Creato da delpiano.artepura il 18/07/2007

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BAIA DEL MARINERO E DEL NOCCHIERO PER LA RICERCA DEL NOVELLO VELLO D'ORO DELLE COMUNICAZIONI PURE DELLA VISIONICA DELL'IMMAGNE E DELLA PAROLA DELL'ARTE E DELLA POESIA PURA MDEDITERRANEAMENTE COSMICAMENTE OLTRE OGNI LIMITE DEI LIMITI DELL' ESTETICA ARTISTICA E DELLA TECNICA à-decollage espresione dell'Arte-Pura e parola-immagine-poesia-pura come la lirica di SALVATORE QUASIMODO, le immagini di Marcel DUSCHAMP, il colore puro di Yes KLEIN, l'arte delle "laceration" d'arte pura à-decollage per la comunicAzione e l'Espressione artistica e poetica per la CittàMUSEO - MuseoCITTA' (MuseoCittàTerritorio di ASILO-ESILIO) e del LIBRO PURO D'ARTISTA di Vittorio Del Piano dell'Atelier MediterraneArtePura - Grottaglie -Taranto/Nizza: Tel. 080-4831821 MARTINA FRANCA/TARANTO (Italia), ...(Continua - V. D. P.), NEL TRIANGOLO: >TARANTO MEDITERRANEA, >SIBARI-KROTONE, >DEL MAR MEDITERRANEO, >E IN ALTRO PUNTO DEL "MARE NOSTRUM" BLU, BLU, BLU E ANCORA BLU, E OLTRE IL BLU DEL CIELO, DEL MARE E DELLA TERRA - VITTORIO DEL PIANO "FECIT"

 

 

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INTERVISTA di Vittorio DEL PIANO a PIERRE RESTANY...

Post n°36 pubblicato il 25 Gennaio 2009 da delpiano.artepura
Foto di delpiano.artepura

« Nella “Terra dei Messapi, “Vittorio Del Piano intervista Pierre Restany tra un Gin Tonic e un pranzetto con linguine ai frutti di mare, astici cotti alla brace con maionese, e…»

« Avviso al lettore »

 Questa intervista all’«esperto d’arte internazionale», è frutto dalla mia conoscenza personale e profonda del critico, anche tramite testi inediti inviatemi e di carte in mio possesso e, quindi, da riflessioni su scambi di opinioni avuti in tante occasioni d’incontri avuti a Parigi, a Nizza e in Italia, in varie conferenze, quando egli era ancora in vita.

§

 

Vittorio Del Piano – Caro Pierre Restany, come ben sai, il 20 febbraio 1909 il « Manifesto del Futurismo » firmato da Filippo Tommaso Marinetti, è pubblicato come editoriale sul noto quotidiano « Le Figaro » di Parigi. Nasceva un nuovo movimento d’avanguardia, non solo movimento artistico, ma politico. Oggi si festeggiano i cento anni di questo « movimento » che ha cavalcato la modernità. Dall’arte alla poesia non è cosa facile tracciare un bilancio serio, ma ascoltando e leggendo le tante “parole in libertà” di alcuni addetti (“ufficiali”e “sottufficiali” dei giornali), ai lavori se ne ascoltano e se ne leggono di cotte e di crude d’ogni genere. Noi desideriamo avere da te, quale testimone “esperto d’arte internazionale” con vere carte in regola, un tuo giudizio critico – se pur sintetico – puro e realistico.

Pierre Restany – Quell’editoriale di Marinetti l’ho letto la sera, nello stesso giorno che fu pub-blicato o in un cafè de Saint Germani de Prés, dov’ero con alcuni giovani poeti e artisti. I futuristi venuti a Parigi, mantengono un vecchio fondo di estetismo cubista, nonostante il conclamato modernismo. Il Dada, si è appropriato senza batter ciglio – delle audacie futuriste, attiviste e anticipatrici di Marinetti e, soprattutto quelle di Russolo – fino al momento in cui non è stato assorbito, a sua volta, dal surrealismo.

VD – La fine della guerra è un periodo di cambiamento. L’arresto dello sviluppo dell’informa zione, poi l’aggravio della ricostruzione, la mancanza di molti generi alimentari anche per le campagne restate abbandonate, le perturbazioni dell’economia - la carestia dei metalli prezio- (oro, Argento, ecc.) -, resa più forte dalla guerra, la produzione editoriale minima è quasi a zero…Ebbene Pierre, tu Parigino a Milano, qui tra la Francia e l’Italia, appena trent’anni dopo (il « Manifesto Futurista»), hai pubblicato il tuo, con l’operativa collaborazione dell’in- telligente mercante d’arte, il grande gallerista d’avanguardia Guido Le Noci.  Il tuo vero amico fraterno, dei molteplici momenti vissuti insieme sin da quando ti recasti a Milano il 1953, nel secondo dopoguerra proprio nella città simbolo dello sviluppo indu-striale del Nord Italia – del triangolo: MI-TO-GE – e iniziasti una serie di esperimenti d’arte di pura d’avan-uardia esaltanti, in tandem con Guido – con quest’uomo del Sud profondo d’Italia, natio di Martina Franca, in Puglia nei pressi di Taranto. Oggi Milano si va occupando del Futurismo come anche Parigi, la Germania, la Russia, e molte altre città. Quali coordinate puoi fornirci circa l’eredità operativa degli ambiti a te più noti, che il  Futurismo ha toccato nell’arte? Poi, dopo passiamo a dire qualcosa in asse (se è il caso), con il tuo « Lyrisme et abstraction », pubblicato con l’Apollinaire di Le Noci a Milano, il 1960.

PR – In Italia, come si sa, da quando le ferrovie chiuse ai traffici per i motivi bellici, le strade rovinate e polverose, era diventata uno dei paesi tra i più sconosciuti d’Europa. Pittoricamente il «luogo Italia» – il paesaggio italiano – era da considerare un paese inesplorato. L’artista (in parti-colare italiano), ha fantasia, genialità, passione, idealismo, cuore e cervello. E’ fatto di slanci pro-prio come il carattere di Guido. Egli ha appreso tutta una serie d’esperienze, in quanto direttore di gallerie d’arte, negli 1940, durante la guerra e nell’immediato dopo-guerra. Il poeta francese che è simbolo dell’incontro ideale della letteratura e dell’arte, “de esprit de finesse e de l’esprit de géo-métrie”: è Apollinaire e dona il nome alla sua galleria. Questo aspetto umano di Guido mi attrasse molto come anche la personalità visionaria. Coincidenze significative per me. La Francia prima e l’Italia in seguito terminato il periodo della ricostruzione si preparano ad affrontare la prima fase della società dei consumi. Il boom economico che aveva effetti nell’alta Italia aveva, generato otti-mismo nella gente in quest’epoca di transizione, si vivevano le speranze le illusioni come dei forti impulsi interiori, di motivazioni, una ragione di vivere. A questo livello di elaborazione vitale che noi ci siamo incontrati Guido e io. Come sai il  Futurismo, è di tanti Futurismi fatto, gli ambiti, le sfumature, i contrasti, gli esperimenti sono tanti…come gli artisti, le idee.

VD – Ma il tuo giudizio, in ogni senso, dal punto di vista sia culturale che politico, c’interessa.

PRMio caro Del Piano, in quest’occasione vuoi trascinarmi sul P.P. (non il primissimo piano cinematografico…), ma sul “piano politico”... Quindi alla tua astuta domanda cerco di rispondere subito (n.d.r.- e lo fa ad “occhi chiusi”). Io ho vissuto questi anni determinanti del dopoguerra in cui veramente si è trattato di una specie di adorazione generale delle culture dei linguaggi visivi soprattutto perché io parlo del mio campo e l’Italia, su questo piano, ha fatto uno sforzo molto importante. Per l’Italia del dopoguerra, il modernismo nella cultura aveva un significato molto preciso: significava colmare il ritardo dovuto al fascismo ed all’arretramento culturale in cui questo periodo aveva veramente immerso l’Italia. La cultura moderna Italiana ormai è una realtà di fatto. La situazione è cambiata. Non solo non siamo più nel dopoguerra – soprattutto dal 1960 in poi – in un periodo di nuovi linguaggi. L’Italia, nel 1960, era preparata (aveva già colmato il suo ritardo culturale), dunque ad affrontare questi nuovi problemi. E l’ha fatto insomma ad un livello internazionale. Esiste in Italia questo, ed è dovuto al localismo culturale di un Paese…

VD – Provincialismo e/o regionalismo?

PR: Questi può essere provincialismo in certi casi, in casi più positivi può essere, non so, una decentralizzazione della cultura insomma insomma i due lati esistono, coesistono. Dunque, in Italia esistono le due dimensioni culturali: una internazionale (e certi artisti di Milano, di Roma, sono realmente inseriti in un circuito internazionale), e una locale (una sottocultura locale, potrei dire). Questo d’altronde è stato il problema dell’Italia non solo d’oggi. Devo dire che sul piano della cultura moderna l’Italia è oggi uno dei Paesi forse più vivi e più attrezzati. Evidentemente c’è anche in questo dominio, come in tanti altri campi, una grandissima differenza tra il Nord e (il triangolo industriale MI-TO-GE), e il resto del Paese – n. d .r. recentemente, nel suo viaggio in Calabria, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lo ha sostenuto chiaramente negli incontri avuti nell’università – bè, la cultura come, diciamo struttura informativa, come struttura promozionale – lo so tu lo sai benissimo – è veramente un fatto individuale; le Regioni sono anche in questo senso dei fatti individuali. Se si trovasse il personale umano, direi: il «materiale umano/» adatto allora anche la Regione potrà evidentemente far qualcosa. E’ una questione – questa – d’impegni particolari. Per il momento non li vedo; non so se in tutte le regioni d’Italia ci sono degli uomini in grado di poter fare questo. Tu d’altronde conosci bene la situazione delle “Regioni” e in particolare del Mezzogiorno d’Italia e della stessa Francia del Sud, grazie al nostro vecchio amico comune Jacques Lepage, il poeta e il critico della  « Ecole de Nice », l’intellettuale “ blanche pur” l’ufficiale di collegamento della Nizza artistica internazionale.

VD – La redazione di « Lirisme et Abstracion » è del 1958. Nel 1960 lo hai tirato fuori del cassetto e Guido lo fece uscire con ( ed. Apollinaire, Milano, 1960 ), un pieghevole si un leggero piccolo foglietto di patinata bianca, piegato in due, stampato in chiaro con inchiostro rosso, nel frontespizio si legge: «Pierre Restany / e i grandi nomi / dell’Informel / estratti da / “Lirisme et Abstraction »;  all’interno cinque  brevi profili: Fautrier – Hartung – Wols – Bryen – Mathieu » Cosa  ci puoi dire?

PR – Ma sarei infedele a me stesso…La presa di coscienza dell’affettività in tanto che è realtà…, ma  scusatemi… un attimo al barman vorrei chiedere da bere qualcosa, ho la gola secca e…andrà bene un “Gin tonic” e in seguito riprendiamo la nostra intervista, magari dopo un buon pranzetto! Così come stiamo:  tu,  Alessandro Mendini e tua figlia Sabrina

VD – Io mi attivo subito e telefono al ristorante per far preparare…, e annunciare cosi il nostro arrivo per farci riservare una saletta tranquilla. Il ristorante è a pochi Km distante da Brindisi (in Contrada Moreno), – in un’oasi di essenze mediterranee e di ulivi secolari lungo una delle tante antiche strade « Messapiche », che si collegano all’«Antica Via Appia », è qui che dobbiamo recarci. Nel frattempo, Pierre Restany chiede al  giovane barman, dove ci troviamo, un aperitivo: il Gin Tonic – in un bel bicchiere alto di vetro modello “coca cola”; una bottiglietta di acqua tonica (33 cl.); una buona dose di “Gordon's London Dry Gin” quello preferito da Pierre), tre o quattro cubetti di ghiaccio, non grattugiato o tritato; una fetta di limone - con tutta la scorza - tuffata nel drink, mescolato bene –…

  

Copyright by  - Vittorio Del Piano - Atelier MediterraneArtePura-  Grottaglie-Taramto/Nizza

tel. 3283187713 - delpiano.artepura@libero.it

·        Prima parte.

 

 
 
 
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