Creato da ciapessoni.sandro il 21/02/2010

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L'AMORE DI LOREDANA - Romanzo dello scrittore: Luciano Zuccoli.

Post n°206 pubblicato il 21 Dicembre 2012 da ciapessoni.sandro

L’AMORE DI LOREDANA – Romanzo dello scrittore: Luciano Zuccoli

 

 

Immagine: Sirmione

Grotte di Catullo.

 

… seguito PARTE PRIMA

***

Quinta parte del romanzo – (seguito del post 205)

 

V

La mattina dopo l'arrivo a Desenzano, Loredana corse al balcone dell'albergo e vide sotto il sole fastoso scintillare il lago di cobalto. Lontano, a levante, un piccolo paese si spingeva per una lingua di terra molto innanzi nell'acqua.

- Andremo laggiù, - disse tra di sé, contenta di vedere paesaggi nuovi, ella che non si era mai allontanata da Venezia se non per pochi chilometri.

Il colore del lago, così azzurro da dare quasi all'acqua una densità materiale, era mirabile. La fanciulla, abituata alle trasparenze leggere della laguna, ne restò meravigliata e sentì come un piacere intenso per quella vita liquida che si stendeva ampiamente sotto i suoi occhi. Filippo bussò discretamente all'uscio ed entrò.

- Amore mio, come sei elegante! - disse.

Loredana vestiva tutta di bianco, con una cintura bianca e lo scarpe bianche, e sorrideva all'amico, il quale era superbo della sua candida bellezza.

- Ogni cosa fatta a pennello! - dichiarò Loredana, indicando l'abito; e soggiunse, dopo una lieve esitazione: - Tu mi portavi con te, nella tua mente, quando ordinavi i miei abiti! Ma il pensiero non le si era presentato così; era stato piuttosto un senso di molestia per quella strana perizia dell'amico suo, la quale svelava una lunga e costante dimestichezza con le donne, una singolare esperienza d'anime e di corpi femminili. Nulla a lei importava di ciò che era finito ieri: ma domani?

Ella disse, attirando Filippo sul balcone:

- Vedi, laggiù? Quel paese che si spinge nel lago? Là, vuoi andare?

- No, - rispose Filippo. - Quello è Sirmione; noi andremo a Maderno o a Gargnano o più oltre, nel Trentino, a Riva....

- Che peccato! Deve essere molto bello, laggiù,

- Vuoi? Se ti piace, io non ho nulla in contrario. Farà molto caldo, ecco tutto. Sirmione è grazioso. Manderemo a vedere se vi sono alloggi...

Mandarono a vedere; partì un uomo dell'albergo con la vettura; tornò dopo colazione.

V'erano alloggi, modesti ma puliti, nell'unica trattoria del paese; si poteva tentare...

La cosa, piacque molto a Loredana. In quel tempo, Sirmione non vantava ancora alcun grande albergo né uno stabilimento di bagni. Vi arrivavano di tanto in tanto gli escursionisti, quasi tutti tedeschi, a visitar le grotte leggendarie di Catullo; mangiavano, ammiravano, ripartivano. Il piroscafo v'approdava una volta al giorno, se il tempo non era cattivo. Tutto questo, raccontato dal direttore dell'Albergo Reale, accese la fantasia della ragazza, che già pensava di vivere più anni in quella penisoletta con Filippo, lontani dal mondo e pur vicini, obliati e felici...

Nel pomeriggio, sotto mi sole rovente, per la strada piana e bianca di polvere, gli amanti partirono in una carrozzella alla volta di Sirmione, seguiti da un baroccio coi bauli che avevano spaventato il conte Roberto. Quando giunsero al punto nel quale si lascia la strada provinciale per volgere a sinistra e inoltrarsi nella penisoletta, la fanciulla fu molto contenta. Dal balcone dell'albergo di Desenzano non avrebbe mai immaginato un paesaggio così bello. A destra e a manca, tra i rami degli ulivi e il fogliame degli alti pioppi, scintillavano le acque del lago riccamente turchine, immote nella accidia delle ore calde. È a un gomito di quella strada che s'incontra una casetta modesta, con uno svelto cipresso innanzi, e sotto si stende il lago irto per buon tratto di canne fragili; angolo pittoresco, riprodotto migliaia di volte da sapienti e da timidi pennelli.

- Andremo un giorno a vedere quei paesi laggiù! - disse Loredana, indicando i gruppi di case sulla sponda veronese. - Voglio veder tutto il lago.

- Ti piace? - domandò Filippo.

- Ah, immensamente! Sarò felice! - esclamò la fanciulla in un impeto di gioia, battendo le mani.

Tacque. La fronte le si rannuvolò subitamente; ripensava alla mamma, cui non aveva ancor dato notizie, e che era sola ormai nella casa deserta. Per celare a Filippo la tristezza improvvisa, si volse indietro a guardare il baroccio che correva tra un nugolo di polvere.

Ma già si vedeva la torre del castello Scaligero, cinta a metà da mura grigiastre, e la strada si ampliava; la carrozza oltrepassò il ponte di legno che dalla porta del castello mette in paese, e la rocca apparve lacerata da lunghe feritoie, circondata tutta intorno dall'acqua; lo stemma degli Scaligeri, ancor visibile, il leone di San Marco, in rilievo, la croce bianca in campo rosso del Comune, posti simmetricamente sull'alto della porta che guarda a occaso, dicono i tre domini che si susseguirono.

Le donne e i pescatori raccolti in gruppo sulla piazza osservarono l'equipaggio insolito e il carro coi bauli, ma nessuno si mosse. Non avevano alcun bisogno dei forestieri. L'acqua li faceva liberi, e quell'anno la pesca delle sardelle era stata insolitamente fortunata.

Si fece incontro alla vettura il proprietario dell'albergo, e aiutò Loredana a discenderne. Era un uomo tozzo dal viso rubicondo; non abituato a cerimonie, salutò con una certa dimestichezza e annunziò che gli «sposi» si sarebbero trovati benissimo in casa sua. Aveva tutto approntato, rinfrescato, ripulito con cura; le due camere e il salotto guardavano il lago; di giorno faceva caldo, ma si tenevano le persiane chiuse e si scendeva in giardino; di sera, poi, era una bellezza ovunque. A pochi passi di là, comparve anche la moglie dell'albergatore, più timorosa per l'aspetto signorile di Loredana, della quale notò in un batter d'occhio l'abito, la figura slanciata, il viso freschissimo, la bella bocca. Essa dichiarò che era felice di non alloggiare i soliti tedeschi con la piuma di gallo sul cappellino verde.

Mentre i due vetturali scaricavano i bauli, gli amanti salirono a veder le camere, e sulla scala s'imbatterono in una signora ampia di forme, col viso pitturato e le sopracciglia duramente segnate a nerofumo. Ella salutò chinando la testa, e si fece da un lato.

chinando la testa si fece da un lato.

- È la signora Teobaldi, di Verona, - disse l'albergatrice, che seguiva. - Una buona e bella signora.

Filippo la guardò appena, rispondendo distratto al suo saluto, Loredana sorrise per quelle spaurevoli sopracciglia; e per la maschera di biacca e di belletto che le deturpava la faccia. Le due camere da letto erano grandi e pulite, ciascuna con un armadio a specchio, un cassettone di legno chiaro, una tavola rettangolare coperta da un tappeto modesto ma nuovo. Il salotto era addobbato con carta a fiori d'oro sul fondo rosso; i mobili mal disposti, in ordine scrupolosamente simmetrico, facevano pensare a lunghi mesi d'abbandono, quantunque non vi fosse un grano di polvere. Il pianoforte, del quale Filippo toccò alcuni tasti, emise un miagolio prolungato che fece ridere Loredana.

- Bisognerà comprare molti oggetti inutili per nascondere la bruttezza degli oggetti utili, - osservò Filippo, senza badare alla faccia scorata dell'albergatrice. - Va bene, - seguitò con quest'ultima. - Faccia portare subito i bauli...

- Sì, signor conte, - disse la donna.

- A proposito: sa il mio nome?

- Me lo ha detto l'uomo che è venuto stamane a vedere le camere, - rispose l'albergatrice. – Il signor conte Filippo Vagli e la signora contessa, di Venezia. Anzi, volevo chiedere alla signora contessa se suona il piano...

- Perché ? - domandò la giovane.

- Perché in tal caso lo farei accomodare: è un po' scordato.

- Lo faccia accomodare, - disse Filippo.

E quando la donna se ne fu andata, seguitò con l'amica sua, che si toglieva il cappello:

- Non vorrei esser caduto in un covo di pettegole...

- Dove sarebbero? - domandò la fanciulla stupita.

- Quella signora di Verona, per esempio: Teobaldi o Tibaldi o Ribaldi....

- L'albergatrice ha detto che è buona....

- Sì, - osservò Filippo, - ma ha detto pure che è bella! E allora, stiamo freschi!

Loredana diede in una risata, pensando alle terribili sopracciglia immobili. Ella s'era affacciata alla finestra e sembrava compenetrarsi della luce folgorante che saliva dal lago, dardeggiava la linea onduleggiata delle montagne, incendiava le case di Desenzano, faceva frinir le cicale sugli alberi.Ad un tratto si volse e disse:

- Oggi scrivo alla mamma.

- Appunto, - rispose Filippo. - Anch'io...

E stava per continuare, quando fu bussato alla porta ed entrarono gli uomini con un baule.

- Che cosa dicevi? - domandò Loredana, allorché gli uomini uscirono per prender gli altri bagagli.

- Volevo dirti che ho intenzione di andare a Venezia, fra qualche giorno. Bisogna, ch'io sappia ciò che si dice, - dichiarò Filippo, sedendo in una poltroncina. - La mia assenza non può essere stata notata: a Venezia son rimaste poche famiglie che io conosco, e in quest'epoca, tutti gli anni io vado in campagna. Ma voglio udire se si fanno chiacchiere e voglio, se mi riuscirà, aver notizie di tua madre.

- Come farai?...

Di nuovo gli uomini entrarono con un baule, che Filippo ordinò di deporre nella sua camera.

- Non deve esser difficile. - egli continuò poscia, - mandare qualcuno da lei con un pretesto. Anzi, servendomi d'una, persona fidata, potrei farle consegnare la tua lettera.

La fanciulla tacque un istante. Quel disegno di Filippo le pareva logico e pure la turbava; appena arrivata in un paese nuovo, tra gente sconosciuta, doveva rimaner sola, di giorno e di notte. E all'idea che Filippo volesse abbandonarla, un tale spavento la prese, che si sentì sbiancare il volto, come tutto il sangue le si fosse gelato nelle vene.

Ritornò alla finestra, per nascondere il suo turbamento; ma non vedeva né il lago, né il sole, né la città dirimpetto, che un minuto prima le era parsa sfavillante...

- Che pazza! - disse a sè medesima. - Come potrebbe abbandonarmi, se mi ama, se lo amo, se gli ho dato tutta me stessa? Non lo conosco da tre anni, non sono stata per tre anni la piccola amica, e non sono oggi la piccola amante?

Udì che gli nomini, recato l'ultimo baule, salutavano e uscivano ringraziando. Si tolse dalla finestra, e disse a Filippo, con voce un po' debole:

- Sì, è giusto. Devi andare.

Quella stessa mattina, il conte Roberto, arrivate a Fasano in carrozza, spedì subito un telegramma a sua cognata. Il telegramma, alla forma del quale aveva pensato durante tutto il viaggio, diceva: «Non ho visto nessuno. Lascia fare».

E la contessa Bianca ricevendolo si chiese se quel «Lascia fare» significasse «Fida in me» o non piuttosto: «Lascia che ciascuno viva a modo suo».

Ma le parve che la seconda interpretazione fosse la buona.

 

Fine quinta puntata

Buona lettura.

 

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Commenti al Post:
anyony
anyony il 21/12/12 alle 14:41 via WEB
Caro Sandro, altra interessnate puntata: sembra che i due giovani abbiano preso una decisione definitiva. Ma quel voler tornare a Venezia di Filippo m'insinua qualche dubbio. Non vedo il motivo per cui voglia informarsi di cosa si dice, se ormai sembra aver scelto la sua strada. Staremo a vedere. Intato rinnovo i miei sentiti auguri di Bone Feste a te e a tutti i tuoi lettori, con affetto Antonia
 
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 21/12/12 alle 15:31 via WEB
Carissima Antonia, puntuale e fedele come sempre! Anch'io ti rinnovo i migliori miei Auguri per questo Santo Natale e per un sereno e migliore Anno nuovo. Antonia, vorrei che tutti i tuoi desideri siano esauditi e so che ti accontenti di poco! Su questa puntata ho pure io l'impressione che quel tornare a Venezia... gatta ci cova. Comunque dovrebbero visitare l'altro Garda, a partire da Riva del Garda; ma quella Loredana... la mi pare una... novizia da convento... staremo a vedere. Ciao Antonia, ti abbraccio forte questa volta! E' NATALE!!! Baci Sandro.
 
assia.k
assia.k il 22/12/12 alle 07:46 via WEB
Dal sacco dei miei pensieri, ho estratto il piu' prezioso per Te... Che questo fine settimana sia ricco di serenetita'e tranquillita'. (clicca)...Kathia.
 
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 22/12/12 alle 08:10 via WEB
Assia! Il micio con le lucine... Le pensi tutte e sei sempre cara, ti rinnovo i miei Auguri per un buon Santo Natale e felice Anno Nuovo. Con affetto, una carezza! Sandro.
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 22/12/12 alle 15:54 via WEB
SINCERI AUGURI PER UN SERENO SANTO NATALE DA TRASCORRERE IN LIETA ARMONIA - AUGURI ANCHE PER UN MIGLIORE ANNO NUOVO! Caramente, Sandro.
 
ottobre210
ottobre210 il 22/12/12 alle 17:56 via WEB
Caro Sandro...anch'io sento "odor" di bruciato il voler recarsi di Filippo a Venezia...speriamo che la sprovveduta Loredana non abbia a pentirsene di essersi fidata del bel Filippo. Sandro il Natale è alle porte ti auguro di passarlo in serenità,e mi raccomando riguardati...Un caro abbraccio e un pensierino...Francesca clicca
 
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 23/12/12 alle 15:25 via WEB
Mia fedele e dolcissima Francesca, questo romanzo mi piace veramente perché in ogni particolare delle vicende descritte, c'è sempre qualcosa di mistero. Francesca cara, io ti posso anticipare questo: trattandosi di sentimenti e di emozioni che abbracciano FORTEMENTE l'amore in tutte le sue espressioni, questo romanzo è la migliore, delicata e fine descrizione del "nobile" sentimento. Non troverai nessuna ombra di volgarità o di eccessivo "osare". Tutto è racchiuso nell'eleganza genuina di quel benedetto sentimento... Francesca, ti ringrazio per gli Auguri nel Santo Natale, te li faccio qua, e fai conto che in questo momento sei abbracciata con me! Ho cliccato su "clicca", ma s'è aperta una pagina con in alto a sinistra un libro aperto... per la verità, non ho capito nulla, ma io sono ancora all'antica, porta pazienza Francesca cara! Però ti abbraccio e con tanta tenerezza perché così io vedo il mondo. Carissima, mille volte carissima. Con infinito affetto, Sandro.
 
ottobre210
ottobre210 il 23/12/12 alle 18:13 via WEB
Non so cosa sia accaduto...ci riprovo,caro Sandro...BUON NATALE...Francesca clicca
 
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 24/12/12 alle 15:41 via WEB
Francesca dolcissima, non temere, siamo qui, e ci teniamo le mani! Felice santo Natale dentro nel tuo cuore, dentro nell'animo tuo. Ti penso ed a me ti stringo! Con affetto, sempre, Sandro.
 
assia.k
assia.k il 24/12/12 alle 07:13 via WEB
Il Natale, è una festa per tutti: grandi e piccini. E' fatta per stare insieme, per aspettare l'arrivo di un bimbo speciale! Il Natale è per chi è ricco e chi è povero; lui, che è lassù e sta per nascere, non vuole distinzioni, non vuole litigi e non vuole ne la guerra e tanto meno l'odio. Quel piccolino vorrebbe che si facesse di più per la sua nascita, vorrebbe tante cose belle. Da lassù lui ci sta mandando un messaggio importante che deve compiersi prima del 25 quindi non arrendiamoci all'idea del Natale, ma dobbiamo rendere felici noi e le persone che amiamo. Auguri di buon Natale! (clicca)...con affetto Kathia.
 
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 24/12/12 alle 15:49 via WEB
Assia, ho letto ed ho cliccato!... e non ho parole per risponderti, tanto mi hai emozionato. In tutte le tue manifestazioni c'è una semplicità divina... Domani, sii certa, particolarmente tu sarai nel mio cuore. Con lo stesso tuo affetto Assia, ti abbraccio, Sandro.
 
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