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Messaggi del 23/10/2015
Post n°241 pubblicato il 23 Ottobre 2015 da cineforumborgo
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Post n°240 pubblicato il 23 Ottobre 2015 da cineforumborgo
SILS MARIA Regia: Olivier Assayas
A diciotto anni l'attrice Maria Enders conosce un successo straordinario interpretando nella pièce teatrale "Maloja Snake" Sigrid, un'ambiziosa giovane che seduce e induce al suicidio Helena, una donna matura. Venti anni dopo Maria si trova a recitare nel medesimo spettacolo, ma nel ruolo opposto di Helena. Nel contempo deve affrontare molte altre situazioni: la morte del regista che l'aveva resa famosa, il divorzio, la relazione con la sua assistente Valentine e la rivalità con Jo-Ann Ellis, la giovanissima attrice di Hollywood dal passato scandaloso, chiamata a interpretare Sigrid. Maria imparerà che in ogni stagione della vita bisogna lottare per conquistare la libertà, l'indipendenza e la forza di essere se stessi, fronteggiando il dolore che tutto questo comporta. Juliette Binoche ha cinquant'anni, è la Madonna (nel senso di miss Ciccone) della recitazione e “Sils Maria”, che sarà il capolavoro di Olivier Assayas, lo dimostra. Maria Enders (la Binoche) è attrice all'apice della carriera. Le vien chiesto di interpretare Helena, matura imprenditrice spinta al suicidio da Sigrid, ventenne che la usa tramite la relazione lesbica in cui l'accalappia, poi la molla e umilia come fosse il vecchio che non valeva mille lire strillato da Renato Zero nella canzone “Spalle al muro”. Vent'anni prima, Maria aveva vestito i panni di Sigrid. Accetta dubbiosa la proposta, poi stravince la sfida, schiantandosi con meravigliosa classe sulla nuova interprete di Sigrid, Jo-Ann (Chloë Grace Moretz) e sull'assistente Valentine (Kristen Stewart). Juliette incarna la rivincita della cinquantenne dentro e fuori il film. In una scena di bagno lacustre in cui la Stewart entra in acqua schifata e con mutandoni da cui spunta pure il gluteo moscio, Juliette si tuffa nuda, soda, bella e sorridente. A Sils Maria si rifugiava Friedrich Nietzsche a curare l'emicrania quando non c'era l'ibuprofene, e a concepire “Così parlo Zarathustra”. In quella zona si assiste al fenomeno atmosferico del serpente di Maloja, un rettile di nuvole che scorre tra le pareti montuose. Nel film, invece, troviamo una riflessione sulle attuali dinamiche dello spettacolo, senza teorizzare le star come pure vittime del successo, come faceva per esempio David Cronenberg in “Maps to the stars”. Vediamo l'assistente personale che per sembrare più intellettuale, come fosse l'ancella intelligente di una scema, non si pettina, indossa solo sneakers, fuma come una turca: solo lei ha capito e sa tutto - quante ce ne sono in ogni ambiente creativo di emo-rampanti così? Poi c'è la giovane aspirante star Jo-Ann, che frega alle altre pagine su siti come TMZ con video in cui è più strafatta di Lindsay Lohan e ruba il marito (vero artista) alla coetanea (vera artista pure lei), che si taglia le vene. La sua unica preoccupazione, in tutto ciò, è il riverbero negativo che potrebbe avere sulla sua carriera la notizia di un suicidio della povera rivale in amore. Quasi una citazione fantasmagorica di “Eva contro Eva” di Mankiewitz, l'archetipo dell'imberbe aspirante attrice che emerge scaraventando quella vecchia sul viale del tramonto. A calci. Ma di fronte alla marmorea prova estetica e recitativa della Binoche, tutto questo interessante contenuto va in secondo piano. Il senso vero del film sta nel modo in cui Juliette (come il suo personaggio) si staglia sulle due ragazzine che l'attorniano. Il messaggio è: voi avete la gioventù, ma solo quella. Alla vostra età avevo bellezza, intelligenza, talento e anima vera. Li ho ancora, sono la mia immortale gioventù. Insomma, qui è la vecchia Eva a vincere. (...) Gemma Gaetani, Libero
Il gettonatissimo rapporto tra vita e arte, ciascuna col proprio ‘vizio’, torna in questo affascinante film denso di nuvole in viaggio nel cielo e nella psiche. Avevamo lasciato Assayas nell'utopico “Qualcosa nell'aria” e lo ritroviamo a respirare un'altra aria, quella ossigenata di Sils Maria, paesino dell'Engadina, dove Nietzsche faceva vacanze, noto per l'addensarsi nuvoloso detto ‘il serpente del Maloja’. Nuvole, non passeggere, scorrono nella vita di Maria, attrice 50enne che sta per riprendere il testo del suo successo e il cui autore muore all'inizio, lasciando un buco nero nella memoria. La donna deve cedere il ruolo della femme fatale a una giovane di isterica popolarità e diventare la donna matura, vittima di una seduzione. Assayas regola il traffico di due piani esistenziali: quello di Maria e i rapporti con la segretaria, la partner, il regista; quello dell'attrice in lotta coi fantasmi del passato e l'ombra della vecchiaia. Tra il mutismo nevrotico di “Persona” di Bergman e il chiacchiericcio magistrale di “Eva contro Eva”, Assayas presenta una storia sottopelle che inquadra anche l’invisibile ed analizza col necessario sadismo tutta la sfera dei rapporti, giocati tra la splendida Juliette Binoche e le ‘rivali’, l'assistente (Kristen Stewart che scompare come la Massari ne “L’avventura”), e Chloë Grace Moretz, cui restano scampoli dello sguardo satanesco di Carrie. Il film è una variante sul tempo perduto: al resto ci pensano Haendel e l'infinito dei paesaggi di montagna. Maurizio Porro, Il Corriere della Sera
OLIVIER ASSAYAS Filmografia:
Martedì 3 novembre 2015:
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