Creato da NudaParola il 03/04/2011

Due volte vent'anni

Parole nude alla soglia dei 40 anni. E stavolta ho deciso di vuotare il sacco... Per farmi un regalo.

 

Un, deux... trois!

Post n°16 pubblicato il 22 Aprile 2011 da NudaParola
 
Tag: Monica

La colpa è da addurre probabilmente al mio aspetto nordico... algido. Se hai una lunga chioma fluente platinata, se non sei oca allora sei frigida. Questo ho capito frequentando molti degli uomini che mi hanno avvicinata. Solo chi mi conosce da vicino ha avuto l'ardire e gli attributi di vivermi sfidando il rischio di rimanere scottato. E qualcuno, qualche volta, si è bruciato sul serio. Mai quanto la sottoscritta però, la sera in cui - per provare qualcosa di diverso - il mio amore despota e vizioso - mi portò a cena a casa di due amici fidatissimi. Usò proprio questo termine nel parlarmene durante il tragitto: fidatissimi. Termine al quale non seppi quale significato associare, disorientata forse dallo strano bagliore che gli attraversò lo sguardo mentre me ne parlava.Quella sera indossai un lungo abito sfrangiato, mi truccai pochissimo, optando per un rossetto perlato e passai, in compenso, il kajal nero intorno agli occhi, tagliando in due le palpebre da una matita dello stesso colore per sottolineare il taglio dell'occhio ed il ceruleo della pupilla. Un luogo un po' fuori mano, ma in compenso la location era splendida proprio perché i pini tutt'intorno a fungere da cornice e, insieme, da cortina invalicabile, rendevano lo scenario ancora più suggestivo, vestendola di una strana atmosfera che si percepiva a pelle. Guardandomi intorno, un po' mi meravigliai dell'assenza di altre figure femminili. Solamente i due amici del mio amante e la sottoscritta a consumare una cena lunghissima e articolata, costituita da diverse portate al termine della quale venne servito in un elegante quanto coreografico bicchiere ghiacciato, un mix di vodka, spremuta di fragole, limone ed anice. Ricordo che mi piacque moltissimo. Il mio uomo si allungò verso di me e, all'altezza della tempia, avvertii il suo respiro insinuarsi tra i capelli."Te ne faccio portare un altro", bisbigliò mentre iniziavo a sorseggiare avida parte del liquido corposo che, fresco a contatto con le papille gustative, scendeva però giù provocando indicibili vampate di calore.Ne bevvero anche gli altri, più moderatamente. Mentre accostavo le labbra al secondo bicchiere, sotto il tavolo lui prese a frugare furtivamente bel oltre l'orlo della mia gonna, continuando a parlare, nel frattempo, con assoluta disinvoltura di frivoli convenevoli con i due uomini seduti di fronte, intrattenendoli amabilmente e ignorando la mia espressione interdetta, inizialmente di disappunto, via via sempre più languida ed arrendevole.Seguì il terzo bicchiere e, per quanto mi sforzassi di rimanere ancorata all'ultimo barlume di lucidità, il movimento abile ed incessante delle sue dita, sempre più intime fra le mie cosce oscenamente allargate, prese il sopravvento su ogni buona intenzione. Quando uno dei due uomini abbandonò il tavolo, aggirandolo con flemma inquietante mentre mi si accostava, intuii la rapidità con cui il tono della conversazione intrattenuta fino a quel momento, mutò d'impatto. Finii il quarto bicchieretrangugiando il contenuto senza prendere respiro. Interrogai il mio uomo lanciandogli una rapida occhiata d'intesa mentre la mano di uno dei suoi amici mi carezzava lievemente il capo.Lo vidi annuire e ritrarre la mano che cercai di trattenere tra le cosce furiosa e frustrata, cos'cché, mentre lo vedevo tintinnare il cristallo del suo bicchiere e mandare giù qualche sorso, vidi l'uomo in vidi accanto a me estrarre dalla patta dei pantaloni un membro in evidente stato di erezione, e la mano che prima mi sfiorava i capelli, adesso premeva alla base della mia nuca, spingendomi verso l'asta svettante che mi offriva senza proferire verbo.Ne avevamo parlato tante volte. Io le mie fantasie, lui e le sue. Pensavo scherzasse quella volta in cui mi chiese se mi sarebbe piaciuto farmi scopare da due sconosciuti, perché lui era eccitato all'idea di godersi la scena. Si allontanò da me, girò intorno al tavolo accendendo una sigaretta e mi indicò con fare imperativo ma pacato, osservando la scena da un altro angolo della sala."Se non sei in grado di fare quello che ti chiedo - esordì in tono solenne - ricomponiti e ti riaccompagno a casa. Poi però trovo una meno frigida e troia quanto basta per potersi permettere di stare con me". Una vampata mi colorò le guance, facendomi trasalire al suono di quelle parole. 

L'algida puttanella innamorata, continuava a ripetere la mia vocina interna. Inchiodata al bivio della propria coscienza mentre, quasi meccanicamente, lasciava che il sesso di un estraneo le violasse la bocca e il secondo uomo mi piegava sul tavolo, sollevandomi il vestito fino ai fianchi, insinuando un dito appena sotto il tessuto sottile del perizoma e spingendo contro lo sfintere mentre con due dita mi penetrava la vagina.

Lo sguardo incollato a quello del mio uomo, presi a suggere avidamente, pompando ingorda con lunghe pennellate, laddove la mia lingue produceva su quel grosso membro tozzo delle contrazioni più forti, aumentandone il volume mentre si spingeva nella mia gola fino a quasi soffocarmi. 

Non riuscii neppure ad urlare quando l'uomo alle mie spalle, le mani incollate ai miei fianchi, prese a forzare la mia apertura, lacerandomi la carne pur di entrare. E spinse con forza, emettendo un suono simile al grugnito di un animale mentre sentivo la tensione nervosa allentarsi, le cosce bagnarsi e la mia bocca ingoiare ripetutamente il grosso pezzo di carne ormai sul punto di esplodere. 

"Ingoia", m'intimò il mio uomo, con voce ferma ma incrinata dall'eccitazione che tentava di mascherare dietro lente boccate di nicotina.

Tenni l'orlo del vestito ben sollevato all'altezza dei fianchi mentre riuscivo finalmente a gridare per l'intrusione continua degli affondi concitati che mi dilaniavano le viscere. Un sollievo breve e di scarsa consolazione. La sofferenza fisica si acuì quando una mano sulla testa mi impedì qualsiasi altro movimento frattanto che, inchiodata contro il tavolo, senza riuscire a venire, rivoli di umori che non riuscivo a distinguere, mi solcavano l'interno delle cosce. 

L'uomo alle mie spalle fece scivolare il corpetto del vestito al di sotto dei seni, spingendo il tessuto lungo le spalle, e scoprì i capezzoli turgidi, estraendoli dalle coppe e tintinnandoli più volte, poi stringensoli e strizzandoli tra le dita. Fu allora che mi sentii venire, mentre il suo sesso si spingeva con forza tra le mie natiche e fiotti di sperma m'investivano il volto, le labbra, il seno, i capelli... 

Ingoiai così come lui mi aveva chiesto. Mentre seguivo con lo sguardo il mio amante, sul divano a pochi metri da noi, abbandonarsi pigramente tra i cuscini. Ma leggevo nei suoi occhi una luce che prima non c'era. 

Malferma sui tacchi, lo raggiungi percorrendo a piccoli passi il breve tragitto che ci separava, sistemandomi sul suo grembo e guardandolo reclinare il capo e chiudere gli occhi quando le mie dita indugiarano lievemente sulla patta dei suoi pantaloni. Insinuai una mano strusciandomi contro il suo corpo, sentendolo spingere tra le mie dita e percorrendo il glande con una carezza lieve. Lo stimolai a lungo, tanto più il suo pene premeva turgido ed impaziente. Spinsi il bacino contro il suo lasciando che mi penetrasse. Mi sentii attraversare da una scrica elettrica mentre gettavo la testa indietro e guidavo le sue mani sui fianchi, ondeggiando sinuosamente. Sollevandomi e abbassandomi ritmicamente, raggiunta da un orgasmo violento quando due dita e poi tre s'intrufolarono tra le natiche, spingendo con forza.

Lui irruppe nel mio ventre coon una contrazione deflagrante, trasformando i gemiti di piacere in un grido soffocato che gli morì in gola prima che, inarcata fra le sue mani, il mio urlo liberatorio si unisse al suo. 

Continuai a cavalcarlo mentre eiaculava rumorosamente, muovendomi frenetica e febbrile, perché mi piace tutto ciò che fa parte di un uomo che si riversa dentro di me. E mi piace che il seme caldo del MIO uomo mi colmi fino a farmi straripare; mi piace il suono che ogni fiotto produce travasando dalla vagina. Mi piace sentire il suo liquido caldo che riga la mia pelle, come un cane marca il suo territorio, così il suo sperma deve scrivermi sulla carne, ché nessun altro uomo prima né dopo lui potrà  raccontare in quanti modi gode e sa farti godere una valchiria glaciale quando il sentimento le si annida fra le cosce facendo di una Femmina su cui niente mai avresti scommesso, una lasciva cagna in calore.

 
 
 

Presto (anche) qui [NudaParola e le sue Camere d'Albergo]

Post n°15 pubblicato il 21 Aprile 2011 da NudaParola
 
Foto di NudaParola

My Secret Diary nasce nel 2006 come contenitore di racconti e poesie erotiche.
   Non avendo risorse economiche e prendendo la sua passione per la scrittura come un puro e semplice hobby, Valeria decide di aprire questo suo primo spazio web sfruttando una piattaforma gratuita.
   E' proprio qui che, infatti, nasce la prima versione del portale che vedete oggi, chiamato all'epoca Erotismo in lettere, e nel quale Valeria iniziò a raccogliere i propri scritti e alcune riflessioni.
   La svolta arriva però nei mesi appena successivi, quando Valeria conosce casualmente Abel Wakaam, scrittore di successo e amministratore del portale erotico Rosso scarlatto. Decide di ampliare un po' le conoscenze e i contenuti di My Secret Diary sommando ai - pochi - racconti già presenti anche un'intervista all'autore, e pubblicando poi il tutto sul portale. L'intervista ha successo, gli utenti aumentano e le visite decollano passando da poche decine al giorno a più di due centinaia.
   E' proprio questo cambio repentino di accessi che le fa venire l'idea di creare qualcosa "di più": non un semplice contenitore di racconti, ma un vero e proprio luogo dedicato all'erotismo in ogni sua forma. Inizia a contattare i primi autori, partendo da Mariella Calcagno (all'epoca collaboratrice di Eroxè) per poi passare da Gisy Scerman a Xlater a Carolina Cutolo. I nomi si susseguono e si fanno sempre più noti, addirittura scavalcando i confini nazionali e andando a finire in Spagna con l'intervista a Valérie Tasso, all'epoca dell'uscita dello scandaloso Diario di una ninfomane.
   Troppi contenuti, però, per una piattaforma così riduttiva; My Secret Diary ha bisogno di spazio. Valeria decide che è ora di investire qualcosa in più sul sito per poter ampliare contenuti e informazioni.
   E' qui, circa nove mesi dopo la prima apertura - quasi come fosse un parto letterario - che nasce ufficialmente su piattaforma a pagamento, My Secret Diary. La prima versione (sopra a sinistra), rigorosamente in nero, ospita nel suo header una bocca rossa e carnosa che succhia un burroso peperoncino. Quale immagine sarebbe stata più adatta all'occasione?...
   Gli autori intervistati aumentano e i lettori iniziano a proporre i propri scritti e a richiedere di essere pubblicati.
   Da qui al sito che vedete oggi, il passo è stato relativamente breve. Col passare del tempo vengono aggiunte sempre nuove sezioni e in quattro anni gli accessi a My Secret Diary passano da duecento a quattromila al giorno: racconti, biografie di autori noti, e-book erotici da scaricare gratuitamente e photogallery per arrivare a quelle che sono le aree neonate del portale, come quella dedicata alla cucina afrodisiaca o quella che tratta, tra eros e noir, delitti passionali che hanno fatto storia. E poi E(ro)ticamente, dedicata all'erotismo nei mass media, Blogger  in rosso con recensioni ai blog erotici più belli della rete, un corso di scrittura online completamente gratuito, una sezione dedicata ai fumetti e un'area - Personal files - che raccoglie confessioni intime di misteriose scrittrici.
   I contenuti aumentano e Valeria si rende conto che da sola è impossibile gestire tutto. Nasce quindi l'esigenza di formare uno staff composto da persone accomunate da un'unica passione - quella per l'erotismo e per le parole scritte - e che lavorano con affiatamento in una squadra che sta portando, giorno dopo giorno, My Secret Diary tra i portali erotici più visitati.

 
 
 

Recidive voglie

Post n°14 pubblicato il 19 Aprile 2011 da NudaParola
 

Aveva promesso d'insaponarmi la schiena. Solo questo. Basta sesso, s'era detto. Nell'ultimo fine settimana, per quanto mi abbia scopata da dio, se il lunedì mattina, in balìa degli ultimi fumi della lussuria sono rimasta inchiodata al suo letto dal vigoroso membro con il quale ha riempito ogni anfratto che consentiva d'essere riempito, la giornata di oggi mi ha riportata alla lucida e spietata realtà. Lui ha una fede al dito ed io un legame stabile e consolidato che non si discute nemmeno. Ma sotto la doccia, quando sotto il getto d'acqua calda mi ha sapientemente insaponata e, scendendo lungo la colonna vertebrale e più giù, fino ad allargarmi le natiche con le dita trabordanti di profumatissima schiuma, ho trattenuto il respiro, inarcandomi con un mugolio d'assenso.
"Sei un bastardo!", ho mormorato mentre lui, alle mie spalle, sorrideva sornione, muovendo le dita dentro e fuori, sempre più rapidamente ed esercitando una pressione sempre maggiore. Mi sono appoggiata con le braccia alle piastrelle offuscate dalla condensa del vapore acqueo e ho allargato le gambe, flettendo il busto e cacciando un urlo quando mi è entrato dentro con tre dita, dal basso verso l'alto, dilaniandomi le viscere.
"Ti piace?", ha domandato con la voce incrinata dal desiderio.
"Ma si che ti piace... guarda come godi...".
Senza voltarmi, ho cercato con la mano l'erezione che sentivo premermi contro una coscia e impugnandolo come un'arma, ho lasciato che scivolasse più volte tra le mie dita. L'ho sentito spingere e ingrossarsi ulteriormente mentre lui mi ansimava all'orecchio:
"Devi imparare ad assaporare il piacere... goditelo, quando sei venuta è tutto finito. Fallo durare più a lungo...".
Ho sentito il suo respiro entrarmi dentro, un attimo prima che la sua lingua prendesse ad ispezionare l'interno dell'orecchio, consapevole di quanto questo mi faccia uscire di testa.
Mi sono piegata su me stessa, portandomi fino all'altezza del suo grembo. Istintivamente lui ha appoggiato un braccio contro le piastrelle e ha riversato la testa indietro, spingendosi nella mia bocca con una lunga contrazione, particolarmente intensa quando ho accostato appena le labbra al membro eretto.
E' rimasto immobile, gli occhi chiusi, una specie di invito a far tutto da sola, consapevole di quanto bene conosca i suoi ritmi, i suoi tempi lenti... Ha bisogno di sentire i denti, la lingua sulla cappella lucida, la bocca sul glande avvolgere l'intera asta e percorrerla più volte. Essere sollecitato a lungo, con piccoli gesti, inumidito più volte dalla saliva e, soltanto allora, riprendere a scoparmi perbene la bocca.
Quando ho capito che non gli mancava molto per godere, mi sono staccata da lui, mi sono rialzata e, avvolta in un'asciugamano, ho raggiunto la camera da letto, sdraiandomi tra le lenzuola ancora impregnate del nostro odore di sesso. Lui, in piedi davanti alle mie gambe aperte, ha massaggiato per alcuni secondi il sesso svettante e lucido, accompagnando i movimenti della mano con gemiti sommessi e concitati.
"Guardami", gli ho intimato masturbando il clitoride con movimenti circolari lenti e febbrili, mentre inumidivo un capezzolo con la lingua e lo strizzavo poi tra due dita.
"So che ti piace quando lo faccio...".
Mi sono inarcata soffocando un grido, portata rapidamente all'orgasmo dalle contrazioni che ingrossavano e facevano pulsare quel membro quasi violaceo per la tensione erotica accumulata, rendendolo quasi marmoreo, imponente.

Avevo gli occhi chiusi quando il suo corpo mi ha sovrastata e la sua mano ha guidato la turgida virilità con una spinta che mi ha raggiunto il ventre. L'istante in cui è sopraggiunto il secondo orgasmo, sotto le quelle spinte feroci, mentre il suo corpo sbatteva contro il mio e gli umori si mischiavano, così come l'ansimare prima e lo scambio di respiri febbrili e gemiti soffocati l'una sulla bocca dell'altro. Fino a gridare, quando lui mi ha chiesto trafelato di alzare le gambe al di sopra delle sue spalle e, uscito grondando sperma tra le mie cosce, è rientrato con foga, spingendo contro lo sfintere. Al terzo affondo mi ha riempita di liquido bollente le viscere, continuando a scoparmi come un forsennato, sbattendo il bacino contro le mie natiche; le gambe in alto, le caviglie serrate nelle sue mani e la sensazione dei miei umori che riempivano l'aria schizzando sulla sua pancia, fra le cosce, sul suo sesso... Mi sono accasciata sul letto, le gambe divaricate, ad osservare quell'enorme palo di carne violare con una flemma esasperante il mio lago bollente: entrava, usciva, andava dentro, poi fuori, poi ancora dentro... Mi sono sollevata sui gomiti, volevo vederlo esplodere e lui ha capito. E' rimasto appoggiato al Monte di Venere, l'ha spinto dentro lentamente, è uscito nuovamente e lo ha appoggiato alla mia vulva. Ho fatto roteare due dita sulla cappella lucida e gonfia e ho portato le dita in bocca, succhiandole con l'aria da troia con cui ho sostenuto il suo sguardo mentre un fiotto di sperma mi raggiungeva la pancia e dell'altro, copioso, sotto getti assai più potenti, mentre lui godeva rumorosamente, si posava sui fianchi, sul seno... Con un colpo di reni secco, ha assestato l'ultimo affondo, inondandomi le cosce di tutto il liquido denso che fuoriusciva dalla vagina, portandomi all'orgasmo solo attraverso le contrazioni fortissime che dal suo membro si sono abbattute fin nelle viscere, mentre sentivo la sua presa salda ancorarmi i fianchi e spingere ancora assestando gli ultimi colpi mentre mi veniva dentro.
Ad occhi chiusi, ho avvertito il suo corpo sul mio, la sua lingua lambirmi la gola e disegnare il profilo delle mie labbra: mi è bastato schiuderle appena per sentire la sua lingua cercare la mia e creare un groviglio di lussuirosa passione, una penetrazione lenta e famelica. Con la mano mi copriva un seno torturando ripetutamente il capezzolo e scivolava sul mio viso, mordendomi piano un lobo. Ha fatto scivolare la lingua all'interno del mio orecchio e ha sorriso quando mi sono inarcata spingendo il bacino contro il suo. Il piacere è esploso istantaneo.
"E' così bello vederti venire...".
"Resta dentro di me", l'ho pregato di rimando in tono estatico.
"Sono dentro di te, amore mio".
Mi ha passato una carezza sulla tempia poi, con la mano aperta, si è immerso nel groviglio dei miei capelli sparsi sul cuscino, affondandovi le dita, e mi ha baciata sulla bocca.
Si, lui è proprio dentro di me...

 
 
 

La strada verso il mare

Post n°13 pubblicato il 18 Aprile 2011 da NudaParola
 
Tag: Eva
Foto di NudaParola

Sarah è una donna straordinaria. Beh, intanto è un'attrice e una doppiatrice. Fa questo lavoro da quarant'anni. Anzi, lo ha fatto fino a quando non ha deciso di sposarsi, poi ha avuto Leonardo, figlio unico adoratissimo che oggi studia all'estero e lei (donna ancora oggi bellissima e piena di passione per la vita), è rimasta sola. Sono tornata a Roma solo per lei qualche giorno fa; ho chiesto al mio compagno se condivideva la scelta di trascorrere un po' di tempo in sua compagnia e non ha avuto nulla in contrario. Abbiamo trascorso giornate splendide insieme; sposata (molto infelicemente) da ventisette anni, abbiamo pranzato insieme a casa sua, sfogliato vecchi albym di fotografie, parlato tanto e fatto le sceme su Facebook, dove mi ha mostrato il volto e il nome del suo giovane amore virtuale. Una di queste sere al pantheon abbiamo incontrato per caso M.Mi si è riaperta una ferita mai sanata. E, soprattutto, scoprire che lui e la mia amica si conoscono da trent'anni e oltre mi ha impressionata. Si sono salutati calorosamente, proprio come due vecchi amici. "Beh, guarda che io e D., il suo fratello più piccolo, sianmo stati fidanzati!", ha svelato Sarah affettuosamente abracciata al mio diavolo tentatore. "Non sapevo che voi due foste amiche", si è meravigliato lui a sua volta."Prodigi di Facebook", ho commentato io evasiva. "Lui ha una villa da queste parti"."Ah, davvero?", ho sottolineato in tono canzonatorio, guardando M. "Si, è una villa stupenda, proprio sul mare", ha aggiunto con enfasi Sarah."Lei non c'è mai stata", ha sentenziato lui, croce e delizia di ogni mio giorno."Non mi ci hai mai portata", ho sottolineato restituendogli l'occhiata d'intesa. "Forse non era così importante. O non lo ero io"."Ho parcheggiato la macchina qua dietro", ha esordito M. per tutta risposta, consultando con uno sguardo la sua amica di vecchia data."Se le due belle signore non hanno altri impegni per la serata, sarei onorato di invitarle a cena: il lungomare in questo periodo è come piace a te", ha concluso sfiorandomi il viso con il dorso della mano.Ho sentito il cuore fermarsi e poi accelerare di colpo."Per me va bene", ha risposto entusiasta Sarah.Il tempo di arrivare a Fregene e scendere dalla macchina ed è venuto giù il cielo. Un temporale spaventoso e bellissimo. Tutti e tre ci siamo messi ai fornelli improvvisando un roll-on di tacchino al forno con un contorno di patate novelle insaporite da foglie di salvia e rosmarino, una maxi insalatona a base di pomodorini, tonno, rughetta, mais e cetriolini annaffiati da aceto balsamico e un gran caramel variegato alla vaniglia, di quelli che si preparano in venti minuti.Siamo stati bene. Molto.La villa, a due passi dal mare, bella da togliere il fiato, con una piscina d'incanto.No, io non c'ero mai stata.Mai."Come facciamo a tornare a casa con questo tempaccio, Eva?", mi ha chiesto preoccupata Sarah mentre guardava con apprensione fuori dalla finestra."Ma rimanete, no?", ha suggerito l'uomo di casa mentre mi dava una mano a sparecchiare."Eravate mie ospiti, avete pure cucinato... Il minimo che io possa fare è chiedervi di trattenervi almeno fino a domattina: dove andate co' sto tempo?".Mi ha raggiunta in cucina con gli ultimi bicchieri, gli ho consigliato di appoggiarli sul lavandino, ché avrei pensato io a sistemarli nella lavastoviglie con il resto dei piatti."Ti va un DVD?", mi ha domandato raggiungendomi alle spalle con un abbraccio inatteso ed impetuoso tanto da farmi vacillare. Ha sfregato il viso contro il mio strusciandosi e avvolgendomi in una stretta che non pensavo prevedesse anche un bacio all'angolo della bocca."La smetti?"."Io ti amo sempre"."Ti ho detto come stanno le cose prima che lasciassi Palermo: sono una donna impegnata. E non mando tutto all'aria, mi dispiace".Sono scivolata via dal suo abbraccio facendo per allontanarmi, quando mi ha afferrata per un polso attirandomi a sé con veemenza."Ma non ti chiedi perché continuiamo ad incontrarci? Succede di continuo: non sapevo neppure che tu fossi a Roma"."Sono tornata per Sarah: sai, ultimamente..."."Si, lo so", mi ha interrotta con uno sguardo eloquente."Non dev'essere facile per lei, ma ha intorno tante persone che le vogliono bene".Ha indugiato a lungo con una carezza sul mio volto. Poi mi ha stampato un bacio sulla bocca regalandomi uno dei suoi sorrisi disarmanti, di quelli che fanno tremare i polsi."DVD?".Ho sospirato e annuito.Dopo venti minuti di "Casablanca", Sarah stava già dormendo sul divano."Ti ho detto che sarebbe crollata", ho fatto notare a M. mentre coprivo la mia amica con un plaid."I film e il buio hanno su di lei un effetto soporifero"."Vieni più vicina", mi ha chiesto quasi sottovoce, mentre lampi e fulmini squarciavano il cielo scuro."Senti che tuoni... ", ho commentato scivolando tra le sue braccia."Hai paura?"."No...", ho dissentito con un cenno del capo."Mi piacciono i temporali"."Davvero?"."Mm-mm. E anche il camino acceso", ho aggiunto reclinando la testa nell'incavo della sua spalla, lanciando un'occhiata al film in corso."Hai un buon profumo", mi ha sussurrato sornione tra i capelli."Sei molto più dolce di quanto tu abbia paura di mostrarti".Ho accarezzato le sue mani, strette intorno alla mia vita e così grandi rispetto alle mie."E' una follia", ho pensato ad alta voce."Non possiamo stare insieme"."Ma nemmeno separati", ha sottolineato lui in un soffio."Io non ti lascio".Mentre rivolgevo lo sguardo verso di lui, abbandonata contro il suo corpo, mi ha sfiorato con le labbra... le labbra dolcemente, finché non si sono schiuse nutrendo il suo bacio intimo, profondo, lento fino all'esasperazione."Non è solo attrazione fisica o alchimia cerebrale, io lo sento", mi ha mormorato sulla bocca."Sento che mi ami anche tu"."Sta' zitto2, l'ho pregato con un filo di voce premendo più forte le labbra sulle sue."Guardiamo il film".Nel buio della stanza, rischiarata solo dalle immagini che rimandava il televisore, la sua mano è scivolata sotto la mia felpa a coste, risalendo fino al seno, che è rimasto a carezzarmi nei dieci minuti successivi, attraverso il tessuto leggero della lingerie."Senza un filo di trucco sembri ancora più piccola", ha commentato roco, attirandomi fra le sue gambe in modo da farmi aderire al suo corpo, la mia schiena perfettamente incollata al suo petto."Abbandonati... lasciati andare", mi ha intimato con voce calda e persuasiva quando ho nascosto il viso nell'incavo della sua spalla emettendo un mugolio illanguidito, eccitata dalle sue carezze."Qui non può succederti niente: ci sono io con te", mi ha rassicurata posandomi un bacio sulla tempia.Ho cercato la sua mano guidandola fra le gambe, fremendo nel sentire le sue dita percorrere le mutandine umide ed insinuarsi sotto il pizzo per trovarmi già bagnata.Per quanto mi sforzassi di rimanere concentrata sulle immagini in bianco e nero, di seguire il film... e di tanto in tanto lanciassi un'occhiata a Sarah, addormentata tanto profondamente da lamentarsi nel sonno, ho sentito il respiro di M. farsi affannoso, riportandomi alla realtà dei sensi mentre strusciavo il fondoschiena contro la patta dei suoi pantaloni."Dimmelo", ha ansimato in un singulto."Ti amo... Dì che mi ami"."Con tutta me stessa", gli ho fatto eco sulle labbra, soffocando un gemito in un bacio."Ti amo... Ti voglio. Ho completamente perso la ragione e il senno: sto male..."."Anch'io", si è affrettato a rispondere sulla mia bocca."Non ce la faccio senza di te".Ho serrato le cosce intorno alla sua mano che voleva abbandonarmi, gemendo di frustrazione, sul punto di venire."No, andiamo di là", mi ha intimato arrochito dal desiderio."Lascia stare la TV, andiamo...".Ho raccolto le scarpe da terra seguendolo fino alla cemera da letto che si affacciava sulle onde inquietanti di un mare nero, scuro e minaccioso."Togli questa", ha mormorato raggiungendomi alla spalle e sfilandomi la felpa."E anche questo...".Ha armeggiato con i gancetti del reggiseno, facendolo scivolare via.La gonna, anche quella, scivolata ai miei piedi.Mi sono infilata sotto le coperte sfilandomi, per ultimi, gli slip che ho lasciato cadere sul pavimento mentre lui si liberava della camicia, dei pantaloni... e di tutto il resto prima di coprirmi con il suo corpo: i lampi che illuminavano la stanza davano un aspetto quasi spettrale ai mobili, alle ombre che si riflettevano sulle pareti... e, in sottofondo, il rumore inquieto del mare, così forte, cupo, agitato... Poi altri tuoni, fulmini...Mi sono inarcata, accogliendolo con un lungo gemito di piacere quando l'ho dentito finalmente parte di me. Aggrappata alla sua schiena, ho spinto i fianchi contro i suoi avvinghiandolo con le gambe nel tentativo di tenerlo dentro, ma ogni nuovo affondo m'inchiodava al letto strappandomi dalle labbra le frasi più sconnesse.Ho affondato le unghie nella sua carne al culmine di un orgasmo violento, prolungato dai suoi gemiti, dal grido soffocato che si è lasciato sfuggire schiudendomi le labbra con il pollice mentre sentivo il suo sperma caldo colarmi lungo le gambe.Ho assecondato la sua muta richiesta, suggendolo con languida avidità senza distogliere lo sguardo dal suo: si è abbandonato sul mio corpo al culmine del piacere, rantolando e gemendo.E' rimasto immobile a respirarmi addosso caldo e ancora turgido, bagnato nel mio grembo; ho passato le dita tra i capelli che gli lambivano la nuca e l'ho visto piegare la testa sul mio seno. "Tua moglie sa dove sei e, soprattutto, con chi sei?"."Non lo so. Non m'interessa di quello che sa né di cosa possa pensare", ha risposto rabbuiandosi, dopo essersi schiarito la voce."Ho sempre avuto tante donne, credo sia consapevole di non aver sposato esattamente un santo"."Anche adesso è così?".L'ho visto sollevarsi su un gomito e sorridere quasi compiaciuto."Perché, sei gelosa?"."No, ma vorrei saperlo"."Sei gelosa!", ha concluso con enfasi."Perché non vuoi ammetterlo?"."E va bene, sono gelosa. Ma sia chiaro, se tu frequentassi altre donne..."."Non c'è nessun'altra", mi ha rassicurata facendosi serio."Adesso non potrei. Tutto ciò che voglio è in questa stanza, dentro questo letto"."Io... pensavo che mi sarebbe passata", gli ho confidato con un sospiro grave."Lho sperato tanto... ma a distanza di oltre un anno è tutto come prima. E io mi sento morire..."."Ssshhhh...", mi ha ammonita mentre ricacciava indietro una lacrima dal mio viso."Non piangere"."Lo so, sono così stupida..."."Non devi piangere", mi ha pregata severo."Un'istintiva che cerca di razionalizzare la passione non l'avevo mai incontrata nella mia vita"."Gli uomini come te sono quelli che alla fine mi fottono sempre", ho singhiozzato asciugandomi il viso con il dorso della mano."Non sei una delle tante", ha sentenziato serissimo in volto."E' una cosa seria. Per me almeno, lo è".Mi sono seduta al centro del letto, ascoltando il temporale che continuava ad imperversare."Sarah avrà freddo di là"."Eva... ma dove vai?".Mi ha attirata per un braccio, afferrandomi per i fianchi, sopra di sé."Vieni qui... c'è il camino acceso di là, Sarah sta benissimo".Si è sollevato, facendomi scivolare sul suo grembo. Ha abbassato la testa e mi ha sfiorato un capezzolo con la lingua, poi lo ha stretto tra le labbra e a cominciato a succhiarlo passandoci sopra le dita, fino al suo pieno turgore. Ascoltando in silenzio la carezza che le mie dita scioglievano tra i suoi capelli. "Devi ripartire?"."No... non lo so", ho risposto con un mugolio voluttuoso."Mi sento così solasenza di te"."Resta qui", mi ha intimato lasciando che guidassi la sua virilità tra le mie gambe schiuse intorno al suo corpo."Brava... così", ha rantolato trattenendo il mio viso nella sua mano mentre lo cavalcavo piano, risalendo e scendendo ancora sulla sua erezione, portando leggermente il bacino in avanti.Ho gettato la testa indietro muovendomi quasi meccanicamente, sempre più vicina al piacere, ansimando fino ad urlare quando ho avvertito le sue mani sui fianchi accelerare il ritmo di quei movimenti, affondando le dita nelle cosce fino a farmi male."Non devi venire troppo in fretta", ha sibilato roco, spingendomi sul letto con veemenza, la mia testa riversa oltre la sponda opposta, inchiodata al materasso da affondi possenti e vigorosi.Ho avvertito delle contrazioni quasi dolorose ad ogni colpo di reni inferto dal suo sesso durissimo, sempre più in fondo, provocando in entrambi un orgasmo pressoché immediato. E quel suo prendermi così furiosamente ci ha uniti all'unisono nello stesso grido liberatorio.sausto, si è riverso sul letto mentre sgattaiolavo nel mentre sotto le coperte."Ma dove vai ancora?", mi ha raggiunta insinuandosi furtivo, trovandomi rannicchiata su un fianco."Ho freddo".Mi ha presa tra le braccia, reclamando avido un bacio che era pretendersi, appartenersi fino a starsi dentro, negli occhi, nelle vene dei polsi, in ogni respiro rubato e condiviso.Un bacio ad occhi chiusi.Un bacio di quelli belli."Va meglio?", ha bisbigliato con una strana luce negli occhi."Meravigliosamente", ho sospirato umettandomi le labbra."Tienimi così", l'ho pregato mentre sentivo gli occhi chiudersi."Così... tutta la notte".E' stato il rumore di passi proveniente dalla cucina o forse la luce del giorno o, ancora, la pioggia che non accennava a smettere, anzi, semmai s'infittiva ancor di più a svegliarmi."Sarah!", ho attirato la coperta fino al seno, lanciando uno sguardo all'uomo ancora addormentato nell'altra metà del letto."Ho comprato i cornetti caldi e il caffè. Ora però devo andare"."Aspetta, forse è il caso che ti spieghi...", ho farfugliato imbarazzata."Vedi, io non so cosa stia succedendo..."."Vivitela", ha bisbigliato lei di rimando con un sorriso indulgente."Vivitela e basta. Cosa vuoi fare, arrivare alla mia età, guardarti indietro e trovare solo occasioni perdute? Ho sbaglio io, non commettere anche tu i miei stessi errori"."aspetta... mi vesto e vengo via con te"."Dove?", mi ha chiesto fermandosi sulla porta."Magari potessi avere io il mio amante-bambino nel mio letto in un giorno di pioggia", ha aggiunto con un sorriso smaliziato."Ti assicuro che non avrei proprio nessuna voglia di rientrare nei vestiti".Mi ha salutata soffiandomi un bacio e, prima che sparisse dietro la porta, le ho domandato:"Ci sentiamo dopo?"."Volentieri. A condizione che tu mi dia retta: potrei essere tua madre".Peccato, ho pensato in questi ultimi giorni che mia madre non sia mentalmente così aperta e libera da pregiudizi.Sono ancora nello stesso letto, nella stessa casa al mare, in quel di Fregene; da qui non ci siamo mai allontanati e ho ancora rivoli di piacere a lambirmi le gambe, mentre a cosce spalancate, mi lascio stantuffare da due dita nell'ano che mi fanno sbrodolare e contorcere, frattanto che la sua lingua, scivolando avanti e indietro, su e giù per il clitoride in fiamme, raccoglie altri schizzi d'orgasmo.

No, almeno per oggi non rientrerò nei vestiti...

 
 
 

ProvocAzioni

Post n°12 pubblicato il 15 Aprile 2011 da NudaParola
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Bene, bene, bene... Un altro fine settimana per staccare un po' la spina e salpare verso altri lidi, non prima d'avervi però augurato una serena domenica delle Palme. Per quanto le festività tutte che il calendario periodicamente scandisce e ricorda, abbiano sulla sottoscritta un effetto disperante. Mi annoio, io non sono il tipo da feste comandate e didscalie comportamentali (l'avrete capito...).

Un mio post di qualche giorno fa sembra non essere passato inosservato: mi sono giunte perfino proproste da parte di uomini disposti a mantenermi! Non avrei mai osato immaginare tanto... Tuttavia, non si è fatta altresì disattendere qualche divertente quanto patetica testimonianza di qualche delatore frustrato: "Io non ti pago!", comunicazione, breve e coincisa. Messaggio recepito. Grazie per i commenti e i messaggi che ricevo numerosissimi quotidianamente perché, proprio grazie a voi (tutti voi), sto realizzando di quanto attendibile e veritiera sia la distinzione che mira a mettere a fuoco la figura degli UOMINI, distinguendola da quella dei MASCHI. "Io non ti pago" porta sicuramente la firma di un maschio. Gli uomini sono cerebrali, riescono ad entrarti nella testa prima che fra le gambe (ad andare dentro e fuori son tutti capaci...) e un uomo cerebrale avrebbe compreso che la mia esortazione ad invogliare uno o più lettori (generalmente fissi) a rendermi oggetto di generoso onorario in cambio di prestazioni di natura sessual-sentimentale, chi dispone di un minimo di materia grigia, dicevo, non avrà certo bisogno dell'illuminazione di questo post per distinguere l'intento reale dalla provocazione ostentata al fine di testare quanto spessore taluni individui ripongano in zucca. Evidentemente, lo ripongono altrove per farne poi chissà quale precario e maldestro uso.

Tesoro mio bello (non ti menziono neppure perché sono una signora e tu non hai nessuna importanza né è mia intenzione concedertene), non mi avresti neppure regalandomi la tua carta di credito (ammesso che tu ne abbia mai posseduta una), neanche svenandoti avrai da me un seppur minimo margine di attenzione che non sia rivolto a sottolineare la tua goffa stupidità da essere frustrato la cui argomentazione si riduce a quel rigo e mezzo che non hai nemmeno avuto le palle di firmare.

Informo pertanto i singori Maschi (gli Uomini sono intelligenti, sono quelli che staranno sorridendo leggendomi vagamente alterata) che non sono in vendita (ne traesse almeno mera consolazione lo sfigato di cui sopra che neanche in sette vite potrebbe permettersi la sottoscritta!), che vado a letto quando, come e con chi dico io, che nessun uomo mi ha mai pagata (ma, in compenso, io ho dato dei soldi a un morto di fame che non me li ha mai resi) e che nessuno avrà MAI dato sensibile alcuno per potermi contattare, telefonicamente, a mezzo posta o segnali di fumo. Mettetevi l'anima in pace.

In ultimo, mi preme informare i più affezionati che entrando in questo luogo di perdizione solo di tanto in tanto, non sempre riesco ad essere tempestiva nelle risposte e me ne scuso. Siate buoni e sereni, almeno sotto Pasqua!

Amatevi tanto e smettete di scrivermi porcate o frasi stucchevoli da baci perugina: mi annoiano.

P.S. Ma quant'è rancica l'uva che non si riesce a cogliere?

 

 
 
 

Mio signore amato...

Post n°11 pubblicato il 13 Aprile 2011 da NudaParola
 
Foto di NudaParola

Mio signore amato, non aver paura, non muoverti, resta in silenzio, nessuno ci vedrà, rimani così, ti voglio guardare, io ti ho guardato tanto ma non eri per me, adesso sei per me, non avvicinarti, ti prego, resta come sei, abbiamo una notte per noi, e io voglio guardarti, non ti ho mai visto così, il tuo corpo per me, la tua pelle, chiudi gli occhi, e accarezzati, ti prego, non aprire gli occhi se puoi, e accarezzati, sono così belle le tue mani, le ho sognate tante volte adesso le voglio vedere, mi piace vederle sulla tua pelle, così, ti prego continua, non aprire gli occhi, io sono qui, nessuno ci può vedere ed io sono vicina a te, accarezzati signore amato mio, accarezza il tuo sesso, ti prego, piano, è bella la tua mano sul tuo sesso, non smettere, a me piace guardarla e guardarti, signore amato mio, non aprire gli occhi, non ancora, non devi aver paura son vicino a te, mi senti? Son qui, ti posso sfiorare, è seta questa la senti? È seta del mio vestito, non aprire gli occhi e vedrai la mia pelle, avrai le mie labbra, quando ti toccherò per la prima volta sarà con le mie labbra, tu non saprai dove, ad un certo punto sentirai il calore delle mie labbra, addosso, non puoi sapere dove se non apri gli occhi, non aprirli, sentirai la mia bocca dove non sai, d'improvviso, forse sarà nei tuoi occhi, appoggerò la mia bocca sulle palpebre e le ciglia, sentirai il calore entrare nella tua testa, e le mie labbra nei tuoi occhi, dentro o forse sarà sul tuo sesso, appoggerò le mie labbra, laggiù, e le schiuderò scendendo a poco a poco, lascerò che il tuo sesso socchiuda la mia bocca, entrando tra le mie labbra, e spingendo la mia lingua, la mia saliva scenderà lungo la tua pelle fin nella tua mano, il mio bacio e la tua mano, uno dentro l'altra, sul tuo sesso, finché alla fine ti bacerò sul cuore, perché ti voglio, morderò la pelle che batte sul tuo cuore, perché ti voglio, e con il cuore tra le mie labbra tu sarai il mio, davvero, con la mia bocca nel cuore tu sarai mio, per sempre, se non mi credi apri gli occhi signore amato mio e guardami, sono io, chi potrà mai cancellare quest'istante che accade e questo mio corpo senza più seta, le tue mani che lo toccano, i tuoi occhi che lo guardano, le tue dita nel mio sesso, la tua lingua sulle mie labbra, tu che scivoli sotto di me, prendi i miei fianchi, mi sollevi, mi lasci scivolare sul tuo sesso, piano, chi potrà cancellare questo, tu dentro di me a muoverti adagio, le tue mani sul mio volto, le tue dita nella mia bocca, il piacere nei tuoi occhi, la tua voce, ti muovi adagio ma fino a farmi male, il mio piacere, la mia voce, il mio corpo sul tuo, la tua schiena mi solleva, le tue braccia che non mi lasciano andare, i colpi dentro di me, è violenza dolce, vedo i tuoi occhi cercare nei miei, vogliono sapere sino a dove farmi male, fino a dove vuoi, signore amato mio, non c'è fine, non finirà, lo vedi? Nessuno potrà cancellare questo istante che accade, per sempre getterai la testa all'indietro, gridando, per sempre chiuderò gli occhi staccando le lacrime dalle mie ciglia, la mia voce dentro la tua, la tua violenza a tenermi stretta, non c'è più tempo per fuggire e forza per resistere, doveva essere questo istante e questo istante è, credimi, signore amato mio, quest'istante sarà, da adesso in poi, sarà, fino alla fine.
Noi non ci rivedremo più, signore. Quel che era per noi, l'abbiamo fatto, e voi lo sapete. Credetemi: l'abbiamo fatto per sempre. Serbate la vostra vita al riparo da me. E non esitate un attimo, se sarà utile per la vostra felicità, a dimenticare questa donna che ora vi dice, senza rimpianto, addio.

 
 
 

Belle de Jour

Post n°10 pubblicato il 11 Aprile 2011 da NudaParola
 
Tag: Siria

Avevamo litigato durante l'intero tragitto in macchina. Pensavo di fargli una sorpresa, ma era chiaro che non aveva gradito molto la mia presenza a casa sua di primo mattino, senza alcun preavviso (altrimenti che sorpresa sarebbe stata?).

"Avrebbe potuto vederti mia moglie. Sei un'incosciente!", tuonò arrestando l'auto con una frenata brusca che mi catapultò verso il cruscotto. "Credo che questa storia debba finire... di sicuro non può andare avanti in questo modo!".

Avevo organizzato tutto per la sua festa di compleanno; sapevo che quella strega della consorte sarebbe stata in montagna proprio quel fine settimana e lasciare da solo l'uomo che amavo in un giorno che ritenevo essere importante. "Ho cercato di fare una cosa carina per te... e tu stai dicendo che vuoi lasciarmi?". Silenzio. "Magari qui, in aperta campagna!", sbottai esasperata ed incredula. "Sono proprio una cretina... ma si, tornatene pure dalla tua mogliettina e fottiti!".

Rammento ancora il tonfo con cui la portiera si richiuse su se stessa mentre i miei tacchi echeggiavano lungo la strada asfaltata che costeggiava un vecchio rudere dismesso.

"Dove vai? Aspetta...". Altro tonfo della portiera. Intuii che stava venendomi dietro. "Non mi hai nemmeno guardata!", sottolineai sul punto di piangere. "Quello che ho fatto l'ho fatto per te, ho anche comprato questo stupido vestito perché mi avevi detto una volta che ti piace quando mi vesto in un certo modo!". Feci scivolare il nastro lucido di raso nero che mi fermava i capelli sulla nuca e lo gettai via amareggiata, in uno scatto di nervi. Dello stesso tessuto era il vestito, dal corpetto interamente in pizzo, ravvivato da piccole rose nere in rilievo, incastonate fra le trasparenze dell'abito da cocktail.

"Sei uno stronzo!".

Lui mi afferrò per un braccio, trattenendomi e attirandomi a sé con uno strattone che mi fece vacillare e appoggiarmi di riflesso al suo corpo.

"E' vero... scusami", si affrettò a giustificarsi trafelato. "Forse ho esagerato un po'...".

"Forse?!", gli feci eco esasperata.

"Mi dispiace. Possiamo smettere di litigare?", propose alzando le mani in sego di resa. "Ti chiedo scusa. So che hai agito a fin di bene... E' che non me l'aspettavo, non sono abituato... E tu sei bellissima. Bella, molto".

Indugiò a lungo la sua mano sul mio viso, lungo i miei zigomi, fino a che il suo pollice prese a disegnarmi il profilo delle labbra, insinuandosi piano, schiudendole e lasciando che lo inumidissi con la lingua, prendendo via via a suggerlo piano.

Lo sentii premere l'altra mano alla base della schiena ed esercitare una pressione tale da indurre il mio corpo ad aderire al suo; poi scivolo sotto l'orlo del vestito, facendolo risalire fin sopra le cosce e all'altezza dell'inguine riuscii ad avvertire l'erezione chiusa nei suoi pantaloni. M'infiammai in un attimo. "Lo senti quanto ti desidero?". Trasalii avvertendo la sua mano insinuarsi sotto il tessuto delle mutandine e scivolare morbidamente tra le natiche. Lui continuava a spingere il dito nella mia bocca, muovendolo come avrebbe fatto con il suo membro e allo stesso modo continuai a suggerlo avida, avidamente. Quasi con foga quando lo sentii invadere il mio buchetto e spingere senza farmi male, dal basso verso l'alto, strappandomi lunghi gemiti voluttuosi mentre cominciavo a strusciarmi contro il suo corpo come una cagna in calore.

Armeggiai senza guardare con la fibbia metallica dei suoi pantaloni e, abbassato la lampo dei pantaloni, riuscii a liberare dalla patta aperta il grosso pene eretto, muovendolo ritimicamente nella mia mano, percorrendo l'asta turgida, stimolando la punta della cappella umida con movimenti circolari. Avvertii l'intensificarsi del suo piacere dalla foga con cui prese ad affondare ripetutamente nelle mie viscere, portandomi vicinissima all'orgasmo che oramai bramavo come l'acqua nel deserto.

Lui indietreggiò fino a un albero, inclinandosi contro la robusta corteccia ed io, uncinandolo a un gianco con la gamba, scostai l'elastico delle mutandine quel tanto che mi consentì di liberare la vulva e muovere il suo sesso contro l'apertura lubrificata, spingendomi solo di tanto in tanto contro di lui, cercando la penetrazione lenta e fascendolo uscire subito dopo per tornare ad impalarmi contro la sua erezione l'istante successivo. Sentii la sua voce incrinarsi e prendere ad ansimare mentre le sue dita mi scopavano furiosamente il culo. Rivoli di piacere lambirono l'interno delle mie cosce nell'istante in cui mi abbandonai al primo, intenso orgasmo, e intanto lui si contreva, lievitava e spingeva nel mio ventre, mischiando i suoi umori ai miei.

Tornammo verso la macchina. Aprii la portiera tornando ad occupare il sedile accanto al posto di guida, l'orlo del vestito arrotolato sui fianchi, le cosce aperte e lui davanti a me, con il suo sesso turgido puntanto sul mio viso. Ma non fece nulla. Stava ancora ansimando quando aprii io la bocca, avvolgendolo morbidamente con colpi di lingua che lo fecero mugolare concitatamente inducendolo a spingere il bacino in avanti, scopandomi energicamente la bocca. Avvertii una conctrazione più forte delle altre percorrere il grosso membro che continuavo a succhiare quando cominciai a masturbarmi il clitoride già gonfio e gocciolante.

Spingeva tra le mie labbra come un dannato, guidando la mia testa fino ad inchiodarla al suo grembo. Poi la sollevò, tirandomi i capelli indietro per vedere la lunga asta turgida violare i più intimi recessi della mia bocca; rivoli di saliva e sperma a lambirne gli angoli mentre le mie dita stimolavano il glande insistentemente, fino al primo fiotto. Mi raggiunse in pieno viso, seguito a breve distanza da un secondo, più potente, l'attimo in cui si spinse nella mia gola con un colpo secco, tirando più forte i capelli e venendo non con un grido che si spezzò al culmine dell'orgasmo.

"Apri la bocca", m'intimò roco, sfilandosi dalla mia gola, dopo aver eiaculato a lungo. Cercavo d'ingoiare tutto lo sperma che mi aveva riversato, in parte stava ancora scivolandomi ai lati della bocca mentre lo guardavo muoverel la mano intorno all'asta lucida e pulsante.

"Aprila!", urlò puntando la mia lingua esposta e gettando la testa indietro mentre continuava a schizzarmi in faccia, sulle labbra e tra i capelli. Ne raccolsi un bel po' con la lingua che, più volte, tornò ad avvicendarsi sul sesso marmoreo, masturbandolo con la mano fino a farlo esplodere con un grido liberatorio, tenendolo in bocca, raggiunta dai suoi affondi concitati mentre lo sentivo godere degli ultimi spasmi dell'orgasmo e contrarsi più volte sotto le mie pennellate calde e vigorose.

Mi fece sdraiare a cosce spalancate sul cofano della macchina e, mentre due dita scivolavano tra le pareti fradice della vagina, masturbandomi sapientemente, le labbra succhiavano voracemente il clitoride ingrossato, facendomi grondare copiosamente e gemere in preda ad una trempesta ormonale. Avvertii una contrazione violenta spandersi dal ventre e catapultarmi in un orgasmo vertiginoso che mi fece godere nella sua bocca. Aperta e dilatata, un secondo orgasmo mi esplose nella testa quando il suo pene risalì l'apertura dell'ano, allargandomi ulteriormente; mi sollevai sui gomiti, guardandolo uscire ed entrare nel mio corpo squassandolo di delizioso piacere e ogni volta mi sembrava più enorme e possente. Continuai a venire urlando, inchiodata dalle sue spinte vigorose: le mie viscere grondavano di lui e si riempivano del suo liquido bianco e cremoso, scivolando lungo le cosce ed insinuandosi negli anfratti più reconditi del mio corpo burroso, risucchiato, sciolto da effluvi d'estasi che tornano a bagnarmi adesso, mentre scrivo della voglia che avrei di qualcuno che accorresse, adesso, a leccarmi dove la mia mano mi trova calda e bagnata...

(Ogni volta che racconto di me, intinge nella china d'inchiostro la gattina che si struscia e s'imbratta d'umori sullo scorrere dei titoli di coda la solita cagna in calore...).

 
 
 

Mmmm.... interessante

Post n°9 pubblicato il 10 Aprile 2011 da NudaParola
Foto di NudaParola

... come, affettuosamente, in privato, si continui ad insinuare io possa essere una puttana. Ma io non mi offendo mica... Gli uomini che sono passati dal mio letto mi hanno sempre "adornato" di questo epiteto-vezzeggiativo: sono sempre stata la puttana di qualcuno. Ma l'ho sempre data via gratis. E a chi mi andava di darla.

Però, se ci tenete proprio così tanto, io posso anche accettare beni in natura in cambio del mio tempo e della disponibilità della mia persona (non solo virtualmente). Dietro appropriata e ragionevole "ricompensa" da effettuarsi prima che ci si ritrovi a scopare da qualche parte (sono una cagna in calore, più i luoghi sono "illeciti" e moralmente biasimevoli, più mi bagno...), perché prima sarebbe prostituzione. Dopo solo genuina riconoscenza.

Inutile sottolineare che si effettuano altresì servizi fotografici privati su richiesta: tutti gli scatti saranno riservati e chiunque potrà richiedere sia la lingerie indossata dalla sottoscritta nelle immagini, sia i miei "giocattolini", che userò per darmi e darvi il massimo del piacere. Chi fosse interessato, potrà (ri)utilizzarli sulla sottoscritta durante uno dei possibili incontri da concordare. Vesto una 46 e porto la quinta di reggiseno. Altre e più dettagliate descrizioni sulle mie preferenza di natura squisitamente sessuale, verranno fornite solo su richiesta di generosi ed esperti uomini maturi (dai 40 ai 60 anni) disponibili nell'instaurare una relazione libera, senza impegno alcuno da parte di entrambe le parti, all'insegna del massimo rispetto e della più totale riservatezza.

Potrei mettere all'asta al miglior offerente anche recapiti telefonici ed indirizzi privati tanto quanto a disposizione riferimenti su come provvedere alla noiosa ma necessaria incombenza di natura squallidamente onoraria. Perché, sia ben inteso, le puttane accettano anche regali, amano le sorprese e lasciano spesso in dono "souvenir" intrisi di umori dopo lunghi e appassionati amplessi. Affinché ci si possa sempre ricordare di quanto torrida e porca io sia, contrariamente alle mogli, compagne o fidanzate insipide che albergano le vostre vite insoddisfatte. Ché siete sempre alla ricerca di qualcos'altro... Non mentite con me se non volete che metta in piazza la verità sui tanti altarini privati che colleziono correlati da inverosimili nick.

Puttana forse, ma non provate nemmeno a trattarmi da stupida perché tiro fuori le unghie e, anche se a qualcuno potrebbe perfino piacere, molti sono abituati a gradire più dei miei artigli conficcati nella schiena, i propri gingilli immersi in qualche altra parte di me...

Detto ciò, fatevi avanti. Chi fosse interessato, avrà ogni dettaglio in merito su come "muoversi". Per i più timidi, ho una voce calda e inconfutabilmente accattivante cui ricorro spesso per procurare intensi orgasmi telefonici condivisi (l'arte sta sempre nell'unire l'utile al dilettevole).

Se qualcuno avesse da ridire o volesse manifestare indignazione, mi permetto di suggerire una petizione con apposita raccolta firme nella quale far presente A CHIARE LETTERE alla sottoscritta di rinunciare a qualsivoglia diritto o libero arbitrio di continuare ad apostrofarmi come puttana. Ché nessuna di coloro che rientrano nelle vostre conoscenze, ve la darà mai gratis. E a quel punto nemmeno io. Neanche pagando...

 
 
 

Il sapore acre dell'estate

Post n°8 pubblicato il 08 Aprile 2011 da NudaParola
 
Tag: Eva
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Per quindici anni i miei sono stati proprietari di 200 ettari di terreno dove, proprio quell'estate, avevano deciso di costruire una villetta a due piani, dopo una lunghissima trafila burocratica e dopo aver ultimato il nuoco pozzo dal quale sgorgava acqua di sorgente. Odiavo quella campagna. Ho sempre amato il mare, io. E, invece, tutti i fine settimana, quarantacinque minuti di macchina all'andata ed altrettanti al ritorno per rirtovarsi intorno ad un barbeque ed avvicendarsi a preparare le vigne per la nuova stagione (incalcolabili i serprenti mai del tutto estinti), a raccogliere pomodori sotto un sole cocente, invasi da vespe attieati dall'odore del miele che si levava dai fichi. A mamma la campagna è sempre piaciuta. Comprare quell'apprezzamento di terreno è stato per i miei come realizzare un antico sogno nel cassetto. per me, l'inizio di un incubo imposto. Ho subìto i primi anni, poco più che adolescente, ma compiuti i diciotto anni, ho iniziato a scalpitare, a dar fondo al mio temperamento ribelle, dopo anni d'imposizioni e vacanze forzate in campagna! Mi piacevano solo le rose. Ho visto sbocciarne e morirne di bellissime appena fuori dalla veranda: la costruzione di quella villetta costò tutta una stagione estiva (i miei quindici anni) buttata alle ortiche per seguire da vicino i lavori degli operai. Una vera sofferenza. radunai allora tutti i miei cugini organizzando incontri di pallavolo, cucinando deliziosi manicaretti e torte rustiche con seguito di chili di gelato al pistacchio variegato alla nocciola (me lo sogno ancora la notte, essendo - allora - il mio preferito) ed ogni altra varietà di gusti possibili e (in)immaginabili. Chiaramente era un metodo efficace per riuscire a "corrompere" amici e parenti ad aggiungersi a quella gabbia di matti a cielo aperto, ma di settimana in settimana vedevo il gruppo assottigliarsi e l'alternativa del mare imbastire una concorrenza assai sleale con i peccati di gola.

Il nostro terreno confinava con una civilissima e superaccessoriata villa attigua con un giardino sconfinato al centro del quale dominava la scena (e faceva scintillare gli occhi) una di quelle piscine favolose che, tutta appiccicaticcia e madida di sudore, rappresentava per me un miraggio nel deserto. Blindatissima, con un grande cancello invalicabile... ma non si scorgeva mai anima viva e nessuno ci aveva mai visto nessuno in quel posto, al quale si accedeva percorrendo un piccolo viale cosparso di ciottoli (anche quello proprietà privata, ma accessibile) e, girando intorno al perimetro della casa, un giorno mi sono imbattuta in una siepe dalla quale - ho realizzato dopo un paio di notti insonni - era possibile darsi il giusto slancio per oltrepassare il pesante cancello oltre il quale mi si sarebbero spalancate le porte del Paradiso.

Eravamo ogni week-end almeno trenta persone e ciscuno era impegnato in un'attività che richiedeva tempo e fatica (mamma, per esempio, portava tutti gli ingredienti che servivano a realizzare uno di quei pranzi imperiali in tipico stile natalizio... e giù con le lasagne al forno, gli involtini primavera. le cotolette alla milanese...), altri raccoglievano frutti dagli alberi o patavano le vigne. Mio fratello con mio cugigno e degli altri amici organizzavano partite di calcetto e per ore non li si vedeva e non li si sentiva. Io, l'unica figlia femmina, con la scusa di andare a raccogliere le rose - purché non stessi a rimpere le scatole ai miei, ricordando loro quanto maledissi quel luogo - assecondavo ogni mia iniziativa senza batter ciglio.

Non potrò mai dimenticare la sensazione di benessere e ludibrio durante la prima immersione in quell'acqua trasparente dal fondo azzurro. Non mi preoccupavo di sapere o appurare se realmente ci fosse qualcuno in casa: in fondo, pensavo, non stavo facendo niente di male. Ricordo di aver preso entrambi i seni tra le mani, nuda e accaldata, dopo aver spruzzato dell'acqua sul viso in fiamme, e massaggiando con lenti movimenti circolari, la sensazione sotto i polpastrelli dei pollici è stata quella di due capezzoli turgidi. Seguendo il movimento ondulatorio delle onde, ho cominciato a muovere una mano dal seno al ventre, ferma sul Monte di Venere, spingendo solamente due dita verso l'interno della vagina. Attraverso l'acuqa cristallina, le cosce ben spalancate, potevo vedere chiaramente le dita sparire, risucchiate dalla vulva vorace e ho ripetuto quel gesto per due o tre minuti. Ero eccitata, volevo sentire qualcosa di duro dentro di me... Avessi almeno avuto il mio vibratore!

 

Ho portato le dita alle labbra, suggendo avida e lussuriosa i miei umori. Rammento di aver succhiato con particolare foga, pensando al pene che avevo voglia di far lievitare ed esplodere nella mia bocca, senza riuscire a trattenere un gemito di frustrazione.

"Sa che questa è violazione di proprietà, signorina?".

Ho sentito la voce di un uomo provenire dalla parte opposta a quella da cui mi ero intrufolata ma sono rimasta stranamente calma e imperturbabile. Man mano che quella figura si avvicinava, mettevo a fuoco tutto del corpo meno che il viso, a causa di un fascio di luce solare che investiva in pieno le iridi, ma la voce era... una bella voce. Indossava pantaloni di lino colo ghiaccio e una camicia bianca a righe, leggermente aperta, con le maniche arrotolate fino ai gomiti.

"Non fare il moralista!", ho esordito sbuffando infastidita per quell'interferenza.

"Stavo morendo di caldo e ho pensato che non ci fosse niente di male. Dopotutto lo spettacolo è piaciuto anche a te, no?", l'ho punzecchiato allusiva, sfidandolo con un mezzo sorriso mentre, intanto, uscivo dalla piscina. Quando sono riuscita a vederlo in volto, non mi è sembrato niente male. Quaranta, forse quarantacinque anni. Leggermente abbronzato, capelli scuri, aria sportiva, quella leggera peluria che sul torso di un uomo che - quando fuoriesce dalla camicia - mi spinge a fare pensieri sconci.

"Non ci davanmo del lei?", mi ha fatto notare l'uomo con una punta di sarcastico disappunto.

Ho scosso il capo: "No. Tu mi davi del lei. Io ti stavo dando del tu".

Un sorriso più aperto, quasi spontaneo ha mutato l'espressione di quel volto falsamente severo e accigliato.

"Ma tu fai sempre così?".

"Così... come?", ho chiesto inscenando i panni della collegiale sprovveduta.

"T'intrufoli in casa degli sconosciuti come una ladra?".

"Ma io non stavo rubando! Non mi sono nemmeno avvicinata alla casa: stavo solo morendo di caldo e così...".

"Ho visto quello che stavi facendo", ha tagliato corto lui, allusivo.

"E ti sei eccitato?".

Ho sorriso quando l'ho visto distogliere lo sguardo.

"Ce l'ho ancora duro", mi ha confessato in un soffio, senza guardarmi in volto.

"Ma chi sei?", ha sbottato in uno scatto di stizza e frustrazione.

"E a te che te ne importa?", gli ho fatto eco cercando con il palmo della mano la patta dei suoi pantaloni.

"Io devo solo sopravvivere a questa cazzo d'estate, in questo cazzo di posto e se entrambi possiamo trarne beneficio e divertirci un po'.. cosa c'è di male?".

Slacciata la cintura dei calzoni, ho insinuato una mano all'interno, fino ad aprire un varco nei boxer che consentisse al suo sesso di godere del tocco delle mie dita. L'uomo ha subito avuto la reazione che mi aspettavo, inclinando la testa indietro e spingendo il bacino in avanti con un lungo gemito di piacere.

"Cazzo, potresti essere mia figlia!".

"E' davvero durissimo, paparino...", l'ho canzonato strusciando contro il suo corpo e carezzandomi nel mentre un seno, la lingua passata più volte sulle labbra ad inumidirle e la mano a contenere quell'asta che si bagnava e continuava a spingere eretta e turgida tra le mie dita.

"Quanti anni hai, sedici... diciassette?", ha domandato in un singulto roco.

"Ventuno".

"Bugiarda".

L'ho sentito affondarmi una mano tra i capelli e spingermi con forza la testa contro il suo grembo quanto gliel'ho preso in bocca.

 

Piegata su me stessa, le gambe ben divaricate, con una mano ho iniziato a masturbarmi, facendo scivolare le dita dentro e fuori mentre il suo glande rischiava di soffocarmi. Ma mi piaceva. Lo volevo tutto. Da tutte le parti. Una contrazione più forte delle altre mi ha fatto capire che non avrebbe resistito ancora a lungo così, una mano appoggiata alla base del grosso pene, la mia testa ha commnciato a muoversi avanti e indietro, sempre più rapida. Mi sono fermata solo quando lui era al limite, sollecitando con la punta della lingua la cappella per riprenderlo ancora in bocca, fino in gola. Stavolta la sua mano mi ha immobilizzata al suo ventre, inondandomi con lunghi fiotti ravvicinati mentre godeva rumorosamente.

L'ho passato sui seni, disegnando piccoli arabeschi di sperma intorno ai capezzoli e, stringendolo tra le tette ho continuato a masturbarlo fino a riportarlo al pieno turgore iniziale.

"Stai godendo come un porco, lo sento", ho sottolineato catturando la cappella tra le labbra frattanto che continuava ad eiacularmi copiosamente tra i seni floridi e torniti.

Mi sono alzata costeggiando l'albero più vicino al quale mi sono appoggiata voltandogli le spalle, gambe distanziate e cosce divaricate, massaggiando con il dito medio, sapientemente inumidito di saliva, l'apertura dell'ano, mugugnando e gemendo voluttuosa, consapevole del fatto che non avrebbe tardato molto a ricambiarmi il piacere.

Sentire la punta del suo cazzo che s'accostava al mio buchino e smaniava dalla voglia di riempirlo, mi ha fatta bagnare al punto da non saper resistere alla tentazione di riservare alla mia povera vagina fradicia le stesse attenzioni. Il clitoride era durissimo: quando l'ho avuto dentro di me e godermi fin nelle viscere, l'orgasmo è culminato fulmineo nel cervello, espandendosi in ogni fibra del mio essere. Mi sono piegata cercandolo e guidandolo con la mano avanti e indietro, impastandomi le dita del suo liquido bianco e vischioso. Dalla vagina gli umori sono schizzati potenti e continui, un rantolo di eccitazione soffocato da un grido liberatorio quando l'amplesso ha raggiunto il suo acme.

Per tre mesi consecutivi i nostri incontri sono stati costanti e ripetuti. Non ho mai saputo il nome di quell'uomo e lui non ha mai chiesto del mio. Mi ha imboccata con dei fichi che ha condiviso dalla mia bocca dopo averli usati per masturbarmi; un pomeriggio mi ha chiesto di cavalcarlo, ché aveva voglia di sentirmi sopra di sé e ho goduto di una prospettiva diversa ma squisitamente appagante (amo stare sopra...). Riversa sul letto, con la testa che sporgeva appena fuori dal materasso, uscito dalla doccia, una volta e senza alcun preavviso, me l'ha spinto fra le labbra fino a farmi quasi soffocare, facendoselo succhiare fino a riempirmi la gola di cazzo e sperma. Quella volta lì l'ho sentito scivolarmi agli angoli della bocca, misto a saliva; un' altra volta, invece, mi ha chiesto un pompino mentre ero seduta sul water a fare pipì. Non avevamo mai molto tempo durante i nostri incontri, perciò il più delle volte eravamo costretti a rapporti fugaci e animaleschi. Pochi i preliminari. A volte lui si faceva trovare con il membro eretto in mano: io dovevo solo montarlo, allargare le cosce e prenderlo dentro. Altre volte, era lui a montarmi da dietro, sul cofano della macchina, quando già rivestita mi accingevo a tornare dai miei. Era il suo bacio dell'arrivederci. Forzava la mia apertura, mi faceva urlare e poi godere. Mi ha fatto godere moltissimo...

Ho amato la campagna fintanto che c'è stato lui a scoparmi. Il mio clitoride rimpiange le lunghe pennellate profonde inferte dalla sua lingua e quel fare sesso in modo assolutamente naturale, lasciandomi prendere ovunque il suo sesso eretto riuscisse a colmarmi, raggiungermi e riempirmi...

Dall'anno successivo ho ripreso a frequentare il mare - dopo la decisione dei miei di vendere la casa in campagna - e sono rinata. Ma penso a quella lunga, torrida estate e ancora gocciolo...

 

 

 
 
 

Se fossi una escort...

Post n°7 pubblicato il 07 Aprile 2011 da NudaParola
Foto di NudaParola

... ma non lo sono, mi viene spontaneo concludere la frase. Curioso come qualcuno (in privato, non sia mai lasciar traccia pubblica di sé in questo pubblico luogo sconsacrato!) abbia dedotto che io potessi far sesso per soldi. Beh, forse attraverso ciò che qui riporto le mie parole si mostrano presumibilmente troppo... nude? Del resto, spogliarmi d'ogni pudore e finto moralismo bigotto (c'impiego molto poco... non rientrando tra le mie presunte virtù, il moralismo), è quanto mi sono prefissata fin dall'inizio. Qui siate certi di non imbattervi in censura alcuna. Non troverete mai scritto caxxo. Qui si usano le "zeta" ed ogni altra consonante prevista dal vocabolario italiano. Chi si scandalizza forse dovrebbe passare al Blog successivo. Chi si sente offeso/a nella propria sensibilità, non troverà qui catene né pistole puntante contro la tempia. Ognuno è libero di andare, ritornare... o semplicemente, anonimamente, sparire. A me sta bene tutto. Può starci tutto.

Le storie che avete letto e che, qualora vi facesse piacere, continuerete a leggere, sono tutte quante VERE. Non ho spostato, non sposto una sola virgola e non modifico alcun particolare - nemmeno il più apparentemente insignificante - che possa alterare gli eventi così come sono stati vissuti nella realtà. Se fossi una escort, ho esordito questo post con queste parole, poc'anzi... Beh, se davvero fossi una escort non sarebbe poi così male. Conosco gente che ci ha costruito su una fortuna, donne "in carriera" che fanno un baffo a certe manager rampanti e frustrate, però - personalmente - solo all'idea di dovermi spogliare per soldi mi "smonto".  Le camere d'albergo da cui prende spunto il titolo del Blog si relazionano ad alcune (molte... anzi, numerose) relazioni intrettenute con uomini sposati, fidanzati o comunque sentimentalmente legati ad altre donne. E' naturale, non potendoti invitare a casa, per questa categoria di uomini portarti in un poco romantico hotel ma, in compenso, funzionale e lussuoso tanto da compensare il disagio dell'anonimato di ogni stanza. E poi, proprio in uno dei miei primissimi post, parlavo giusto appunto di quanto mi piaccia l'idea di rifugiarmi con un uomo in una stanza d'albergo. Lo trovo incredibilmente eccitante, senza considerare quanto sia comodo e pratico: ti rivesti e te ne vai. Non devi rifare il letto, non devi mettere in ordine (prima e dopo)... insomma, tutta una serie di incombenze noiosissime e fastidiose.

Fatta questa piccola puntualizzazione, prometto di darvi presto in pasto il degno sequel dei capitoli fin qui editati. E' divertente scriverli... mi riporta indietro nel tempo e ripensare a determinate situazioni e stati d'animo eccita me per prima. Mi auguro l'effetto seguiti a rivelarsi contagioso come in privato i vostri messaggi, garbati e lusinghieri, mi testimoniano...

 
 
 

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