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QUELLO CHE RESTA


il sapore della comunicazione quella che entra nella testa e non lo dimentichi piùQuale suggestione ha un potere più evocativo e al contempo più misterioso dell’olfatto? L’elaborazione delle sensazioni olfattive e la loro associazione a situazioni ed eventi del passato si caratterizzano per il fatto di avvenire per lo più a livello inconscio, quando invece la percezione legata ad altri sensi come la vista e l’udito comporta processi di analisi e rielaborazione più razionale ed “evidenti”. Un messaggio odoroso può causare reazioni di diverso tipo (piacere, ribrezzo, eccitazione, noia, rifiuto) senza che il nostro cervello sia cosciente di ciò. Perciò un odore è sempre carico di emotività, facilmente rimanda ad esperienze vissute.Da questo punto di vista, si parla spesso di memoria olfattiva per indicare come i ricordi legati all’olfatto che risalgono all'infanzia così come quelli legati a vicende emotivamente molto coinvolgenti siano i più potenti nella loro capacità di suscitare sensazioni gradevoli, oltre che i più facili da riattivare poiché la loro forza dipende dall'importanza che ha avuto la situazione in cui l'odore è stato percepito nel processo d'apprendimento delle persone. Il fascino, il mistero e le grandissime potenzialità di questo straordinario talento, di cui qualcuno di superiore ci ha dotato, ha stimolato e scatenato genialità e artisti del passato e presente, generando, soprattutto in ambito letterario, capolavori e contributi di altissimo valore, dove alla percezione degli odori è associato un significato palese o nascosto ma sempre suggestivo. Si pensi a “La Montagna Incantata” di Thomas Mann, dove l'odore del sanatorio di Davos è talmente ben descritto che sembra di poterlo percepire nelle narici, oppure a “Madame Bovary” di Flaubert, dove i dolci ricordi di Emma sono evocati dai profumi del vento e dei lillas, passando per Theophyle Gautier, che si affida  agli antichi odori e allo loro solidità perché lo aiutino “a trasporre la sua anima” aiutandolo nell’elaborazione di ricordi pesanti, senza infine dimenticare l’abilità letteraria di Harris Joanne, nel deliziare il lettore attraverso le descrizioni delle vetrine imbandite di peccati al cioccolato che spopolano nel best-seller “Chocolat”. Il panorama, ça va sans dire, non è tutto qui, essendo riccamente variopinto dai contributi di Marcel Proust, Pierre Loti, Oscar Wilde, per citarne alcuni, ma anche dei nostri Gabriele D'Annunzio, Umberto Eco, Italo Calvino – che tra l’altro nel racconto “Il Nome, il Naso”, immaginava un uomo futuro senza naso, privo della capacità di distinguere odori e profumi – sino ad arrivare al contemporaneo Andrea Camilleri. Non è infine possibile non citare l’immancabile Freud e la sua scuola, autori di un cult in materia di feticismo olfattivo.L’evoluzione storica in generale e soprattutto le credenze dell'uomo sono da sempre legate al profumo. Per i Romani, i Greci e ancora prima gli nell'antico Egitto odori e fragranze servivano a svolgere molteplici funzioni rituali grazie alla loro natura diafana, quasi inconsistente ed evocatrice di presenze spirituali. Non è casuale che nelle religioni orientali e in certe discipline come lo Yoga il profumo sia sinonimo di perfezione, di espressione, di componente virtuosa. Così come molto più semplicemente, nella mente umana il buon odore è associato nelle diverse sfere reali (fisica, psichica e morale) alla nozione stessa di "buono". Nella lingua araba, addirittura, la parola "tayyib" è usata indifferentemente per dire "profumato" e "buono". A ben vedere si tratta di uno dei pochi argomenti che trova d’accordo, senza che entrino in collisione fra loro, le diverse culture.Questo straordinario senso è oggetto costante di studi legati al marketing, basti pensare ai punti vendita che rilasciano particolari profumi che rievochino sensazioni che spingano il consumatore ad acquistare un determinato prodotto.