Creato da dangax il 03/08/2007
Quotidiane incomprensioni di lavoro in Cina

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Ma è sempre problema di comunicazione?

Post n°11 pubblicato il 11 Giugno 2008 da dangax
 
Foto di dangax

Ogni volta che in un rapporto coi cinesi capita un contrattempo, si parla di problemi di comunicazione, di culture diverse e approccio differente ai problemi.

 

Questo è vero sovente, ma non è vero sempre, non può esserlo sempre, soprattutto perché pare che il problema di comunicazione sia ad un solo verso, ossia loro non capiscono noi, mentre noi capiamo loro; e non perché “dobbiamo” capirli in quanto noi siamo gli ospiti, noi siamo venuti in Cina, ma perché- a mio modo di vedere- noi riusciamo forse a capire di più chi ragiona in maniera diversa di noi.

Questo purtroppo però non ci aiuta: errori ne commettiamo sempre, ogni qual volta vogliamo comunicare loro il nostro modo di fare le cose; ogni volta c’è un non detto, un inespresso che viene puntualmente interpretato dall’altro nella maniera sbagliata (chissà poi perché mai nella maniera giusta).

 

Questa premessa per raccontarvi una simpatica storiella che mi è appena successa.

Avevo lasciato una valigia con chiave a corredo per chiuderla, con all’interno uno strumento, presso un fornitore.

La settimana scora lo chiamo per chiedere di mandarmi valigia, strumento dentro e chiave

(nota: cerco di evitare ogni problema di comunicazione: non ho detto loro di mandarmi la valigia, perché magari non mi avrebbero mandato lo strumento; né ho detto loro di mandarmi lo strumento, perché magari non mi avrebbero mandato la valigia; no, ho cercato di essere il più chiaro possibile, senza scadere nel ridicolo).

Sorge il primo problema;: manager a cui avevo lasciato la chiave si è licenziata, e la nuova manager, che sa dov’è la chiave, non c’è; quindi mi dicono se possono mandarmi il tutto la settimana successiva, dato che era venerdì e poi lunedì era festa.

Ok.

Martedì successivo nessuno mi contatta: sono di nuovo tutti via, e non trovano la chiave.

Verso le 5 di sera, finalmente, mi dicono che mi manderanno lo strumento, valigia e “fai attenzione: la chiave la mettiamo dentro”.

 

Dopo 1 ora arriva il corriere, mi consegna il tutto: apro per verificare che dentro ci sia davvero tutto… lo strumento cè, la chiave no: in compenso c'è il portachiavi!

 

Chiedo il vostro parere: è un problema di comunicazione, questo? Cioè voglio dire, in Cina le serrature si aprono coi portachiavi?

Se non è un problema di comunicazione, cos’è allora?

Dico, perché la questione è troppo banale per poter dire: sono stupidi… no, non è così ovviamente…

 

Scrivo alla ragazza una e-mail, in cui le allego la foto che ho scattato alla “chiave”, con un solo commento: grazie per il portachiavi, ma la chiave dov’è?

La sua risposta: I am sorry for the trouble. I don't quite understand the key. Anyway, I will check and reply you ASAP.

Ecco, qui forse c’è un problema di comunicazione: non ha inteso l’ironia nella mia frase.

 

Da questo piccolo episodio, poi, mi è partito il trip mentale: guardavo fuori dalla finestra l’enorme blocco composto da grattacieli, centri commerciali che stanno costruendo, ripensavo a cosa sta combinando la Cina in questi anni di crescita impetuosa; ripensavo al fatto che i cinesi- pur con tutta la corruzione che c’è nel sistema, qui- le cose però le completano, le fanno, le fanno funzionare magari non come noi ci aspetteremmo (il mio bagno non è piastrellato, e non c’è neanche il battiscopa; le finestre non hanno le solette; dentro i centri commerciali piove dentro, dai tetti di molti edifici nuovi mancano le grondaie, così che quando piove diventano enormi piscine, sempre sul punto di tracimare, e l’elenco è lunghissimo), ma le fanno.

Le fanno nonostante a volte sembrano davvero incapaci anche di sommare 1+1, episodi che ti fanno dubitare della loro capacità raziocinante, episodi che si scontrano con quanto stanno poi effettivamente facendo.

 

E che fa davvero a pugni se confrontato con il mio Paese, l’Italia, dove le emergenze durano 15 anni (ma non è cronica una malattia che dura così tanto?), dove a distanza di decenni dai terremoti si vive ancora nelle baracche, dove la Salerno - Reggio Calabria aspetta il raddoppio da una vita, dove la Messina – Palermo diventa una statale, dove per costruire un qualcosa, si preventiva 1 milione di spesa e 3 anni di lavoro, e invece diventano 15 milioni e forse mai verrà finita.

E anche qui si potrebbe continuare.

 

E allora quando mi capitano quegli episodi come vi ho appena raccontato, davvero mi vengono le crisi di identità, penso davvero di non avere capito proprio nulla.

Perché questi, ai quali chiedi la chiave e non si pongono il minimo dubbio nel darti un portachiavi (parlo di persone laureate, in ingegneria e altro, con esperienze passate in aziende giapponesi e che parlano inglese), questi sono destinati a diventare il prossimo Impero....

 

 
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Italia-Cina: gli opposti

Post n°10 pubblicato il 13 Marzo 2008 da dangax
 

Lavorare ai Tempi e Metodi non è divertente.
Gli operai ti vedono come un becchino, sempre ad alitare loro sul collo e a contare quante volte batti le ciglia.

Ma non è così: affinché un prodotto abbia un prezzo equo sul mercato, e quindi sia vendibile (e quindi l'azienda faccia profitto e quindi l'operaio continui ad vaere il posto), occore sapere- anche- quanto si impiega a produrlo.

Fin quì la teria.
La pratica può essere molto diversa.

Così un mio collega si reca da un ns fornitore e, cronometro alla mano, verifica quanto tempo impiega l'addetto a compiere le mansioni assegnategli.

Uno di questi, evidentemente sentitosi sotto pressione, gli fa:" e quando ci cambiate le batterie?".

Un mese dopo siamo in Cina, da altro fornitore.
Stesso prodotto.

Quì siamo senza cronometro: le ragazze (perché sono quasi tutte donne) lavorano ad una velocità impressionante; chine sul proprio tavolo, mettono tolgono aggiungono tagliano saldano ad una velocità sovramuna.

Senza -quasi- mai alzare la testa; ogni due ore hanno una pausa di 10 minuti: c'è chi si riposa un poco, poggiando la testa sul proprio banco, c'è chi esce a fare due chiacchiere.

E poi ricominciano. Per le loro 8 ore di lavoro.

Vedendo lavorare italiani e cinesi, saltano subito agli occhi alcune differenze: l'addetto italiano lavora alla "sua" velocità, che è quella che è; ma non solo: perché mentre lavora, chiacchiera e scherza col compagno di banco, si raccontano il film della sera prima, guardano gli altri ragazzi o ragazze ai banchi nei dintorni, commentano ridono e scherzano.
Insomma si fà "balotta", e la produttività ne risente di conseguenza.

L'addetto cinese, mentre lavora, sta zitto e concentrato sul proprio lavoro, che è quello per cui viene pagato (e spesso anche poco); non chiacchiera, alza la testa solo per sgranchirsi il collo.

A mio parere, i due atteggiamenti sono entrambi esagerati: troppo lassismo in Italia, troppa rigidità in Cina.

Ma tant'è: in Cina lavorano tutte così!!!
E per quanto possa sembrare triste, è un dato di fatto.

E questo significa che non c'è da stupirsi se poi chiudono le fabbriche in Italia per produrre in Cina.

Ai ragazzi adolescenti dico di studiare per diventare qualcuno,o imparare un mestiere, un'arte: tornitore, marmista, giardiniere, falegname, un mestiere che possa essere ache arte, un mestiere che un cinese non potrà mai "rubarvi", perché quel quid che ha l'italiano in inventiva, fantasia, i cinesi non potranno mai raggiungerlo lavorando a testa bassa.

Ma se abbandonate le scuolemedie per andare in fabbrica, in catena di montaggio... allora siete fottuti fin da ora.

 
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Resinatrice, ancora

Post n°9 pubblicato il 26 Febbraio 2008 da dangax

Mettete tutto per iscritto!!!!

Ovvero: quando andate a vistare un’azienda, redigete subito in report, dettagliate ciò che avete deciso in giornata, e PRETENDETE che lo leggano e lo firmino.

Vi spiego perché, ed ha sempre a che fare con la resinatrice, che ormai sta diventando un incubo.

A luglio eravamo andata a vederla, avevamo trovato dei settaggi su molte cose, su un punto non c’eravamo e quindi saremmo dovuti tornare dopo le ferie (mie).


E così ho fatto.

E con mia sorpresa, mentre hanno messo a posto l’unico punto che a luglio non andava, i settaggi trovati allora, adesso non vanno più.

Tutto sballato, tutto da rifare.

E a questo si aggiunge la beffa, ed  è il motivo per cui ho posto l’avviso all’inizio: il titolare dell’azienda afferma che a luglio, evidentemente, non avevamo fatto tutto come si doveva, perché altrimenti le cose funzionerebbero, dato che la sua macchina è affidabile!!!

Io- fesso- a luglio un report lo aveva redatto, e quindi so cos’avevamo fatto e cosa no; però il report è solo in italiano, destinato solo alla mia azienda in Italia, non a loro qui, in Cina…

Forse, anche con un report da loro firmato, se le cose fossero state comunque così, all’atto pratico poco sarebbe cambiato, però almeno avrei potuto inchiodare il tipo alle sue responsabilità, e togliergli dalla faccia quel sorrisetto…

Una soddisfazione, seppur magra, me la sono tolta: ho messo in dubbio la sua macchina, dichiarando che faceva ca**re, e quando sono andato via ho visto palesemente il suo sguardo scosso, il suo Io toccato.

Ma so per certo che questa soddisfazione durerà poco, in quanto offendere chi ha la macchina- per di più già pagata- è strategicamente una ca**ella…

Però il sassolino dovevo togliermelo, e la sera stavo, almeno, soddisfatto.

Aggiorno alla data attuale, ossia 26/02/08:

Per risolvere il problema della ripetibilità del colpo, il titolare ci ha proposto un extra, ossia un nuovo controller elettronico, del prezzo di 60 euro, pensato apposta per coloro che hanno bisogno di alta ripetibilità; insomma, voleva farci pagare un di più.

Ma stavolta l'abbiamo spuntata noi: hanno aggiunto tale controller senza alcun sovrapprezzo.

Ora la macchina sembra funzionare.

Ma vi pongo una domanda: se dovessimo comprare un'altra resinatrice, ci rivolgiamo a questa azienda (dato che ormai ne conosciamo già pregi e difetti), oppure ci mettiamo alla ricerca di una nuova?

 
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Apertura Representative Office

Post n°8 pubblicato il 01 Ottobre 2007 da dangax
 

Per “internazionalizzare” la nostra azienda- che poi sarebbe, aprire una nostra sede a Shenzhen (Cina)- l’azienda di consulenza ci ha chiesto 12.000 euro.
Le attività comprese erano: disbrigo pratiche burocratiche per l’apertura di un Ufficio di Rappresentanza, sostegno nella ricerca di un ufficio e appartamento, possibilità di usufruire di una postazione presso il loro ufficio in Cina, con accesso ad internet e utilizzo di stampante, fax, etc…

E così abbiamo pagato.
Una volta arrivato in Cina, nel decidere tra le varie proposte di ufficio, quale scegliere, ho scoperto che:
- la postazione presso di loro non mi serviva: non dovevo ricevere clienti, e la mia stanza d’albergo mi dava accesso illimitato ad internet, così che era diventato anche il mio ufficio;
- - l’ufficio legale con sede in Cina, al quale anche questi consulenti si appoggiavano per sbrigare le pratiche di apertura, pratiche per le quali serve un avvocato che sappia il cinese e che si sappia muovere tra le pieghe del mastodontico apparato amministrativo cinese-dicevo, questo ufficio legale era stato pagato 4000 euro.

Ho constato quindi che, con 8000 euro, loro mi hanno dedicato:
- mentre non ero in Cina, la loro office manager cinese aveva visitato 5 uffici; come ho scoperto poi io, per ogni visita possiamo calcolare il tempo dedicato pari a 2 ore (totale: 10 ore);
- altre 2 ore è stata con me per visitare quello che poi è diventato il mio ufficio;
- per la scelta dei mobili (*) e l’allaccio ad internet, abbiamo impiegato 8 ore; questa volta però non era con me l’office manager, ma una ragazza in prova che pendeva 2000RMB al mese (più o meno, 200 euro).

Fine. 8000 (ottomila) euro per 20 ore di tempo dedicatomi da personale cinese, metà delle quali da una stagista.
Fatevi voi i conti.

Se dovete aprire un ufficio in Shenzhen, rivolgetevi a me che mi faccio spendere meno della metà, per servizi pari o migliori (la tariffa dell’ufficio legale è invariabile).

(*) E’ possibile aprire un ufficio di rappresentanza anche in un appartamento dedicato ad uso abitativo; quindi se una sola persona sarà la vostra risorsa in Cina, e ritenete che non riceverete visita da clienti nel vostro ufficio in Cina, potete risparmiare un affitto prendendo un locale da adibire ad uso ufficio, con cucina e camera da letto, oltre che bagno e salotto (che sarà anche il vostro ufficio).
Questo di minimo: nessuno vi vieta di prenderlo più grande, magari con più stanze per ospitare altri colleghi che di tanto in tanto si dovranno recare in Cina.
Per circa 50 metri quadri nel quartiere Luo Ho (che è l’equivalente di Manhattan a New York), in un edificio di nuova costruzione, con servizi pensati in modo occidentale, si pagano 4000 RMB.
Per solo uso abitativo, si pagano 3000 RMB ammobiliato e fornito di Tv.

Noi, avendo preso un ufficio, ce lo siamo dovuti ammobiliare; dal proprietario ci siam fatti mettere l’allaccio per Tv, lavatrice, aria condizionata, letto, armadio, cucina, bagno.
Fatevi mettere le tende!!!! Io me ne ero scordato, e me ne sono accorto in seguito: non ci sono persiane, quindi se non volete essere svegliati dalla luce dell’alba….

Per l’allaccio ad internet, vi sconsiglio China net: ADSL a 2Mb costa circa 1800 RMB per un anno, ma è molto molto lenta (i video vanno a scatti, scaricate a 5 Kb).
Nel palazzo in cui sono io, c’è la rete cablata di Topway: anche qui 2 Mb costano 100RMB al mese, ed è molto molto più veloce.
(da notare, quindi, che i consulenti mi hanno anche fatto prendere un servizio internet più costoso e meno veloce rispetto a quanto già c’era nel palazzo!!!).

L’inesperienza, c’è sempre chi ne approfitta, e questi guarda caso sono sempre occidentali.

 
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Peso e Volume - Aggiornamento

Post n°7 pubblicato il 06 Agosto 2007 da dangax

E nonostante io abbia aspettato una settimana, oggi scopro che il fornitore ha spedito con solito corriere, anziché in via prioritaria.
Oggi il materiale, quindi, non arriva.
Ho aspettato una settimana per nulla.

 
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