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Principessa delle Stelle

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Post N° 273

Post n°273 pubblicato il 09 Febbraio 2008 da Per_Francesca
 

Volevamo costruire assieme
una casa bella e tutta nostra
alta come un castello
per guardare oltre i fiumi e i prati
su boschi silenti.

Tutto volevamo disimparare
ciò che era piccolo e brutto,
volevamo decorare con canti di gioia
vicinanze e lontananze,
le corone di felicità nei capelli.

Ora ho costruito un castello
su un'estrema e silenziosa altura;
la mia nostalgia sta là e guarda
fin alla noia, ed il giorno si fa grigio
- principessa, dove sei rimasta?

Ora affido a tutti i venti
i miei canti arditi.
Loro devono cercarti e trovarti
e svelarti il dolore
di cui soffre il mio cuore.

Devono anche raccontarti
di una seducente infinita felicità,
devono baciarti e tormentarti
e devono rubarti il sonno -
principessa, quando tornerai?

Hermann Hesse

 
Rispondi al commento:
immenso.f
immenso.f il 09/02/08 alle 10:31 via WEB
Buon giorno piccola FRANCI..... un saluto una favola spero non ti dispiaccia.. ----------------------------------------------- Il sorriso della felicità Viveva, molto tempo fa, in una lussuosa villa della "Palermo bene", una donna ricca e vanitosa. Gli agi e i lussi più costosi erano per lei motivo di vita. Non conosceva altro che danaro, gioielli e vestiti di pregiatissime stoffe. Finì che un giorno, non avendo più cosa desiderare, s'ammalò di un grosso male: l'apatia. Non mangiava più, non amava adornarsi come prima soleva fare, tanto che non uscì più nemmeno di casa; si chiuse in una stanza e non volle più ricevere nessuno, ad eccezione dei migliori medici specialisti della città, che la visitarono da capo a piedi, ma... nessuno riuscì a capire quale fosse il suo vero male o le cause che inducevano la ricca signora a rifiutare anche la sua immagine riflessa allo specchio. Molti ebbero a dire che per lei erano morte anche le speranze di guarigione. Nei paesi della provincia si sparse la voce di quel male che affliggeva la ricca signora. Un giorno si presentò, davanti al cancello della villa, una vecchietta curva che si sorreggeva ad un bastone; chiese alla servitù di essere ricevuta dalla padrona. I maggiordomi si guardarono, curiosi di sapere cosa avrebbe potuto fare quella vecchietta, decisero di farla entrare, e la condussero nella stanza dove si trovava la signora. Questa stava seduta in un angolo; a guardarla, sembrava che stesse specchiandosi e chiedere allo specchio con quegli occhi dallo sguardo assente, i perché di quella mancata gioia di vivere. -Mia cara signora lei non ha niente!- Disse la vecchietta, sorridente. -Dimenticanze! Nient'altro che dimenticanze!- Continuò. -Non s'è accorta, lungo la sua vita che fra tutti gli acquisti: cavalli, auto, gioielli... ha dimenticato di fare l'acquisto più bello. -Non è vero! Ho tutto!- Esclamò. -Quando pare che dalla vita abbiamo avuto tutto- continuò la vecchietta, -dovremmo, invece, accorgerci di non avere avuto quasi niente! -Io le dico che a me non manca proprio nulla!- Rispose la ricca signora, mentre la vecchietta continuava a guardarla con un sorriso sereno. -Anzi, guardi!- continuò, prendendo una campanella a lei vicino e, movendola due volte: subito accorse la cameriera; la mosse tre volte e comparve il maggiordomo. -Come vede- disse la signora -chiamo, e tutti corrono; persino il giardiniere e l'autista posso chiamare, sa? Tutti, e tutto! -Sì?- Rispose la vecchietta -Provi a chiamare, dunque, ciò che le manca: la felicità! Essa non accorrerà mai, perché è dentro di noi. La signora suonò, e suonò ancora..., ma, dall'uscio non apparve nessuno; delusa guardò il maggiordomo, la cameriera che, mortificata, a sua volta, abbassò gli occhi a terra, poi guardò lei, la vecchietta, e, in quel viso increspato, vide apparire un sorriso ondulato; solo allora capì quanto di bello era venuta ad offrirle la vecchietta: un sorriso, un semplice sorriso di felicità. "UN FIOCCO DI NEVE"
 
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