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LA CONTROFIGURA DI UN LETTORE

Post n°140 pubblicato il 27 Gennaio 2012 da AngelA_e.la.Cenere
 
Tag: angela

si discuteva di libri a tarda notte con degli amici.
non di questo o quel libro, ma proprio dei libri in sé.
lo spunto era stata la convinzione di uno dei presenti che l'e-book reader fossero un prodotto rivoluzionario.

e così mi son trovata a riflettere su cose da sempre date per scontate riguardo ai libri, e su cui (suppongo) un sacco di professoroni avrà pagato più di un affitto scrivendone.

il libro è, di base, un prodotto non condizionato dalla materia. può essere infatti stampato in mille modi diversi senza perdere le sue qualità, può essere immateriale come un file, o persino un ricordo nella memoria di qualcuno, qualcuno che magari un giorno te lo racconterà.
e qui nasce la prima scissione: la separazione del libro come opera in sé dal suo supporto. scissione apparentemente reale e indiscutibile ma in realtà aleatoria.
ma procediamo con semplicità.

ci sono quelli che comperano il mobile componibile da salotto avente una porzione formato libreria (ne farebbero anche a meno ma lo standard dei mobili da salotto lo prevede e non si scappa). porzione che, se non è riempita da oggettini inutili di varia natura viene riempita da best-sellers comperati o regalati che nessuno si prende la briga di leggere. mobile riempito, dorsi colorati disposti ad arte a far arredamento, caso chiuso. in questo caso il libro come opera creativa non esiste. con maggior onestà intellettuale uomini del passato inventarono dei blocchi di cartone dipinto a forma di pacchi di libri che venivano usati bell'apposta per questo scopo. le controfigure dei libri per mobile da salotto.

ci sono poi i lettori. e i lettori spesso e volentieri hanno un rapporto quasi morboso coi libri, e le manie più o meno bizzarre si sprecano. il punto è che quando leggiamo un libro esso intreccia e compenetra la nostra vita durante il periodo in cui lo leggiamo. e questa mescolanza lascia segni materiali sul suo supporto materiale. quella piccola porzione di vita rimane impressa sulla carta del libro che stavamo leggendo in quel determinato periodo. sabbia nella rilegatura di un giallo letto durante una vacanza, biglietti del cinema usati come segnalibri e scordati tra pag. 120 e 121, numeri di telefono di persone che non ricordiamo più neppure d'aver conosciuto scarabocchiati sui margini delle pagine, odori, stropicciature, macchie di caffè, sottolineature o note, pensieri suscitati dalla lettura che all'epoca ci sembrarono così importati da dover esser conservati. ripercorrendo le  "orecchie"  fatte alle pagine per tenere il segno di un libro si può ripercorrerne le tappe di lettura con precisione, e dedurne un sacco di cose, volendo. tutte cose naturalmente che nulla hanno a che fare con il libro in sé come opera. ma quel libro e ciò che ci raccontava s'è intrecciato con la nostra vita per giorni, settimane, e sulla sua carta ci sono tracce di quella porzione di vita. i nostri libri sono documentari di noi stessi. posizionati uno dopo l'altro in ordine di lettura potrebbero testimoniare ogni minimo dettaglio di tutta la nostra vita: gusti, abitudini, frequentazioni… siamo lì, dentro quei libri.

io personalmente sono una che legge e rilegge i libri.
quando ripesco un libro letto anni prima e lo tengo di nuovo tra le mani per giorni o settimane mi trovo a rileggere due libri contemporaneamente. l'opera e la biografia di me stessa.
mi resi conto presto di questa qualità dei libri. da ragazzina non tenevo un diario, semplicemente infilavo tra le pagine dei libri che stavo leggendo scontrini di bar, biglietti del tram, cartine di caramelle, disegni di amici, note sparse su pezzetti di carta dei mie pensieri. una cronologia ferrea.
per non parlare poi dei libri comperati usati o presi in biblioteca, una mia grande passione che ha sempre coniugato il piacere della lettura con la curiosità nei confronti del genere umano. così come mi scopro, passeggiando di sera per le strade, a sbirciare squarci di quotidiano attraverso finestre illuminate sfoglio libri letti da altri e ci trovo micro-tracce del loro quotidiano. e che dire di quando ci si fa prestare un libro: ho scoperto quasi più cose sui miei amici e conoscenti leggendo i loro libri che non frequentandoli.

un libro in formato file è l'opera e basta. la leggiamo, ce la godiamo, amen. quel valore aggiunto che è il contenere tracce di vita non esiste. non che debba, intendiamoci. non si pretende che i volumi di Hermann Hesse si facciano carico dei nostri anni adolescenziali, però accade. personalmente non ho nulla contro i formati informatici dei libri, li trovo molto pratici ed economici. i libri costano cari, non potermi permettere di comperare e quindi leggere tutti i libri che vorrei la trovo un'ingiustizia, e poterli scaricare gratuitamente è una gran cosa. non tutti son reperibili legalmente, ma almeno tutta la porzione  "grandi classici con diritti d'autore scaduti"  non pesa sulle mie economie. e possederne una copia informatica non preclude la possibilità di averne anche una cartacea.

in 8 anni ho vissuto in 5 case diverse con conseguenti traslochi, l'ultimo dei quali m'ha portata così lontana da non permettermi di trascinarmi dietro casse di libri. e ancora una volta i libri che non ho più parlano della mia vita: di un cambiamento così radicale da azzerare il passato. ovviamente non sono stati buttati: al solo pensiero, all'epoca del trasloco, mi son sentita come un'assassina o come quei disgraziati che abbandonano i cani al momento delle vacanze estive. sono riuscita, con grande fatica, a trovare qualcuno che li vendesse, continuando la loro vita.

questa condizione di nomade per necessità m'ha portata a conoscere ed apprezzare i libri in formato digitale. non potendomi permettere di portarmi dietro quintali di carta ma non volendo rinunciare al piacere della lettura i libri in file son diventati un compromesso accettabile. ora che il nomadismo è finito ricomincerò a comperare libri di carta  che racconteranno dei primi impacciati passi in una lingua nuova e di nuove sciocche abitudini. continuerò sicuro a scaricare libri da internet, ma riprenderò anche a comperarne di carta. la scelta di un formato piuttosto che un altro non avrà criterio alcuno, non sarà nemmeno una vera e propria scelta. saranno semplicemente le circostanze del momento a determinare le cose, aggiungendo così ulteriori dettagli alla mia biografia che quei libri stanno scrivendo. avrò un libro in carta perchè l'ho incontrato e comperato, un 'altro in .pdf perchè sentendone parlare in chat sono andata subito a scaricarmelo curiosa di leggerlo.

così dopo aver ragionato in modo razionale e pragmatico su tutti i pro e contro dell'e-book reader mi ritrovo a non tenere minimamente conto di tali riflessioni.

quell'affare è semplicemente un'inutile scempiaggine che impoverisce la nostra vita nel caso riesca nel suo scopo: dare ordine e organizzazione a un fenomeno, quello della lettura, che se lasciato libero di svolgersi fuori da ordine e regole prende derive ricche e imprevedibili regalandoci valori aggiunti di cui raramente ci rendiamo conto.

se invece non gli si consente di dare ordine al nostro leggere diventa un aggeggio superfluo, vezzo o capricci per chi ha già tutto (cose contro le quali, comunque, non nutro alcuna avversione).

nella peggiore delle ipotesi è illusorio strumento per non-lettori convinti che con questo fantastico arnese che li libera da scomodità e precarietà (condizione usuale del lettore medio) finalmente diventeranno lettori. compreranno l'aggeggio, spenderanno 9 dollari a copia di grandi classici e novità alla moda che non leggeranno ottenendo la versione informatica della porzione-libreria del loro mobile da salotto. le controfigura di lettori. sarebbe intellettualmente più onesto comperare un e-book reader di cartone dipinto.

 
 
 
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Data di creazione: 05/03/2009
 

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