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Cineforum 2015/2016 | 9 febbraio 2016

Post n°263 pubblicato il 03 Febbraio 2016 da cineforumborgo
 
Foto di cineforumborgo

LA FAMIGLIA BÉLIER

Titolo originale: La famille Bélier
Regia
: Eric Lartigau
Soggetto
: Victoria Bedos
Sceneggiatura
: Victoria Bedos, Stanislas Carré de Malberg, Eric Lartigau (adattamento), Thomas Bidegain (adattamento)
Fotografia
: Romain Winding
Musiche
: Evgueni Galperine, Sacha Galperine
Montaggio
: Jennifer Augé
Scenografia
: Olivier Radot
Costumi
: Anne Schotte
Interpreti
: Karin Viard (Gigi), François Damiens (Rodolphe), Éric Elmosnino (Thomasson), Louane Emera (Paula), Roxane Duran (Mathilde), Ilian Bergala (Gabriel), Luca Gelberg (Quentin), Stéphan Wojtowicz (sindaco), Bruno Gomila (Rossigneux), Céline Jorrion (giornalista Fr3), Jérôme Kircher (dott. Pugeot), Clémence Lassalas (Karène), Mar Sodupe (sig.na Dos Santos), Manuel Weber (veterinario)
Produzione
: Stéphanie Bermann, Eric Jehelmann, Philippe Rousselet per Jerico/Mars Films/France 2 Ciné-ma/Quarante 12 Films/Vendôme Production/Nexus Factory/Umedia
Distribuzione
: BIM
Durata
: 105'
Origine
: Francia, 2014

Nella famiglia Bélier sono tutti sordi tranne la 16enne Paula. Per questo, la ragazza è la fondamentale interprete dei suoi genitori per quanto riguarda la vita quotidiana, ma soprattutto per il buon funzionamento della fattoria di famiglia. Un giorno, dietro consiglio dell'insegnante di musica che ha scoperto il suo dono per il canto, Paula decide di prepararsi per un concorso indetto da Radio France. Una scelta di vita che per lei potrebbe significare l'allontanamento dalla famiglia e l'inevitabile passaggio all'età adulta.
Nella famiglia Bélier sono tutti sordomuti ad eccezione della sedicenne Paula che svolge l’indispensabile ruolo di interprete nella vita dei genitori, specialmente nella gestione della fattoria dove vivono e lavorano, nella campagna non lontano da Parigi. Quando la ragazza decide di iscriversi alle lezioni di coro della scuola, il professore di musica scopre che Paula ha una pepita d’oro in gola e canta come un angelo. Per questo la convince a studiare e partecipare alla dura selezione che le permetterebbe di entrare in una rinomata scuola canora di Parigi. Ma la ragazza esita: una scelta del genere comporterebbe l’allontanamento dalla famiglia e l’inevitabile ingresso nell’età adulta.
Come i Verneuil, costretti in “Non sposate le mie figlie!” a fare i conti tra le mura domestiche con culture, razze e religioni diverse, anche i Bélier hanno spopolato ai botteghini francesi, diventando l’ennesimo caso cinematografico d’oltralpe con oltre 7 milioni di spettatori in tre mesi e un incasso di 8 milioni di euro. Diretto da Eric Lartigau, il film vanta nel cast Karin Viard e François Damiens, ma anche la giovane Louane Emera scoperta nell’edizione francese del talent show “The Voice” e vincitrice di un César come migliore attrice emergente. Sono stati necessari cinque mesi di preparazione per imparare il linguaggio dei segni (tranne che per Luca Gelberg, realmente sordomuto).
Per sottolineare l’idea di una famiglia unita e coraggiosa, che non indietreggia di fronte alla difficoltà, si è deciso di ambientare la commedia nel mondo rurale, dove la vita quotidiana può essere molto dura. Qui l’handicap diventa segno forte di un’identità, una sorta di bolla protettiva che rafforza il concetto di ‘casa’. Ma la diversità cambia comicamente di segno: in una famiglia senza voce, chi parla e canta è quella ‘strana’. Così l’incapacità dei due genitori di sentire e parlare diventa metafora della difficile comunicazione ai tempi dell’adolescenza, quando qualunque cosa facciano mamma e papà è motivo di grande imbarazzo. I Bélier diventano quindi una famiglia come tante, impegnata ad affrontare le sfide di ogni giorno, anche quelle che scaturiscono dalle consuete dinamiche tra genitori e figli, soprattutto quando questi ultimi stanno per abbandonare il nido. Complici le note di Michel Sardou, che canta di malattie d’amore e di voli alla ricerca della propria strada.
Alessandra De Luca, Ciak

A casa Bélier sono tutti dei gran chiacchieroni, eppure non vola una mosca. Logico, i Bélier sono sordi dalla nascita. Padre, madre, figlio, tutti sordi. Poi c’è Paula, la primogenita (Louane Emera). Che non solo ci sente benissimo, ma un giorno scopre di avere una voce magnifica. Anzi, una voce che fa paura. A lei per prima.
Perché Paula è la bocca e l’orecchio dei genitori, che hanno una fiorente tenuta agricola in Normandia ma comunicano solo - brillantemente - nel linguaggio dei segni. Dunque Paula, che a 16 anni non ha ancora avuto il suo primo ciclo, oltre ad andare a scuola è sempre pronta ad aiutare, magari accompagnando gli innamoratissimi genitori dal medico (scena esilarante). Figurarsi come ci resta quando un giorno il suo sarcastico professore di musica scopre che è nata per cantare, e se fosse pronta ad esercitarsi duramente potrebbe tentare il concorso a Radio France. Ma ce la farà Paula a mollare casa e genitori?
Tra i non molti film dedicati ai sordi (“Anna dei miracoli”, “Marianna Ucrìa”, “Figli di un dio minore”, “Nel paese dei sordi”), nessuno aveva ancora tentato la commedia. A colmare il vuoto hanno tentato i soliti francesi con questo film che merita tutti i 7 milioni di spettatori in patria. Rassegnati al tramonto del grande cinema popolare, siamo ormai abituati a pensare che «andare incontro al pubblico», formula orribile, significhi sacrificare qualità e complessità sull’altare della comunicativa (della facilità). Errore: “La famiglia Bélier” prova che popolare non vuol dire ovvio né sciatto, al contrario. Basta far esistere ogni personaggio fino in fondo, cogliendone ogni possibile sviluppo.
Qui mamma e papà (Karin Viard e François Damiens, fenomenali) partono comici (la lingua dei segni è iperespressiva) ma finiscono depositari del lato più doloroso della vicenda.  Il loro ‘handicap’ non è la sordità (problema specifico) ma l’incapacità di accettare che un figlio possa crescere (problema universale).
Per estrema ironia, a portare via Paula sarà una forza che non capiscono, la musica, ma possono intuire spiandone gli effetti durante il concerto di fine anno. Ma il film non cade mai nel sentimentale perché usa con intelligenza e rispetto tutto il potenziale anche comico dei personaggi.  E resta saldamente ancorato al corpo: cantare o amare è la stessa cosa, spiega quel professore che brontola sempre ma è un ottimo maestro. Bisogna aprirsi, lasciar scorrere, trovare la propria voce. Sottile provocazione, le canzoni sono del popolare ma controverso Michel Sardou. Mentre la Emera viene dal talent “The Voice”. Per i più snob un affronto. Per noi una conferma. Popolari, ok. Ma non si può piacere a tutti…
Fabio Ferzetti, Il Messaggero

ERIC LARTIGAU
Filmografia:

Pistole nude
(2003), Prestami la tua mano (2006), Scatti rubati (2010), Gli infedeli (“Lolita”) 2012, La famiglia Bélier (2014)

Evento speciale fuori abbonamento:
Giovedì 11 febbraio 2016:

IL GRANDE DITTATORE
di Charlie Chaplin, con Charlie Chaplin, Jack Oakie, Reginald Gardiner, Henry Daniell, Billy Gilbert

 

 
 
 
 
 

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Un blog di: cineforumborgo
Data di creazione: 29/09/2007
 

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