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PINO MASCIARI RISPONDE AI PENSIERI DEI RAGAZZI E DELLE RAGAZZE DI ALBACHIARA 

Post n°7 pubblicato il 05 Febbraio 2007 da lo_staff_di_Campus
 

Chi ha partecipato al momento di riflessione e incontro organizzato a Pistoia il 20 marzo, alla vigilia della XII Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie, sa bene di cosa si tratta.
"Pino", testimone di giustizia che vive da anni sotto protezione per le sue denuncie contro alcuni boss della n'drangheta, ha lasciato un impronta indelebile nel cuore di tutti i ragazzi e le ragazze che hanno ascoltato il suo racconto. Un racconto pieno di orgoglio, di coraggio, che con parole semplici ha dimostrato come si può scegliere di stare dalla parte della giustizia.

Insieme a Pino e a tanti altri abbiamo condiviso i toccanti momenti del 21 marzo a Polistena... Ci siamo salutati assumendoci un impegno. I ragazzi avrebbero scritto i loro pensieri e le loro domande su dei foglietti, scambiandoseli poi recirpocamente così da poter leggere ed essere ognuno custode del pensiero di altri... PINO RISPONDERA' AI PENSIERI CHE POTRETE FIN DA ORA PUBBLICARE IN QUESTA SEZIONE DEL BLOG...

FORZA RAGAZZI, NON PERDIAMOCI DI VISTA E "ADESSO ABBRACCIAMOCI TUTTI"... 

 
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Anonimo il 17/05/07 alle 19:56 via WEB
Vibo Pino Masciari (parte civile) costretto a non presentarsi all'udienza per la mancanza di un'auto blindata Associazione mafiosa ed estorsione, chieste condanne per 98 anni La requisitoria del pm distrettuale Marisa Manzini davanti al Tribunale di Crotone Marialucia Conistabile La storia è quella di sempre; amaramente uguale nonostante siano passati anni e nel frattempo siano cambiati pure i governi. Cambia l'ordine degli addendi ma non il prodotto per i testimoni di giustizia che si ritrovano sempre al punto di partenza. O meglio di non partenza considerato che c'è chi come Pino Masciari, l'imprenditore di Serra San Bruno che dal '97 vive con la famiglia in località protetta, a partire per seguire i processi in cui si è costituito parte civile non riesce proprio. L'ultima "perla" risale a pochi giorni fa. Giorno 11 maggio Masciari avrebbe voluto essere a Crotone dove si svolgeva l'udienza a carico di undici imputati – due rispondono di associazione per delinquere, gli altri a vario titolo di estorsione semplice e di estorsione aggravata dalle modalità mafiose – conclusasi con la requisitoria del pm distrettuale Marisa Manzini. Procedimento che, come gli altri, vede l'ex imprenditore parte civile. Ebbene aveva comunicato la data anzitempo al Nop (Nucleo operativo di protezione) di competenza e anche quelle degli altri processi – il 22 dovrebbe essere a Catanzaro (Corte d'Appello), idem il 30 (ma in Tribunale) e nello stesso giorno a Roma (Cassazione) – ma, nonostante le verifiche effettuate dai militari del Nop, è stato contattato soltanto la vigilia del processo (giovedì 10) e tra l'altro alle 16,30 quando gli è stato detto che avrebbe viaggiato su un'autovettura non blindata. Una storia assurda che è diventata paradossale e grottesca nelle ore successive a seguito del rifiuto di Masciari di viaggiare in quelle condizioni mettendo a repentaglio la sua vita e quella degli accompagnatori. Una storia che l'avvocato Maria Claudia Conidi ha posto all'attenzione della Commissione parlamentare antimafia, del Comitato testi, del ministro dell'Interno e della Commissione centrale ex art. 10 legge 82/91. Una denuncia bella e buona che mette in luce la difficoltà di vivere di Masciari e della sua famiglia, privati di ogni libertà, ma soprattutto della possibilità di essere presente «dove la giustizia intenderebbe chiamarlo». Morale della favola, come accaduto altre volte e come del resto dallo stesso Masciari denunciato pubblicamente in televisione, a quel processo non ci è andato. Per gli altri non si sa. Per quello in corso davanti al Tribunale di Crotone, iniziato nell'ottobre del 2003, la prossima udienza è stata fissata per l'8 giugno. È probabile che i giudici emettano la sentenza. Intanto il pm della Dda di Catanzaro Marisa Manzini ha chiesto pene per complessivi 98 anni più 42mila euro di multe nei confronti degli imputati. Le richieste più pesanti riguardano Pietro Scerbo (16 anni) e Giovanni Trapasso (12 anni), entrambi rispondono di estorsione e associazione. Le altre persone coinvolte sono accusate, a vario titolo, di estorsione semplice e aggravata. Si tratta di: Nicola Arena (9 anni e 6mila euro di multa); Salvatore Vallelunga del '61, Damiano Vallelunga, Antonio Vallelunga e Cosimo Vallelunga (8 anni e 5mila euro ciascuno); Rocco Vallelunga, Giovanni Vallelunga e Cosimo Franzè (7 anni e 4mila euro di ciascuno); Salvatore Vallelunga del '59 (8 anni e 4mila euro). Nei confronti degli stessi imputati è decaduto per intervenuta prescrizione il capo d'imputazione relativo alla violenza privata, mentre per altri reati sono stati assolti per non aver commesso il fatto. Coinvolti nel procedimento – che rappresenta uno dei diversi tronconi in cui l'inchiesta fu suddivisa – anche Salvatore Cassaro, Cesare Napolitano, Luciano Battaglia e Mario Scarpino per i quali è stato disposto il non doversi procedere per intervenuta prescrizione. I reati trattati, infatti, sarebbero stati commessi nel periodo tra il '90 e il '91. "La Gazzetta del Sud" (mercoledì 16 maggio 2007)
 
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