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SETTANTATREESIMA DENUNCIA

Post n°90 pubblicato il 01 Settembre 2008 da comitsalutepubblica

Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC)

Via Tanaro, 7 - 20128 Milano - Tel/Fax 02.26306454

e-mail: resistenza@carc.it – sito: www.carc.it

Direzione Nazionale

 

 

Comunicato della DN del 01.09.2008

 

Solidarietà con Dante De Angelis!

Sette buoni motivi per mobilitarsi e mobilitare contro il licenziamento e per il reintegro di Dante De Angelis!

 

Dante De Angelis, macchinista e responsabile dei lavoratori per la sicurezza, il 15 agosto è stato licenziato (per la seconda volta) da Trenitalia perché ha osato denunciare pubblicamente che gli Eurostar si spezzano per mancanza di manutenzione e che questo può avere effetti gravi in termini di sicurezza dei ferrovieri e dei viaggiatori. “Perdita del rapporto di fiducia tra le parti” è la formula usata da Trenitalia per giustificare il licenziamento di Dante! E’ vero che, c’è una “perdita del rapporto di fiducia”, ma tra i ferrovieri e Trenitalia che licenzia, esternalizza, aumenta ritmi e carichi di lavori, minaccia e attua ritorsioni contro chi non accetta di chinare la testa e subire, tra le masse popolari costrette a utilizzare treni sporchi, insicuri e in ritardo e Trenitalia che aumenta i costi dei trasporti, risparmia sulla manutenzione, sopprime treni e tratte perché non redditizie (“rami secchi”, li chiama) creando problemi ai pendolari, tra le masse popolari e i governi che a partire dal 1992 in poi hanno spinto verso la privatizzazione delle ferrovie e la loro trasformazione in merce,  tra le masse e il governo Berlusconi che è il governo dell’arbitrio e dell’arroganza padronale!

 

1. Con il licenziamento di Dante De Angelis Trenitalia colpisce e cerca di togliere di mezzo quei lavoratori che sono o  Trenitalia teme che possano diventare promotori e organizzatori della mobilitazione dei ferrovieri insieme a quella dei viaggiatori: insomma “colpirne uno per educarne cento”, cioè per stroncare nel grosso dei ferrovieri ogni “velleità” di protesta, di lotta, di denuncia. Mobilitarsi contro il licenziamento di Dante e per il suo reintegro significa opporsi ai licenziamenti politici, sostenere le avanguardie di lotta, i sindacalisti onesti, i lavoratori più generosi e decisi, difendere la libertà di espressione, di propaganda, di organizzazione politica e sindacale e quanto resta delle libertà democratiche strappate con la Resistenza e le lotte degli anni ’60 e ’70.

 

2. Con il licenziamento di Dante De Angelis Trenitalia prepara il terreno per imporre il macchinista unico, per far passare una nuova e massiccia ondata di licenziamenti nelle ferrovie. Quindi quella contro il licenziamento di Dante De Angelis è anche una battaglia contro il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori, contro il taglio di posti di lavoro e l’intensificazione dei carichi e ritmi di lavoro, contro lo sfruttamento selvaggio di quelli che restano o i nuovi assunti. E’ una questione che riguarda non solo i ferrovieri, ma tutti i lavoratori dipendenti, pubblici e privati. E’ una questione di difesa del posto di tutti i lavoratori: respingere l’attacco contro una categoria vuol dire indebolire l’attacco contro tutto il fronte dei lavoratori. E’ una questione di solidarietà di classe contro al tentativo di “dividere e comandare”, di mettere una parte dei lavoratori contro l’altra, di soffiare sulla “guerra tra poveri” per distogliere dalla guerra contro i padroni e i ricchi.

 

3. Quello dei trasporti non è l’unico campo in cui i padroni pubblici e privati contano nei prossimi mesi di sferrare un colpo decisivo contro quanto resta dei diritti e delle conquiste dei lavoratori: ci sono in ballo i rinnovi dei contratti per varie categorie di lavoratori, ci sono le pensioni, ci sono i lavoratori Alitalia, c’è la “guerra contro i fannulloni” lanciata da Brunetta, c’è soprattutto l’attacco al contratto collettivo nazionale di lavoro che ha un ruolo simile a quello tentato contro l’art. 18. La battaglia contro il licenziamento e per il reintegro di Dante è una battaglia contro l’arroganza dei padroni, contro la loro barbara aspirazione a togliere subito e senza tante storie, a ridurre i lavoratori a una variabile dipendente dai loro profitti, da far lavorare se, come e quando gli conviene e da buttare via quando non servono.

 

4. Se i padroni alzano la cresta e trasudano arroganza da tutti i pori è perché quanto riguarda l’aumento dello sfruttamento dei lavoratori e della devastazione dell’ambiente possono contare sul pieno sostegno dalla banda di razzisti, fascisti, clericali, mafiosi, delinquenti e avventurieri che il Vaticano, gli imperialisti Usa e quelli sionisti hanno messo al governo del nostro paese: “deregulation chirurgica del mercato del lavoro” (Sacconi), grandi opere di devastazione e di morte (Scajola), privatizzazioni dei servizi pubblici locali quali acqua, gas e trasporti (manovra sprint di Tremonti), ecc. è il programma che la banda Berlusconi ha annunciato! Opporsi al licenziamento di Dante De Angelis significa opporsi alla banda Berlusconi e al programma di miseria, sfruttamento, devastazione, guerra e abbrutimento che esso è deciso ad attuare e conta di poter attuare senza troppe storie! 

 

5. Sostenere Dante De Angelis vuol dire mobilitarsi contro disastri ferroviari come quelli di Crevalcore (gennaio 2005, 17 mori e un’ottantina di feriti) e Roccasecca (dicembre 2005, 2 morti e una settantina di feriti), contro gli incendi dei vagoni, i guasti ai motori, il distacco di pezzi di vagoni, i guasti alle porte e tutti gli altri innumerevoli incidenti e inconvenienti che ogni giorno mettono a repentaglio la vita e la salute di ferrovieri e passeggeri. Dopo i disastri di Crevalcore e Roccasecca, come dopo la strage alla Thyssen-Krupp le alte cariche dello Stato, il Papa, gli esponenti del governo e dei partiti borghesi si sono profusi in proclami, impegni e promesse che cose del genere non si sarebbero ripetute. Il licenziamento di Dante fa piazza pulita di tutte le loro belle parole: nei fatti per tutti costoro la sicurezza è una spesa e un peso insostenibile, la vita e la salute dei lavoratori e dei viaggiatori conta meno dei profitti dei padroni e degli utili delle loro aziende, le buonuscite di Catania e Cimoli (ex presidenti delle Ferrovie, 7 milioni di euro al primo  e 6,5 al secondo) vengono prima della sicurezza di lavoratori e viaggiatori, i “diritti degli utenti” vanno bene quando si tratta di limitare i diritti dei lavoratori (di sciopero, di pausa, di riposo notturno e festivo, ecc.), ma vanno a farsi benedire di fronte all’imperativo di tirare da ogni attività il massimo profitto: i lavoratori non devono scioperare perché la posta, il trasporto e la fornitura di energia elettrica sono un diritto del pubblico, ma il capitalista può eliminare l’ufficio postale, sopprimere la linea ferroviaria e tagliare la fornitura di energia elettrica se non ricava profitti adeguati! Quando ad un ministro scappa detto in pubblico che la costruzione di una centrale a carbone val bene la morte di qualche lavoratore, viene bacchettato perché non sta bene, non è opportuno, svela le bugie di tutti gli altri suoi complici. Quando un lavoratore denuncia che per aumentare i loro profitti i padroni risparmiano su manutenzione e sicurezza dei servizi e in questo modo mettono a repentaglio la vita di chi ci lavora e di chi li usa, deve essere punito perché mette delle idee pericolose in testa agli altri lavoratori e anche agli utenti. 

 

6. Nell’intervista rilasciata il 19 agosto a il Giornale, Mauro Moretti (ex sindacalista della CGIL trasporti e ora amministratore delegato delle FS) ha dichiarato che le Ferrovie devono “attraversare il guado che separa il pubblico impiego da un’impresa vera”, cioè bisogna completare la privatizzazione delle Ferrovie. E questo, aggiunge Moretti, per due motivi: avere trasporti efficienti ed evitare il fallimento economico. Sono gli argomenti che normalmente vengono usati da padroni, manager, ministri e pennivendoli di regime per creare tra i lavoratori e le masse popolari un’opinione favorevole alla privatizzazione. Ovviamente sorvolano sul fatto che il degrado reale di molti servizi pubblici è introdotto, intenzionalmente o spontaneamente, dalla classe che li dirige. Perché è la stessa classe che ha interesse a privatizzarli. È la stessa classe che li ha creati solo sotto la pressione delle masse popolari, del movimento comunista, durante la prima ondata della rivoluzione proletaria. È la stessa classe che, anche quando non persegue consapevolmente e volutamente il loro degrado per giustificare la privatizzazione, è spinta a trascurarli dalla sua stessa natura, dai suoi istinti, dai suoi gusti, dalle sue abitudini per cui solo quello che dà guadagno merita la mobilitazione degli sforzi dell’individuo, dalla sua mentalità e dai suoi interessi. Essa concepisce come motore dell’attività dell’individuo solo l’arricchimento individuale, il profitto del proprio capitale. Altrettanto ovviamente sorvolano sul fatto che con la privatizzazione i servizi pubblici diventano merci, sono prodotti e forniti come merci. La loro produzione, la loro qualità, la loro disponibilità e il loro prezzo non sono più una questione che riguarda lo Stato e la Pubblica Amministrazione, il governo, le istituzioni sociali in quanto necessità e bene della collettività, ma diventano un campo soggetto all’azione delle “leggi naturali dell’economia”, cioè alle leggi della valorizzazione del capitale. Quindi i servizi ci sono e sono forniti dove, come e quando servono a valorizzare il capitale, quindi i servizi diventano qualcosa che chi ha i soldi per pagarli ne usufruisce, chi non ce li ha si arrangia. La battaglia a sostegno di Dante De Angelis è una battaglia contro la privatizzazione dei servizi pubblici e contro la gestione manageriale di quanto è ancora pubblico, contro orrori come quelli della clinica S. Rita di Milano, che costituisce l’esempio più emblematico di cosa diventa un servizio pubblico quando viene gestito come una qualsiasi altra merce.

 

7. I servizi pubblici sono una conquista che le masse popolari hanno strappato nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria. Sono una componente materiale importante e indispensabile della qualità della vita delle masse popolari. Sono l’indizio e la manifestazione della nuova società che sta nascendo. Della società in cui ogni individuo per il fatto stesso di esistere, di essere membro della società, usufruisce delle ricchezze e delle funzioni della società secondo le sue capacità e particolarità individuali e secondo i suoi bisogni. I servizi pubblici sono la creazione pratica del livello superiore di legame sociale, della società più ricca di relazioni e di funzioni, che è il risultato dello sviluppo della civiltà. Sono un passo sulla strada verso il comunismo. Anche se portano le macchie, il marchio dell’ordinamento borghese in cui sono venuti alla luce, così come un uovo esce sporco di sterco e fango. Queste macchie sono impersonate da quelli che invece di usarli come trampolino per uno slancio maggiore nella lotta di classe e per una lotta più avanzata verso l’instaurazione del socialismo, cercano di approfittarne, di volgerli a proprio tornaconto individuale, di ricavarvi delle nicchie di sfruttamento, di approfittarne per scimmiottare la borghesia, di farne terreno per nuovi tipi di abbrutimento e per nuovi vizi, per crearsi nuove proprie situazioni di privilegio e di arricchimento, ecc. Quelle macchie borghesi possono essere limitate solo con l’ulteriore sviluppo della lotta di classe. Saranno definitivamente cancellate solo nel socialismo: se non c’è disoccupazione non ci sono nemmeno falsi disoccupati, se tutti hanno accesso a una casa popolare diventa impossibile subaffittare case popolari, se tutti lavorano diventa impossibile fare il fannullone, se tutti hanno una buona assistenza sanitaria diventa impossibile vendere posti nelle cliniche, ecc. Sostenere Dante De Angelis vuol dire anche lottare perché trasporti, acquedotti, telefoni, reti di comunicazione, energia elettrica, gas, posta, nettezza urbana, fogne, cura e protezione del territorio, dei fiumi, delle strade, delle ferrovie e delle foreste, protezione civile, ricerca scientifica, scuola e istruzione pubblica, asili-nido, cultura (biblioteche, musei, spettacoli, ecc.), ospedali, servizi sanitari e igiene (prevenzione, diagnosi, terapia, riabilitazione), edilizia, ecc. restino o diventino servizi pubblici, gestiti dalle pubbliche autorità, nell’interesse della società. Vuol dire contribuire alla lotta per un nuovo e superiore ordinamento sociale in cui i servizi pubblici siano “fruibili liberamente in modo che contribuiscano nella misura maggiore possibile al benessere, al riposo, al divertimento, alla crescita culturale e allo sviluppo delle relazioni sociali” (dal Manifesto Programma del (n)Partito comunista italiano). Vuol dire contribuire alla lotta per un mondo di vera civiltà! Vuol dire contribuire alla lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista!

 

Esprimiamo e facciamo esprimere solidarietà a Dante De Angelis, nuovamente licenziato da Trenitalia!

Firmiamo e facciamo firmare gli appelli per il suo reintegro!

Inviamo lettere di protesta a Trenitalia!

Sosteniamo, partecipiamo e promuoviamo iniziative di solidarietà con Dante De Angelis e di protesta contro Trenitalia!

 

La battaglia contro il licenziamento e per il reintegro di Dante De Angelis è una battaglia contro l’arroganza dei padroni e dei loro governi e per difendere i diritti sindacali e democratici dei lavoratori, contro i morti sul lavoro e per la sicurezza dei lavoratori e degli utenti, contro la privatizzazione dei servizi e la gestione manageriale (aziendalistica) di quelli che ancora sono pubblici e per estenderli, migliorarli, renderli disponibili a tutti, gestiti in funzione delle esigenze e degli interessi delle masse.

E’ una battaglia di tutti i lavoratori!

E’ una battaglia contro la barbarie del sistema marcio e superato in cui viviamo e della classe che ci dirige!

E’ una battaglia per la civiltà!

 

 

 

 

 

 
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