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Creato da John.Ross.Mingotti il 09/10/2008

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Nucleare, a volte ritornano (prima parte: le origini)

Post n°6 pubblicato il 12 Ottobre 2008 da John.Ross.Mingotti
 

Un resoconto più accurato dei depositi di materiale radioattivo è presente qui

La volontà di ritorno dell’Italia tra i paesi produttori di energia nucleare è stata annunciata ufficialmente dal Governo solo “recentemente” con le dichiarazioni rilasciate da Scajola a maggio 2008. Tale scelta non è però un’idea piovuta dal cielo, ma è frutto di spinte che hanno incrementato la loro forza negli anni, anche grazie alla mancanza di un piano energetico preciso che indirizzasse più fortemente sullo sviluppo di energie rinnovabili come alternativa ai combustibili fossili.
Non essendo ciò stato fatto l’Italia si ritrova ora con carenze di produzione di energia, che fanno sembrare il nucleare vantaggioso e appetibile, mentre tale opzione presenta in realtà problemi molto complessi da risolvere.
Come si è detto comunque tale scelta non è casuale, ma è la punta visibile di un iceberg sommerso nel quale è stata costruita per anni l’ipotesi del ritorno al nucleare: per confermare questa affermazione parlerò della situazione dell’Università di Bologna.
Nella Facoltà di ingegneria di Bologna da circa dieci anni (forse un po’ meno) è presente il corso di laurea in Ingegneria energetica, il quale ha sostituito quello di Ingegneria nucleare.
Il corso di nucleare, incentrato sugli studi di reattoristica, radioprotezione e tutto ciò che è annesso all’energia nucleare, non era infatti più appetibile; pochi negli anni ’90, nei quali il ricordo del referendum contro le centrali era ancora forte, avevano logicamente la voglia di improntare la propria carriera lavorativa in una branca scientifica abbandonata nel nostro Paese.
Ad esso è subentrato così il corso di Ingegneria energetica, impostato in maniera diversa: principalmente ora in tale corso coesistono (anche “scontrandosi”) due tematiche principali.
La prima tratta di impiantistica, fluidodinamica e impianti tradizionali per la produzione di energia, strizzando l’occhio alle fonti rinnovabili e al risparmio energetico, mentre la seconda studia le reazioni nucleari di fissione e fusione, la radioprotezione e i plasmi. Esistono quindi due diversi orientamenti, la cui scelta influenza la carriera dello studente: sono previsti infatti due percorsi diversi, che prevedono lo svolgimento di differenti esami. Ciò si traduce nella formazione di due categorie di ingegneri energetici, una con competenze in ambito nucleare, un’altra molto meno.
Tale corso ha avuto negli anni un indubbio successo, e ha visto aumentare costantemente i nuovi iscritti, per motivi adducibili all’importanza che hanno acquisito le tematiche legate all’energia in tempi in cui per il petrolio si è iniziato a vedere il fondo del barile, ma anche al risalto che l’effetto serra e il sempre maggiore inquinamento hanno dato al concetto di sviluppo sostenibile.
Ora la domanda potrebbe essere: perché a suo tempo non è stato creato un corso che sviluppasse gli argomenti energia e sviluppo sostenibile basandosi solo sulle fonti rinnovabili e su quelle tradizionali italiane, tralasciando invece lo studio del nucleare, in un momento in cui gli sbocchi di tale possibilità in Italia non c’erano e pertanto tali studi potevano sembrare “inutili”? La risposta è che le pressioni per la rinascita del nucleare erano già presenti anni addietro, con una precisa volontà di ricreare una nuova generazione di ingegneri nucleari, dopo il vuoto di personale formatosi a seguito della dismissione delle centrali.
Dei partecipanti al corso di ingegneria energetica, per quanto riguarda la mia esperienza, solo un terzo scarso predilige l’orientamento nucleare del corso: l’importante però, ed è per questo che il corso di energetica è stato progettato con questa dualità di indirizzi, è che in tal modo si è riuscito innanzitutto a ricreare una generazione di persone pronte ad operare nel campo del nucleare, ma soprattutto, grazie alla visibilità di un corso che sta avendo “successo”, si riescono ad ottenere maggiori fondi per la ricerca e l’attività nel nucleare.
Tali maggiori fondi si sono tradotti esplicitamente con l’istituzione di un master in Progettazione e gestione di sistemi nucleari avanzati, che vedrà la luce nel 2009 ma la cui nascita era già stata annunciata nel marzo 2008 (vedi qui e qui). Una data antecedente gli annunci di ritorno al nucleare proclamati dal Governo Berlusconi, e che ha visto l’iniziativa promossa da esponenti del PD locale, segno che era interesse comune e già ampiamente meditato di entrambe le due principali forze politiche di riavviare il nucleare in Italia. Così come mi sto riferendo alla situazione a Bologna, vi sono poi analoghi sviluppi in altri poli universitari, facenti parte di una comune strategia di rilancio.
E una strategia ormai ben avviata come questa, combinata con le prospettive di guadagno che le grandi imprese energetiche italiane vedono in tale opportunità, difficilmente sarà arrestata dalle problematiche che tale ritorno al nucleare comporterà in Italia, problematiche che analizzerò nella seconda parte.

Andrea Bonzi

 
 
 

Un Piano casa per 100 nuove citta' sostenibili

Post n°5 pubblicato il 11 Ottobre 2008 da John.Ross.Mingotti
Foto di John.Ross.Mingotti

Qualche breve delucidazione sul piano della casa che il governo italiano sta' studiando per risolvere in un colpo solo diversi problemi (la mancanza di case, rinnovamento del patrimonio edile italiano, raggiungimento degli obiettivi del protocollo di kyoto). Il piano nella sua teoria sembra ben strutturato ma la difficoltà sarà quella di poter trasformare le idee e i progetti in realtà.

Il Piano Casa vuole realizzare tutte le case che servono, e sono molte, e le vuole realizzare nel modo migliore. È inutile e controproducente costruire due o tre palazzine, qui e là, dove capita. Ogni casa deve avere accanto i suoi servizi pubblici e privati, il verde, le infrastrutture per la mobilità sostenibile e l'efficienza energetica. La vera sfida non è fare case comunque e dovunque. È necessario un salto di scala.

Le risorse che il Piano Casa offre devono essere poste al servizio di un grande progetto: realizzare 100 nuove città sostenibili, vivibili, accessibili. Queste città saranno realizzate senza sottrarre un solo metro quadro alle campagne coltivate o alle aree protette. Perché l'Italia è un grande territorio da riqualificare. Il Piano Casa interviene nelle parti più degradate del costruito, con interventi di demolizione e sostituzione, così come progetti ancora più ampi potranno restituire qualità e accessibilità alle campagne urbanizzate, pezzi di territorio che non sono più terreni agricoli ma non sono mai diventati città.

Per evitare la dispersione delle risorse del Piano Casa, dobbiamo stare molto attenti alla finanziarizzazione del settore. Il Piano Casa non deve diventare un gigantesco risiko, dove le vere poste in gioco non sono le case bensì la finanza ed i suoi derivati. Dobbiamo mettere in primo piano la qualità progettuale dei nuovi insediamenti, dialogare con i comuni per capire quali sono le aree migliori per intervenire, verificare tutte le condizioni di sostenibilità, da quelle ambientali a quelle economiche, quindi agire con la massima rapidità ed efficacia.

Solo in questo modo sarà possibile superare la dimensione del singolo intervento edilizio e giungere ad un ampliamento consistente della posta in gioco, con una leva industriale, in grado portare il numero di alloggi dagli annunciati 20 mila fino a 100/110 mila unità.

A tanto può ammontare, infatti, il contributo progettuale, realizzativo e gestionale del sistema delle costruzioni, con un utilizzo efficace degli strumenti finanziari previsti dal Piano.

Un effetto leva sui 700 milioni di euro di risorse statali coinvolte nel Piano, attraverso il cofinanziamento da parte di promotori privati che accettino la sfida dei Programmi integrati e dei meccanismi del project financing per interventi di housing sociale. Una partnership industriale con il Sistema Integrato dei Fondi, che sono in grado di sostenere finanziariamente, per tutta la durata prevista, i programmi di intervento promossi dal sistema delle costruzioni.

Una città non si costruisce in un giorno: noi come produttori sappiamo quante difficoltà occorre superare per passare dalla carta alle case.

Fonte: Ance, Associazione nazionale costruttori edili

 
 
 

La solita ITALIA... zeroemission rome - i costi elevati e "nascosti" del nucleare

Post n°4 pubblicato il 10 Ottobre 2008 da John.Ross.Mingotti
Foto di John.Ross.Mingotti

La kermesse dedicata a energie rinnovabili, sostenibilità ambientale, lotta ai cambiamenti climatici ed emission trading, chiude oggi i battenti alla Fiera di Roma con un risultato record. I quattro giorni di manifestazione hanno confermato il forte interesse per le tematiche relative al futuro energetico del pianeta. Nei dibattiti di oggi sono stati evidenziati, tra l'altro, i tempi lunghi e i costi elevati per lo sviluppo dell'energia nucleare in Italia.

Roma, 4 ottobre 2008 - Bilancio molto positivo per l’edizione 2008 di ZeroEmission Rome, la manifestazione dedicata al futuro energetico del pianeta che termina oggi alla Fiera di Roma. L’evento ha registrato oltre 18.000 presenze e si è tenuto su una superficie espositiva di ben 25.000 metri quadri, quasi il triplo rispetto all’edizione precedente.

Un’altra caratteristica di ZeroEmission Rome 2008 è stata l’internazionalità: circa il 30% degli oltre 300 espositori sono stati esteri. Tra le nazioni rappresentate, Canada, Cina, Corea del Sud, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, India, Irlanda, Olanda, Polonia, Portogallo, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Svizzera.


Oggi, durante un incontro-dibattito con quattro autori di libri sul tema energetico - Leonardo Maugeri (“Con tutta l’energia possibile”, Sperling & Kupfer), Vincenzo Ferrara (“Clima: istruzioni per l’uso”, Edizioni Ambiente), Angelo Baracca (“L’Italia torna al nucleare?”, Jaca Book) e Luciano Pirazzi (“Nuove vie del vento”, Muzzio) - è emerso che i costi del nucleare sono elevati e i tempi di sviluppo di una centrale nucleare in Italia sono molto più lunghi di quanto viene spesso dichiarato dai favorevoli a questa energia.


Maugeri, direttore Strategie e Sviluppo di ENI, pur dichiarandosi un moderato sostenitore del nucleare, ha rilevato come i costi di realizzazione di una centrale di ultima generazione siano elevatissimi: da 6.000 a 7.000 dollari per MW installato, rispetto ai 2.000 di una centrale termoelettrica tradizionale e i 2.500 di una a carbone. “Gli ingegneri nucleari – ha spiegato Maugeri – hanno sbagliato più di tutti nel calcolare i costi di realizzazione: basti pensare che tutte le centrali costruite negli Usa dalla fine degli anni Sessanta alla metà degli anni Ottanta hanno subìto aumenti di costi del 300% rispetto a quelli previsti. E vengono sempre ignorati gli oneri di smantellamento, che poi gravano sulla collettività. In Italia, però, di tutto questo si parla pochissimo”.


Secondo Baracca, professore di Fisica all’Università di Firenze, ambientalista ed esperto di nucleare, “In Italia è stato smantellato un patrimonio di conoscenze fondamentali per realizzare le centrali nucleari e ci vorranno almeno 15-20 anni per riformare le competenze perdute. Per realizzare un impianto di questo tipo è insufficiente acquistare le tecnologie all’estero e affidare la costruzione agli ingegneri. Nel nucleare, infatti, tutto è diverso rispetto alle altre realizzazioni civili, anche ad alta tecnologia: dalla composizione dei cementi ai sistemi di saldatura. Perfino in Francia, dove le competenze sono rimaste e l’industria nucleare ha sempre funzionato, poco tempo fa sono stati interrotti i lavori per realizzare una centrale nucleare proprio perché i sistemi di saldatura non fornivano le garanzie necessarie”.



“In Italia – ha osservato infine Ferrara, esperto di clima ma fisico nucleare di formazione – si sono perse competenze fondamentali, come ad esempio quella del radioprotezionista, che deve studiare gli eventuali impatti sulla popolazione nell’eventualità di un incidente grave. E senza queste professionalità è impossibile ipotizzare la costruzione di un impianto nucleare”.

 
 
 

inaugurata zeroemission rome 2008

Post n°3 pubblicato il 10 Ottobre 2008 da John.Ross.Mingotti
Foto di John.Ross.Mingotti

Al convegno inaugurale della fiera sulle energie rinnovabili sono intervenuti, tra gli altri, il senatore Raffaele Lauro, in rappresentanza del ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola, e Luigi Angeletti, segretario generale della UIL, che si è soffermato sulle notevoli possibilità occupazionali del settore. Domani saranno trattati temi di grande attualità quali i biocarburanti e i cambiamenti climatici nel Mediterraneo e in Italia.

Roma, 1 ottobre 2008 - "Ci proponiamo di innalzare la quota di produzione elettrica da fonti rinnovabili dall'attuale 16-17% fino al 25%, in linea con gli obiettivi fissati a livello europeo. In particolare, per quanto riguarda l'eolico, secondo le stime del Ministero dello Sviluppo Economico e dell'ENEA, vi sono ancora 12.000 MW di potenza da installare". Sono questi i propositi del governo in tema di energie rinnovabili come spiegato oggi dal senatore Raffaele Lauro, che ha letto una dichiarazione di Claudio Scajola, ministro dello Sviluppo Economico, in occasione del convegno inaugurale di ZeroEmission Rome 2008, la kermesse internazionale dedicata alle energie rinnovabili in programma fino a sabato 4 ottobre alla Fiera di Roma.

"Le nostre stime parlano di un potenziale per il settore eolico ancora superiore: ben 16.200 KW al 2002", ha detto Oreste Vigorito, presidente di ANEV, l'Associazione Nazionale Energia del Vento.

"Secondo uno studio realizzato insieme ad ANEV, l'Associazione Nazionale Energia del Vento, il settore eolico ha anche ottime prospettive occupazionali - ha poi spiegato Luigi Angeletti, segretario generale della UIL -. Se il potenziale italiano venisse realizzato, entro il 2020 si creerebbero oltre 66.000 nuovi posti di lavoro".

A livello globale, il mercato eolico è in forte crescita. "Negli ultimi tre anni è aumentato, per nuova capacità installata, del 145% - ha spiegato Arthorous Zervos, presidente della European Wind Energy Association -. I mercati principali sono in Europa: Spagna, Germania, Danimarca e anche Italia, ma in prospettiva sono destinati a crescere in modo particolarmente significativo Stati Uniti e Cina".

Domani ZeroEmission Rome 2008 propone altre importanti opportunità di dibattito e confronto sulle tematiche relative al futuro energetico del Paese. Tra i convegni in programma:
. Il solare a concentrazione: quali prospettive per l'Italia e il Mediterraneo (ore 10,30, Sala 7B);
. La sfida al CO2: dal Protocollo di Kyoto al 2020, in cui si discuterà, tra l'altro, di foreste e stabilizzazione del CO2 nella lotta ai cambiamenti climatici (ore 10, Sala Sendeco2);
. Cambiamenti climatici nel Mediterraneo e in Italia: gli scenari attuali e le strategie di intervento, a cui interverrà Mario Giuliacci, Colonnello del Centro Epson Meteo (ore 10, Sala White);
. Agroenergie e biocarburanti: soluzioni concrete e sostenibili per il nostro futuro? (ore 10, Sala 5A);
. Lo stato dell'arte del solare fotovoltaico in Europa e in Italia (ore 15, Sala Schuco).

Prosegue il convegno Energia eolica: un ponte nel Mediterraneo, con sessioni dedicate a temi quali, ad esempio, Infrastrutture e soluzioni tecniche innovative per una vera generazione distribuita: il ruolo delle Istituzioni nazionali e locali (ore 10, Sala Vestas), Il ruolo delle Regioni nello sviluppo dell'energia eolica (ore 14,30, Sala Vestas).

Ulteriori informazioni sull'edizione 2008 di ZeroEmission Rome sono disponibili nel sito www.zeroemission.eu nel quale è possibile anche scaricare le fotografie dell'evento.

 
 
 

Certificazione energetica degli edifici: entra in vigore il sistema regionale di accreditamento

Post n°2 pubblicato il 10 Ottobre 2008 da John.Ross.Mingotti

Vi riporto (se pur con notevole ritardo) la delibera della giunta regionale dell'Emilia Romagna che finalmente fa chiarezza sulla figura del Certificatore Energetico, una figura sicuramente utile per raggiungere i diversi obiettivi stabiliti dai diversi protocolli internazionali sull'inquinamento ambientale che negli ultimi 20 anni sono stati siglati.

Bologna, 24 luglio 2008 - Con la Delibera di Giunta Regionale n. 1050 del 7 luglio 2008 la Regione Emilia-Romagna ha compiuto un altro significativo passo in avanti per consentire la completa operatività del proprio sistema di certificazione energetica degli edifici, disciplinato in linea generale dall’Atto di indirizzo e coordinamento approvato dall’Assemblea Legislativa il 4 marzo scorso (D.A.L. n. 156/08).

Con l’emanazione di tale atto viene istituito presso il Servizio Politiche Energetiche della Regione l’Organismo di Accreditamento dei soggetti certificatori, ai sensi dell’articolo 6 della D.A.L. n. 156/08, e viene definita la procedura che consente l’avvio del processo di accreditamento degli operatori (singoli tecnici o società)interessati a svolgere tale funzione.
Il processo di accreditamento prevede lo svolgimento delle seguenti fasi:
invio della domanda di accreditamento da parte del soggetto interessato;
verifica della ammissibilità da parte dell’Organismo di Accreditamento, in base ai requisiti previsti dall’articolo 7 della D.A.L. n. 156/08 ed alla relativa documentazione inviata;
registrazione dei soggetti accreditati in un elenco ufficiale, il cui accesso sarà reso disponibile a tutti i cittadini.
Contemporaneamente alla pubblicazione della D.G.R. n. 1050/08 sul Bollettino Ufficiale, avvenuta il 21 luglio, è stata resa operativa la procedura telematica che consente ai soggetti interessati l’invio della domanda di accreditamento. Per consentire la massima efficienza del sistema, è previsto che essa venga presentata esclusivamente via internet, mediante la compilazione del relativo form, facendo poi seguire l’invio dei diversi documenti richiesti a supporto delle dichiarazioni rese.
L’accesso al sistema di accreditamento, per coloro che vogliono inoltrare la relativa richiesta, avviene nell'ambito del presente sito, attraverso il seguente link Sistema di accreditamento certificatori energetici.
Il primo elenco di soggetti accreditati, ai sensi dell’art. 9 comma 4 dell’Allegato A della D.G.R. n. 1050/08, verrà pubblicato entro 60 giorni dalla attivazione della procedura telematica, e quindi entro il 21 settembre 2008. A quella data, con la disponibilità effettiva di soggetti certificatori in grado di operare sul territorio regionale, entra pienamente in funzione il sistema regionale di accreditamento, anche ai sensi di quanto previsto dal punto 5.16 della D.A.L. n. 156/08: fino ad allora, dunque, le disposizioni ivi indicate, relativamente al fatto che l’attestato di certificazione energetica è sostituito a tutti gli effetti dall’attestato di qualificazione energetica redatto secondo le modalità di cui all’Allegato 5, restano pienamente in vigore.

Link Utili
http://energia.cermet.it/Iscrizione.aspx?Stq=1277
http://www.regione.emilia-romagna.it/energia/

 
 
 
 
 

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