Uniti per i Risvegli

Comatosi,


 "Abbandonati da governo"Sciopero fame contro stato vegetativo"Ci sentiamo abbandonati dallo Stato. Vogliamo che ai nostri cari sia data l'assistenza che spetta loro". E' la denuncia di Domenica Uva Colella, presidente dell'associazione "Uniti per i risvegli" di Bari, che opera per la diffusione e la difesa dei diritti dei post comatosi. Lei e i familiari di 11 disabili gravissimi pugliesi (tra cui due minorenni) hanno deciso uno sciopero della fame a oltranza per richiamare l'attenzione del mondo politico.L'esperienza personale della famiglia Colella è una delle tante che purtroppo hanno colpito numerose famiglie italiane. "Mio fratello Leonardo è in stato vegetativo da nove anni, ma l'unico aiuto che ci viene dato sono tre sedute di fisioterapia alle settimana da 45 minuti. E basta. Le legge numero 162 del 1998, invece, dice che ci spetterebbe ben altra assistenza. A Bari mancano persone e soldi, ma purtroppo la situazione è la stessa anche in altre zone d'Italia", ha spiegato.Ecco perché lo sciopero della fame. E non solo: "Chiederemo ai nostri associati di fare anche lo sciopero del voto alle prossime elezioni. A noi non interessa chi è o chi sarà al governo, di destra o di sinistra. Noi vogliamo che la legge venga inserita nei programmi elettorali e che ne venga verificata l'applicazione. Finora non è stato così. Vogliamo risposte immediate dai nostri politici e siamo pronti a rivolgerci alla magistratura".Questo gesto di protesta, comunque, vuole servire anche a tutte quelle persone che si trovano nella stessa situazione. "Attualmente questo sciopero della fame conta su 18 partecipanti, ma siamo sicuri che altri si aggiungeranno - ha detto - . Non bisogna dimenticare che in Italia ci sono 20mila casi di stato vegetativo, è diventata una vera e propria emergenza sociale. Non tutti, però, hanno il coraggio di ribellarsi e credo che questo nostro gesto possa servire anche a loro".L'obiettivo è anche quello di realizzare qualcosa di concreto per aiutare chi si trova in questa situazione drammatica: "Da noi mancano mezzi e strutture. Vorremmo istituire un centro di ricerca, un centro di risveglio ad alto livello. Personalmente ho visto che all'estero la situazione è decisamente migliore. Nessuno fa miracoli, ma le strutture sono maggiori ed è diverso anche l'approccio. Si viene trattati con maggiore umanità".Nonostante le estreme difficoltà, la parola eutanasia non fa parte del vocabolario dell'associazione "Uniti per i risvegli". "Noi siamo contrari, ma è lo Stato con il suo comportamento che mette in atto un'eutanasia passiva", ha concluso Colella.Alberto Gasparri