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Post N° 16

Post n°16 pubblicato il 11 Novembre 2008 da pensieroinsolente
 

Forse perche' della fatal quiete
Tu sei l'immago a me si cara vieni
O sera! E quando ti corteggian liete
Le nubi estive e i zeffiri sereni

E quando dal nevoso aere inquiete
Tenebre e lunghe all'universo meni
Sempre scendi invocata,e le secrete
Vie del mio cor soavemente tieni....

Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme
Che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
Questo reo tempo,e van con lui le torme

Delle cure onde meco egli si strugge;
mentre io guardo la tua pace,dorme
Quello spirto guerrier ch'entro mi rugge.




O sera, forse giungi a me così gradita
perché sei l'immagine della pace
eterna! Sia quando ti accompagnano
liete le nubi estive e i venti tiepidi primaverili,

sia quando dall'aria nevoso protendi
all' universo tenebre lunghe ed inquiete,
scendi sempre da me invocata e sai raggiungere
dolcemente le zone più segrete del mio cuore.

I miei pensieri grazie a te vagano fino all'idea
della morte e intanto il tempo malvagio passa
e porta con sé le schiere di preoccupazioni

per le quali si consuma con me;
e mentre contemplo la tua pace. o sera,
si acquieta anche il mio animo tormentato


Il sonetto prende l'avvio da elementi autobiografici, per poi assumere un carattere ideologico e di meditazione filosofico - esistenziale. La contemplazione della sera infonde nel poeta un senso di calma e di pace interiore, una pausa momentanea agli affanni che agitano il suo spirito tormentato e combattivo. La sera, che pone fine alla giornata, appare al poeta come l'immagine dello svanire dell'esperienza terrena dell'uomo nella quiete eterna della morte. Ma la quiete nasce ancora dalla consapevole accettazione del dolore che domina la vita.La composizione definisce con esattezza i processi psicologici e mentali che segnano l'abbandono momentaneo alla pura emozione, costituita dallo spegnersi del giorno.

 
 
 
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