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« Crisi, ma non per tutti.I lavori che permettono ... »

In Veneto si diffonde il lavoro a chiamata

Post n°212 pubblicato il 19 Maggio 2010 da CliccaLavoro

Il lavoro a chiamata o "job on call" sta vivendo una forte incremento soprattutto in Veneto. Nel primo trimestre del 2010 si contano già più di 10mila contratti su 140mila nuovi rapporti di lavoro. Una crescita pari al 30% se paragonata allo stesso periodo dell'anno scorso, così rilevante da non risentire degli effetti della crisi che anzi sembrano alimentare questo tipo di contratto.

Basti pensare che nel 2007 quando il lavoro a chiamata ha preso piede grazie alla riforma Biagi, i contratti erano solo poche centinaia.Particolarmente adatto a settori come il commercio e il turismo, il lavoro a chiamata consiste nell'assunzione di un lavoratore anche per un lungo periodo, ma solo in casi particolari, come ad esempio i picchi di produzione. Tuttavia la Cgil sostiene che questo tipo di assunzione favorirebbe la precarietà dal momento che la legge impedisce di verificare quante sono le ore effettivamente lavorate.

Accade così che l'impiego del lavoratore viene comunicato solo a posteriori ed entro la metà del mese successivo, cosi un'azienda, nonostante utilizzi ad esempio il lavoratore per 40 ore settimanali finisce col dichiararne molto meno, e il lavoro chiamata diventa uno strumento legale di evasione fiscale, sostiene Fabrizio Maritan, responsabile Cgil Veneto.

Marco Michielli, presidente di Confturismo Veneto, sostiene che rispetto ad un contratto a tempo determinato , il lavoro a chiamata comporta costi identici ma implica minore burocrazia. Inoltre il "job on call" ha favorito la messa in regola di posizioni stagionali come accade nel caso di ristoranti e alberghi del Veneto, dove altrimenti non si potrebbe far fronte agli improvvisi picchi di lavoro tipici dei fine settimana fuori stagione e al contempo regolarizzare i propri dipendenti.
Fonte: www.corrieredelveneto.it


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Data di creazione: 04/02/2008
 
 

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