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Scusate non ho saputo resistere

Post n°61 pubblicato il 09 Aprile 2008 da casa.carnazza
 

Spero almeno così di essere convincente...

Il flusso migratorio è motivato e spinto dalle condizioni disagiate di molti paesi in via di sviluppo, in tanti dei quali, regnano ancora fame, miseria, analfabetismo e sovraffollamento. Milioni di persone provenienti dal continente africano, dal sudamerica, dall’Asia, ma anche dai paesi dell’ex “socialismo reale”, insomma dalle zone della terra in cui si vive male, si sono riversate nei paesi dell’occidente ricco e industrializzato, ponendo seri problemi di ricezione, di convivenza, di lavoro, e scatenando, nella maggior parte dei casi, reazioni di diffidenza, di ostilità, di razzismo. Tale situazione, già di per sé difficile, è resa ancora più drammatica dall’arrivo di “profughi” provenienti da regioni in preda a conflitti politici, oppure vittime della crisi dei regimi comunisti, successiva alla dissoluzione dell’Unione Sovietica.  Il fenomeno dell’“immigrazione” nei Paesi più sviluppati,  non è recente: la ricerca di condizioni di vita e di lavoro migliori ha da sempre indotto uomini ed interi gruppi etnici ad abbandonare i luoghi natii per cercare “fortuna” in altre regioni del proprio Paese o all’estero. L’Italia è un esempio, già Paese di antica emigrazione (pensiamo agli imponenti flussi migratori nelle Americhe all’inizio del secolo scorso). Dal secondo dopoguerra in poi, molti giovani contadini disoccupati del sud sono stati costretti a spostarsi nelle città industriali del nord o nei paesi dell’Europa centrale, in particolare in Germania, Svizzera, Belgio ecc. Le stesse persone  che adesso, nel nostro paese, trattano male gli stranieri o gli extracomunitari.

 Si dovrebbe riflettere sulle  difficoltà incontrate in passato per quanti hanno tentato di inserirsi in un paese che non era il loro: vite trascorse nella nostalgia, nella miseria, nello sfruttamento, tra la diffidenza, l’ostilità e i pregiudizi di chi non li accettava o lo faceva con fastidio.
Lo sviluppo delle telecomunicazioni ha permesso la diffusione in tutto il mondo, attraverso la televisione, i giornali e le riviste, d’immagini di benessere, di status symbol, che in ogni modo non hanno mancato di suscitare aspettative, sogni e desideri in chi era costretto per il momento a guardare e sperare solamente.
Purtroppo, però, per tantissimi immigrati, la realtà si è rivelata triste ed amara:
le difficoltà d’inserimento sociale, lo sfruttamento ad opera di tanti datori di lavoro senza scrupoli, l’ostilità dimostrata nei loro confronti da alcuni abitanti locali, hanno fatto sì che molti immigrati rimanessero ai margini di quello stesso “benessere” che ne alimentava le aspirazioni/illusioni.
Per comprendere appieno il dramma di queste persone occorre pensare in primo luogo alla disperazione che le costringe a lasciare la propria terra, le proprie famiglie ad affrontare viaggi spesso molto pericolosi e faticosi per donne e bambini. Al loro arrivo si trovano di fronte a svariati problemi come difficoltà a capire la lingua e a trovare lavoro e casa.  Siamo abituati, causa della disi e mala informazione, a considerare gli immigrati come gente povera e disonesta che vive di elemosina, che fa il lavavetri o il venditore ambulante. Certo queste attività sono molto diffuse, ma i dati dimostrano che la maggior parte di loro è impiegata nell’industria e nell’agricoltura. E a questo proposito si pone una questione essenziale: È giustificato il timore diffuso che questi lavoratori aumentino la disoccupazione del paese? La loro disponibilità ad accettare i lavori più pericolosi con salari bassissimi può indurre imprenditori senza scrupoli a preferirli ai braccianti italiani? Non si può negare che tale preoccupazione sia talvolta giustificata, ma gli immigrati generalmente svolgono lavori che i nostri giovani disoccupati non sono più disposti ad accettare perché dannosi alla salute o precari.

Il sistema economico tende annullare le microculture, la globalizzazione porta a fenomeni di massificazione che annullano le personalità e le diversità. L’immigrazione può essere una grande risorsa, umana, culturale ed anche economica oltre che sociale. Attraverso una politica che garantisca stabilità nei paesi di provenienza e che dia la giusta accoglienza a chi è già partito, le migrazioni possono diventare una grande ricchezza, preservando e donando a chi è ignaro, nuove immagini, nuovi sapori e nuove storie. Alla fine chiediamoci se non siamo un po' tutti "parenti" di qualcuno, legati dal fatto di abitare in questa grande casa che è la Terra, probabilmente se un giorno saremo noi in difficoltà avremo bisogno anche di qualcuno che in passato abbiamo escluso e non considerato come parte della "famiglia" italiana o occidentale.

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Commenti al Post:
mohamed21
mohamed21 il 10/04/08 alle 03:48 via WEB
Ciao cara e ti ringarzio per avermi reso partecipe di questo tuo post....notte, mohamed
 
peripateticoseduto
peripateticoseduto il 10/04/08 alle 09:26 via WEB
Credo sia necessario prima di tutto intervenire sulla bossi-fini. Poi cominciare a render grazie a questa gente che mediante il loro spirito di sacrificio ci permettono di non sprofondare tipo Argentina. Adesso mi chiedo se non sia il momento adatto per promulgare leggi affinchè costoro possano integrarsi al meglio, perchè se una persona partecipa alla vita dello stato si sente coinvolto e isola anche i delinquenti. Roma è lo specchio negativo dell'assenza di tali politiche, spero rifondazione e la sinistra tutta si impicchi il più presto possibile.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
clapton ringtone layla il 02/05/09 alle 18:48 via WEB
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