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GIUNONE_2

Post n°137 pubblicato il 12 Novembre 2010 da AngelA_e.la.Cenere
 

 

QUANDO È MODA È MODA
ovvero di quando lo shopping diventa uno sport estremo per le cellule grigie

non ho molti abiti: non mi occorrono ne li agogno. non possiedo nemmeno una armadio, figuriamoci.
però in questi giorni mi occorrono alcune cosette e così mi faccio un giro per negozi e il panorama è sconfortante. non parlo di gusti e di tendenze - quelle son come scoregge al vento, svaniscono in fretta susseguendosi come provenienti dal colitico intestino del mondo - parlo delle costanti sotto e dietro ad ogni vanesia tendenza.

forme adeguate a manichini che nulla hanno d'umano, di naturale e di realmente gradevole. o magari anche si, che ne so. fatto sta che la maggior parte delle genti per strada è ben diversa dai manichini, nonostante tutti gli strenui sforzi che fanno per assomigliarvi.
strenui sforzi per assomigliare ad un manichino: mi verrebbe da ridere se non ci fosse da piangere.

ma poi perchè assomigliarci tutti, perchè?
perchè nel cibo, ad esempio c'è concessa ampia libertà di preferire il tiramisù alle lasagne o di detestare le cotolette ed amare l'insalata senza troppe difficoltà ed invece per quanto riguarda l'estetica del corpo no? perchè ad ogni donna dovrebbe piacere il tal standard di uomo e viceversa?
la diversità è ricchezza, e temo che si punti alla povertà. siamo tutti più poveri è vero, davanti al panorama arido dei manichini.

ma la gente, quella reale dico, ma come fa?
ma come vuoi che faccia, si copre di vestiario inadeguato, che impoverisce anziché esaltare le qualità personali e tira avanti così, come la brutta copia di un manichino. ed i più ne son anche contenti eh, che meglio sembrare un brutto manichino che ad un bell'essere unico ed irripetibile.
così chi è secco s'imbottisce, chi è basso mette i rialzi, chi è grasso si infagotta e via, una grottesca schiera di manichini mal riusciti.

l'ossessione per l'omologazione, la spersonalizzazione, appartenere ad un branco. non importa che sia un branco di cretini, l'importante è appartenere a qualcosa che pensi per noi, che scelga per noi, che ci tolga la responsabilità della personalità.
siamo tutti diversi e tutti belli nella misura in cui persistiamo nell'essere reali e personali. ogni nostra peculiarità che ci differenzia da chiunque altro è ricchezza e bellezza, va curata e sottolineata. e qui invece ci insegnano a nasconderla, minimizzarla. una schiera di zombie.

il mondo è bello perchè è vario diceva un vetusto proverbio. bene, con dedizione e perseveranza ci si impegna ad imbruttirlo cancellandone la varietà, a partire dalla nostra bellezza fisica ed espandendoci alle varietà di flora e fauna, agli usi e costumi delle popolazioni e via dicendo.

lo so, dovrei riprendere a cucire, a farmi i maglioni da sola: fare shopping, come molte altre attività che contemplino il contatto diretto con l'idiozia dilagante mi mette di superfluo malumore.

e qui mi giunge in soccorso e conforto il buon vecchio Gaber (che è più vivo lui da morto di molti morti che camminano in questo momento sulla terra) che sa dire molto di più e meglio di me tutto questo

 

 
 
 

GIUNONE_1

Post n°136 pubblicato il 12 Novembre 2010 da AngelA_e.la.Cenere
 

 

qui si va a narrare di una donna e di di come le capitò di innamorarsi di se stessa.

(se considerate particolarmente noiosi i cazzi degli altri potete anche passar oltre)

"di dentro ero un giardino dalle bizzarre geometrie e dai colori vivi. mi divertivo a curare quello strano miscuglio e tronfia lo esibivo vantandomene oltre il limite del comune buon gusto.
di fuori invece ero convinta di esser stata punita dalla natura. che mi avesse tolto fuori in proporzione a quel che mi aveva messo dentro. mi guardavo indietro e consideravo tutti gli uomini che erano venuti a letto con me come dei poveri sfigati alla frutta che si sarebbero scopati pure un comodino dalla disperazione; nella migliore delle ipotesi gente che ammirava il mio vivace giardino e che erano stati con me nonostante il mio aspetto fisico.

infagottata e infelice un giorno una mia cara amica mi disse ' tu non sei grassa, sei tanta e tosta. fossi un uomo mi ti farei dalla mattina alla sera. io sono magra ma molliccia, mi detesto'. però io avrei ucciso pur di esser come lei. quella sera tornando a casa scartabellai le decine di libri d'arte sparsi qua e là per la casa e mi resi conto di esser un prodotto di nicchia. fuori moda. fuori tempo. fuori mercato. m'avvilii.

passarono anni e il mio giardino di dentro cresceva allegro e selvaggio mentre il mio corpo languiva nascosto.
conobbi un uomo sulle cui possibilità di scopare chi e quando voleva non v'eran dubbi e volle me. perchè? per il mio giardino colorato, senza dubbio. e invece no. risentii nel suo gusto nel mettermi le mani addosso lo stesso di quelli che eran venuti prima di lui. non erano degli sfigati, eran solo uomini che amavano le geometrie bizzarre ed i colori vivi anche nella carne. sicuramente non i più, ma nemmeno così rari da metterli in una bacheca.

eccomi lì, il mio di fuori era uguale al mio di dentro, non c'era nessun antagonismo. avevo creduto a quelli che ti dicono che devi essere alla moda. per tutta la vita li avevo sfanculati riguardo al mio di dentro e contemporaneamente avevo creduto loro per quel che riguardava il mio di fuori. folgorata dalla mia stupidità ridimensionai persino per qualche tempo l'alta opinione intellettuale che avevo di me.
quindi mi rimboccai le maniche: quel giardino andava coltivato per intero, dentro e fuori. iniziati i restauri successe che vidi occhiate cupide posarsi su di me là ove mai avrei immaginato, e sguardi invidiosi da chi non avrei mai creduto.
non solo finalmente mi amavo: mi ritenevo oggettivamente amabile ora che ero tutta intera.

forse sarete curiosi di sapere come sono. ve lo dico come sono, e ve lo dico con le parole di una innamorata, le mie.
sono di terra padana. ho le famose ossa grosse (giuro esistono!) con la schiena robusta, le spalle e i fianchi larghi. misuro 161cm  d'altezza, standard.  c'è tanta roba ed è tutta al giusto posto. non ho nulla di squadrato, tutto tondeggia. il seno pesante fa da contrappeso al culo grosso, poca pancia tonda, gambe robuste. pallida e di quel biondo strano che chiamano cenere e che a volte sembra castano, a volte giallo, talvolta grigio. gli occhi verdi che a seconda del tempo mutano in grigio mi son sempre piaciuti, anche quando non sapevo quel che sono. nulla in me richiama alla mente la parola 'eleganza'.
non mi nascondo dentro a vestiti anonimi e scelgo con cura quel che esalta le mie doti non convenzionali (con ristagni e ricadute nel fagotto nei momenti di tristezza). questo, va da sé, implica che non sia mai alla moda, che la moda odierna non s'adatta alle mie forme. non particolarmente vistosa, direi stravagante con discrezione.
s'aggiungano troppi anni di studi artistici e tanti viaggi e si può immaginare quel che ne salta fuori.

che altro? mi diverte curare questo strano miscuglio e tronfia lo esibisco (vantandomene) oltre il limite del comune buon gusto. perchè? perchè la vanità non è un reato, e la leggerezza non è superficialità."

 

siamo stati creati tutti perfetti, dai più storti ai più strani. chi vi dice il contrario vuole vendevi cianfrusaglie.

 

 
 
 

Empire City- Czy and Prom

Post n°135 pubblicato il 02 Maggio 2010 da g1000ker
 

La mattina è insolitamente fredda, un fastidioso vento soffia dal versante montuoso a nord. La leggera pioggia acida manda a puttane tutto il tempo speso davanti allo specchio a mettere in piega i suoi ribelli capelli giallo-cenere. Certe mattine sussurrano all’orecchio il disegno dell’intera giornata a venire. Basterebbe fermarsi soltanto un attimo e stare ad ascoltare. Fermarsi un attimo e guardarsi intorno, ma Czidonya Pelz, vice sindaco, è tutta presa dai suoi pensieri e non si accorgerebbe neppure di un camion sulla sua traiettoria mentre attraversa sulle strisce pedonali. Il suo cervello (tutto rapito dalle sue domande), risponde al mondo esterno soltanto seguendo gli stimoli elementari. Il verde vuol dire:avanti, e lei prosegue. Il rosso: arrestarsi; ma dentro il flusso dei suoi pensieri non può essere fermato in nessuna maniera.

E’ una sua vecchia abitudine quella di parcheggiare abbastanza lontano dal palazzo dove svolge il suo effettivo lavoro. Le piace passeggiare al mattino, smuovere le membra ed il cervello. Ed il suo lavoro, quando non riveste i panni di vice sindaco, è quello di Direttore del Programma Prometeo. Tutto il lavoro della sua vita confluisce in Prometeo. Tanto che qualcuno giura di averla sentita riferirsi alla grande Macchina con la parola: Piccolo. E in una qualche maniera, non ci sarebbe neppure da sorprendersi, il progetto Prometeo è realmente e quasi interamente un suo parto e prima di lei di quello di tre generazioni di membri della sua famiglia. Prometeo il cervello elettronico cui sono collegati tutti i central brain di Empire city. Prometeo, quasi un regalo dal cielo. Capace di controllare, computare ed elaborare soluzioni per far sì che la città viva i suoi giorni nella migliore maniera possibile. Ed è proprio all’interno del Prometeo Building che muove i suoi passi la donna, seguendo la striscia blu disegnata sul pavimento di lastre bianche. Striscia luminosa che indica le direzioni da seguire per raggiungere ognuno il proprio ufficio, o quello che si intende trovare. Ma Czidonya non ha bisogno di nessuna striscia, mentre assorta si guarda la punta delle scarpe, un passo dopo l’altro, mentre i suo bassi tacchi la conducono ticchettando all’ultimo piano, nella stanza del Piccolo.

Quando la porta a scorrimento le è scivolata alle spalle Prometeo scandita la figura della donna parla con il suo timbro freddo e pacato.

 

- Ben venuta Dottoressa, è un piacere vederla. Vuole che le mostri la registrazione montata degli accadimenti più salienti del giorno?

- Sì, grazie Prom.

 

Le immagini corrono su tre dimensioni nell’intera stanza dalle mura dipinte di un freddo e distaccato bianco. La donna immersa nelle immagini non presta però loro nessun interesse. Si lascia cadere su una sedia ergonomica ma molto spartana, anch’essa bianca. Le immagini dopo alcuni minuti cessano. Regna il silenzio per interminabili istanti. Le macchine non percepiscono l’attesa, lo scorrere del tempo non ha nessuna importanza. Il tempo è solo una invenzione dell’uomo, ed è un concetto decisamente relativo. Il tempo per Prometeo esiste solo quando gli viene ordinato di misurarlo. Czidonya non glielo ha ordinato, e restano così ancora a lungo.

 

- Prom…

- Sì, dottoressa?

- Ricordi quale è lo scopo del tuo lavoro?

- Sì, la priorità di Prometeo è quella di vegliare su questa città, trovare le soluzioni più ottimali perché la vita delle persone che vi abitano sia la migliore possibile.

- Prom…

- Dottoressa?

- Trovi che il nostro operato sia stato il migliore possibile?

- Dottoressa, i miei calcoli sono stati controllati e ricontrollati centinaia di volte, e hanno dato le probabilità di successo del 98%, tuttavia…

- …tuttavia?

- Tuttavia, dottoressa, non sono stati presi in considerazione.

La donna si morde il labbro, sa bene a cosa voglia alludere la macchina, anche se essa non può essere a conoscenza del fatto che il complotto è nato proprio dalla sua progettista. Si porta le dita alle labbra e avrebbe la tentazione di mangiarsi le unghie. Poi si ricompone.

 

- Cosa consigli a questo punto piccolo mio?

- …le sue dimissioni, dottoressa.

 

Restano così nel silenzio a lungo senza dire niente altro. Per molto tempo, tanto il tempo non esiste, le macchine lo sanno.

 
 
 

omaggio ad un vecchio amico ritrovato

Post n°134 pubblicato il 01 Maggio 2010 da AngelA_e.la.Cenere
 

sarà stato il 2002 o il 2003...
io, snob nei confronti della tecnologia, da quando ho in casa il pc per net sono la sua grande vittoria morale, la rocca di gibilterra caduta.

(dopo quasi un mese che è sparito ed io penso già che sia cadavere in qualche canale di scarico dato che net è connesso 20 ore al giorno e delle volte sono io che devo andare a stapparlo da casa per fargli fare un giro all’aria aperta. il fatto che il suo tel. sia fuori combattimento invece è + che normale)
   (lo vedo sul messenger)
   (passa qualche minuto)
net- hola
lucialucertola- ciao uomo
   (almeno 15 minuti di silenzio nei quali ognuno si fa i fatti propri)

net- oi

   (dopo un po’)
lucialucertola- tutto bene?
net- come al solito. tu?
lucialucertola- normale
net- ok
   (passa un bel po’ di tempo)

lucialucertola- spero che gli alieni ti abbiano trattato bene
net- ero in giro
lucialucertola- come è stato?
net- bello
lucialucertola- bene
lucialucertola- poi mi racconti
net- ok
lucialucertola- hai già cenato?
net- no vado ora
   (passa una mezz’oretta, net ovviamente è sempre connesso)
   (lucialucertola nel frattempo entra in digiland. si fa annegare dai pvt)

lucialucertola- cosa mangi?
net- non ho niente di commestibile
net- quanto rum mi serve per andare in pari con le calorie necessarie alla sopravvivenza?
lucialucertola- dipende: quando è stata l’ultima volta che hai mangiato?
net- boh
   (una ventina di minuti di silenzio)

lucialucertola- (passa a net alcune delle peggio cose che le hanno detto sino a quel momento)
net- beh volendo hai da far serata
lucialucertola- sei la solita merda

net- come sei messa?
lucialucertola- ho l’ultima
net- gara?
lucialucertola- ok
   (qualche minuto di silenzio)
net- fatto
lucialucertola- fatta
net- mi sa che tu non avevi da squagliare
lucialucertola- guarda che nel frattempo ho fatto anche pipì
net- quanto oggi?
lucialucertola- nada
net- uazz uazz
   (altra pausa, ma breve)

net- (copia-incolla del seguente dialogo: DEMONE- ciao confratello
                                                        net- ciao biondo!
                                                        DEMONE- come osi…
                                                        net- see… bella ciccio)
lucialucertola- apperò
net- il. ciao biondo. lo ha distrutto. partivo avvantaggiato
lucialucertola- già
net- un flash?
lucialucertola- net lo immagino che faccia hai ora. abbi pietà
net- (net invia comunque. Occhi socchiusi, canna in bocca, capelli assurdi, a torso nudo. Dietro si vedono un mucchio di cianfrusaglie)
lucialucertola- in grande forma vedo. hai litigato con 200 pipistrelli?
net- mi sono tagliato i capelli
   (pausa)
net- a caso
lucialucertola- eh, lo vedo
   (pausa)
lucialucertola- hai ancora le valige fatte. pensi di reagire alla cosa entro natale?
net- zitta o ti trombo sulle valigie ancora fatte
lucialucertola- ma quando mai
net- mh. hai ragione
net- finita?
lucialucertola- cartone
net- ah
   (segue una mezz’oretta di silenzio)

lucialucertola- oi
lucialucertola- net
   (dopo un po’)
lucialucertola- net!
   (niente non risponde)
lucialucertola- NET!!! porca troia rispondi
net- oi
lucialucertola- ah ok
net- si ok

tutto questo è proseguito circa sino alle 4 di notte, mentre intanto ognuno dei due faceva le proprie cose.

     sul finale
net- bimba sono cottissimo
lucialucertola- vai a letto tesoro
net- te lo sei trovato un uomo?
lucialucertola- niente che assomigli ad un uomo più di quanto non ci assomigli tu
net- azz…
lucialucertola- già
net- piccola ci penso io a te
lucialucertola- net lo so che continui a stare qui solo xkè non ha la forza  di alzarti in piedi e strisciare sino al letto
net- già
net- che fai esci?
lucialucertola- sono le 4 passate
lucialucertola- net io domani lavoro
net- ah sorry lucy
net- hi ha uazz
lucialucertola- fanculo net
   (qualche minuto di silenzio)
net- che fai passi allora?
lucialucertola- sei insfangabile

net- (copia e incolla di un pezzo di dialogo in cui una tipa troppo scema dice delle cagate immani a net che la fa parlare prendendola troppo per il culo)
lucialucertola- il solito simpaticone
   (dopo un po’)
net- già
lucialucertola- più squallida no eh?
net- è nella norma
lucialucertola- mah, ‘nzomma
net- ma in che mondo vivi
lucialucertola- già
net- è da molto che sei ridotta così?
lucialucertola- da stasera
net- per me? …quale onore

lucialucertola- vado
lucialucertola- a domani
net- ok
net- un bacio tra gli occhi al vecchio guercio
lucialucertola- mi dici come cazzo fai?
net- boh
lucialucertola- ciauz
net- ciauz

 
 
 

E' tanto che...

Post n°133 pubblicato il 22 Aprile 2010 da g1000ker

E' tanto che aspetto.

Ho visto una tua immagine da qualche parte, ne sono sicuro.

Deve essere stato quando i sogni brillavano per tutto il tempo, ed erano giorno anche di notte.

E' tanto che ti aspetto, e a volte s'incunea la paura

 che tu sia già stata qui, forse in punta di piedi, ed io forse non ti ho riconosciuta. Forse dormivo. 

E' tanto che aspetto, e mi sorprende il fatto che, soltanto di questa attesa, non sono mai stanco. Perché intorno a questa ruota, le cose e le persone passano, e le lancette del tempo mi trappassano da parte e parte, lasciandomi ferite che guariscono troppo in fretta ormai.

Desideri che sono capricci, che a loro volta sono come bolle di sapone che esplodono a contatto con il mio tocco.

Distruggo tutto, non appena mi è accessibile.

E non provo più niente. Non sento più niente.

E' troppo che aspetto, ed è soltanto te che voglio.

Per tutti gli altri ho

un grazie e

mille scuse. 

 
 
 
 
 

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Un blog di: g1000ker
Data di creazione: 05/03/2009
 

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