Aristotele tratta del concetto d'amicizia(in greco philia, φιλία) nell'ottavo e nel nono libro dell'Etica Nicomachea. Il filosofo comincia facendo l'analisi dei diversi fondamenti dell'amicizia: l'utile, il piacere e il bene; da questi derivano le tre tipologie d'amicizia: quella di utilità, di piacere e di virtù. L'amicizia di utilità è tipica dei vecchi, quella di piacere degli uomini maturi e dei giovani; gli amici in queste due tipologie non si amano di per se stessi ma solamente per i vantaggi che traggono dal loro legame: per questo motivo questi tipi di amicizia, basandosi sui bisogni e desideri umani, che sono volubili, si dissolvono e si creano con facilità. L'unica vera amicizia è quella di virtù, stabile perché si fonda sul bene, caratteristica degli uomini buoni. L' amicizia di virtù presuppone due cose fondamentali: l'uguaglianza fra gli amici (intelligenza, ricchezza, educazione ecc.) e la consuetudine di vita. L'amicizia si distingue dalla benevolenza, che può non essere corrisposta e dall'amore, perché nell'amore entrano in gioco fattori istintuali. Tuttavia Aristotele non esclude che un rapporto d'amore possa trasformarsi poi in una vera e propria amicizia. La philia aristotelica esprime il legame tra amicizia e reciprocità, fondato sul riconoscimento dei meriti e sul desiderio reciproco del bene per l'altro.-E' semplicemente lampante che l'evoluzione dei tempi non ha portato a nessun cambiamento nella mentalita' umana...non abbiamo saputo evolverci...o meglio a correggere le situazioni negative del nostro modo di essere......
Inviato da: Olivia_dgl
il 15/01/2013 alle 13:26
Inviato da: adhara_stella
il 21/09/2011 alle 11:04
Inviato da: pa.oletta
il 21/07/2010 alle 10:10
Inviato da: sita67
il 14/01/2010 alle 08:21
Inviato da: iris_1965
il 15/09/2009 alle 16:23