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L'AMORE DI LOREDANA - romanzo dello scrittore: Luciano Zuccoli.

Post n°227 pubblicato il 26 Maggio 2013 da ciapessoni.sandro

L’AMORE DI LOREDANA – Romanzo dello scrittore. Luciano Zuccoli

 

 

Immagine: Loredana...

… La fanciulla si coprì il volto con le mani e ruppe in pianto.

 

Cliccare sull’immagine per ingrandire

… seguito SECONDA PARTE

 

***

 

… seguito capitolo VII (dal post 226)

 

- È stato così: - disse il Candriani. - Mentre uscivamo dal teatro, un farabutto ha ingiuriato la signorina; non ho potuto scoprire chi fosse; tutti guardavano a terra e parevano sonnambuli. La signorina, quando fu in gondola, visto che il tragitto era lungo e noioso, occupò il tempo a piangere, e io che voleva farle la corte sono rimasto con un palmo di naso...

Loredana si mise a ridere.

- È tutto qui? - domandò Filippo incredulo.

- È tutto qui, - rispose Berto. - Vedi che ora ride; non potrebbe dimostrati meglio che si trattava d'una inezia.

Filippo scosse la testa; sapeva bene che vicina a lui, la giovane dimenticava ogni dolore, e la sua piccola risata squillante non gli provava nulla.

- Ma che cosa hanno detto? - egli incalzò.

La fanciulla gettò una rapida occhiata a Berto, il quale non si aspettava una domanda categorica.

- Chi se ne ricorda? - egli fece, impacciato. - Lei se ne ricorda, signorina?

Loredana tornò a ridere; ormai non le importava delle ingiurie, ed era tutta felice di sentirsi protetta dall'amante, nella sua casa elegante e quieta.

- Sì, me ne ricordo, - ella dichiarò, ancora sorridendo. - Mi hanno detto: carne di lusso...

- Oh, i mascalzoni! - esclamò Filippo, oscurandosi in volto.

- E poi, - soggiunse Loredana col suo placido sorriso, - e poi, mantenuta!

Filippo sussultò; nella stessa ora, la folla anonima e lo zio Roberto gettavano in faccia alla ragazza la stessa accusa, coprivano di fango il suo amore. Egli dissimulò il suo turbamento, e disse:

- Hai ragione, cara, di ridere; non si può che ridere di certe volgarità... Ora ci verserai una coppi di sciampagna e berremo... berremo a dispetto degli invidiosi.

- E ai due milioni! - sì lasciò sfuggire Berto.

- E alla carne di lusso! - concluse Filippo ridendo.

Loredana s'era alzata a versare il vino dorato nelle coppe. Un po' inclinata verso i due

uomini, con la bella testa adorna di pettini scintillanti, il bel corpo chiuso nell'abito bianco, ella era l'immagine della giovinezza forte e procace. Le tre coppe si urtarono lievemente, qualche goccia cadde sul tavolino.

- Perché beviamo ai due milioni? - chiese Loredana d'un tratto, come ricordandosi. – Che cosa vuol dire?

- Nulla, nulla, vuol dire, - interruppe l'amante.

- Sì, vuol dire qualche cosa, - insistette Loredana. - Vedi: io ti ho raccontato tutto, e tu non mi racconti... Quando ci siamo incontrati stasera, ci hai detto che avevi avuto un'avventura graziosissima. Non è forse vero, conte?

Il Candriani assentì con un moto del capo.

- Ti racconterò dopo, - promise Filippo. - Non si tratta di un'avventura. E del resto, non potrei avere un segreto?

- Certo, - osservò Loredana pensierosa. - Ma allora non si annuncia...

I due amici diedero in una risata.

Berto Candriani bevve ancora una coppa di sciampagna, parlò dei prossimi spettacoli della Fenice, e dopo pochi istanti si congedò. Non appena egli ebbe varcata la soglia, Loredana gettò le braccia al collo di Filippo.

- Caro! - ella disse baciandolo. - Che cosa ti è avvenuto? Perché vuoi tacere con la tua viperetta?

L'amante sorrise e le passò un braccio attorno alla vita.

- Non voglio tacere nulla, - egli dichiarò. - Berto m'aveva detto che tu eri agitata questa sera, e perciò non ti raccontavo l'incidente, che non ha alcuna importanza, del resto; poi egli stesso ha voluto fare il brindisi ai due milioni, quella testa matta!

- Sai perchè? Mi ha visto ridere e allora ha compreso che non ero agitata.

Dolcemente, stringendola al fianco, a piccoli passi, Filippo l'accompagnava nella camera di lei, e la baciava sui capelli. Così spesse volte egli si largiva il piacere di assistere mentre la fanciulla si spogliava e talora le prestava mano; in tal modo tra gli scherzi e i baci, la scena si prolungava e finiva sempre a una maniera. Quando fu nella camera da letto, Filippo prese posto in una poltrona, e la giovane s'accinse a togliersi gli abiti.

- Ebbene, Flopi? - ella chiese.

- Ah ecco! - disse Filippo. - Sono stato al «Grand Hôtel» e ne sono uscito con lo zio Roberto, il quale ha colto l'occasione per farmi una delle solite prediche. Ci siamo accalorati; egli mi ha minacciato di diseredarmi, e io gli ho detto che me ne infischio; a quel che pare, i due milioni dello zio sono così sfumati, ma io preferisco loro la mia libertà piena e assoluta. Ecco tutto, Lori; vedi che non valeva nemmeno la pena di parlarne.

Loredana, rapidamente liberatasi della gonna, rimase attonita.

- Due milioni! – ripeté a un tratto.

- Poco più, poco meno, - disse Filippo. - Ma io non ho mai avuto bisogno del suo denaro, e tu lo sai.

La fanciulla gettò gli abiti sopra una sedia, e restò ritta innanzi all'armadio a specchio...

- Per colpa mia! - ella esclamò.

- Lori, te ne prego, - disse Filippo, - Mi dispiace quando tu parli così: non è per tua colpa, ma per colpa dei miei parenti. Non è una novità, questa: ti ricordi che io te l'avevo detto? I miei parenti non capiscono, e le discussioni non valgono a niente...

- Vogliono che tu mi lasci? - incalzò Loredana.

- S'intende! - rispose Filippo. - Lo zio Roberto, poveretto, non è che lo strumento di mia madre, la quale lo fa agire e parlare, ed egli agisce e parla, tanto per avere pace.

- Vogliono che tu mi lasci? – ripeté Loredana. - E non vogliono altro?

- Per bacco! - esclamò Filippo ridendo. - Mi pare che basti...

- No, potrebbero volere di più, - disse la fanciulla, dopo un attimo d'esitazione, - Potrebbero volere che tu ti sposi... Perché , Flopi, io non capisco... Se tu mi lasciassi, che faresti? Vivresti senza amanti e senza moglie? Pretendono questo i tuoi parenti?... Non vogliono che tu ti sposi? Non hanno qualche signorina che piace loro e che ti offrono?

Filippo tacque, stupito, e si chiese come mai la piccola Lori, ch'egli reputava ancora poco più d'una bambina, col solo aiuto della logica, fosse giunta alla verità. Per nascondere il suo impaccio, egli si alzò e disse:

- No, no: che ti viene in mente?... Lascia che io ti guardi...

Loredana fece un gesto per allontanarlo, e insistette:

- Veramente, Flopi, non ti hanno mai parlato di matrimonio, non vogliono che ti sposi?

- Ma no; sono tue fantasie queste! – ripeté Filippo.

- Sei pronto a giurarmelo?

- Te lo giuro...

- Sei pronto a darmi la tua parola d'onore?

Filippo ebbe un attimo di titubanza ormai non poteva più retrocedere.

- Ti do la mia parola d'onore! - disse.

La fanciulla si coprì il volto con le mani e ruppe in pianto.

- Come! - esclamò Filippo, sorpreso. - Ora piangi? Non sei contenta? Forse non credi?

Ella gli stava innanzi con le braccia e il petto scoperti; aveva, le mutande di batista che le arrivavano al ginocchio, le calze di seta grigia, le scarpette basse e bianche: pareva un piccolo gentile Pierrot.

- Così carina, - disse Filippo, - e così cattiva! Ma non sei contenta, ti ripeto?

Loredana riuscì a rispondere tra i singhiozzi:

- Sì, - dichiarò, mentendo alla sua volta, - piango perchè sono contenta!

Filippo si mise a ridere, e la strinse al petto, sollevandola da terra.

- Vieni, - disse. - Vieni, mascheretta bella, viperetta cara. Tu sei tanto bella, io ti amo tanto...

La giovane gli si avvinghiò al collo, si lasciò adagiare sul letto, e tra le lagrime cercò la bocca di lui, che mentiva e baciava così bene...

 

Capitolo VIII

 

L'inverno fu singolarmente crudo e lungo quell'anno, a Venezia; nevicò più volte e nei giorni sereni una gelida bora soffiò con violenza. Molte famiglie abbandonarono la campagna innanzi tempo e iniziarono la stagione dei ricevimenti e delle feste prima dell'usato; a metà novembre, la vita elegante, in causa dei rigori invernali, fioriva già in tutto il suo rigoglio. Filippo ne fu ripreso a poco a poco, quasi senz'accorgersene; ritrovò gli amici, e rifece la solita ruota di visite e di consuetudini, tra quei soliti gruppi di persone, alla quale era abituato.

Ma per Loredana ebbe le cure più sollecite. Il mormorio del mondo e l'astiosità dei parenti gli avevano reso la fanciulla anche più cara, e spesso rinunziava a qualche trattenimento mondano per dedicarle il suo tempo. L'aveva circondata di lusso, provvedendole abbigliamenti a Milano, facendole regali di gioielli, coprendola di sete e di merletti e di pellicce, perchè la sua bellezza avesse una degna cornice.

Loredana lasciava fare.

Era mutata; un dolore sordo e profondo andava rodendola dal giorno in cui aveva scoperto che il suo Flopi mentiva; e mentiva perchè l'amicizia con Giselda Fioresi doveva avere un significato ch'egli non poteva confessarle. Dapprincipio, quando s'accorse che Filippo riprendeva le sue abitudini mondane, la giovane lo seguì col pensiero affannosamente; si fece raccontar volta per volta ciò che egli aveva visto e ciò che aveva detto; notò che mai non pronunziava il nome della contessina Fioresi, anche quando dai giornali si poteva rilevare che la contessina frequentava le feste e i ritrovi ai quali Filippo prendeva parte. Mille volte, Loredana era stata in procinto di chiedere spiegazioni, e mille volte s'era trattenuta, pensando ch'egli avrebbe mentito ancora.

Poi a poco a poco, riuscì a dominarsi; non volle più sapere, non interrogò più. Ella era la sua amante, che lo attendeva con desiderio inesprimibile e gli si dava tutta con infinita voluttà; faceva tacere la gelosia terribile che le attossicava il cuore, divorava in silenzio le lagrime e si mostrava sempre lieta e sorridente. Era un eroismo d'ogni giorno, d'ogni ora, che Filippo non sapeva, non avrebbe mai saputo. Anche quel lusso che la circondava le pareva soverchio; indossava la pelliccia, infilava nelle dita gli anelli preziosi con un certo piccolo brivido, pensando che il nome di mantenuta le conveniva allora meglio che mai. Non gliene importava; il mondo le era così sconosciuto e così lontano, che non voleva occuparsene; ma sua madre, la buona signora Emma, s'era inquietata per lei.

Loredana andava sempre a trovare la mamma nella casetta bianca sul campiello solitario.

Ogni volta era certa d'incontrare per la via Adolfo Gianella, il suo antico fidanzato, il quale le faceva la posta. Egli le era rimasto stranamente fedele, attraverso l'uragano di scandalo e di maldicenza che aveva travolto il nome della giovane. La seguiva a distanza per lunghi tratti, la guardava con intenso piacere, e ne era forse più innamorato che nei giorni in cui ella era vergine e innocente. Adolfo aveva appreso tutto dalla bocca dei curiosi e degli sfaccendati, la vita e l'amore di Loredana, e poi aveva scoperto il nido degli amanti e s'era posto a gironzare in quei dintorni, a guardar quelle finestre, a spiar quella gioia. Umile e timido, non confidava ad alcuno i suoi crucci, non parlava in famiglia di Loredana, perchè la famiglia di lui la odiava. Egli si contentava di seguir la fanciulla e di vederla bella, prosperosa, felice.

La cosa era tanto abituale ormai, che Loredana contava sulla presenza di Adolfo, e s'egli passeggiava nel campiello, essa si tratteneva più a lungo presso sua madre.

- Bada che è tardi, - le diceva questa qualche volta.

- Oh non importa! - rispondeva Loredana, dopo essersi affacciata alla finestra. - C'è Adolfo, che mi riaccompagna.

E la fanciulla sorrideva, non sapendo ella medesima se la devozione di lui fosse ammirabile o ridicola.

Una sera egli s'infuriò, con uno di quegli scatti ciechi e improvvisi che sono propri dei caratteri timidi. Loredana s'era trattenuta assai tardi e ritornava sola, a piedi, verso le Zattere, percorrendo calli deserte. Ella indossava la pelliccia, aveva una borsetta a maglie d'oro appesa al braccio, e le buccole di brillanti negli orecchi. Adolfo le si avvicinò d'un tratto e le disse bruscamente:

- Perché torni a quest'ora? Non pensi che ti può capitar qualche cattivo incontro?...

Loredana si fermò sbalordita a guardarlo; poi rise involontariamente:

- Sapevo che c'era lei, - rispose, - e che lei mi accompagna.

Egli si calmò subito; le si mise al fianco, e le disse con espressione lamentabonda:

- Come sei bella!... Non vuoi, non vuoi proprio sposarmi?

La giovane parve non aver capito; egli continuò:

- Io ti perdono tutto; tu sei l'amante del conte, e non te ne faccio colpa. Forse io non sapeva trattarti, ma ora ho imparato, perchè ho tanto sofferto... Non vuoi sposarmi? Non ti piacerebbe di vivere con me?

Loredana scosse il capo, accennando di no. Adolfo soggiunse, umilmente:

- Hai ragione. Sei abituata al lusso e all'eleganza... Il tuo valore è troppo grande per me...

La fanciulla lo squadrò e rispose:

- Sì, ora valgo più di due milioni...

Adolfo tacque senza comprendere. Che cosa voleva dire? Era impazzita? La guardò di nuovo, e vedendo che essa sorrideva, non osò chiedere spiegazioni; le camminò al fianco in silenzio, a capo basso.

- Lei mi ha perdonato? - riprese Loredana d'un tratto. - Ma è inutile; io non le ho chiesto il suo perdono, e non le ho fatto nulla di male, perchè ho disposto di me liberamente. Crede lei che per vivere la mia vita non occorra del coraggio?...

Si morse le labbra, temendo di dir troppo; e con voce secca aggiunse:

- Mi sorvegli, ma non mi stia al fianco; potrei incontrare persone che conosco, e non vorrei far credere che io passeggi coi giovanotti la sera, per le calli perdute...

Adolfo rallentò il passo, in modo da starle alle spalle e da proteggerla senza accompagnarla.

La fanciulla si sentì presa da tenerezza, per il querulo amante, volse il capo, e disse con un sorriso:

- Grazie. Così va bene...

Egli la seguì fino alle Zattere e poi scomparve.

 

Fine prima parte Capitolo VIII

Buona lettura

 

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Commenti al Post:
anyony
anyony il 27/05/13 alle 09:50 via WEB
Caro Sandro, quel Berto Candriani non me la conta giusta, ha tirato fuori la storia dei due milioni per insinuare un tarlo nel cuore di Loredana. Altrimenti Filippo avrebbe taciuto. Tutto sembra comunque filare liscio anche se Filippo riprende la sua vita mondana. Ma non penso che Loredana possa stare tranquilla. Un abbracio mio caro, sempre con affetto Antonia
 
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 27/05/13 alle 15:40 via WEB
Antonia carissima, il Candriani (Berto) sta cercando di tirare l'acqua al suo mulino e pagherà a caro prezzo la sua doppia faccia... La nostra Loredana purtroppo dovrà soffrire ancora, anche perché vuol essere sicura che Filippo ami veramente lei. Qui comincia la parte drammatica dell'intero romanzo. Grazie mia cara Antonia per la sempre tua cara presenza , ti abbraccio e sempre con immutato affetto. Il Sandrino di Tremezzo... finito qui in Valpadana!
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 27/05/13 alle 15:47 via WEB
Per: lascrivana - Carissima Laura, grazie per essere qui, ti aspettavo per davvero ora che la trama di questo romanzo volge al fine e mettendo in chiara luce l'ambigua (ma falsa) amicizia di Berto verso l'amico Filippo e l'amica Loredana. La falsità del Candriani sarà ben portata in vista alla mercé di tutti a testimonianza del suo falso agire... Un caro saluto Laura, augurandoti un lieta e felice settimana. Caramente, Sandro.
 
assia.k
assia.k il 28/05/13 alle 12:10 via WEB
Sono la nonna più orgogliosa del mondo! Anche se ci mettero' un po' ad abituarmi essere chiamata in questo modo. Condividere con te questa mia frizzante gioia è stupendo. Passero' con piu' calma per il momento ti abbraccio. (clicca)....buon martedì Kathia
 
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 28/05/13 alle 15:14 via WEB
Ciao Assia!, rendermi partecipe di questa tua gioia, è per me una grande soddisfazione. Tanti anni addietro fui anche io zio nonno... e l'affetto che ci lega tutt'ora, è il sentimento migliore che mi è rimasto. Ti ci abituerai anche te Assia; e voglio anticiparti che per i nipoti, l'amore delle Nonne è qualcosa di meraviglioso! Sii felice Assia. Ti abbraccio con affetto, Sandro. Grazie Assia!
 
ottobre210
ottobre210 il 01/06/13 alle 17:43 via WEB
Caro Sandrino...per Loredana le gioie dell'innamoramento sono lontane,nuvoloni all'orizzonte,il suo ruolo nella vita di Filippo e ben definito.Mi fa tenerezza al momento Adolfo innamorato fedele che passerebbe su tutto pur di poterla avere....Mah!Cosa vuoi che dica l'amore è proprio cieco.Sorseggio un caffè,di sicuro tu a quest'ora non lo prenderesti...io per fortuna dormirei anche se lo prendessi a mezzanotte.Una buona serata caro amico che se pur lontano,gli occhi della mente ti vedono.Una buona serata..un bacio e un grande abbraccio.Francesca
 
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 01/06/13 alle 20:27 via WEB
Francesca, carissima amica mia, Loredana in queste ultime puntate, mette a nudo tutte le angosce che il vero amore, purtroppo non risparmia. Quella Creatura mi piace e mi par di viverla... Leggeremo ancora Francesca, leggeremo e soffriremo. Oggi è stata giornata nera... tutto storto. Mi sono appena ripreso di un altro... calo di zuccheri. Fra poco me ne vado a letto. Ti abbraccio mia cara, rammentati che ti penso e così con questo bacio ti abbraccio teneramente. Sandro.
 
maraciccia
maraciccia il 01/06/13 alle 20:08 via WEB
ah l'amore Sandro..che strana malattia
 
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