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I nuovi santi:le loro biografie

Post n°129 pubblicato il 02 Aprile 2009 da erda
 

CATERINA VOLPICELLI

Con l’Eucaristia nel cuore di Napoli


N ata a Napoli il 21 gennaio 1839, Caterina Volpicelli ebbe nella sua famiglia una solida formazione umana e religiosa, che completò nel Real Collegio di San Marcellino. Desiderando di poter raggiungere «l’intima unione con Dio» non esitò a rinunciare alla vita elegante e spensierata dell’alta borghesia per entrare a 20 anni nel Monastero delle Adoratrici Perpetue, che lasciò dopo soli sei mesi a causa della salute cagionevole. Il beato Ludovico da Casoria, che l’aveva conosciuta nel 1854, glielo aveva predetto: «Il Cuore di Gesù, o Caterina, questa è l’opera tua». Nel 1864 la svolta. Caterina seppe dell’esistenza in Francia dell’Associazione Apostolato della Preghiera. Ne divenne ben presto zelatrice, la prima a Napoli: la casa paterna diventò il centro per l’espandersi del Movimento che fu alla base della sua spiritualità e le ha consentito di coltivare un forte amore per l’Eucaristia. Invitata dal cardinale Sisto Riario Sforza, fondò il 1 luglio 1874 l’Istituto delle Ancelle del Sacro Cuore. Premurosa per le sorti della gioventù aprì l’orfanotrofio delle «Margherite», fondò una biblioteca circolante e istituì l’Associazione Figlie di Maria. In occasione del primo Congresso eucaristico nazionale (Napoli, 19-22 novembre 1891) le Ancelle organizzarono l’adorazione eucaristica in Cattedrale e animarono il movimento che sfociò nella «Confessione e Comunione generale».
Caterina Volpicelli si spense a Napoli il 28 dicembre 1894. È beata dal 29 aprile 2001.

BERNARDO TOLOMEI

Dall’eremo alla fondazione degli Olivetani

« D esideriamo di essere trasportati alle cose dello spirito». Lo scriveva Bernardo Tolomei per indicare il carisma spiccatamente contemplativo della Congregazione da lui fondata all’inizio del Trecento, quella benedettina di Santa Maria di Monte Oliveto Maggiore. Nobile senese, nacque nel 1272 e venne battezzato Giovanni. Fu maestro di diritto nell’università della città e si lasciò anche affascinare dal mondo pur coltivando uno spirito di preghiera e prodigandosi in opere di carità. Dopo una grave malattia agli occhi, si ritirò ad Accona, podere di sua proprietà vicino a Chiusure, a trenta chilometri da Siena, con alcuni amici nobili – fra cui Patrizio Patrizi e Ambrogio Piccolomini – nella solitudine della vita eremitica e penitenziale. Nel 1319 scelse di abbracciare la regola di san Benedetto e ottenne dal vescovo di Arezzo, Guido Tarlati, nella cui giurisdizione rientrava il territorio, la
Charta fundationis del nascente monastero. La congregazione degli Olivetani fu approvata da Clemente VI nel 1344. Bernardo coltivò una marcata spiritualità mariana: così i monaci vestono l’abito bianco per onorare la Vergine. Secondo la tradizione, il fondatore morì nel 1348 a Siena mentre assisteva nel monastero di san Benedetto i confratelli colpiti dalla «Peste nera», l’epidemia che colpì l’Europa tra il 1347 e il 1352. La famiglia Olivetana è presente oggi in Francia, Inghilterra, Stati Uniti, isole Hawaii, Corea del Sud e Ghana e si affianca a quella delle Oblate fondate da santa Francesca Romana (1348-1440) che fu 'figlia' della Congregazione.


ARCANGELO TADINI

Un «operaio del Vangelo» per le lavoratrici


N on è rimasta sulla carta, la «Rerum novarum» di Leone XIII, la storica enciclica del 1891 dedicata alla dirompente «questione operaia». Merito di cristiani come don Arcangelo Tadini, il fondatore delle Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth, beatificato da Giovanni Paolo II il 3 ottobre 1999. Tadini viene alla luce il 12 ottobre 1846 a Verolanuova (Brescia) in una famiglia nobile, benestante e di cultura liberale. Questo contesto non gli impedisce di maturare la vocazione sacerdotale – verrà ordinato nel 1870 – né di aprire la propria missione alle drammatiche situazioni della condizione operaia.
Nel 1877 diventa parroco di Botticino Sera (un paese pochi chilometri a est di Brescia) dove rimarrà fino alla morte, il 20 maggio 1912.
Nonostante la salute cagionevole, la sua opera è feconda e instancabile.
All’attività di carattere più strettamente spirituale e pastorale – come l’oratorio per i giovani – presto affianca un’intensa attività sociale. Nel 1893 fonda una società di mutuo soccorso; nel 1898 una filanda per evitare che le ragazze del paese debbano emigrare in cerca di lavoro, e un pensionato. Nel 1900 dà vita alle Suore Operaie, chiamate a unire lavoro manuale – che svolgono in fabbrica, con regolare contratto – e assistenza alle compagne di lavoro, adottando la spiritualità della Santa Famiglia di Nazareth. Un’idea pionieristica avversata da molti. Invano. Oggi le Suore Operaie sono presenti in Italia, Brasile e Burundi.

GERTRUDE COMENSOLI

Dal Pane spezzato la passione educativa


nata il 18 gennaio 1847 a Bienno (Brescia), in quella Valle Camonica che fra ’800 e ’900 vede fiorire altre luminose figure di «testimoni» come Giuseppe e Mosè Tovini, Caterina Comensoli vive un’infanzia serena, frequentando la scuola elementare del paese nativo. In famiglia sono nati dieci figli dei quali sopravvivono solo tre femmine: Bartolomea (1840), Cristina (1845) e Caterina (1847). Nasce da papà Carlo – di mestiere “fucinaro” e da mamma Anna Maria Milesi, sarta. Fin da bambina rivela una peculiare, profonda sensibilità eucaristica.
A soli sei anni riceve la prima Comunione.
Nel 1867 entra nella Compagnia di Sant’Angela Merici.
Nasce in lei l’idea di dar vita ad un Istituto di Adoratrici attente ai bisogni educativi della società del suo tempo. A Bergamo con il sacerdote don Francesco Spinelli, il 15 dicembre 1882, fonda l’Istituto delle Suore Adoratrici del Santissimo Sacramento e prende il nome di suor Geltrude; ma nel 1889 un dissesto finanziario causa la separazione dei due fondatori. Madre Geltrude con le settantatré suore rimaste con lei continua la vita dell’Istituto Suore Sacramentine di Bergamo. Dal primo nucleo di Bergamo l’Istituto si espande in tutta Italia e in terre di missione. Madre Geltrude muore il 18 febbraio 1903. Alla sua scomparsa le sue suore sono «attive» su molteplici «fronti» e assistono le operaie nei convitti e negli stabilimenti, le minorenni in difficoltà, le orfane, gli anziani nei ricoveri. La fondatrice viene proclamata beata da Giovanni Paolo II l’1 ottobre 1989. Il suo Istituto oggi è presente in vari Paesi del mondo.


Fonte:Avvenire 22 febbraio 2009

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Commenti al Post:
psicologiaforense
psicologiaforense il 02/04/09 alle 19:51 via WEB
Post interessante! Nello specifico: La speranza di Benedetto XVI «Prego per Wojtyla beato» Il Papa chiede «nella preghiera» il «dono della beatificazione» di Giovanni Paolo II». Parole semplice, quelle di Benedetto XVI, ma certo significative, pronunciate ieri mattina al termine dell’udienza generale nel saluto rivolto al gruppo di pellegrini polacchi, presenti in piazza San Pietro nel quarto anniversario della morte di papa Wojtyla, avvenuta come noto il 2 aprile 2005.
 
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