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LA GIOIA DI SCRIVERE

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LEGGERE CON L'AVIDITA' DEL SAPERE E DI VOLERE ACQUISIRE NUOVE CONOSCENZE

Post n°65 pubblicato il 28 Febbraio 2013 da daidafiore
 

AVVISO AI MIEI AMICI E A TUTTI COLORO CHE VORRANNO CURIOSARE SUL MIO BLOG-

DA OGGI IN POI METTERO' A DISPOSIZIONE DI CHI LO VORRA', L'INIZIO DEI MIEI LIBRI GIA' PUBBLICATI. SARO' MOLTO  FELICE DI CONOSCERE LE VOSTRE OPINIONI.       INIZIERO' CON UN GIALLO.

OLTRE LA MORTE

I raggi cocenti del sole di mezzogiorno battono sui vetri delle due finestre chiuse. All'interno la scia di pulviscolo è in continuo movimento, indifferente al resto della stanza che invece è completamente immobile. Tutto è fermo. Fermo l'orologio sulla parete alle ore 9, fermo il computer il cui display, stanco di attendere si è oscurato, fermo e silenzioso il telefono sulla scrivania che fino a qualche ora prima aveva suonato e squillato a lungo, indifferente il cellulare che aveva vibrato e si era illuminato più volte per indicare una chiamata. Fermo il corpo dell'uomo sul pavimento, in un atteggiamento che faceva supporre di essere stato in movimento ma che era stato arrestato di colpo, fermo il sangue sul pavimento in una piccola pozza. Il capitano Olivieri, Giosuè Olivieri, è accanto alla porta con una giovane rumena atterrita e piangente. Egli osserva la scena con l'occhio indagatore, abituato a rilevare anche inconsciamente tutti i minimi dettagli, i più irrilevanti dettagli della scena di un delitto. Cerca di calmare la donna :” Ci ha chiamato lei? A che ora è arrivata nell'appartamento?” L'altra tremante e in italiano ma con l'accento straniero risponde:” Sono arrivata verso le nove, perchè oggi è sabato e il Dottor Ginevra di solito non viene in ufficio e sono andata subito a rassettare il cucinino che serviva al dottore per prepararsi un toast o un caffè quando aveva molto da lavorare e si fermava oltre l'orario. Il cucinino era in ordine, ma ogni quindici giorni sbrino il piccolo frigorifero, quindi ho tolto le lattine di coca cola, due buste di prosciutto crudo, del formaggio, dell'insalata russa in vaschetta e li ho deposti sul piano del tavolo. Poi ho lavato l'interno ed ho rimesso tutto a posto. Quando sono venuta in questa stanza per riassettare ho visto.. ho visto...” La donna non riesce ad andare avanti per il pianto. “Quindi il Dottore non si è fermato ieri sera. Evidentemente è andato a casa presto, oppure era già morto!” Pensa il Capitano mentre si stacca dalla porta e si avvicina di qualche passo al cadavere, dove i tecnici della scientifica stanno lavorando. Guarda la scrivania. E' in ordine. Un mucchietto di fogli ordinati a sinistra, un cestino portadocumenti a destra, il computer leggermente a destra, il telefono accanto ai fogli, una cartelletta aperta davanti alla scrivania con accanto un cellulare; la sedia da ufficio rivolta verso la porta, leggermente discosta dal tavolo ed inclinata verso sinistra, dà l'impressione che l'uomo si sia alzato improvvisamente mentre stava lavorando. La stanza è inondata dal sole di mezzogiorno. Il fascio luminoso entra attraverso i vetri delle due finestre allineate sulla stessa parete, percorre quasi tutta la stanza e va a posarsi sull'angolo sinistro della scrivania. Questa è messa in obliquo rispetto alla parete di fronte alla porta ed occupa tutto l'angolo destro. Fra la porta e la scrivania c'è un tappeto lungo e stretto, rosso, sul pavimento di marmo bianco screziato. Il cadavere è lungo disteso sul pavimento verso le finestre, fuori dal tappeto, in una posizione inconsueta e cioè a braccia e gambe divaricate come per afferrare o abbattersi su qualcosa o su qualcuno di fronte a lui. Il capitano ritorna indietro e chiede alla donna seduta nella piccola cucina:” C'è un custode in questo stabile?” La donna fa di no con la testa. “Chi ha le chiavi dello studio? Oltre a lei naturalmente.” “ Non so, certo il Dottore, ma non so se altri..” “Bene – dice il Capitano – può andare. Lasci un suo recapito al poliziotto.” Prende dalla tasca un taccuino e fa per scrivere ma si volta:” La porta dello studio era aperta o chiusa quando lei è entrata?” La donna pensa un attimo:” Era socchiusa altrimenti avrei visto il ...il.. Dottore appena sono entrata.” Risponde fra i singhiozzi. Il patologo si avvicina dicendo:” Allora Capitano, dai primi rilevamenti posso dirle che è morto da circa 12 ore, con un taglio al collo che ha reciso la carotide. Probabilmente un' arma bene affilata, non un coltello, perchè la ferita è netta sia all'esterno che all'interno. Non è molto profonda, ha comunque provocato una emorragia interna, ecco perchè c'è poco sangue al di fuori. Le saprò dire di più non appena avrò eseguito l'autopsia.” “Grazie Dottor Giordani.” Il Capitano si dedica ai particolari e li annota sul suo blocco notes. Dopo circa mezz'ora se ne va. Ritornato in ufficio riunisce gli ispettori e parla loro:” Il caso è particolare e va trattato con molta discrezione fino a quando non avremo il colpevole. Il Dottore Federico Ginevra è, anzi era, un illustre criminologo e spesso collaborava con noi in casi piuttosto difficili. Ricorderete senz'altro il caso dei due gemelli ritrovati morti dopo due anni di ricerche e di indagini e il serial killer delle cravatte. Bene il Dottor Ginevra ci ha dato degli ottimi suggerimenti e ci ha permesso di arrivare ai colpevoli. Dai primi rilevamenti sul luogo del delitto, penserei di eliminare una vendetta da parte di alcuni colpevoli dei casi per i quali aveva collaborato, ma come ben sapete preferisco non escludere nessuna pista, quindi vi prego di darvi subito da fare. Donati e Giunti ascolteranno i vicini e gli altri condomini, perchè qualcuno avrà pure udito delle grida o un litigio o delle voci alterate. Niccolò e Parini invece indagheranno sugli abiti e sugli altri oggetti dello studio in collegamento con il patologo dottor Giordani. Se avrete bisogno di aiuto per le indagini rivolgetevi a Sansovino e Dosio che nel frattempo indagheranno sulle amicizie e sul caso a cui stava lavorando il Ginevra attualmente. Fra due giorni ci ritroveremo per scambiarci le notizie raccolte. Arrivederci e buon lavoro a tutti.” Il mattino seguente Carlo Donati e Saverio Giunti si trovano nell'atrio della caserma. “Ciao Carlo, ti va un caffè?” “No, grazie Saverio, ho appena fatto colazione.” “Aspetta un attimo che bevo il caffè, poi andiamo.” “Ti aspetto in macchina, fai pure con calma intanto chiamo a casa per sapere se è arrivata la baby sitter!” Dopo cinque minuti Saverio sale in auto e partono diretti all'ufficio del dottor Ginevra in Via dei Mille n 9. “E' arrivata la baby sitter?” Chiede al collega. “Sì, sì, è tutto a posto!” Il numero 9 è un palazzo di uffici con poche abitazioni. Ha otto piani ed è abbastanza signorile. Ogni appartamento, fino al quinto piano, è dotato di balcone ed è molto luminoso per le ampie finestre. Dal sesto in su non c'è balcone ma due ampie finestre allineate. L'ufficio del Ginevra è al sesto piano. I due poliziotti iniziano dal primo piano suonando il campanello. E' lo studio di un avvocato, la targhetta dice: “Avanti.” Quindi dopo qualche attimo, non ricevendo risposta, i due spingono la porta ed entrano. L'ambiente è illuminato da una luce al neon piuttosto forte, mitigata dalla moquette color verde oliva e dai mobili in noce. Dietro al bancone ci sono due segretarie molto indaffarate. Donati si avvicina alla prima, giovane e carina, mostrando il distintivo: ”Buongiorno, siamo della polizia, vorremmo farvi qualche domanda.” L'altra segretaria, un poco più anziana viene verso di loro dicendo:” E' per l'omicidio del Dottor Ginevra? Guardi che noi non sappiamo niente perchè chiudiamo alle diciotto e trenta .” “Ma avete incontrato qualcuno sulle scale, oppure avete visto qualcosa di strano prima di andarvene?” Entrambe fanno di no con il capo, nel frattempo esce dall'ufficio una signora con dei documenti in mano, la ragazza più matura le parla sottovoce poi ritorna dai poliziotti dicendo:” Mi dispiace, era una così brava persona! Ma non sappiamo nulla!” Saverio Giunti chiede:” Lo conoscevate bene? Vi vedevate forse qualche volta?” La ragazza giovane risponde prima delle altre:” Qualche volta è venuto qui in studio a parlare con l'avvocato, era scherzoso e simpatico, ma noi non lo conoscevamo bene!” “Per quale motivo è venuto a parlare con l'avvocato? Per dei casi che stava trattando?” La signora più anziana, evidentemente la segretaria particolare dell'avvocato risponde:”Sì, qualche anno fa stava trattando un caso difficile ed ha voluto consultare l'avvocato per una questione legale su di una eredità, mi pare.” “Si può parlare con l'avvocato?” “In questo momento è molto occupato ed ha gente, provate nel pomeriggio.” “Bene grazie!” Dicono i due ed escono. Hanno annotato tutto sul loro taccuino ma non c'è nulla di interessante. Nell'appartamento intanto Guido Parini ha annotato il nome della marca della giacca appesa all'attaccapanni in anticamera. Niccolò invece sfoglia la cartella aperta sulla scrivania ed annota il nome di Laurentia, un caso abbastanza recente, forse di uxoricidio. Le altre cartelle riguardano altri casi in corso o già archiviati. Nei cassetti non c'è nulla di interessante. Né una lettera di minaccia, né una possibile pista su cui lavorare. Unica stranezza: nell'ultimo cassetto Niccolò trova una pistola. “Forse si sentiva minacciato?” Pensa, ma la pistola è piccola, da donna; l'uomo è incuriosito, la mette in una busta di polietilene e la consegna al capo della scientifica che sta rilevando le impronte. Giunti e Donati intanto bussano a tutte le porte dei vari piani ma senza molti risultati perchè essendo sabato, molti uffici sono chiusi. Le abitazioni sono poche e solo agli ultimi piani. Gli inquilini non hanno sentito e visto nulla. Donati suona il campanello dell'appartamento attiguo a quello di Ginevra. Dopo qualche minuto, non ricevendo risposta sta per scendere le scale pensando che sia un altro ufficio, quando invece sente il rumore del chiavistello. Un giovanotto ancora insonnolito apre uno spiraglio, Donati gli chiede se è al corrente di ciò che è successo accanto a lui, l'altro nega con il capo, però apre la porta e fa accomodare il poliziotto. “Lei ha visto o ha sentito qualcosa di strano qui accanto?” Il ragazzo sedendosi:” “Quando?” “Ieri, ieri pomeriggio o ieri sera!” “Ma vede, io faccio il disc jokey in una discoteca e torno a tarda notte, anzi quasi all'alba, quindi di solito mi sveglio nel pomeriggio, mangio qualcosa poi vado al lavoro. No, non credo di aver sentito nulla, né ho visto niente di strano.” Donati si alza e va verso la porta ma l'altro:” Sì, aspetti! C'è stato un rumore strano, infatti mi stavo preparando per uscire quando ho sentito come un tonfo, ma ero in ritardo e non ci ho fatto caso.” “Che ore erano?” “Mah! Non saprei proprio!” Donati insiste:”A che ora va al lavoro di solito?” “Verso le otto di sera, ma ero molto in ritardo quindi saranno state le nove o giù di lì!” Carlo Donati ricorda ad un tratto l'orologio nello studio del morto che segna le nove. “Strana coincidenza!” Pensa, poi rivolto al ragazzo: “Questo è importante! Grazie. Se le dovesse venire in mente qualcosa d'altro, la prego di chiamarmi a questo numero. Arrivederci!” Gli consegna il suo biglietto da visita ed esce. Sul pianerottolo Donati incontra Giunti che viene dall'ottavo piano dove una signora dice di aver visto forse un'ombra davanti alla sua finestra, ma quando si è affacciata dopo qualche minuto, non c'era nessuno. “A che ora l'avrebbe vista?” Chiede al collega. “Non è sicura, dice che era buio e che si era appisolata davanti al televisore.” Mario Sansovino è un omone grande e grosso, dal viso tondo ed una massa di capelli neri. A prima vista sembra un bonaccione, ma osservandolo meglio si nota l'acutezza del suo sguardo che scruta l'interlocutore fin negli angoli più segreti della mente, infatti riesce sempre a far confessare il colpevole interrogato. Saverio Dosio, al contrario è un uomo piccolo e mingherlino, dagli occhietti cerulei ed acquosi che suscita tenerezza e compassione e che si scambia con uno di quei poveri derelitti che chiedono l'elemosina agli angoli delle strade. La sua intelligenza è invece pronta ed osservatrice, è in grado di captare particolari insignificanti anche soltanto da una visita di qualche istante nel luogo dove si reca. Insieme quindi i due raggiungono l'abitazione del dottor Ginevra, all'altro capo della città in un quartiere bene. Lo stabile è basso, di soli due piani e si estende in lunghezza con un giardino curato tutto attorno. Suonano il campanello pensando che nessuno risponderà perchè Ginevra non era sposato, invece una voce di donna risponde:” Chi è?” “Siamo della polizia signora, possiamo farle qualche domanda?” Si ode lo scatto della serratura mentre la voce dice:”Secondo piano.” Entrando dal portone si passa attraverso un piccolo corridoio e ci si ritrova in un cortile con molte piante e fiori ed una fontana con zampillo al centro. Tutto è ordinato e curato. I due si guardano attorno e notano la scala che porta ai piani superiori. Ad un tratto si affaccia un uomo da una finestra del piano terra che chiede in tono deciso, quasi brusco: “Dove andate? Chi cercate?” “Siamo della polizia, dobbiamo parlare con la signora Ginevra.” L'uomo viene di persona e dice sottovoce:” Poverino, era così gentile e cordiale! Non meritava questa brutta fine! Ma non c'è nessuna signora Ginevra, non era sposato, era solo. C'è soltanto una governante che accudisce la casa. Andate, andate pure!” I due poliziotti salgono le scale e suonano il campanello. Una donna sulla cinquantina, ben vestita e curata, viene ad aprire. “Accomodatevi!” Dice guardando il distintivo dei due. Entrano direttamente nel soggiorno arredato con gusto e privo di fronzoli. Un grande tappeto occupa il centro della stanza; a destra si trova la zona pranzo con una credenza di legno di noce a due ante, stile seicento ed un tavolo tondo con quattro sedie; sulla parete opposta di sinistra c'è la zona conversazione con due divani a due posti, l'uno di fronte all'altro con lo spazio in mezzo libero dove pavoneggia un bel camino di marmo bianco. Di fronte si trovano due porte con vetri opachi. Dosio immagina che una conduca alla cucina e l'altra probabilmente è una piccola anticamera per la zona notte. L'appartamento è di una sobrietà ricercata, la sua bellezza è data da pochissimi soprammobili di ottima fattura. Una scultura in marmo bianco, al centro del tavolo, ritrae due cavalli bellissimi e sicuramente di un noto artista, mentre un mezzo busto di bambino in bronzo si trova sulla credenza. Dosio con noncuranza, mentre Sansovino interroga la governante, si avvicina ai soprammobili e osserva le etichette -: Benvenuti - - De Martino - Poi guarda distrattamente il giardino dall'unica finestra a sinistra della porta d'ingresso. Intanto Sansovino sta chiedendo alla donna: “Mi dica signora, il dottor Ginevra faceva vita mondana? Venivano signorine o ne aveva una fissa?” La donna quasi scandalizzata risponde:” No, no, non veniva mai nessuna donna! Andava a qualche festa a volte, ma non amava la vita mondana. Desiderava soltanto un buon libro e starsene in pace la sera!” “Era preoccupato o più serio negli ultimi giorni?” “Non mi sembra, me ne sarei accorta!”La donna è sicura di sé, vagamente guardinga ma educata e raffinata nei modi. “Non si è preoccupata ieri sera non vedendolo rientrare?” “ Sì, o meglio non ero preoccupata perchè a volte restava in ufficio anche tutta la notte, se aveva del lavoro da sbrigare. Ma l'ho chiamato diverse volte al telefono ed anche al suo cellulare per sapere se dovessi attenderlo. Quando il Dottore non ritornava a casa, di solito mi avvertiva in modo che io potessi chiudere la porta d'ingresso a doppia mandata. Ieri sera però non mi ha risposto. Ho pensato che avesse degli ospiti o la rossa! Lo faceva a volte.” L'uomo pone qualche altra domanda ma la governante non sa molto di più. I due escono pensierosi. Il caso si presenta piuttosto intricato e le testimonianze raccolte non sono chiarificatrici.

                                           ...continua ...

 
 
 
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