Alicia nel paese...

L'aria salata


Svegliati, papà. Andiamo. Ti porto al Gianicolo, a vedere il teatrino delle marionette. E quando a mezzogiorno sparerà il cannone noi lo festeggeremo con un bel morso di zucchero filato. Con tutto l'appiccicume annesso. Partiamo per il mare, per raccogliere le telline, cercare le conchiglie e poi lì, se ti va, ti aiuterò portandoti i secchielli di acqua del mare che userai per lisciare quelle sculture di sabbia che così belle solo tu sai fare. Andiamo a pesca, di notte e con la sciabica - quella vietata - e ce la trasciniamo in lungo e in largo per quei fondali bassi dell'Adriatico pescando tanto pesce azzurro da far invidia al cielo Portiamo la roulotte al campeggio di Tarquinia, e là ci ritroviamo la tua barca di legno senza vela - quella che hai costruito con le tue mani nel soggiorno della casa che avevamo al mezzanino, e che poi non sapevi più come far uscire perché dalla finestra non ci passava - ci saltiamo sopra, facciamo il giro di boa facendo versacci a tutte le stelle e i cavallucci marini... Torniamo in pineta, e tu per il mio compleanno preparerai ancora quell'anguria vuota con la candela dentro che noi adottammo molto prima che Halloween sbarcasse in Italia Compriamo un biglietto in più per la Corea, mi porti a Seoul ed io ti aiuterò a vincere il tiro alla fune contro tutti quei faccini sorridenti e miti con gli occhi a mandorla che avevi ritratto in una foto buffa e consumata. Mangeremo il pesce crudo, tu mi dirai che farà schifo ed io potrò obiettare che da noi lo importiamo come sushi e siamo disposti a pagarlo un bel po' di quattrini Svegliati papà. Se vuoi restiamo a casa... Ti mostrerò ancora quel pelouche a forma di riccio che mi portasti non mi ricordo più da dove. Il mio diploma, i miei scritti, come vincere a quel videogioco dove arrivavi sempre secondo, giocheremo a dirci quello che non c'eravamo detti Farò finta di dimenticarmi una definizione perché tu possa aiutarmi a risolvere le parole incrociate senza schema, e poi lascerò che tu mi batta a tressette con la tua solita fortuna ce ti fa annunciare i tris snocciolati come tabelline. Facciamo indigestione di ciliege, leggiamo insieme il Corriere della Sera, riguardiamo le poche foto in cui tu hai boccoli dorati e sembri me - cioè, sono io che sembro te - e poi ci mettiamo a tavola dove se non terrò i gomiti abbastanza stretti tu sarai libero di correggerli con i tuoi colpi di rigore. Ascolterò i tuoi racconti di storia, di Otto Von Bismark e Cecco Peppe - come tu chiamavi Francesco Giuseppe D'Asburgo - e dei suoi baffoni, i pettegolezzi sulla redazione de L'Avanti, sulla segretaria Marina, sulle gelosie di mamma. Risvegliati papà...