DAGBOG

Inseguire ed essere inseguiti dall'amore


A volte si tratta dei genitori o dei figli. Altre volte sono i mariti e le mogli, i fratelli, gli amanti, gli amici.Quando si aspetta una telefonata che non arriva, quando si cerca qualcuno che non si fa trovare, quando si danno attenzioni che non hanno risposta, la domanda che ci si pone è sempre la stessa.Esiste in tutte le relazioni una contabilità dell'amore, un dare/avere ragioneristico, un computo metrico dei sentimenti che non è mai oggetto di confronto sincero.Non conosco nessuno che sia capace di ammettere ciò che tutti facciamo: ricorrere agli altri quando serve, se esiste un bisogno, li dove si presenta la necessità, materiale o spirituale poco importa.Le persone dichiarano di volersi bene e continuano a rimproverarsi reciprocamente questo atteggiamento.In un'alternanza fra coloro che cercano e coloro che vengano cercati si perpetua la frustrazione di chi, secondo le proprie aspettative, non ritiene essere ricambiato in maniera congrua rispetto al proprio sentire, cercare, interessarsi dell'altro.Quando, alla fine, coloro che cercano si convincono di doverne discutere, domandando il perché di tutto questo, quasi sempre trovano nella risposta una negazione. Si evade dal confronto. Si minimizza. Qualche volta si accusa di voler stimolare sensi di colpa, come se chiedere considerazione e affetto non fosse una necessità di chi cerca, un desiderio di equilibrio d'amore, ma una limitazione della libertà di chi è cercato.Se esistesse la giustizia nei sentimenti, se ci fosse un parametro universale di riferimento, ad ogni azione che genera amore ne seguirebbe una uguale, contraria, esaustiva. Ma così non è. Ed il mondo di chi si vuole bene, o dichiara di volersene, è sempre pieno di persone che inseguono, amando, e di persone che sono inseguite dall'amore. Un'amore che si fa opprimente finché il cuore è sazio, ma che diviene nuovamente ben accetto quando sopravviene il digiuno e si ha sete di sentimenti.Nota a margine. Ammetto le mie colpe. Ogni tanto sparisco. Non mi si trova o non mi faccio trovare. Mi accade di entrare in un letargo che, nel mio caso, non è sinonimo di sazietà d'amore, bensì un lasciarsi andare a periodiche eclissi durante le quali non ho più luce e, conseguentamente, procedo al buio.Si deve dire o scrivere se ne vale la pena, per sé, quasi sempre, ma anche per gli altri, che sono l'immagine riflessa di un sé itinerante.