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Je suis…Charlie?

Post n°9 pubblicato il 12 Gennaio 2015 da cronacaestera14

L’attacco terroristico alla redazione del settimanale satirico francese si è consumato mercoledì 7 gennaio 2015. Una data che verrà ricordata: il giorno in cui la libertà di espressione è stata giustiziata in nome dell’estremismo religioso, quello pericoloso, quello che si avvale della violenza. 12 morti tra vignettisti, giornalisti, guardie del corpo e un poliziotto, freddati a colpi di kalashnikov nel luogo ove tutti i giorni si promuoveva una voce nuova, anticonformista, a tratti irriverente, ma sicuramente necessaria in una società come quella attuale. Morti vi sono stati anche in un supermercato ebraico. Diversi volti e nomi da ricordare quindi, compresi quelli dei colpevoli. Gli attentatori sono due fratelli franco – algerini, legati a qualche rete terrorista, aiutati forse da un terzo, ma in ogni caso già deceduti. Giustizia è stata fatta.

E una Francia che sino a pochi giorni prima si affliggeva per la disoccupazione, l’immigrazione, le decisioni prese nell’ambito della politica estera, con uno sguardo preoccupato, e a tratti scettico, alle nuove elezioni del 2017 che vedranno Hollande vs. Le Pen nel duello elettorale, ora si unisce compatta in piazza contro il nemico pubblico numero 1: il terrorismo islamico. Tutti je suis Charlie, tutti stendardi di una libertà di espressione di cui ogni tanto ci si ricorda, tutti uniti da un senso empatico di patriottismo dalle sfumature mediatiche contro una minaccia esterna, diversa, che spezza i principi democratici che caratterizzano l’Occidente a colpi di kalashnikov. E il patriottismo dilaga, unendo la masse in nome delle libertà democratiche e contro la loro libertà di capire cosa effettivamente succede nel retroscena politico e sociale. Un patriottismo creato insistentemente dai media sulle macerie di una vicenda aberrante, un patriottismo che, in un altro momento, sarebbe probabilmente criticato dallo stesso Charlie Hebdo.

Più sovente a colpire la libertà d’espressione e i principi democratici siamo noi stessi con la noncuranza quotidiana, mediaticamente abbagliati da altri bisogni, dai quali i media stessi ci svegliano ogni tanto annunciandoci tragedie contro le quali bisogna unirsi, generando un odio che è giusto provare contro chi ci minaccia o chi potrebbe farlo. Contro il razzismo, un nuovo razzismo. Generalizzato, spesso indistinto, rischia di abbracciare l’intero popolo islamico, che in realtà non si conosce affatto.

 

No, oggi non sono Charlie. Charlie lo ero ieri, Charlie lo sarò domani. Per ricordarmi che scrivere, disegnare, vivere la propria libertà è un fatto quotidiano. Per ricordarmi che Georges Wolinski disegnava tutti i giorni e non solo quando sono cadute le Twin Tower.

 
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