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L'AMORE DI LOREDANA - romanzo dello scrittore: Luciano Zuccoli.

Post n°233 pubblicato il 12 Luglio 2013 da ciapessoni.sandro

L’AMORE DI LOREDANA – Romanzo dello scrittore: Luciano Zuccoli

 

… seguito: SECONDA PARTE

 

***

 

… seguito Capitolo XIV (dal post 232)

Adolfo aveva un suo pensiero e non riusciva a esprimerlo; si fregò la fronte, si passò la mano sul cranio, si guardò intorno senza vedere; finalmente si provò a ribattere:

- Anche se è falso, importa poco, perchè quando tutti la pensano a un modo, è come se fosse vero. Mi capisci? Se uno è accusato d'essere un ladro, per andare a spasso con lui e per tenergli l'amicizia non basta credere e anche sapere che è onesto; occorre un coraggio, che io non ho, perché gli altri credono ch'egli è un ladro e io non posso essere l'amico d'un ladro.... Tu hai tutte le apparenze contro di te, e Venezia intera parla di te come d'una ragazzaccia pericolosa; e che ci posso far io?... Del resto, qualche cosa ci sarà, non può essere inventato tutto... Ma se anche non c'è nulla, proprio nulla di vero, io ho la famiglia che mi rimprovera d'amarti e di seguirti, ho gli amici che ridono, ho il direttore della Banca il quale non vuole che gli impiegati frequentino donne cattive; e come faccio io a persuadere tutta questa gente che tu non sei una donna cattiva, dopo uno scandalo di cui si parla da tanti giorni e con tanti particolari in ogni angolo della città?... Non sarà colpa tua, ammettiamolo, ma sei disonorata, ecco; e le tue proteste si perdono nel fracasso, e oramai, qualunque buona e bella cosa tu faccia, non ti potrà giovare...

Afferrò la tazza di birra, l'accostò alle labbra e non la rimise sul piattello che quando l'ebbe vuotata.

- Ma allora, - disse Loredana con un brivido di terrore, - essere innocente significa nulla?

- Significa...., significa.... So io che cosa significa? - rispose Adolfo, il quale non s'accorgeva della sua crudeltà, sbalordito egli stesso per la bontà delle facili argomentazioni. – Ciò che importa nel mondo, è di essere creduto, a torto od a ragione; anche i miracoli non servono, se nessuno vi crede.... E nessuno crede alla tua onestà... Sarebbe meglio per te essere disonesta, veramente disonesta, e che tutti lodassero la tua virtù...

Un bel fondo color d'ocra, robustamente tracciato alla brava, incorniciò nell'albo la testolina della giovane dai capelli a riflessi dorati; effetto di chiaroscuri che l'artista confrontò con l'originale, movendo il capo a destra e a sinistra, e tenendo a distanza il disegno.

- Se quell'idiota non finisce di tormentarla, - borbottò a fior di labbra, - a lui gli faccio la caricatura!

Ma Adolfo non la finiva, esaltato dalla voluttà di torturare quella ch'era stata sempre in suo confronto vittoriosa, assillato dal bisogno di calpestare e di distruggere il suo amore, cupamente soddisfatto di veder la fidanzata d'un giorno ridotta senza difesa, ebbro di ferocia contro di lei e contro se stesso...

- E poi, perchè discutere la tua innocenza? Io non ci credo, via!... È possibile che tutta una città si rivolti, così per capriccio, contro una donna, una ragazza?... Mi dirai che guadagno ci fanno quelli che parlano male di te!... Perché non parlano male di tante altre?... Io, vedi, quando mi avvertono che bisogna diffidare dei pettegolezzi, mi metto a ridere; i pettegolezzi si fanno contro quelli che se li meritano; di me non si è mai detto nulla, per esempio?... Sarà meglio non parlare della tua innocenza, la quale, del resto, se anche fosse, non varrebbe una saetta, ormai... Che cosa hai opposto alle accuse determinate e precise? Che tutto è falso! Ma questo me l'aspettavo; non verrai mica a raccontarmi i tuoi amori, a me, che ti ho amata davvero, onestamente... E avevi tanta paura del mio giudizio, che mi hai fermato per istrada e mi hai chiesto se sapevo... Ecco un'altra prova... E poi, devo aggiungere...

Loredana si alzò lentamente.

- Ti ringrazio, - interruppe con voce malsicura. - Mi hai detto cose molto utili...

Fece per avviarsi, e barcollò...

- Non ti muovere, - soggiunse, appoggiandosi a un angolo della tavola. - Voglio uscire sola...

Dopo alcuni passi incerti, mentre Adolfo la guardava con occhio spento, Loredana riacquistò forza, mosse francamente, passò vicino all'artista, il quale rimirando il pastello e la giovane, sentì d'amarli ambedue.... Adolfo rimase immobile accasciato sulla sua panca; d'un tratto, il rimorso gl'invadeva l'animo, lasciandolo con la bocca aperta, in un'espressione di smarrimento ebete.

Venne voglia a Loredana di strappar dalle mani del disegnatore l'albo in cui sapeva d'essere stata ritratta, e di batterglielo in faccia. Dovette chiudere gli occhi per vincersi.

Uscì, tra la nebbia; la nebbia era calata repentinamente, con un lieve odore di bruciato, rotta qua e là dall'alone rossastro delle fiamme a gas. E la giovane si rimise in cammino verso le Zattere, verso Flopi, che parevano le une e l'altro perduti in quella infinita distesa, densa e acre.

- Che cosa gli porto? - si domandò Loredana.

Gli portava il suo corpo, che la folla diceva mantrugiato da altri, e il disonore.

Certo egli s'illudeva, Filippo; non gli avevano cantato in faccia tutte le accuse e ignorava in qual dispregio fosse tenuta la sua amante; ella gli portava in casa il ridicolo come un fluido avvelenato. Le parole d'Adolfo Gianella erano l'eco di quella saggezza che si trova per terra, fra gli sputi e le carte unte, e si chiama pubblica opinione. Egli diceva bene: non importa essere, ma parere; quando una calunnia è ripetuta da tutti, vale una verità: il male è quel che si vede, non quello che si commette. Aforismi che uccidono; bestialità caparbia; tirannia, inappellabile della maggioranza... Ma la vita procede su questo carro della morte, e ogni giorno qualcuno cade sotto le sue ruote per un gesto sbagliato.

Loredana arrossiva di se stessa; abbeveratasi lunghe ore al torrente di fango, le pareva d'averne la bocca piena, il corpo inzaccherato, le mani macere. Come lasciarsi abbracciare e baciare da Filippo, che avrebbe notato sul volto di lei le tracce delle sofferenze patite, un solco nella fronte, un livido sotto gli occhi? Baciarsi ed amarsi tra i ghigni della platea? Tremare agli sguardi sardonici? Vivere a fianco d'un uomo che, se non si staccava presto e decisamente da lei, diventava ridicolo?

La folla s'era gettata sul suo amore e l'aveva, fatto a pezzi.

Protezione sicura e forte, confidenze gentili e fuggenti attimi di letizia, tenerezze segrete e impetuosi scoppi di passione, lunghi oblii d'ogni cosa mortale, viaggi sognati, casetta della Zattere, bel sole di Sirmione, tutto affogato nella nebbia per sempre! Voleva correre a casa e dire a Filippo:

- Tu m ' hai avuta ancora bambina, e pel tuo amore tu m' hai fatta donna. Prendimi; amami un'ultima volta; spegni fra le braccia questa vita che è tua, e non lasciar che altri uccida lentamente, per odio, colei che vuol morire per te.

E palpitava alla speranza di morire veramente in uno spasimo di voluttà che fermasse in eterno i battiti del suo cuore; delicata parvenza femminile, che camminava tra la nebbia, sorridendo all'ultimo sogno. V'era nebbia dovunque, nebbia senza forma e senza fine, dentro la quale gli uomini, a guisa di fantasmi, scivolavano e si dissolvevano; nebbia che mozzava il respiro, copriva l'insidia, guidava all'abisso. E un silenzio tragico pesava, grave come lo sterminato drappo di bambagia da cui Venezia era tutta avvolta. Loredana giunse a casa, affranta, coi capelli e il veletto bagnati dalla caligine. Domandò subito di Filippo.

Clarice le disse che il conte, un'ora prima, era accorso a palazzo Vagli perchè la contessa Bianca stava male.

E non osando aggiungere particolari, la signora Teobaldi mormorò con enfasi:

- E un «tradimento proditorio» del destino!

 

Capitolo XV

 

In quel crocchio di gentiluomini vecchi e giovani che s'erano recati da Berto Candriani a chiacchierare, a bere, a giocare, abitudine presa durante i primi giorni dopo il duello e seguitata poi per tacito consenso di tutti, il conte Nino d'Este parlava di donne. Egli stava quasi sdraiato in una larga poltrona di cuoio scuro e morbido, le lunghe gambe distese sotto la tavola, su cui disseminati piccoli bicchieri, svelte fiale di liquore, scatole di sigari e di sigarette, portacenere di bronzo e d'argento. Nel mezzo era un tripode alto, che avrebbe dovuto vaporare essenze e che Berto invece aveva coronato con una larga ciotola di Murano dal bel colore turchino, dalla quale traboccavano fiori pallidamente rosei.

Nuvole e nuvolette di fumo ondulavano nell'aria, dandole una lieve trasparenza azzurrognola entro la quale come velati apparivano i volti degli amici.

- Ho visto ieri il capitano De Sirti con una brutta signora, - disse Nino d'Este. - Ma brutta assai....

- «Faute de grives», - osservò Paolino Berlendi. - Mancanza, di tordi; e quando non ci sono i tordi, si pigliano i passeri...

Egli era tornato recentemente da Parigi e non aveva ancora smessa l'abitudine d'intercalar frasi galliche al suo discorso. Asciutto di forme, col mento breve, i mustacchi biondi, i capelli scuri, il colorito acceso, Paolino Berlendi dava impressione d'un giovane energico e attivo; possedeva infatti un'anima risoluta, ma stava sfogando l'esuberanza giovanile in occupazioni tutte intime, alla caccia di donne; più tardi, secondo ciò che andava raccontando, si sarebbe dato all'agricoltura.

- È un'americana, - egli aggiunse.

- La conosci? - domandò Nino d'Este.

- No; ma l' ho veduta, e ho capito che è americana.

Nino d'Este non poté frenare una risata.

- Non c'è da ridere, - osservò Paolino Berlendi. - L'occhio d'un conoscitore non s'inganna; a occhio, si possono giudicar benissimo la razza e la nazionalità d'una donna, e fra tutte, le americane son più facili a riconoscersi.

- Ma fammi il favore! - esclamò Nino. - Ci son delle americane piccole, rotondette, coi capelli neri e gli occhi brucianti, che tu diresti nate ai piedi del Vesuvio.... Ve ne sono altre, secche, rigide, biondastre, che possono essere inglesi, russe, norvegesi, tedesche.... A occhio, giudicherai ell'eleganza e della bellezza d'una donna, e non della sua nazionalità.

- Storie, storie! - dichiarò Paolino Berlendi. - Piccolette e rotondette, o rigide e secche, le americane si vedono a un chilometro di distanza; hanno qualche cosa di speciale nella toilette, nel passo, nell'atteggiamento, nei modi, nei gesti, che non ti inganna mai. Dico bene? «Ça te botte»?

- No, nient'affatto, non mi calza niente affatto! - esclamò Nino d'Este.

- L'americana è una donna come le altre, - intervenne Carlo Martellieri. - Tutt'al più potrai capire a occhio che non è italiana; ma questo suggello di esoticità è comune alle straniere, ossia la donna italiana si stacca dalle altre così bene che non è possibile scambiarla per una straniera.

- «Tu parles»! - disse Paolino. - Ma, caro Martellieri, con le tue parole vieni a darmi ragione; per te, è l'italiana che si può distinguere con un'occhiata; per me è l'americana. Vedi che sul principio siamo d'accordo.

- Sfido io! L'italiana è roba di casa, roba nostra, - interruppe il Martellieri. - Come non riconoscerla tra mille? L'affare è ben diverso allorchè si tratta d'un'americana; e innanzi tutto, di quale americana tu mi parli? Dell'americana del nord o dell'americana del sud? Paolino Berlendi, che non s'aspettava una distinzione etnografica, si sentì impacciato a rispondere; e il Martellieri, giovane e pedante, con la voce acuta che gli fischiava tra le labbra, approfittò di quell'attimo di silenzio per incalzar più da vicino l'avversario:

- Dirò meglio: intendi parlare dell'americana del nord, del centro, o del sud? Quale americana tu riconosci a occhio? Quella nata in Patagonia, nel Cile, nell'isola di Haiti, nel Guatemala, nell'Argentina, a Filadelfia, a Baltimora, ad Avana, a Buenos-Aires, a Lima, a Quito, a Cuba? Quella che vive al Capo Horn, o quella che è nata ai piedi delle Cordigliere o presso il mare dei Caraibi?

Paolino Berlendi stava, ad ascoltare a bocca aperta, sbalordito; intorno a lui altri giovani si erano radunati e ascoltavan pure, sorridendo con la sigaretta tra le labbra.

- Come si vede che ha viaggiato! - mormorò qualcuno ironicamente.

- Quella, - continuò il Martellieri quasi recitasse una lezione, - quella che la Terra del Fuoco ha visto nascere, o quella che passeggia lungo le rive dell'Orenoco, o quella che va a caccia sulle Montagne Rocciose? Quale americana, insomma? L'America si stende per circa quindici mila chilometri tra l'Oceano Atlantico ed il Pacifico... Paolino Berlendi si alzò di scatto, e calò un pugno sulla tavola...

- Quella, quella, quella! - interruppe. - «Tu ne me fais pas crême, va»! Mi par di essere a scuola! Per americana, io intendo quella che si vede in Piazza San Marco, nelle sere di concerto! Una risata clamorosa accolse la dichiarazione di Paolino Berlendi, il quale, senza badarvi, continuò:

- Certo, non nego che ci passano essere delle donne in Patagonia, ma non vengono a Venezia! E che c'entra l'Orenoco e che c'entra il mare dei Caraibi?...

 

Fine Prima parte Capitolo XV

Buona lettura

 

 

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Commenti al Post:
maraciccia
maraciccia il 27/07/13 alle 12:57 via WEB
Buon sabato..buon pranzo..*__*
 
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 28/07/13 alle 13:59 via WEB
Grazie Mara per il tuo caro e gradito pensiero. Buon pomeriggio: con affetto Sandro.
 
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