon d'Ingres "violino di Ingres" con cui si indica una passione, un hobby coltivato parallelamente alla propria attività principale. Era un pittore nell'epoca del neoclassicismo. Successivamente partì per Parigi nel 1796 per studiare nell'atelier di David, il più celebre pittore del Neoclassicismo francese. In quest'ambiente, Ingres apprese gli ideali neoclassici e sviluppò la sua particolare armonia nelle linee tenui e nell'utilizzo del colore. Nell'ambiente parigino si affermò soprattutto come ritrattista dell'alta borghesia; la sua fama all'interno di quegli ambienti lo porterà a dipingere persino il ritratto dell'Imperatore Napoleone.

Nel 1801 grazie all'opera Scipione e Antioco si qualificò secondo nella graduatoria del concorso per il Prix de Rome, una borsa di studio con la quale gli studenti dell'Accademia di Belle Arti parigina svolgevano un periodo di studi presso la Città Eterna. Nel 1806, Ingres arrivò a Roma dove scoprì dal vivo l'eleganza di Raffaello e del Quattrocento italiano che consacrò definitivamente il suo stile. Questi furono i suoi anni di lavoro più prolifici, in cui dipinse le sue famose Bagnanti, i paesaggi, i disegni, i ritratti e gli episodi storici ispirati al Rinascimento italiano. Nonostante il successo che ebbero le sue opere in Italia, in Francia i suoi dipinti non vennero apprezzati allo stesso modo dalla critica, Ingres decise così di prolungare la sua permanenza a Roma, dove aprì uno studio privato in via Gregoriana.

Nel 1813 si sposò con Madeleine Chapelle alla quale dedicò l'opera Il fidanzamento di Raffaello in cui il pittore italiano viene raffigurato insieme alla famosa fornarina. Nel 1814 dipinge per Carolina Murat, moglie di Gioacchino, re di Napoli imposto da Napoleone, la Grande Odalisca, una delle sue opere più conosciute, destinata a fare da pendant ad un'altra opera di Ingres, raffigurante un nudo femminile. Questo dipinto fu al centro di numerose discussioni da parte dei critici dell'epoca che giudicarono quest'opera e nel complesso la sua pittura come priva di volume, profondità e piatta nella stesura dei colori. Nonostante i numerosi denigratori, l'opera ebbe un grande successo anche successivamente al periodo neoclassico, grazie anche al tocco di esotismo, dovuto all'utilizzo di oggettistica e costumi orientali, che anticipavano il gusto degli artisti della fine del XIX secolo per l'arte orientale.

Alla caduta dell'Impero di Napoleone, alcune difficoltà economiche e familiari furono portatrici di un periodo di grande miseria per il pittore francese, durante il quale egli continuò a dipingere con un certo accanimento. Riuscì comunque a trovare finalmente il successo in Francia, dove partecipò nel 1824 ad all'esposizione del Salon con l'opera: Il voto di Luigi XIII, dipinta per la Cattedrale di Montauban, fortemente apprezzata dalla critica. Opera che costituirà un esempio particolarmente significativo del neoraffaellismo ingresiano. Il chiaro ricordo della "Madonna Sistina" viene trasformato dall'artista in autonoma riflessione sullo stile e sugli elementi formali costitutivi dell'opera di Raffaello; una riflessione che, per questo è lontana da intenzioni semplicemente imitative. La sua fama negli anni seguenti continuò a crescere grazie anche, oltre che ai numerosi ritratti, alle opere impegnate di chiara ispirazione classica come L'Apoteosi di Omero. La sua definitiva consacrazione fu nel 1825, quando il re Carlo X gli consegnerà la croce della Legion d'Onore. Dal 1835 fino al 1840, diventò direttore dell'Accademia di Francia a Roma.

Tornato a Parigi nel 1841, ebbe un'accoglienza trionfale, qui ricevette nuove importanti commissioni, su tutte le vetrate della cappella di Notre Dame. Nel 1846 partecipò alla sua prima esposizione pubblica nella Galerie des Beaux-Arts, per la quale l'anno seguente divenne membro della commissione, insieme con Delacroix. Nel 1849 si dimise dall'incarico a causa della morte della moglie. Per via di una malattia che lo colpì agli occhi, nel suo ultimo periodo Ingres fu costretto ad avvalersi di alcuni collaboratori per ultimare le parti secondarie delle sue opere del periodo maturo, caratterizzato dall'assidua ricerca di una perfezione formale. Nel 1852 Ingres si sposò per la seconda volta con Delphine Ramel. Nel 1855 all'Esposizione Universale di Parigi vennero scelti ben quarantatré sue opere. Nel 1862 fu nominato senatore. Il 14 gennaio del 1867 Ingres morì ad ottantasei anni, venne seppellito nel Cimitero di Père Lachaise a Parigi.

La sorprendente galleria di ritratti, estremamente realistici, che Ingres ci ha lasciato, è un vero e proprio specchio della società borghese del suo tempo, della quale il pittore ne esalta pregi e virtù, grazie alla precisione del suo disegno. Il suo apporto alla storia della pittura fu di estrema importanza, Ingres il "campione del Neoclassicismo" inserendo il concetto nuovo di "arte per l'arte", dando all'arte una valore assoluto, al primo posto davanti a tutto.

 

 
 
 

JAMES COOK

Post n°7 pubblicato il 05 Gennaio 2010 da penelope3000
 

 

James Cook, uno dei più grandi navigatori di tutti i tempi,  possedeva notevoli conoscenze scientifiche nel campo dell'idrografia e dell'astronomia. iniziò la sua carriera di esploratore nella Marina inglese nel 1755. Da ragazzo era stato mandato dal padre,  ex-bracciante agricolo promosso ad amministratore di una tenuta, a fare apprendista in un magazzino di droghe e tessuti, perché imparasse l'arte del commercio mettendo a frutto la sua naturale abilità in matematica, ma presto scoprì in se la voglia di viaggiare.

Nel 1746, a diciotto anni James Cook riesce a ottenere il suo primo imbarco sulla Freelove, una nave che trasportano carbone dall'Inghilterra del Nord a Londra.

Nel 1755 si arruola nella Marina Militare Inglese come marinaio scelto, l'unico grado al quale può accedere non avendo studi specifici e non essendo rampollo di  famiglia aristocratica; due anni dopo Cook è a bordo della "Pembroke" (vascello con sessantaquattro cannoni, che deve raggiungere una base dell'America del Nord.

Affermatosi per le sue notevoli capacità di marinaio, ma anche per le sue conoscenze scientifiche gli furono affidate tre grandi spedizioni scientifiche, la prima delle quali con uno dei più ambiziosi progetti scientifici del XVIII secolo:misurare l’esatta dimensione dell’orbita terrestre e di tutto il sistema solare.

James Cook salpò da Plymouth, nei primi mesi del 1768 al comando dell'Endeavour, alla volta del Pacifico.

La sua missione, per conto della Royal Society, aveva come meta l'isola di Tahiti. Facevano parte dell'equipaggio gli astronomi Charles Green e Daniel Solander, il botanico Joseph Banks ed il pittore naturalista Sydney Parkinsoncon con una imponente attrezzatura comprendente telescopi, sestanti, barometri, bussole per misurare inclinazione e declinazione magnetica, quadranti e orologi.

James Cook durante il primo viaggio attorno al mondo, durato più di tre anni, scoprì la Nuova Zelanda ed esplorò le coste orientali dell'Australia alla ricerca dell'inesistente Continente Australe, battezzò l'Antartico come Terra Australis Incognita, la terra meridionale sconosciuta.

La spedizione subì gravi incidenti,  mentre percorreva le insidiose rotte dell’emisfero australe, la nave urtò una barriera corallina ed i danni subiti dallo scafo costrinsero il comandante a dirigersi verso il porto di Giakarta, sulla costa settentrionale di Giava, e qui, molti membri dell’equipaggio compreso l'astronomo Green, morirono a causa della malaria e della dissenteria. Nella seconda spedizione (1772-1773) Cook scoprì la Nuova Caledonia, le Isole Marchesi e le Nuove Ebridi.

Nella terza spedizione, iniziata nel 1776, Cook, ormai illustre membro della Royal Society di Londra, si spinse verso Nord non riuscendo tuttavia, a causa dei ghiacci, ad andare oltre alla costa nord-ovest dell'America. Sulla via del ritorno Il 14 febbraio 1779, fu ucciso dagli indigeni delle isole Hawaii.

In soli dieci anni, Cook aveva rivoluzionato la visione europea del Pacifico; i resoconti dei suoi viaggi, che egli descrisse con diligenza e rappresentò in carte geografiche di alto valore scientifico, fatti pubblicare dalla moglie, furono tradotti in molte lingue.

 

 

 

 
 
 

MARIA ANTONIETTA

Post n°6 pubblicato il 04 Gennaio 2010 da penelope3000
 

 

Maria Antonia Giuseppa Giovanna d'Asburgo Lorena, figlia di Maria Teresa d'Asburgo e Francesco I di Lorena, nacque il 2 novembre 1755 a Vienna. Trascorse la sua infanzia tra la Hofburg e la residenza estiva di Schönbrunn fino al 1770, quando Maria Teresa decise per ragioni di stato che la giovane arciduchessa avrebbe dovuto sposare Luigi, il futuro re di Francia, nipote di Luigi XV. 

Dopo un lungo viaggio giunse a Versailles, dove ricevette una calorosa accoglienza da parte del re e dell'intera corte, ma Maria Antonia (ribattezzata dai francesi Maria Antonietta) capì ben presto che a Versailles possedeva già molti nemici.  In seguito al suo matrimonio con il delfino, l'intera corte si divise in due fazioni: dalla parte di Maria Antonietta si posero subito le Mesdames reali, cioè le figlie di Luigi XV, mentre l'altra metà della corte si avvicinò alla favorita di Luigi XV, Madame Du Barry, che non riuscì mai a celare dietro il titolo di contessa il suo oscuro passato di donna di piacere.

L'astio che Maria Antonietta nutriva verso Madame du Barry, era inizialmente alimentato da Maria Teresa, che dall'Austria inviava lunghe lettere alla figlia, consigliandola di scegliere accuratamente le proprie amicizie: ma quella che poteva sembrare una semplice disputa tra nobildonne, stava compromettendo la difficile alleanza tra Francia e Austria. Maria Antonietta non solo soprannominò Madame du Barry "la creatura", ma non le rivolse mai la parola, sfruttando a suo favore l'etichetta reale che esigeva che la du Barry non potesse rivolgersi alla delfina senza che quest'ultima l'avesse interpellata per prima.

Le continue e sempre più pressanti lamentele di Madame du Barry, unite alla testardaggine di Maria Antonietta, fecero infuriare Luigi XV, che ordinò alla delfina di salutare Madame du Barry in occasione dei festeggiamenti per il capodanno del 1772: spinta dalle pressanti richieste della madre e del suo tutore, il conte de Mercy, Maria Antonietta si vide obbligata a salutare Madame du Barry davanti all'intera corte, ma giurò: "Le ho parlato una volta, ma sono decisissima a non farne altro e quella donna non udrà più il suono della mia voce" .

 Luigi XV morì il 10 maggio 1774 : Maria Antonietta e Luigi XVI divennero i nuovi regnanti di Francia. La giovane e inesperta regina si lasciò subito condizionare dalle simpatie di alcuni privilegiati cortigiani quali la contessa Yolande Gabrielle de Polignac, la principessa Marie Thérèse de Lamballe e la principessa di Guéménée che godevano di ogni privilegio, approfittando dell'ingenuità della regina e della debolezza del re.

Ma la popolarità di Maria Antonietta, da tempo non era più quella che le era stata riservata l'8 giugno 1773 in occasione della sua prima entrata ufficiale a Parigi: spinta dai consigli delle cattive amicizie di cui si era circondata, creò innumerevoli cariche ufficiali inutili (come quella di Sovrintendente alla Casa della Regina, riservata alla principessa di Lamballe), comprò vestiti e gioielli in straordinaria quantità (Mademoiselle Bertin, dopo essere diventata la modista della regina, divenne famosa in tutto il Paese) e spese cifre esorbitanti per adattare il Petit Trianon ai propri gusti, costruire il suo teatro privato nel parco della reggia di Versailles, ed edificare l'Hameau, un villaggio di campagna in miniatura dove Maria Antonietta amava travestirsi da contadinella e trascorrere il tempo in compagnia della sua cerchia di amici.

 Il suo cuore era generoso e le donazioni che elargiva alla popolazione bisognosa erano cospicue, ma troppo spesso le sue stravaganze venivano criticate ed esagerate dai cortigiani che non godevano dei suoi favori: tutto ciò contribuì ad accrescere l'odio che il popolo nutriva verso di lei e a scatenare la Rivoluzione Francese.

Inoltre la regina, dopo sette anni di matrimonio, non aveva ancora dato un erede alla monarchia francese e il popolo si dimostrava sempre più impaziente. Finalmente il 19 dicembre 1778 nacque la sua prima figlia, Marie Thérése Charlotte, duchessa d'Angouleme (detta anche Madame Royale), dopo un parto molto difficoltoso durante il quale Maria Antonietta rischiò di perdere la vita.

Successivamente la regina ebbe altri tre figli: Louis-Joseph, che morì prematuramente per difficoltà respiratorie, Louis-Charles, duca di Normandia e futuro Luigi XVII, deceduto nel 1795, a soli nove anni, nella prigione del Tempio, e Marie Sophie Elene Beatrix, che morì di tubercolosi un anno dopo la nascita. In seguito al cosiddetto "scandalo della collana", Maria Antonietta perse completamente il favore del popolo e venne soprannominata "Madame Deficit". Il 1789 passerà alla storia come il più importante della storia di Francia e in effetti fu ricco di avvenimenti che condizioneranno il corso non solo della storia francese, ma quello dell'intera Europa.

Dopo l'apertura degli Stati Generali, il giuramento della pallacorda e la presa della Bastiglia, buona parte della classe nobiliare, spaventata dalla rabbia e dalle continue minacce di ribellione del popolo, inizia una graduale emigrazione cercando rifugio nei Paesi confinanti con la Francia: il re e la regina videro partire molte persone che negli anni precedenti si erano dichiarate fedeli alla monarchia e che avevano usufruito di innumerevoli favori da parte dei reali.

Il 4 agosto venne sancita la "Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino"  e il 5 ottobre 1789 migliaia di donne marciarono a piedi da Parigi a Versailles chiedendo pane e armandosi come veri soldati. Una volta arrivate alla reggia trascorsero la notte all' aperto, ma alle cinque del mattino, scortate dagli uomini del generale Lafayette, entrarono nel palazzo: le guardie della regina si fecero uccidere per dare a Maria Antonietta il tempo di rifugiarsi negli appartamenti del re.

Giunta qui, Maria Antonietta si affacciò sulla terrazza che dalla camera del re dà sul cortile di marmo di fronte al palazzo e salutò la folla: fu una prova di grande coraggio, perché la regina avrebbe potuto essere facilmente uccisa da un colpo di fucile sparato da qualcuno tra la folla, per questo Lafayette si inchinò davanti a lei e, baciandole la mano, riuscì a calmare l'ira del popolo. Quello stesso giorno la famiglia reale fu trasferita da Versailles a Parigi, nel vecchio e da decenni disabitato palazzo delle Tuileries. 

 Il pericolo per il re e la regina cresceva ogni giorno maggiormente, per questo, dopo lunghe riflessioni, nel 1791 decisero di fuggire: alla fuga parteciparono Maria Antonietta, Luigi XVI, Madame Royale, Louis Charles, vestito da bambina, Madame Elisabeth de France, sorella di Luigi XVI, e il conte Hans Axel de Fersen, il bel conte svedese da sempre intimo amico della regina, travestito da cocchiere.

La fuga ebbe però breve durata e il 20 giugno, a Varennes, la famiglia reale venne riconosciuta e riportata a Parigi. Durante quel lungo viaggio di ritorno, il popolo francese insultò Maria Antonietta chiamandola "l'austriaca" e chiedendo insistentemente la sua condanna a morte. 

La famiglia reale venne imprigionata nella torre del Tempio e il 21 gennaio 1793, alle 10:20 del mattino, Luigi XVI venne ghigliottinato in Place de la Revolution. Maria Antonietta si vide sottrarre i figli e nel 1793 fu trasferita alla Conciergerie, il carcere parigino dove venivano rinchiusi i condannati a morte: il 16 ottobre 1793, alle 12:15, venne condotta anch'essa al patibolo, vittima di quella ghigliottina che rappresentò il periodo del Terrore.

 

 
 
 

QUEEN VICTORIA

Post n°5 pubblicato il 04 Maggio 2009 da penelope3000
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alexandrina Victoria (Londra, 24 maggio 1819 - Isola di Wight, 22 gennaio 1901) fu Regina del Regno Unito e Imperatrice d'India dal 20 giugno 1837 fino alla sua morte. Il suo regno durò più di sessantatré anni, a tutt'oggi uno dei più longevi della storia. Oltre ad essere regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda, fu la prima a fregiarsi del titolo di imperatrice d'India. Il suo lunghissimo regno viene anche conosciuto come "epoca vittoriana".
Vittoria, la sola figlia del principe Edoardo Augusto, Duca di Kent e Strathearn e della principessa Vittoria di Sassonia-Coburgo-Saalfeld, nacque a Kensington Palace, a Londra il 24 maggio 1819.Con grande dispiacere del duca di Kent,che avrebbe preferito il nome Elisabetta, la bambina fu chiamata Alexandrina Vittoria, in quanto il Re, sempre desideroso di irritare il fratello, aveva invitato a fare da padrino lo zar Alessandro I di Russia.Tuttavia, dalla nascita ella venne formalmente chiamata Sua Altezza Reale Principessa Vittoria di Kent, ma in seno alla famiglia venne chiamata Drina. Suo padre morì di polmonite otto mesi dopo la sua nascita. Suo nonno il re Giorgio III morì pazzo e cieco meno di una settimana dopo. Lo zio della principessa Vittoria, il Principe di Galles, ereditò la corona diventando Re Giorgio IV. Nonostante occupasse una posizione molto alta nella linea di successione al trono britannico, a Vittoria venne insegnato solo il tedesco, ma dall'età di tre anni venne istruita all'inglese. In seguito imparò a parlare anche italiano, greco, latino, francese. Il suo precettore fu il reverendo George Davis e sua governante fu Louise Lehzen.Quando la principessa Vittoria di Kent ebbe l'età di undici anni, suo zio re Giorgio IV, morì senza figli lasciando il trono a suo fratello, il Duca di Clarence e St. Andrews che divenne re con il nome di Guglielmo IV. Dato che anche il nuovo re era senza figli Vittoria divenne automaticamente sua erede al trono. A quei tempi non c'erano particolari restrizioni ad avere un monarca bambino, per cui Vittoria poteva essere incoronata come un adulto. Per evitare uno scenario di questo tipo il Parlamento promulgò il Regency Act 1831 ("Atto per la Reggenza 1831"), in cui si prevedeva che sua madre, la Duchessa di Kent e Strathearn, sarebbe stata reggente fino alla sua maggiore età. Ignorando i precedenti, il Parlamento non previde un consiglio per limitare i poteri del reggente.

La principessa Vittoria incontrò il suo futuro marito principe Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha, quando aveva sedici anni. Il principe Alberto e Vittoria erano primi cugini, suo padre era fratello della Duchessa di Kent e Strathearn. Lo zio, re Guglielmo IV, disapprovava l'unione, ma le sue obiezioni non dissuasero la coppia. Molti studiosi hanno suggerito che il principe Alberto non fosse innamorato della giovane Vittoria, e che entrò in relazioni con lei solo per elevare il suo status e per la sua mancanza di senso del dovere. In effetti lui era un principe tedesco di minore importanza e la sua famiglia desiderava il matrimonio.

A prescindere dalle ragioni che spinsero Alberto a sposare Vittoria, essi comunque ebbero un matrimonio estremamente felice.

Alberto apparteneva alla casa reale di Sassonia-Coburgo-Gotha, e questo faceva sì che non era chiaro quale fosse il suo cognome, dato che loro, come molte altre famiglie imperiali, reali, principesche e ducali non lo usavano. Vittoria chiese al suo staff di scoprirlo così da poterlo usare per se stessa. Dopo l'esame dei documenti dei Sassonia-Coburgo-Gotha emerse che era Wettin (oppure von Wettin). Dalle carte della regina Vittoria emerge che a lei questo cognome non piacque. Anche se poco usato pubblicamente Wettin rimase il cognome della casa regnante fino al 1917Giorgio V fuse il nome della casata reale ed il cognome, rimpiazzandoli entrambi con uno dal suono spiccatamente inglese Windsor. (Nei primi anni sessanta il nome venne parzialmente cambiato, permettendo ai discendenti della regina Elisabetta II di utilizzare un cognome separato Mountbatten-Windsor).

Re Guglielmo IV morì di una malattia al fegato all'età di 67 anni il 20 giugno 1837, lasciando il trono a Vittoria. Uno dei primi atti da sovrana fu quello di chiedere alla madre di rimanere da sola per un'ora. Infatti la Duchessa di Kent, fino a quel momento, aveva tenuto la figlia sotto stretta sorveglianza, soprattutto dal momento in cui ella sembrò dover succedere a Guglielmo IV. Questo fu l'inizio, racconta Litton Strachey, autore di una accurata biografia di Vittoria, dell'estromissione della duchessa dalla vita della regina. Dato che la giovane regina aveva appena compiuto diciotto anni, non fu necessaria una reggenza. Secondo la Legge Salica, una donna non poteva regnare sullo stato di Hannover e dato che questo stato era collegato con la Gran Bretagna dal 1714, Hannover andò allo zio di Vittoria. Il duca di Cumberland e Teviotdale assunse il titolo di re Ernesto Augusto I di Hannover, inoltre finché Vittoria rimase nubile e senza figli egli rimase anche il primo in linea di successione.

Quando Vittoria ascese al trono (venne incoronata il 28 giugno 1838), il governo era controllato dal partito Whig, che era al potere dal 1830. Il primo ministro Whig, Lord Melbourne, si trovò nella posizione di avere una forte influenza sulla giovane e politicamente inesperta regina, che contava sui suoi consigli. Alcuni si riferivano a Vittoria come alla "Signora Melbourne". Il ministro Melbourne non restò in carica a lungo, stava diventando impopolare ed inoltre mostrava difficoltà nel governo delle colonie. Nel Canada il Regno Unito si trovò a dover affrontare un'insurrezione (1837), ed in Giamaica il governo della colonia protestò contro il governo centrale rifiutandosi di assoggettarsi alle nuove leggi. Nel 1839, non riuscendo a fare fronte ai problemi posti dalle colonie, lord Melbourne si dimise.

La Regina assegnò l'incarico di formare un nuovo governo a sir Robert Peel, un appartenente al partito Tory, ma non ci riuscì a causa della Bedchamber Crisis (Crisi della camera da letto). A quei tempi era consuetudine che le persone che frequentavano la famiglia Reale (specialmente le signore nobili) fossero scelte dal primo ministro fra i fedeli al suo partito. Vittoria riteneva invece che i membri della corte (Bedchamber) fossero degli amici oltre che membri di una istituzione cerimoniale e pertanto non intendeva che il primo ministro potesse allontanare persone a lei care. Sir Robert Peel sentì di non poter guidare un esecutivo con le restrizioni imposte dalla regina Vittoria e rassegnò le dimissioni. Lord Melbourne riprese il suo posto con grande gioia di Sua Maestà.

La Regina sposò il principe Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha, secondogenito del duca Ernesto I di Sassonia-Coburgo-Gotha e di Luisa di Sassonia-Gotha-Altenburg, il 10 febbraio 1840 nella Cappella Reale di St. James's Palace, avendo, quattro giorni prima, concesso il titolo di Sua Altezza Reale al consorte.
Alberto era cugino di primo grado di Vittoria, in quanto entrambi erano nipoti del duca Francesco Federico di Sassonia-Coburgo-Saalfeld. Egli in un primo momento, a causa delle sue origini tedesche e della sua timidezza, non fu molto amato dall'alta società inglese, che lo guardava con molta diffidenza. Tuttavia, grazie agli insegnamenti del barone Stockmar, già medico e consigliere di suo zio, Re Leopoldo I del Belgio, diventerà un vero e proprio mentore per la moglie, soppiantando prima la baronessa Lehzen e poi lo stesso Lord Melbourne. Alberto, pur essendo stato educato in un regime di estrema semplicità, ricevette un'ottima educazione, tanto che ne diede prova in più occasioni durante la sua vita da Principe Consorte. Il Principe Alberto era comunemente noto come "Principe Consorte", anche se formalmente non ne ottenne il titolo fino al 1857. Al principe Alberto non fu mai data pari dignità nobiliare della moglie.

Durante la prima gravidanza di Vittoria, il diciottenne Edward Oxford tentò di assassinarla mentre stava passeggiando in carrozza con il Principe Alberto nelle strade di Londra. Oxford sparò due volte, ma entrambi i colpi mancarono il bersaglio. Fu processato per alto tradimento, ma fu riconosciuto malato di mente. In molti si sono interrogati sui motivi dell'atto, ma probabilmente Oxford semplicemente cercava la notorietà. Alcuni sostengono che una cospirazione del movimento del Chartismtrenta che chiedeva riforme sociali) fosse dietro il tentativo di assassinio, altri attribuiscono il colpo a persone legate al suo erede il re di Hannover, suo zio.
L'attentato non ebbe alcuna conseguenza sulla salute della Regina o sulla sua gravidanza. La prima figlia della coppia reale venne battezzata Vittoria, nacque il 21 novembre 1840. Dalla coppia nacquero altri otto figli durante il felicissimo matrimonio fra Vittoria ed il Principe Alberto. Alberto non fu soltanto il compagno della Regina, ma anche un importante consigliere politico, e rimpiazzò lord Melbourne nel ruolo di figura dominante della sua vita. Avendo trovato un partner per la vita Vittoria non aveva più bisogno della compagnia delle signore legate al partito Whig. Così quando il partito Whig guidato da Melbourne perse le elezioni e venne rimpiazzato dai Tories di Peel, e questi rimpiazzò le signore fedeli al suo partito alla corte Reale, la crisi della Bedchamber non si ripeté. Vittoria continuò una corrispondenza segreta con lord Melbourne, la cui influenza, tuttavia, scemò mano a mano che aumentò quella del principe Alberto.
Il 13 giugno 1842, Vittoria fece il suo primo viaggio in treno, partendo da SloughCastello di Windsor) arrivò a Paddington (nel centro di Londra) a bordo di una carrozza Reale offerta dalla compagnia Great Western Railway. Compagni di viaggio furono l'inseparabile marito e l'ingegnere della compagnia ferroviaria, Isambard Kingdom Brunel.

Tre tentativi di assassinare la Regina vennero compiuti nel 1842. Il 29 maggio John Francis (molto probabilmente alla ricerca di notorietà) puntò la pistola contro la Regina (mentre era in carrozza), ma l'arma non sparò. Il giorno successivo tentò nuovamente l'attentato ma sbagliò la mira. Fu condannato per alto tradimento, ma la pena di morte fu commutata in estradizione a vita nelle colonie. Il principe Alberto ebbe la sensazione che i tentativi di assassinio fossero incoraggiati dal proscioglimento del primo attentatore (Edward Oxford) del 1840. Il 3 luglio, appena dieci giorni dopo che la pena di Francis venne commutata, un altro ragazzo, John William Bean, attentò alla vita della Regina. Anche se la pistola era stata caricata con carta e tabacco, il crimine era comunque perseguibile con la pena di morte. Sentendo che questa pena era troppo severa, il Principe Alberto riuscì a far promulgare dal Parlamento un provvedimento che prevedeva che qualunque tentativo di spaventare la regina utilizzando un'arma, tirandole qualunque oggetto, colpendola in qualunque maniera era passibile di una pena di sette anni di carcere e con la fustigazione. Bean fu condannato a diciotto mesi di carcere. Comunque né lui né nessun altro condannato per aver violato questo provvedimento venne mai sottoposto alla fustigazione.

Il periodo durante il quale Russell fu primo ministro fu molto faticoso per la regina Vittoria. Nel 1849 un Irlandese disoccupato e rancoroso (John Hamilton) tentò di spaventare la Regina scaricando una pistola a salve in sua presenza. Hamilton fu condannato ai sensi della legge del 1842 con il massimo della pena. Nel 1850 la Regina venne insultata da un ex ufficiale dell'esercito (Robert Pate). Mentre Vittoria passeggiava in carrozza, Pate la colpì con il bastone da passeggio, colpendo il suo cappello e graffiandola. Pate venne processato, e, non riuscendo a provare di essere malato di mente, subì la stessa condanna di Hamilton.

La giovane regina Vittoria si innamorò dell'Irlanda, scegliendo per le vacanze la città di Killarney nel Kerry, facendone una delle prime località turistiche del XIX secolo. Il suo amore per l'isola fu corrisposto da un iniziale sentimento di amicizia da parte del popolo irlandese per la giovane regina. Nel 1845 l'Irlanda fu colpita da una malattia delle patate che in quattro anni costò la vita a oltre mezzo milione di irlandesi e vide l'emigrazione di un altro milione di abitanti. In risposta a quello che venne chiamata la grande carestia, in inglese Great Famine (An Gorta Mor), la regina donò personalmente 5000 sterline e fu coinvolta in molte operazioni di carità contro la carestia. Ciononostante la politica del primo ministro lord John Russell, largamente accusata di peggiorare le conseguenze della carestia, oscurò la fama delle Regina. Agli occhi dei repubblicani estremisti, Vittoria fu soprannominata «Regina della carestia», e vennero comunemente accettate storie in cui la Regina aveva donato 5 sterline per combattere la carestia. Il primo viaggio ufficiale della Regina venne organizzato da lord Clarendon, che aveva l'incarico di Luogotenente dell'Irlanda. Egli era a capo dell'amministrazione britannica e tentò sia di distrarre l'attenzione degli irlandesi dalla carestia, sia di avvisare i politici britannici per mezzo della presenza della Regina della serietà della situazione irlandese. Nonostante l'impatto negativo della carestia sulla popolarità della Regina, ella riuscì a far cantare God save the Queen (l'inno del Regno Unito) alla fine dei raduni del Partito Nazionalista Irlandese. Comunque negli anni settanta l'amore verso la monarchia diminuì notevolmente a causa del rifiuto di visitare l'Irlanda a seguito della decisione della Corporazione di Dublino di rifiutarsi di congratularsi per le nozze del figlio Principe di Galles con la Principessa Alessandra di Danimarca e di congratularsi con la coppia Reale per la nascita del loro primo figlio Principe Alberto Vittorio.

Vittoria si oppose ripetutamente alla pressione di diversi primo ministri, Luogotenenti d'Irlanda e anche membri della Famiglia Reale, di creare in Irlanda una residenza ufficiale. lord Midleton ex capo del Partito Unionista Irlandese scrisse nelle sue memorie (Irlanda: pazza o eroina?) che questa decisione portò ad un vero disastro nelle relazioni fra il popolo irlandese e la Regina e di conseguenza sul regno Britannico sull'isola.

Vittoria visitò per l'ultima volta l'Irlanda nel 1900 quando andò personalmente a chiamare gli Irlandesi alle armi per la guerra Boera. I nazionalisti che si opponevano alla sua visita furono guidati da Arthur Griffith che creò appositamente un'organizzazione dal nome Cumann na nGael per riunire gli oppositori. Cinque anni più tardi Griffith utilizzò i contatti creatisi in questa occasione per creare il partito Sinn Fein, ancora attivo ai giorni nostri.

Nel 1851 venne tenuta la prima Esposizione Universale. L'esibizione, organizzata dal Principe Alberto, venne aperta ufficialmente dalla Regina il 1 maggio 1851. Nonostante i timori di molti, la mostra fu un incredibile successo, tanto che con i proventi furono utilizzati per finanziare la costruzione del South Kensington Museum, che in seguito ebbe l'attuale nome di Victoria and Albert Museum.

Il governo di lord John Russell collassò nel 1852, quando il primo ministro Whig fu rimpiazzato dal conservatore lord Derby. Lord Derby non rimase al potere per molto tempo dato che non mantenne la maggioranza al Parlamento. Egli rassegnò le dimissioni meno di un anno dopo l'inizio del suo incarico. A questo punto Vittoria decise di porre fine al periodo di primi ministri deboli che aveva caratterizzato fino ad allora il suo regno. Fu così che la Regina ed il consorte incoraggiarono vigorosamente la formazione di una forte coalizione fra i Whigs e i Tories fedeli a Peel, i Peelisti. E un governo nacque effettivamente da questa coalizione, guidato dal Peelista lord Aberdeen.

Uno degli atti più significativi di questo governo fu di portare il Regno Unito a combattere la guerra di Crimea nel 1854, dalla parte dell'Impero Ottomano e contro la Russia. Immediatamente prima dell'ingresso in guerra voci che il Regno Unito si sarebbe schierato con lo Zar ebbero l'effetto di diminuire la popolarità della coppia Reale. Comunque Vittoria pubblicamente esortò a supportare le truppe al fronte. Dopo la conclusione della guerra, lei istituì la Victoria Cross come riconoscimento di valore.

La sua conduzione della guerra di Crimea fu contestata da molti.
Lord Aberdeen rassegnò le dimissioni nel 1855 e venne rimpiazzato da lord Palmerston, che nel frattempo si era riconciliato con la Regina. Lo stesso Palmerston fu costretto a ritirarsi per l'impopolarità causatagli dalla cattiva conduzione della seconda guerra dell'oppio1857. Egli venne rimpiazzato da lord Derby. Gli eventi principali dell'amministrazione di lord Derby furono la ribellione dei Sepoys contro il controllo da parte della Compagnia Britannica delle Indie Orientali sull'India. Dopo che la ribellione fu sedata, l'India fu messa sotto il controllo diretto della Corona Britannica (anche se il titolo di Imperatrice d'India non venne creato immediatamente). Il secondo governo di lord Derby non durò più del primo, infatti cadde nel 1859, permettendo a Palmerston di tornare al potere.

Il principe consorte morì nel 1861, devastando il morale di Vittoria che entrò in uno stato semi-permanente di lutto e di sconforto. Indossò sempre abiti neri a ricordo per il resto della sua vita. Evitò di apparire in pubblico, e raramente mise piede a Londra negli anni che seguirono.

La sua reclusione le fece guadagnare il nomignolo di Widow of Windsor (Vedova di Windsor, con evidente gioco di parole fra la parola Widow, vedova, ed il castello della famiglia Reale, Windsor). Trascorreva il suo tempo nelle residenze di campagna, soprattutto a Balmoral in Scozia e nei giardini del castello, attorniata da pochissime fidate persone, fra le quali preferiva la giovane lady Florence Trevelyan, la bella e malinconica orfana, figlia della sua dama di corte Catherine Anne Trevelyan, la cui nonna Lady Maria Wilson era cugina della Regina Vittoria e che questa allevava come una figlia.

Con essa trascorreva il tempo libero e condivideva uno smisurato amore per i cani, per la botanica, per gli uccellini e la passione per il ricamo. Lei considerava il suo primo figlio, Edoardo il Principe di Galles, il futuro re Edoardo VII sposato con l'austera Alessandra di Danimarca, un ragazzo frivolo ed indiscreto, accusandolo anche della morte del padre. L'accusò anche di avere una relazione adulterina con la giovane "cuginetta" Florence Trevelyan (molto più giovane dell'austera Alessandra) che dovette, a 29 anni, per evitare lo scandalo nell'Inghilterra vittoriana e puritana, per volere della regina Vittoria, lasciare velocemente e per sempre l'Inghilterra rifugiandosi in Sicilia, a Taormina, dove visse in esilio con un cospicuo vitalizio regio.

Vittoria, quindi, iniziò ad infittire una relazione con un cameriere scozzese, John Brown e si parla di una relazione romantica ed un matrimonio segreto fra i due. Un diario recentemente scoperto riporterebbe la confessione fatta sul letto di morte dal cappellano della Regina il quale avrebbe detto ad un politico di aver celebrato le nozze clandestine fra la Regina ed il cameriere John Brown. Non tutti gli storici danno credibilità al diario. Comunque quando la Regina venne deposta nella bara, su sua precisa richiesta, le vennero posti nelle mani due serie di ricordi. Nella destra venne posto un cappello del Principe Alberto mentre nella sinistra vennero messi dei capelli di Brown con un suo ritratto. Pettegolezzi sul loro matrimonio le fecero guadagnare il titolo di "Signora Brown".

L'isolamento di Vittoria dal pubblico ebbe l'effetto di diminuire notevolmente la popolarità della monarchia e fece crescere il consenso per la formazione di un movimento repubblicano. Anche se eseguiva il suo compito istituzionale, non partecipava attivamente al governo della nazione, rimanendo isolata nelle sue residenze, Balmoral in Scozia o a Osborne nell'isola di Wight. Nel frattempo venne promulgato il Reforma Act (Atto di riforma) nel 1867, uno degli atti legislativi più importanti del XIX secolo per il Regno Unito. Lord Palmerston si oppose vigorosamente a questa riforma elettorale, ma il suo ministero finì con la sua morte nel 1865. Gli succedettero lord Russell e poi lord Derby che fu ministro al momento dell'approvazione della riforma.

Nel 1872 Vittoria fece il suo sesto incontro con una pistola. Mentre stava scendendo da una carrozza, il diciassettenne irlandese Arthur O'Connor, si rivolse alla Regina con una pistola in una mano e una petizione per liberare prigionieri irlandesi nell'altra. La pistola era scarica, l'intento era di convincere con la paura ad accettare la petizione. John Brown, che era al fianco della Regina, buttò il ragazzo a terra prima che essa stessa potesse vedere la pistola, e fu ricompensato con una medaglia per il suo coraggio. O'Connor fu condannato secondo la legge del 1842 al confino e alla fustigazione, ma Vittoria estinse la seconda parte della pena.

L'ultimo degli attentati alla vita di Vittoria fu perpetrato nel 1882. Un pazzo scozzese, Roderick Maclean, sparò un proiettile verso la Regina mentre era seduta in carrozza, ma mancò il colpo. Dal 1842, chi aveva attentato alla vita della Regina era stato condannato ai sensi della legge del 1842, ma Maclean fu accusato di alto tradimento e punibile con la morte. Venne riconosciuto colpevole e, trovato pazzo, fu imprigionato in un manicomio criminale. A Vittoria non piacque il verdetto "non colpevole, ma pazzo" ed incoraggiò l'introduzione della formula "colpevole, ma pazzo" negli anni che seguirono.

Nel 1887 il Regno Unito celebrava il Golden Jubilee (50 anni di Regno). Vittoria segnava il 20 giugno 1887 il cinquantesimo anniversario della sua ascesa con una banchetto a cui parteciparono 50 fra Re e Principi Europei. Il giorno dopo partecipò ad una processione che nelle parole di Mark Twain "andava da orizzonte ad orizzonte". In quei giorni Vittoria giunse probabilmente all'apice della sua popolarità. La scandalosa relazione che le veniva attribuita dai pettegolezzi con un cameriere, scemò dopo la morte di John Brown nel 1883, permettendo alla Regina di essere percepita come un simbolo di moralità.

Nel settembre 1896 Vittoria superò il record di durata di ogni altro monarca inglese, scozzese o britannico.

La vita personale di Vittoria fu segnata da molte tragedie personali, inclusa la morte di tre dei suoi figli e dei suoi nipoti. La sua ultima apparizione pubblica fu nel 1899 quando partecipò alla posa della prima pietra del già ricordato South Kensington Museum.

Mantenendo un'usanza che mantenne durante tutta la sua vedovanza, Vittoria passò tutti i Natali a Osborne House (che era stata progettata dal principe Alberto in persona) all'Isola di Wight. Ivi morì il 22 gennaio 1901, dopo un regno di sessantatré anni sette mesi e due giorni, più di ogni altro monarca britannico prima o dopo. I suoi funerali furono celebrati il 2 febbraio, e, dopo due giorni di lutto nazionale, venne tumulata al Mausoleo Frogmore accanto al marito.

A Vittoria succedette il primogenito, il principe di Galles, che regnò con il nome di Re Edoardo VII. La morte di Vittoria segnò la fine della dinastia degli Hannover, appartenendo Re Edoardo VII, come suo padre, principe Alberto, alla Casa Reale dei Sassonia-Coburgo-Gotha. Il figlio di Edoardo VII e suo successore Re Giorgio V cambiò il nome del casato in Windsor, dal suono più inglese durante la prima guerra mondiale. Il nome dei Sassonia-Coburgo-Gotha era troppo vicino a quello del nemico Kaiser Guglielmo II (anch'esso nipote della regina Vittoria)

 

 
 
 

ELISABETTA D'ASBURGO - PRINCIPESSA SISSI

Post n°4 pubblicato il 04 Maggio 2009 da penelope3000
 

"Davvero, questa Sissi è incantevole! È fresca come una mandorla appena dischiusa. E quella magnifica corona di capelli che le circondano il volto! La bellezza, la dolcezza del suo sguardo! E le sue labbra… Fanno pensare alle fragole più belle!” cosi' esclamo' Francesco Giuseppe alla sua visione.

Elisabetta Eugenia Amalia di Wittelsbach in Asburgo-Lorena, passata alla storia con il soprannome di Principessa Sissi (Monaco di Baviera, 24 dicembre 1837 – Ginevra, 10 settembre 1898), nata duchessa nel Regno di Baviera, fu Imperatrice d'Austria, Regina Apostolica Ungheria e Regina di Boemia e di Croazia.
Quarta dei dieci figli (due dei quali morirono in tenera età) di Massimiliano Duca nel Regno di Baviera e di Ludovica di Baviera, figlia del Grande Elettore Massimiliano di Wittelsbach divenuto poi Re di Baviera. Entrambi i genitori appartenevano alla famiglia Wittelsbach, il padre però da un ramo collaterale dei duchi "in" Baviera mentre la madre apparteneva al ramo principale reale.
Quello dei genitori non fu un matrimonio felice. Il padre di Elisabetta, il Duca Max, viene descritto come un allegro libertino spesso assente da casa. Sissi trascorre la sua infanzia a Monaco nel palazzo di famiglia mentre i mesi estivi erano trascorsi nel castello di Possenhofen sul lago di Starnberg. Un'infanzia spensierata, i genitori non avevano impegni presso la corte, per cui poca importanza era data all'etichetta.
Elisabetta è una bambina vivace e graziosa, ma completamente messa in ombra dalla sorella maggiore Elena (detta Nenè), destinata al matrimonio con l'Imperatore d'Austria, Francesco Giuseppe d'Asburgo-Lorena.
È l'arciduchessa Sofia a muovere le pedine del gioco: autoritaria, severa, intelligente, ella progetta di fare di Elena, se tutto procederà secondo i piani, una buona imperatrice proprio come aveva fatto con il suo Franz. Quest'ultimo deve alla madre la sua ascesa al trono, avvenuta a soli 18 anni. Per riuscire nell'impresa sono state necessarie un'abdicazione e una rinuncia al trono. L'Imperatore Ferdinando, sul trono dal 1835, era incapace di regnare a causa del male che colpì lui come molti altri membri della casata degli Asburgo: un progressivo deterioramento mentale, un isolamento dalla realtà che si accentuò con gli anni fino a condurre, in età avanzata, alla follia. Il suo erede, il fratello Francesco Carlo (marito dell'arciduchessa Sofia e padre di Francesco Giuseppe) era timido, di carattere debole e di scarsa intelligenza politica, inadatto al ruolo di sovrano. Al contrario, la sua giovane moglie Sofia era intelligente, ambiziosa e con la sua energica personalità si ritagliò ben presto un ruolo di primo piano nella corte viennese. Tutte le ambizioni di potere di Sofia si riversarono sul figlio Francesco Giuseppe: dopo l'abdicazione dell'imperatore Ferdinando, è lei che impedisce al marito di accettare la successione al trono, rinunciando così a divenire imperatrice (e in tal modo a regnare attraverso il marito, che le era assolutamente devoto). Tutto in favore del figlio Francesco Giuseppe.
Le questioni di carattere sentimentale sono senz'altro trascurabili: Sofia stessa, così come quasi tutte le principesse dell'epoca, aveva rinunciato all'amore ed era stata costretta a sposare un uomo che altri avevano scelto per lei. In quegli anni, la politica dell'Austria mirava a riconquistare il ruolo di stato-guida dei paesi di lingua tedesca (ruolo in quegli anni un po' appannato dall'ascesa prussiana), anche con l'aiuto di stretti legami matrimoniali. Per tal motivo le mire di Sofia si orientano su principesse reali tedesche. In un primo tempo la scelta cade sulla principessa Anna di Prussia di cui Francesco Giuseppe, durante un viaggio a Berlino nell'inverno del 1852, si innamora appassionatamente (ma la ragazza è già fidanzata), poi sulla principessa sassone Sidonia ed infine su Elena, la figlia maggiore di sua sorella Ludovica. Elena non si può considerare un partito altrettanto buono quanto le due ragazze precedenti: discende infatti da una linea cadetta dei Wittelsbach e non, come Sofia, dalla casa regnante bavarese. Tuttavia la Baviera è una delle regioni più fedeli all'Austria, quindi un ulteriore legame con essa è senz'altro auspicabile. La futura coppia di sposi, Francesco ed Elena, si sarebbe dovuta conoscere ad Ischl per poi fidanzarsi immediatamente, secondo i piani delle due madri. Durante il viaggio Ludovica decide di farsi accompagnare anche dalla seconda figlia Elisabetta,allora quindicenne, che proprio in quel periodo era per lei fonte di notevoli preoccupazioni. Elisabetta si era infatti infelicemente innamorata di un dipendente del padre (l'idillio venne immediatamente stroncato con il trasferimento del giovane, che si ammalò e morì qualche tempo dopo). Ludovica sperava che il viaggio a Ischl potesse scuotere la figlia dalla malinconia, ma soprattutto si augurava di avvicinarla al fratello di Francesco Giuseppe, l'Arciduca Carlo Ludovico, palesemente innamorato della cugina Sissi. Quando Ludovica e le due figlie Sissi e Nenè arrivano ad Ischl nella giornata del 16 agosto 1853, sono vestite a lutto (in seguito alla morte di una zia) e poiché il carro con il guardaroba tarda ad arrivare nessuna può cambiarsi d'abito prima dell'incontro decisivo con l'Imperatore. Sofia corre in aiuto della sorella, inviando una delle sue cameriere affinché Elena sia almeno adeguatamente pettinata, per ovviare in parte al disagio di dover comparire davanti all'Imperatore nell'impolverato abito da viaggio nero. Sissi invece provvede a pettinarsi da sola, raccogliendo i bellissimi capelli in due lunghe trecce. Indossa un abito nero semplicissimo, con la vita alta. Accanto alla sorella Elena, sontuosamente pettinata ma molto seria e severa, ella appare fresca e leggiadra.
Finalmente le tre dame incontrano l'Imperatore in occasione del tè!
Francesco Giuseppe, fa il suo ingresso nel salone. Elisabetta è colei che lui desidera. Rappresenta l'infanzia che lui non ha conosciuto; rappresenta la timidezza, mentre lui ha dovuto anche troppo presto imparare a mettersi in mostra. È poco avvezza all'etichetta, mentre lui ha frequentato solo palazzi.
L'indomani mattina, il 17 agosto, l'Imperatore entra nella stanza della madre appena alzata, il giovane monarca è innamorato, esulta, si entusiasma, delira ed esclama: ”Davvero, questa Sissi è incantevole! È fresca come una mandorla appena dischiusa. E quella magnifica corona di capelli che le circondano il volto! La bellezza, la dolcezza del suo sguardo! E le sue labbra… Fanno pensare alle fragole più belle!”
L'arciduchessa è abbastanza intelligente da capire che suo figlio ha già preso la propria decisione, ma rimane dell'idea che Elena sarebbe perfetta.
Sofia parla alla sorella Ludovica e la incarica di informare la giovane figlia della decisione presa dal figlio. La sera stessa parla alla figlia minore e le chiede se ritiene di poter amare l'imperatore. Sissi risponderà: ”Come si potrebbe non amarlo? Però che idea strana… Come ha potuto pensare a me… Sono così giovane e insignificante”. La sera prima del compleanno dell'imperatore ha luogo un gran ballo. L'imperatore ha insistito presso la madre affinché Sissi, che non avrebbe dovuto parteciparvi, sia invitata. Al momento del cotillon, l'Imperatore balla con Sissi e le regala oltre al suo bouquet anche i fiori che avrebbe dovuto donare alle altre dame. Il giorno dopo il grande ballo, Ludovica è incaricata di chiedere a Sissi se è disposta ad accettare Francesco Giuseppe come fidanzato. La giovane figlia non può che rispondere: ”Amo molto l'Imperatore, ma se solo non fosse Imperatore…”. Ma lo è e non tarderà ad accorgersene.
La duchessa avverte il nipote della risposta favorevole della figlia, egli esulta e corre da Sissi.
Ora lei non è più solo sua cugina ma anche la sua fidanzata ufficiale.
L'indomani, tutta la famiglia si presenta alla messa delle undici e, al momento di entrare in chiesa, l'Arciduchessa Sofia cede il passo alla futura nuora: Sissi è la futura sposa dell'Imperatore e da quel momento avrà la precedenza sull'Imperatrice madre. Alla fine della messa il sacerdote benedice con l'acqua santa i presenti. Francesco Giuseppe prende Elisabetta per mano e la conduce verso il parroco e dice: ”Monsignore, voglia benedirci, questa è la mia sposa”.
Alla fine della messa seguono le congratulazioni dei presenti che avevano assistito a quell'evento storico.
La notizia del fidanzamento viene comunicata per telegrafo al Duca Max, padre della sposa, e anche al Re di Baviera che, in qualità di capo della casata dei Wittelsbach, doveva autorizzare ufficialmente il fidanzamento della nipote. Occorreva anche la dispensa del Papa per la celebrazione del matrimonio. Gli sposi erano, infatti, primi cugini.
Il 24 agosto la Wiener Zeitung pubblica una notizia praticamente ufficiale: ”Sua I.R. Apostolica Maestà il nostro graziosissimo Signore e Imperatore, Francesco Giuseppe I, ha promesso durante il Suo soggiorno a Ischl la mano della Serenissima Principessa Elisabetta Amalia Eugenia, Duchessa in Baviera, figlia delle loro Altezze Reali il Duca Massimiliano Giuseppe e la Duchessa Ludovica, nata Principessa Reale di Baviera, dopo aver ottenuto il consenso di Sua Maestà il Re Massimiliano II di Baviera nonché dei Serenissimi genitori della Principessa – sposa. Che la benedizione dell'Onnipotente possa posarsi su questo gioioso avvenimento destinato a recare tanta felicità all'Augusta Casata Imperiale e all'Impero”.
Il 21 aprile 1854 ai 'cattivi sudditi' del Lombardo-Veneto viene destinata una ordinanza che annunciava come l'Imperatore, alla vigilia delle nozze, aveva deciso la cessazione dello stato d’assedio in tutto il Regno (in vigore da circa sei anni) e che, quindi, i giudici civili cessavano di essere direttamente sottoposti all'autorità militare. Veniva, altresì, instaurata una speciale corte di giustizia per i reati di alto tradimento, ribellione e sollevazione, i quali cessavano di essere dipendenti dall'esclusivo capriccio del governatore generale, feldmaresciallo Radetzky.
È il 24 aprile 1854, alle 18.30, che Francesco Giuseppe conduce la sua sposa all'altare, nella Chiesa degli Agostiniani di Vienna. Silenzio assoluto, il corteo proveniente dalla Hofburg si avvicina: alla sua testa c'è l'Imperatore, splendido e imponente nella sua uniforme di feldmaresciallo costellata di onorificenze, seguito dall'Arciduchessa Sofia e dalla Duchessa Ludovica. Tra di loro Elisabetta, pallida e seria ma indubbiamente splendida, in un abito bianco con strascico ricamato in oro e argento e ornato di mirto. Sul suo capo scintilla il diadema regalatole dalla suocera, mentre fra le mani tiene un bouquet di rose bianche.
La vita di corte, rigida nel suo "cerimoniale spagnolo", l'incomprensione del marito Francesco Giuseppe, la manifesta ostilità della suocera Sofia contribuirono a trasformare la fresca e ingenua fanciulla bavarese in una donna introversa e malinconica, indurita nei sentimenti. Elisabetta, che intorno ai trent'anni giunge al culmine della propria bellezza (che la rende famosa in tutta Europa), impara ad usare il proprio aspetto esteriore come strumento di seduzione e fa ampio uso ai propri fini del potere attribuitole dal rango di imperatrice. Ossessionata dal culto della propria bellezza, Elisabetta concentrava tutte le proprie energie nel tentativo di conservarsi giovane, bella e magra. Negli anni settanta e ottanta gli impegni di corte non trovavano spazio nella giornata dell'Imperatrice. Secondo le cronache, Elisabetta era alta 1 metro e 72 e pesava 50 kg (in un'epoca in cui il canone della bellezza era assai diverso dall'attuale), aveva capelli castani folti e lunghissimi, che sciolti le arrivavano alle caviglie. Quasi tre ore occorrevano quotidianamente per vestirsi, poiché gli abiti le venivano quasi sempre cuciti addosso per far risaltare al massimo la snellezza del corpo;la sola allacciatura del busto - per ottenere il suo famoso vitino da vespa - richiedeva spesso un'ora di sforzi. Altre tre ore erano dedicate ai capelli, che venivano intrecciati in elaborate acconciature dalla parrucchiera di corte. Il lavaggio dei capelli era eseguito ogni tre settimane con una mistura di cognac ed uova; richiedeva un'intera giornata, durante la quale l'Imperatrice non tollerava di essere disturbata. Elisabetta era impegnata per il resto della giornata con la scherma, l'equitazione e la ginnastica (a tal scopo, aveva fatto allestire in tutti i palazzi in cui soggiornava delle palestre attrezzate con pesi, sbarra e anelli). Costringeva inoltre la propria dama di corte a seguirla durante interminabili e forsennate passeggiate quotidiane. Per preservare la giovinezza della pelle Elisabetta faceva uso di maschere notturne (a base di carne di vitello cruda o di fragole) e ricorreva a bagni caldi nell'olio d'oliva; per conservare la snellezza, oltre a rispettare il rigoroso regime alimentare, dormiva con i fianchi avvolti in panni bagnati e beveva misture di albume d'uovo e sale. Mascherava la propria anoressia con l'ossessione per un'alimentazione sana.
Nel 1856 era nata la secondogenita Gisella d'Asburgo-Lorena. Elisabetta fu fin dall'inizio molto legata all'Ungheria e al suo popolo. Certamente fu anche grazie alla sua influenza che nel 1867 venne firmato l'Ausgleich (compromesso) fra Austria e Ungheria, in seguito al quale Francesco Giuseppe e Elisabetta vennero incoronati re e regina d'Ungheria. In realtà l'Ausgleich rappresentava per l'Impero Asburgico il riconoscimento di parità fra la corona austriaca e quella magiara e implicitamente segnò l'inizio dell'indebolimento della fazione boema nella politica dell'Impero. L'ultima figlia, Maria Valeria, la prediletta da Elisabetta, nacque nel 1868.
Nel 1889 a Mayerling, il figlio Rodolfo, erede al trono (Kronprinz), morì suicida insieme all'amante, la baronessa Maria Vetsera. Elisabetta non si riprese mai interamente da questo ultimo colpo, portando fino all'ultimo giorno della sua vita un lutto strettissimo e, sempre in preda a esaurimenti nervosi, continuò a viaggiare per l'Europa. Nel 1898, mentre passeggiava sul lungolago di Ginevra per imbarcarsi su un battello, venne uccisa da una stilettata dell'anarchico italiano Luigi Lucheni, che aveva ripiegato sull'Imperatrice d'Austria dopo che il progettato attentato al duca d'Orléans era fallito.
La sua tomba si trova a Vienna, nella Kapuzinergruft (Cripta dei Cappuccini).

 

 

 

 

 

 
 
 
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