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si dai...basta solo guardare un pochino oltre...diciamo il...
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Grazie, spero che riescano a coglierli anche gli altri.
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il 10/12/2012 alle 16:02
 
Ricco di spunti questo post e tu credo che li hai...
Inviato da: languorino75
il 10/12/2012 alle 12:48
 
condivido
Inviato da: languorino75
il 15/11/2012 alle 16:34
 
 

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Colapesce

Post n°36 pubblicato il 02 Marzo 2010 da g.ilda
 
Tag: Guttuso

Fabio Carapezza, figlio adottivo di Renato Guttuso (Bagheria, 26 dicembre 1911 – Roma, 18 gennaio 1987) è stato a Messina domenica 28 febbraio alle, ore 11, per la scopertura della targa che è stata posta dinnanzi al teatro Vittorio Emanuele, per indicare la variopinta Leggenda di Colapesce, più di 120 mq di pittura, eseguita nel 1985 da Guttuso su 43 pannelli assemblati per il soffitto del Vittorio Emanuele, e montata all'avvio della stagione operistica il 7 gennaio 1986.

L'evento “Vucciria” che ha caratterizzato la recente Notte della cultura, è stato anche l'occasione per abbinare l'opera di Guttuso ad una delle sue ultime realizzazioni.

“Guttuso e la città dello Stretto” è stato poi il tema della mostra bibliografica e documentaria alla Biblioteca Regionale di Messina e che ha approfondito anche la vicenda del Colapesce. In Guttuso e il teatro musicale, volume curato nel 1997 da Fabio Carapezza, a proposito del Colapesce, vi si legge che si tratta dell'ultima e forse più grandiosa opera dell'artista di Bagheria, che colora tutto il soffitto del maggior teatro di Messina.

“Su tre dozzine di quadrati di legno ben stretti e connessi si vede il famoso gran tuffo di Colapesce: una discesa, un'immersione profonda e definitiva, di contro a quelle ascensioni. Tre scene mitiche: le prime due fresche, aurorali, piene di luminosa speranza, l'ultima in pieno conflitto di luce e tenebre repentino finale inabissarsi. Le scene iniziali e la conclusiva del gran theatro del mondo: tra d'esse tutte le altre grandi e piccole, lunghe e brevi, concrezioni o suggestioni di suoni.

Lì i miti puri del mondo giovane, quando convivevano e conversavano uomini e dei: i pescatori dell'Aspra si riconoscevano angeli e santi, le loro donne Madonne in cielo; Afrodite dormiente sull'acque, bellissima tra i delfini, ha le sembianze della marchesa Maria de Seta, e mentre Stromboli fuma sullo sfondo, dalle altre isole e dall'Isola a lei accorrono irresistibilmente affascinati tritoni e centauri, e giovinetti si tuffano e cavalieri tirandosi appresso il cavallo; chiari i colori, limpida l'aria, gravida di felicità la vita.

Qui invece s'è incrinato il mito, si spalanca l'abisso tra la terra franta, dove irrompe il mare, e fra la sorpresa delle sette sirene, dei delfini e dei gabbiani, vi s'immerge l'uomo travagliato ed arso, per andar a sorreggere la sua patria cadente, ad impetrarsi sottomarina cariatide; livida luce e morte tra tenebrose sponde brulicanti di perigliosa vita. Il tuffo di Colapesce viene vissuto e rappresentato come un'opera teatrale, gran balzo verso l'eternità, che avviene tra canti e incanti di sirene, le sette sirene del mar della sua vita: “E il naufragar gli è dolce in questo mare”. Ulisse, alla fine del suo ultimo viaggio, ormai solo, non vuol e non può più legarsi all'albero maestro.

“Quella sul soffitto del Vittorio è la scena centrale e saliente; nei numerosi bozzetti si vedono i vari stadi del tuffo e i movimenti delle sirene, e la conclusiva con l'uomo ormai in fondo all'acque, invano seguito dai delfini, e il soprassalto delle sirene sbigottite di non vederlo più risalire”.

 

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Commenti al Post:
sugar.1975
sugar.1975 il 02/03/10 alle 14:14 via WEB
come sempre puntuale e precisa... complimenti!
 
redhawk0
redhawk0 il 02/03/10 alle 17:52 via WEB
ALLE SORGENTI DELL’ALCANTARA È in quella zona al limitare tra le province di Messina e di Catania; qui la natura ha il tocco miracoloso dei segni che scaturiscono dal gioco diverso degli opposti, la vita ha alitato ,su tutte le cose il soffio della meraviglia e dell’incanto. Luoghi come questi scaturiti dall’incontro tra i magmi fluidi ed incandescenti dell’Etna e le acque gelide dello Jonio,sono la sintesi dello straordinario contrasto che segna ogni cosa in questi luoghi. In un ideale percorso da Catania verso Messina prima di giungere nella più famosa Taormina, si trova la bassa ed alta valle dell’Alcantara , alla quale si giunge dopo aver attraversato il piccolo centro di Calatabiano; famoso per la produzione delle sue carte, che nulla hanno da invidiare a quelle più note di Fabriano. Il corso dell’Alcantara ,con le sue gole, è ormai vicino e procedendo verso Francavilla lo si intercetta dopo pochi minuti di strada . La storia del fiume è da ricondurre alla presenza degli arabi in Sicilia, quando ancora il fiume era conosciuto come <Assinos o Onobala>. Sulla via che da Messina portava a Siracusa, gli Arabi ritrovarono, efficiente e ben saldo sull’arco lavico che ne reggeva la campata, un ponte costruito dai Romani e miracolosamente sopravvissuto alle piene ed ai sismi e/o colate laviche: <Al Quantarah>, lo chiamarono, <ponte ad arco>, e con questo nome il fiume è giunto sino a noi. Ma la storia è ancora più complessa e lontana nel tempo, di quanto non lo sia la presenza degli arabi sulle sue sponde ;l’alveo di questo corso d’acqua,infatti, è il figlio del fuoco lavico vomitato in epoca pre-quaternaria dalla bocca del cratere Mojo. Il magma incandescente fuoriuscito dal Mojo con una furia che dovette essere terrificante, nella fase di raffredamento e di consolidamento diede vita alle simmetrie geometriche di spettacolari basalti lavici colonnari, strutturati in una molteplicità di prismi simmetricamente perfetti,che si possono ammirare scendendo con l’ascensore nelle gole, qui nelle gelide acque lo scenario di questo tortuoso fiume, con le armonie fluide dell’acqua ed il volto plutonico delle rocce magmatiche che convergono verso il cielo,,si può descrivere solo con le sensazione che ti trasmettono gli occhi . E’ come guardare il cielo dalle viscere della terra, dalla liquida e gelida acqua, gli alberi soprastanti appaiono come colonne a sostegno del cielo. Tratto da <<Il Tesoro dell’Isola>> ..... e pensare che qualcuno vuole distruggere tutto...sia realtà che leggenda (tipo quella di Colapesce ) facendo il ponte ... ma quello che mi duole di più e che ci sono tra i fautori del ponte anche i Siciliani ....... Buona Serata
 
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