PortoBaiaMarinero...
BAIA DEL MARINERO E DEL NOCCHIERO PER LA RICERCA DEL NOVELLO VELLO D'ORO DELLE COMUNICAZIONI PURE DELLA VISIONICA DELL'IMMAGNE E DELLA PAROLA DELL'ARTE E DELLA POESIA PURA MDEDITERRANEAMENTE COSMICAMENTE OLTRE OGNI LIMITE DEI LIMITI DELL' ESTETICA ARTISTICA E DELLA TECNICA à-decollage espresione dell'Arte-Pura e parola-immagine-poesia-pura come la lirica di SALVATORE QUASIMODO, le immagini di Marcel DUSCHAMP, il colore puro di Yes KLEIN, l'arte delle "laceration" d'arte pura à-decollage per la comunicAzione e l'Espressione artistica e poetica per la CittàMUSEO - MuseoCITTA' (MuseoCittàTerritorio di ASILO-ESILIO) e del LIBRO PURO D'ARTISTA di Vittorio Del Piano dell'Atelier MediterraneArtePura - Grottaglie -Taranto/Nizza: Tel. 080-4831821 MARTINA FRANCA/TARANTO (Italia), ...(Continua - V. D. P.), NEL TRIANGOLO: >TARANTO MEDITERRANEA, >SIBARI-KROTONE, >DEL MAR MEDITERRANEO, >E IN ALTRO PUNTO DEL "MARE NOSTRUM" BLU, BLU, BLU E ANCORA BLU, E OLTRE IL BLU DEL CIELO, DEL MARE E DELLA TERRA - VITTORIO DEL PIANO "FECIT"
I MIEI LINK PREFERITI
« Messaggio #35 | VITTORIO DEL PIANO AUTOR... » |
INTERVISTA di Vittorio DEL PIANO a PIERRE RESTANY...
Post n°36 pubblicato il 25 Gennaio 2009 da delpiano.artepura
« Nella “Terra dei Messapi, “Vittorio Del Piano intervista Pierre Restany tra un Gin Tonic e un pranzetto con linguine ai frutti di mare, astici cotti alla brace con maionese, e…» « Avviso al lettore » Questa intervista all’«esperto d’arte internazionale», è frutto dalla mia conoscenza personale e profonda del critico, anche tramite testi inediti inviatemi e di carte in mio possesso e, quindi, da riflessioni su scambi di opinioni avuti in tante occasioni d’incontri avuti a Parigi, a Nizza e in Italia, in varie conferenze, quando egli era ancora in vita. §
Vittorio Del Piano – Caro Pierre Restany, come ben sai, il 20 febbraio 1909 il « Manifesto del Futurismo » firmato da Filippo Tommaso Marinetti, è pubblicato come editoriale sul noto quotidiano « Le Figaro » di Parigi. Nasceva un nuovo movimento d’avanguardia, non solo movimento artistico, ma politico. Oggi si festeggiano i cento anni di questo « movimento » che ha cavalcato la modernità. Dall’arte alla poesia non è cosa facile tracciare un bilancio serio, ma ascoltando e leggendo le tante “parole in libertà” di alcuni addetti (“ufficiali”e “sottufficiali” dei giornali), ai lavori se ne ascoltano e se ne leggono di cotte e di crude d’ogni genere. Noi desideriamo avere da te, quale testimone “esperto d’arte internazionale” con vere carte in regola, un tuo giudizio critico – se pur sintetico – puro e realistico. Pierre Restany – Quell’editoriale di Marinetti l’ho letto la sera, nello stesso giorno che fu pub-blicato o in un cafè de Saint Germani de Prés, dov’ero con alcuni giovani poeti e artisti. I futuristi venuti a Parigi, mantengono un vecchio fondo di estetismo cubista, nonostante il conclamato modernismo. Il Dada, si è appropriato senza batter ciglio – delle audacie futuriste, attiviste e anticipatrici di Marinetti e, soprattutto quelle di Russolo – fino al momento in cui non è stato assorbito, a sua volta, dal surrealismo. VD – La fine della guerra è un periodo di cambiamento. L’arresto dello sviluppo dell’informa zione, poi l’aggravio della ricostruzione, la mancanza di molti generi alimentari anche per le campagne restate abbandonate, le perturbazioni dell’economia - la carestia dei metalli prezio- (oro, Argento, ecc.) -, resa più forte dalla guerra, la produzione editoriale minima è quasi a zero…Ebbene Pierre, tu Parigino a Milano, qui tra la Francia e l’Italia, appena trent’anni dopo (il « Manifesto Futurista»), hai pubblicato il tuo, con l’operativa collaborazione dell’in- telligente mercante d’arte, il grande gallerista d’avanguardia Guido Le Noci. Il tuo vero amico fraterno, dei molteplici momenti vissuti insieme sin da quando ti recasti a Milano il 1953, nel secondo dopoguerra proprio nella città simbolo dello sviluppo indu-striale del Nord Italia – del triangolo: MI-TO-GE – e iniziasti una serie di esperimenti d’arte di pura d’avan-uardia esaltanti, in tandem con Guido – con quest’uomo del Sud profondo d’Italia, natio di Martina Franca, in Puglia nei pressi di Taranto. Oggi Milano si va occupando del Futurismo come anche Parigi, la Germania, la Russia, e molte altre città. Quali coordinate puoi fornirci circa l’eredità operativa degli ambiti a te più noti, che il Futurismo ha toccato nell’arte? Poi, dopo passiamo a dire qualcosa in asse (se è il caso), con il tuo « Lyrisme et abstraction », pubblicato con l’Apollinaire di Le Noci a Milano, il 1960. PR – In Italia, come si sa, da quando le ferrovie chiuse ai traffici per i motivi bellici, le strade rovinate e polverose, era diventata uno dei paesi tra i più sconosciuti d’Europa. Pittoricamente il «luogo Italia» – il paesaggio italiano – era da considerare un paese inesplorato. L’artista (in parti-colare italiano), ha fantasia, genialità, passione, idealismo, cuore e cervello. E’ fatto di slanci pro-prio come il carattere di Guido. Egli ha appreso tutta una serie d’esperienze, in quanto direttore di gallerie d’arte, negli 1940, durante la guerra e nell’immediato dopo-guerra. Il poeta francese che è simbolo dell’incontro ideale della letteratura e dell’arte, “de esprit de finesse e de l’esprit de géo-métrie”: è Apollinaire e dona il nome alla sua galleria. Questo aspetto umano di Guido mi attrasse molto come anche la personalità visionaria. Coincidenze significative per me. La Francia prima e l’Italia in seguito terminato il periodo della ricostruzione si preparano ad affrontare la prima fase della società dei consumi. Il boom economico che aveva effetti nell’alta Italia aveva, generato otti-mismo nella gente in quest’epoca di transizione, si vivevano le speranze le illusioni come dei forti impulsi interiori, di motivazioni, una ragione di vivere. A questo livello di elaborazione vitale che noi ci siamo incontrati Guido e io. Come sai il Futurismo, è di tanti Futurismi fatto, gli ambiti, le sfumature, i contrasti, gli esperimenti sono tanti…come gli artisti, le idee. VD – Ma il tuo giudizio, in ogni senso, dal punto di vista sia culturale che politico, c’interessa. PR – Mio caro Del Piano, in quest’occasione vuoi trascinarmi sul P.P. (non il primissimo piano cinematografico…), ma sul “piano politico”... Quindi alla tua astuta domanda cerco di rispondere subito (n.d.r.- e lo fa ad “occhi chiusi”). Io ho vissuto questi anni determinanti del dopoguerra in cui veramente si è trattato di una specie di adorazione generale delle culture dei linguaggi visivi soprattutto perché io parlo del mio campo e l’Italia, su questo piano, ha fatto uno sforzo molto importante. Per l’Italia del dopoguerra, il modernismo nella cultura aveva un significato molto preciso: significava colmare il ritardo dovuto al fascismo ed all’arretramento culturale in cui questo periodo aveva veramente immerso l’Italia. La cultura moderna Italiana ormai è una realtà di fatto. La situazione è cambiata. Non solo non siamo più nel dopoguerra – soprattutto dal 1960 in poi – in un periodo di nuovi linguaggi. L’Italia, nel 1960, era preparata (aveva già colmato il suo ritardo culturale), dunque ad affrontare questi nuovi problemi. E l’ha fatto insomma ad un livello internazionale. Esiste in Italia questo, ed è dovuto al localismo culturale di un Paese… VD – Provincialismo e/o regionalismo? PR: Questi può essere provincialismo in certi casi, in casi più positivi può essere, non so, una decentralizzazione della cultura insomma insomma i due lati esistono, coesistono. Dunque, in Italia esistono le due dimensioni culturali: una internazionale (e certi artisti di Milano, di Roma, sono realmente inseriti in un circuito internazionale), e una locale (una sottocultura locale, potrei dire). Questo d’altronde è stato il problema dell’Italia non solo d’oggi. Devo dire che sul piano della cultura moderna l’Italia è oggi uno dei Paesi forse più vivi e più attrezzati. Evidentemente c’è anche in questo dominio, come in tanti altri campi, una grandissima differenza tra il Nord e (il triangolo industriale MI-TO-GE), e il resto del Paese – n. d .r. recentemente, nel suo viaggio in Calabria, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lo ha sostenuto chiaramente negli incontri avuti nell’università – bè, la cultura come, diciamo struttura informativa, come struttura promozionale – lo so tu lo sai benissimo – è veramente un fatto individuale; le Regioni sono anche in questo senso dei fatti individuali. Se si trovasse il personale umano, direi: il «materiale umano/» adatto allora anche la Regione potrà evidentemente far qualcosa. E’ una questione – questa – d’impegni particolari. Per il momento non li vedo; non so se in tutte le regioni d’Italia ci sono degli uomini in grado di poter fare questo. Tu d’altronde conosci bene la situazione delle “Regioni” e in particolare del Mezzogiorno d’Italia e della stessa Francia del Sud, grazie al nostro vecchio amico comune Jacques Lepage, il poeta e il critico della « Ecole de Nice », l’intellettuale “ blanche pur” l’ufficiale di collegamento della Nizza artistica internazionale. VD – La redazione di « Lirisme et Abstracion » è del 1958. Nel 1960 lo hai tirato fuori del cassetto e Guido lo fece uscire con ( ed. Apollinaire, Milano, 1960 ), un pieghevole si un leggero piccolo foglietto di patinata bianca, piegato in due, stampato in chiaro con inchiostro rosso, nel frontespizio si legge: «Pierre Restany / e i grandi nomi / dell’Informel / estratti da / “Lirisme et Abstraction »; all’interno cinque brevi profili: Fautrier – Hartung – Wols – Bryen – Mathieu » Cosa ci puoi dire? PR – Ma sarei infedele a me stesso…La presa di coscienza dell’affettività in tanto che è realtà…, ma scusatemi… un attimo al barman vorrei chiedere da bere qualcosa, ho la gola secca e…andrà bene un “Gin tonic” e in seguito riprendiamo la nostra intervista, magari dopo un buon pranzetto! Così come stiamo: tu, Alessandro Mendini e tua figlia Sabrina… VD – Io mi attivo subito e telefono al ristorante per far preparare…, e annunciare cosi il nostro arrivo per farci riservare una saletta tranquilla. Il ristorante è a pochi Km distante da Brindisi (in Contrada Moreno), – in un’oasi di essenze mediterranee e di ulivi secolari lungo una delle tante antiche strade « Messapiche », che si collegano all’«Antica Via Appia », è qui che dobbiamo recarci. Nel frattempo, Pierre Restany chiede al giovane barman, dove ci troviamo, un aperitivo: il Gin Tonic – in un bel bicchiere alto di vetro modello “coca cola”; una bottiglietta di acqua tonica (33 cl.); una buona dose di “Gordon's London Dry Gin”(è quello preferito da Pierre), tre o quattro cubetti di ghiaccio, non grattugiato o tritato; una fetta di limone - con tutta la scorza - tuffata nel drink, mescolato bene –… tel. 3283187713 - delpiano.artepura@libero.it · Prima parte.
|
AREA PERSONALE
MENU
TAG
CONTATTA L'AUTORE
Nickname: delpiano.artepura
|
|
Sesso: M Età: 83 Prov: TA |
I MIEI LINK PREFERITI
MENU
TAG
AREA PERSONALE
CERCA IN QUESTO BLOG
ULTIMI COMMENTI
TAG
I MIEI LINK PREFERITI
CHI PUÒ SCRIVERE SUL BLOG
I messaggi sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
CONTATTA L'AUTORE
Nickname: delpiano.artepura
|
|
Sesso: M Età: 83 Prov: TA |
Inviato da: delpiano.artepura
il 08/08/2012 alle 06:15
Inviato da: delpiano.artepura
il 24/07/2012 alle 08:50
Inviato da: delpiano.artepura
il 20/06/2010 alle 08:43
Inviato da: delpiano.artepura
il 20/06/2010 alle 08:30
Inviato da: delpiano.artepura
il 22/03/2010 alle 08:04