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« SCIOGLI LA TRECCIA MARI... | SCIOGLI LA TRECCIA MARI... » |
Post n°192 pubblicato il 29 Settembre 2012 da ciapessoni.sandro
SCIOGLI LA TRECCIA MARIA MADDALENA – dello scrittore: Guido da Verona
Immagine: Biarritz (Francia) Luogo dove prevalentemente si svolgono gli avvenimenti di questa puntata. Cliccare sull’immagine per ingrandire.
*** XV° parte del romanzo (seguito del post 191)
Aveva trovato invece quell' orribile «trente et quarante, - «où jamais je n'ai été fichue de gagner une thune!...» Si era messa a giocare verso le sei e terminava ora, senz'aver mangiato che qualche «sandwich», con un bicchiere di Porto, nell'intervallo fra un mazzo e l'altro. - Pense donc! - ella diceva a Madlen; - j'avais sur moi plus de huit mille francs, et je les ai perdus en vingt minutes. Blanche m'a prêté mille francs; Garigou, tu sais, Garigou le tenor, m'en a prêté encore mille... J'ai voulu taper la Direction, mais le caissier, ce vilain chameau, m'a dit qu'il n'y avait pas le Directeur. Penses tu!... Pour me prêter cinquante louis il fallait déranger le Roi d'Espagne! Alors Blanche a été tout ce qu'il y a de plus gentil; n'ayant plus le sou elle-même, elle a demandé vingt-cinq louis à un monsieur qu'elle connaît à peine. Ça m'a fait encore vingt-cinq louis de dette, mais Blanche est tout de même un noble coeur. En voyant ma déveine, elle a fini par taper de quinze louis le maîtred'hôtel; puis elle m'a dit: «Fiche-les donc à inverse! Il va y avoir une série.» La série vint en effet: douze inverse! J'avais tout rattrapé, avec du bénéfice... mais, zut! pourquoi n'ai-je pas écouté Blanche? Il fallait à ce moment quitter la table et m'en aller dîner avec elle. Non: j'ai voulu faire sauter la banque, pour voir la tête du caissier, ce mufle à lorgnon... et voilà! je sors à présent sans une pièce dans mon sac. Regarde donc, Madlen: quarante sous et ce guignard de fétiche.... c'est gai! Avec ça, le chauffeur qui m'attend à l'hôtel, tandis que je me meurs de faim, n'ayant pas déjeuné le matin ni dîné le soir... charmante journée!» Per l'allegria si mise a ballare in mezzo alla strada, facendo risuonare i quaranta soldi che le restavano nella borsetta vuota. Madlen le disse: - Non penserai tuttavia di ritornare a Biarritz durante la notte, Litzine? - Ma certo lo penso! - È una pazzia. - Forse; ma cosa vuoi che faccia qui ora? Non ho portato neppure una camicia da notte, e domani dovrei far colazione al Carlton con Crisòpulo, il Greco e pranzare con Ned, l'Americano. - Ma neanche per sogno, Litzine! Rimani qui a dormire. Ti darò io tutto ciò che ti occorre, anche il denaro per rifarti domani, se vuoi. Quanto a Ned, gli puoi telegrafare di venire a prenderti. È molto più semplice, non ti pare? - Credi?... - fece Litzine, dubitosa ed allettata. - Ma certamente. - Bene, facciamo così. È infatti più semplice. Ti rimanderò il denaro da Biarritz per telegrafo, - et je te dis merci, chère... - Mais, voyons, quelle blague! La contessa Fellner fece una piccola smorfia, perché forse aveva già premeditato di chiedere un prestito a Madlen, e Litzine complicava le cose. Allora, sotto un lampione, si mise a rivedere il cartoncino d'una «taglia» di «trente et quarante» ove c'erano state quattordici intermittenze. - «Voilà où je devais me faire une fortune, l'imbécile que je suis!...» Frattanto l'avvocato di Nimes continuava il suo bisticcio con la celebre cantante, M.me de Lonard, la quale, dall'alto del suo bel portamento, guardava con indulgenza il piccolo uomo testardo e cavilloso. La leggiadra cameriera camminava qualche passo dietro la nostra comitiva, seria seria, fissando il marciapiede. Credo ella stesse facendo il suo tirocinio di futura bella donna; ormai non le mancava che d'incontrarsi con il protettore di buona volontà. Nel giardino dell'albergo il meccanico di Litzine aspettava pazientemente, fumando. - Oh, voilà Madame! - fece con tranquilla impazienza. - Je suis là depuis 10 h. du soir, ainsi que Madame m'avait dit. - Vous avez bien raison de vous plaindre, mon pauvre ami! - disse Litzine, con un tono commosso. - Voyez-vous, c'est la vie!... Allez à présent garer votre voiture et vous coucher de suite, car je reste. - Ah... très bien, Madame! Bonne nuit, Mesdames et Messieurs! - rispose il meccanico, senza ombra di malumore. Ciò mi fece pensare che vi son uomini fatti come il tassametro, come l'ascensore, come i becchi dell'acqua potabile, come i cavalli di piazza, - uomini che vanno e stanno, salgono e scendono, aspettano e camminano, senza perdere mai la pazienza. Non sono forse i più infelici. Hanno capito che il tempo ha una ragione d'essere, ha un pregio, solo in quanto serve a far guadagnare il prezzo che costa la vita. Perciò, guadagnarlo stando fermi, è certo il miglior sistema. Una camera fu trovata per Litzine, non lontana da quella di Madlen; ma difficile fu commuovere il custode notturno spiegandogli che Litzine non aveva pranzato, perciò moriva di fame; anzi avevamo fame in parecchi e si desiderava cenare. Dopo avere sollevate mille difficoltà, il custode rispose infine che sarebbe andato a frugare nella dispensa. - Porterete in camera mia tutto quello che troverete, - gli disse Madlen, mentre l'avvocato di Nimes protestava d'aver sonno e di volersene andare a letto, non senza, beninteso, la compagnia della celebre cantante, M.me de Lonard. Però venne anch'egli nella camera di Madlen; anzi tutti vennero, fuorché la giovine cameriera. Questo avvocato si chiamava Claude; era spiritoso cattivo e maldicente come un perfetto avvocato meridionale. Quello che fece per prima cosa fu di sedersi familiarmente sul bellissimo copri piedi che occupava quasi per intero la coltre di Madlen. Là si mise a contare con iracondia i biglietti ch'erano rimasti nel suo portafogli. Litzine si era sdraiata sul divano e canticchiando fumava; M.me de Lonard aveva chiesto il permesso d'entrare un momento nella stanza da bagno, della quale serrò l'uscio. La contessa Fellner, toltasi il cappello davanti allo specchio, si dava un po' di cipria sul mento e si ricomponeva con civetteria la capigliatura tinta. - Dio mio!... - sospirava - cosa direbbe ora il mio amico di Parigi se mi vedesse in uno stato simile? - Poiché vi ama, egli direbbe innanzi tutto: «Quanto hai perduto stasera, carina mia?» - rispose, chiudendo il portafogli, l'avvocato di Nimes. - E Pepe? - fece allora, improvvisamente, Litzine. - Pepe... - volle rispondere Madlen, con un certo impaccio, - come, non sai? È partito proprio questa notte, poche ore fa. - Per dove? - Per Londra. È andato a Londra ove dimora suo padre. Tornerà, credo, fra una decina di giorni. Ma non più con me. Siamo divorziati. Era deciso da un pezzo, come ti avevo già detto. - Sì, mi ricordo... mi ricordo. - Litzine fece una pausa, poi soggiunse: - Tanto meglio. Allora si mise a guardarmi con curiosità, pensando probabilmente di scoprire in me il successore. Io conoscevo pochissimo Litzine; a Biarritz avevamo giocato alla medesima tavola qualche rara volta. Ed un giorno, appunto al Casino di Biarritz, mentre stavo per prendere la mia mano ella mi aveva detto, come spesso accade fra giocatori: - «Cinq louis dans votre main, Monsieur?» - «Si vous voulez, Madame...» - Ed avevamo perduto. Questa era la nostra piccola storia. Breve, lieve, sfortunata. Ma non si sa mai cosa possa accadere fra un uomo ed una donna i quali abbiano perduto insieme un colpo di baccarà. M.me de Lonard, tra un rumore d'acqua corrente, rientrava nella camera con aria più soddisfatta. Si era tolta ella pure il cappello ed ora sedeva in una poltrona con posa meditabonda. Accese una sigaretta, poi disse: - Dans un mois je serai en Amérique... La cosa non fece colpo su alcuno. Onde ella soggiunse con un sospiro: - Ah, les concerts classiques!... je me sens née pour les concerts classiques!... Allora l'avvocato di Nimes, dopo qualche minuto di raccoglimento, espose questa ferma convinzione: - Les concerts classiques, c'est la chose la plus bête qu'il y ait au monde. - Vous croyez?... - rispose con benevolenza l'angelica M.me de Lonard. Intanto sopraggiungeva il custode notturno, con un vassoio pantagruélico. E nomenclò: - «Uova, carne fredda, formaggio, burro, frutta, pasticceria. Pomméry Gréno, extra-sec.». Fece verificare l'«extra-sec» sul collo delle bottiglie non ancora sturate: al che l'avvocato di Nimes rispose con irritazione: - Io dunque berrò l'acqua del rubinetto, perché questa marca di Sciampagna mi dà i crampi allo stomaco. - Poverino, com'è delicato! - lo compianse Litzine. E presa una coscia di pollo, si mise ad imprimervi con avidità la sua bella dentatura luccicante. L'avvocato Claude neghittosamente si provvide d'un paio d'uova sode e tornò sul letto. - Ebbene, - disse Madlen, - non mangerete sovra la mia coperta? Venite, vi prego, a sedervi con noi. - E dove? In verità non c'era posto; ma l'angelica M.me de Lonard lo invitò a sedere sul bracciolo della sua poltrona. L'avvocato di Nimes era piccolo; ci stava. Sbocconcellò sbadigliando le uova sode, poi ne prese altre due. Avvenne questo: ch'egli solo mangiò per quattro e si bevve quasi tutta una bottiglia di quel Pomméry extra-sec che gli dava i crampi allo stomaco. La contessa Fellner, dopo il gioco e la cena, si lasciava prendere da non so quale desiderio di sensazioni ulteriori. - Oh... - sospirava - quanto mi struggo e mi sciupo in questo maledetto paese! Non solo perdo al giuoco tutto quello che possiedo, ma purtroppo sono anche disperatamente casta fin dalla vigilia del mio arrivo: ecco a momenti due settimane... - Appunto lo s'indovina dai vostri occhi, povera contessa! - rispose con malizia l'avvocato di Nimes. - Per una donna di temperamento la solitudine costituisce un vero guaio... Ma infine, perché no?... - soggiunse, facendo segno alla mia persona. – Ecco un giovinotto che certo aspetta solo una strizzatina d'occhi... La contessa Fellner arricciò il naso. - -Prima di tutto, caro signor Claude, io non sono per vostra regola una donna così facile!... Poi questo signore non è il mio tipo. - Oh! oh!... illustrateci dunque il «vostro tipo», - la incitò l'avvocato, che ancora stava trincando. - Io credo quasi di conoscerlo, - rispose Litzine. - Voi, contessa, amate il tipo di Ned, il tipo Americano del Nord, non è vero? - Oh, oui... - confessò, con un brivido artificiale ma prolungato, la casta M.me Fellner. - Sì, è vero, è vero! Amo il tipo di Ned: biondo, sbarbato, molto solido, molto energico... - Molto ricco! - soggiunse l'implacabile Claude. - Insolente! - Che insolenza c'è nel dire che Ned è molto ricco? Ma infine, cara contessa, poiché fra voi e Ned c'è una frontiera, mentre fra voi ed il signore non vi sarà, suppongo, che un mezzo corridoio... spegnete i lumi e pregatelo di parlare inglese. - Andiamo, andiamo, caro avvocato... - lo ammonì la contessa Fellner con una voce grave; - non sapete forse che a Parigi ho un amico il quale mi adora e che io adoro? - Noi sappiamo tutto questo!... - le accordò l'avvocato con enfasi declamatoria. - E quanto poi al signore, - aggiunse la contessa, guardandomi e guardando Madlen, - egli è molto occupato altrove... - Vous croyez, madame? - fece Madlen, con una voce tagliente. - Ah... je ne crois rien, je suppose... Litzine si mise a ridere. M.me de Lonard mi contemplava con occhi svenevoli, forse perché avevo ascoltato per un quarto d'ora le storie dei suoi trionfi americani. M.me Fellner si rovesciò contro la spalliera della seggiola, gonfiando il suo seno vedovile, poi disse con il suo più profondo sospiro: - Ah, mio Dio, che buona cosa è stringersi accanto ad una persona di fiducia, la sera, quando ci si addormenta... Solamente, volete credere? io sono ormai avvelenata... sì, proprio avvelenata! Nel momento più decisivo dell'amore, quando si perde la testa, mi accade spesso di udir la voce del mazziere, che annunzia d'un tratto: - Rouge perd et la couleur... - Alors, assurément, le coup est perdu! - fece, con diabolica prontezza, l'avvocato di Nimes. Pudica, M.me de Lonard si coverse gli occhi; ma Litzine, Madlen, la contessa ed io ne ridemmo di gran cuore. Frattanto il custode notturno era venuto a sparecchiare la tavola dai magri avanzi della nostra cena. Litzine era distesa sul divano, leggermente ebbra, e fumava. Fumava con gli occhi sperduti nei circoli azzurri, nelle ondeggianti nuvole della sua profumata sigaretta. Poiché teneva le ginocchia un po' sollevate, si vedevano nell'ombra della gonna le sue belle caviglie delinearsi come lunghi fusi. Que' capelli così biondi, così leggeri, davano al suo viso d'educanda un non so che di celestiale. Madlen le sedeva presso; il capo d'entrambe affondava nel medesimo cuscino. L'avvocato di Nimes, dal bracciolo della poltrona, era sdrucciolato nel grembo di M.me de Lonard, che, sebbene fingesse di respingerlo, pur si lasciava con benevolenza perquisire dalle sue mani curialesche. Fine XV° parte del romanzo Buona lettura.
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