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« Alla faccia delle pari o...Bell'iniziativa »

Buone prassi

Post n°5 pubblicato il 12 Settembre 2010 da iriforfg
 

Chi dice che la disabilità visiva è nemica dello sport? Sono tanti gli sport che un cieco può praticare, anche ad alto livello. Leggete il seguente articolo e scrivete cosa ne pensate.

Speciale Goal.com – Un Mondiale per non vedenti? Il calcio puo’ anche questo! Ascoltare per credere…In Inghilterra dieci nazioni si giocano la coppa del Mondo di Calcio. 21/ago/2010 21.10.00

E’ il rumore che fa viaggiare i loro sogni. E quando il rumore lascia il posto agli applausi è il segnale che un sogno si è realizzato: la palla è entrata in rete.

QUEL DOLCE TINTINNIO

Per i non vedenti il calcio ha un rumore tutto particolare. E’ quello del sonaglio contenuto nel pallone con cui giocano. Un pallone più pesante del normale, che non rimbalza ma emette un suono ben preciso. Ed è seguendo questo suono che i calciatori cechi sanno sempre cosa fare e dove posizionarsi sul campo da gioco. Pallone a parte, le regole del Blind Football sono le stesse del calcio tradizionale: cinque giocatori per
squadra giocano due tempi da venticinque minuti su un campo da calcetto con delle barriere protettive sulla linea del fallo laterale. Le prime competizioni per non vedenti si sono disputate negli anni ottanta. Brasiliani e argentini sono considerati gli inventori di questo sport che dal 2004 è ufficialmente entrato a far parte delle discipline Para Olimpiche. Prima di Londra 2012 il grande appuntamento è il Mondiale che quest’anno si stanno disputando dal 14 al 22 agosto.

IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI

E’ un Mondiale diverso da quello terminato appena un mese fa. Non ci sono gli stadi sudafricani e neppure le vuvuzelas (agli spettatori anzi è vietato ogni commento per non disturbare i giocatori in campo), il torneo si disputa interamente al Royal National College For Blind immerso nel verde della contea di Hereford, al confine col Galles. L’impianto, tra i più all’avanguardia a livello mondiale, è anche il quartier generale della nazionale inglese che qui si raduna qui da cinque anni. Per l’occasione sono state montate delle tribune per circa mille spettatori. Le favorite sono i campioni in carica dell’Argentina, il Brasile medaglia d’oro a Pechino, la Spagna e i padroni di casa inglesi.

L’ALTRO ROONEY

A guidarli è David Clarke, il calciatore con più esperienza tra quelli che partecipano al torneo. Gioca da professionista da quindici anni e ha una media da far invidia a Wayne Rooney: 109 gol in 112 partite internazionali.  Clarke ha perso la vista all’età di dieci anni a causa del glaucoma.  A quell’età però aveva già imparato a calciare il pallone e certe cose non si scordano: “Nella mia mente ho un’immagine del campo e della porta – spiega – è grazie a quanto ho imparato da piccolo e il continuo allenamento che gioco a questo livello”. Clarke, come la maggior parte dei suoi compagni, non è calciatore a tempo pieno: “E’ abbastanza difficile combinare il mio lavoro in banca, la famiglia e la nazionale. Per fortuna la mia famiglia mi sostiene sempre e la federazione inglese ha fatto molto per sviluppare questo sport”. Gli inizi della carriera sono stati particolarmente difficili: “Eravamo noi giocatori a dover raccogliere i soldi per organizzare le trasferte. Era abbastanza umiliante considerato il livello al quale dovevamo competere. Ancora oggi faccio fatica – dice – a far comprendere alle persone che livello di impegno richiede questo sport”.

GLI OCCHI DELL’ULTIMO

Le partite sono giocate da calciatori con diversi gradi di disabilità visiva. Tutti però indossano una mascherina e alcuni applicano addirittura dei cerotti sugli occhi. Non si può barare insomma. Il rumore del pallone-sonaglio e le indicazioni del portiere (unico giocatore vedente) insieme a quelle di un allenatore posizionato dietro la porta avversaria sono gli unici input per chi è in campo. I calciatori più forti sono normalmente quelli che hanno perso la vista in età più avanzata, spiega John Ball, coach inglese. “Lo capisci dal modo in cui corrono. Alcuni hanno un’idea della realtà che li circonda e riescono a muoversi e toccare la palla come dei calciatori tradizionali”. Oltre al talento naturale, la comunicazione è l’altra chiave del gioco.  I calciatori si chiamano costantemente tra loro in campo e quando devono entrare in contrasto con un avversario urlano “ohi..ohi” (per dire sono qui). Il resto lo fa il portiere. “E’ come giocare a scacchi - spiega David Morgan ventitreenne estremo difensore inglese – devo posizionare i tre difensori con comandi rapidi e precisi.  Se voglio che un mio compagno si sposti di un passo a sinistra gli urlo “sinistra”, se invece deve fare uno scatto a sinistra allora grido “sinistra, sinistra.”

OLTRE LO SPORT

Ma il calcio per non vedenti non è soltanto uno sport. L’aspetto sociale è altrettanto importante per una disciplina così poco conosciuta. In molti pensano ancora che chi non veda non possa giocare a pallone. Basta assistere a una partita o un allenamento per ricredersi. “Quando le persone guardano questi ragazzi rimangono stupite – spiega l’allenatore Ball – Anche io che li alleno ormai da anni a volte non riesco a capire come riescano a passarsi la palla e a tirare. Eppure lo fanno. E’ la magia della disabilità”. Nonostante i progressi fatti in questi anni, i margini di miglioramento per questo sport sono ancora ampi. “Grazie ai Mondiali e le Olimpiadi del 2012 abbiamo la grandissima occasione di far appassionare la gente qui nel Regno Unito” - dice Ball – “è la nostra opportunità per avvicinare altri ragazzi a questo sport e crescere come squadra”. Alla fine però conta sempre il campo. E il primo verdetto non è stato felice per l’Inghilterra sconfitta all’ultimo minuto dalla Spagna (0-1). Lo spettacolo però è solo iniziato. Ascoltare per credere.

Daniele Fisichella


 

 
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