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GIOVANNI AGOSTINO DE COSMI (1726-1810)

«Merita di essere sradicata quella malvagia e disumana politica, che fomenta l'ignoranza nazionale e la mancanza di lumi nel popolo, nel falso supposto che si governino meglio gli uomini degradati e acceccati, degli uomini illuminati»
«Non si chiamerà mai agiata, ricca e culta una cittadinanza se si dividerà solo in due classi, l'una straricca e l'altra mendica e miserabile; l'una scienziata, e l'altra barbara; l'una industriosa, e l'altra vile e inoperosa; l'una virtuosa al sommo, e l'altra senza verun senso di moralità».

 

 

« Esordio in fa minorePuzzle »

Omaggio a Trilussa (1871–1950)

Post n°2 pubblicato il 04 Ottobre 2009 da Eteroclito
 

L'Omo finto

Dice che un giorno un Passero innocente
giranno intorno a un vecchio Spauracchio
lo prese per un Omo veramente;
e disse: "Finarmente
potrò conosce a fonno
er padrone der monno!"
Je beccò la capoccia, ma s'accorse
ch'era piena de stracci e de giornali.
"Questi" - pensò - "saranno l'ideali,
le convinzioni, forse:
o li ricordi de le cose vecchie
che se ficca nell'occhi e ne l'orecchie".

"Vedemo un po' che diavolo cià in core...
Uh! quanta paja! Apposta pija foco
per così poco, quanno fa l'amore!
E indove sta la fede?
e indove sta l'onore?
e questo è un omo? Nun ce posso crede...".
"Certe vorte, però, lo rappresento",
disse lo Spauracchio, "e nun permetto
che un ucello me manchi de rispetto
cór criticamme quello che ciò drento.
Devi considerà che se domani
ognuno se mettesse a fa' un'inchiesta
su quello che cià in core e che cià in testa,
resteno più pupazzi che cristiani".

L'Omo e il lupo

Un vecchio Lupo, ner guardà le stelle,
diventò bono e se sentì er dolore
d'avé scannato tante pecorelle.
(Tutte le cose belle
fanno un effetto maggico ner core.)

E diceva fra sé: "Pe' conto mio
sarei disposto a fa' la vita onesta:
però bisognerà che me travesta
perché nessuno sappia chi so' io.
Infatti puro l'Omo s'è convinto
che pe' sta' bene ar monno è necessaria
una certa vernice umanitaria
che copra la barbaria de l'istinto".

E fisso in quel'idea
pijò la pelle d'un abbacchio morto
e ce se fece come una livrea:
poi, zitto zitto, entrò ner pecorume
che stava a magnà l'erba in riva ar fiume.
Mantenne la promessa. Da quer giorno
fu l'amico più bono e più tranquillo
de l'agnelletti che ciaveva intorno.
Benché stasse a diggiuno
nun je storse un capello e, manco a dillo,
nun se ne mise all'anima nessuno.

Ma una brutta matina
trovò tutte le pecore scannate
e un vecchio co' le mano insanguinate
che contrattava la carneficina.
"Eh!" - disse allora - "l'Omo è sempre quello:
predica la bontà, ma all'atto pratico
nun è che un lupo: un lupo dipromatico
che specula sur sangue de l'agnello".

 

 
 
 
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Un blog di: Eteroclito
Data di creazione: 05/06/2009
 

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