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LA GIOIA DI SCRIVERE

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" LEGGERE, LEGGERE, LEGGERE" E' IL SEGRETO PER ACQUISIRE LE CONOSCENZE.

Post n°67 pubblicato il 21 Marzo 2013 da daidafiore
 

... continua ... 

Franco lo raccoglie e malizioso ammicca con l'amico pensando che sia l'indirizzo di una ragazza che lo interessa. Guido lo guarda stupito perchè non ricorda di possedere quel biglietto, ma quando legge cosa c'è scritto, immediatamente ricorda che è la marca della giacca trovata appesa nell'ufficio del Ginevra. Lasciato l'amico, ritorna in ufficio e quindi cerca al computer l'indirizzo della sartoria. Poco dopo suona il campanello di un edificio a tre piani. La serratura scatta con un rumore forte e metallico. La freccia sulle scale indica il primo piano. Parini sale e si trova davanti una grande vetrata fumé, in un angolo è scritto AVANTI. Spinge il battente e si trova in un ambiente signorile, dalle luci soffuse, dall'aria fresca e dai rumori smorzati. Una signorina gli viene incontro con il sorriso accattivante sulle labbra. Parini mostra il distintivo e chiede di parlare con il direttore. La signorina lo fa accomodare su un divano morbido e comodo e sparisce dietro ad una tendaggio. Dopo qualche minuto entra un signore un poco effeminato, sulla cinquantina, con dei baffetti curati ed i capelli lucidi. “Buona sera signore! Desidera?” Dice compito. Guido Parini viene da una buona famiglia, quindi si trova a suo agio con i modi educati e signorili del suo interlocutore. Deciso ma con garbo dice:” Mi scusi signor.....?” “Cervi!” Dice l'altro. “ Signor Cervi, nel corso di una indagine ci siamo imbattuti in un capo di abbigliamento che porta la vostra etichetta. Vorremmo sapere se si può risalire alla persona che l'ha acquistato.” L'altro sorridendo replica:” Capirà che così, senza altre indicazioni, è molto difficile. Intanto mi dica di quale capo si tratta, me lo descriva per favore.” Parini ha una buona memoria fotografica e ricorda bene il capo in questione. Si concentra e spiega:” E' una giacca marrone con degli inserti in pelle e collo di pelliccia. Sembrerebbe una giacca da donna!” Il Cervi replica:” La pelliccia è sul rossiccio? E' sfumata o di un colore uniforme?” “ E' sfumata sul rossiccio, gli inserti invece sono del colore della giacca.” Dice il Parini. “Bene! Vedo che sa osservare i particolari! D'altra parte con il lavoro che fa.... Ha i polsini in pelle?” “Sì” “Ho capito! E' un modello dello scorso anno che abbiamo venduto soltanto ai grandi centri commerciali di questa zona. Ora prenderò il registro e saprò dirglielo con più precisione.” Si allontana. Parini osserva la stanza che è pulita e profuma lievemente di lavanda. Il divano è di velluto blu con due poltrone analoghe accanto. Il pavimento è di parquet color mogano lucido. L'insieme dà un senso di piacevole relax. Ritorna il Cervi con un foglio in mano. “Ecco, qui ci sono gli indirizzi dei centri commerciali a cui è stato venduto quel capo l'anno scorso. Spero di esserle stato utile.” “Sicuramente, la ringrazio molto! Buongiorno!” Risponde Parini ed esce. Nell'atrio osserva l'elenco datogli che non ha più di una ventina di indirizzi. Intanto Sansovino e Dosio rintracciano, con una certa difficoltà, la Signora Percalli, la governante, in un paese vicino dove vive sola perchè è vedova senza figli. Bussano alla porta di casa e aspettano qualche minuto. Non avendo risposta bussano ancora. Infine sentono dei passi strascicati e poco dopo il chiavistello scorre nella serratura. La donna che viene ad aprire è irriconoscibile! Capelli spettinati, assolutamente priva di trucco, con una vestaglia logora e sporca. Sansovino pensa di aver sbagliato appartamento, ma Dosio più acuto, ha individuato sulla sedia la giacca che essa indossava nell'appartamento del Ginevra. “Possiamo entrare un momento?” Chiede. La donna senza parlare si scosta e li lascia entrare. Sul tavolo diverse bottiglie di birra, una di Whisky ed un portacenere pieno di cicche. Per un residuo di pudore si allaccia meglio la vestaglia attorno al corpo. I due poliziotti chiedono quasi all'unisono, sperando che l'altra magari neghi:” Lei è la governante del Dottor Ginevra?” La donna fa segno di sì con il capo, mentre si siede e si versa della birra in un bicchiere che non sembra più di vetro tanto è opaco. Non si pone il problema di offrirne agli ospiti, ma tracanna d'un colpo il mezzo bicchiere di liquido, poi si asciuga la bocca con la manica della vestaglia. Sansovino chiede:” Come mai ha lasciato la casa del dottore e si è trasferita qui?” La donna ci pensa un attimo poi risponde rassegnata:” Perchè questa è la mia casa! Non era casa mia dove mi trovavo la volta scorsa. Adesso ho perduto sia una casa dignitosa che il lavoro!” “Vorremmo sapere di più sulle frequentazioni del Dottor Ginevra, perchè non è vero che non riceveva mai delle donne, da quanto abbiamo saputo!” La donna si guarda le mani come se le vedesse per la prima volta e quasi in un sussurro dice:” Perchè io ero innamorata di lui e speravo che un giorno si accorgesse di me! Invece per lui ero poco più di una cameriera!” “Ha ucciso lei il Ginevra? Perchè era gelosa delle altre?” Chiede direttamente il Dosio, l'altra lo guarda con gli occhi annebbiati dall'alcool ma ancora lucida di mente:” E perchè avrei dovuto? Era ovvio che fosse attratto dalle ragazze giovani, io non avevo da offrirgli che il mio amore” “Allora venivano spesso delle ragazze in casa? Era un dongiovanni?” Mestamente la donna risponde:” No, no, non fatevi idee sbagliate! Era una persona a modo, seria, educata ed anche molto delicata con la gente. Insomma era una persona perbene!” Delle lacrime cominciano a scendere dai suoi occhi. I due uomini, abituati ai modi un poco bruschi della questura, si sentono impacciati, non sanno cosa dire, allora Dosio deciso si alza e prendendo il collega per una manica dice:” Grazie Signora, se avremo ancora bisogno di lei ci rifaremo vivi. Buona giornata!” Esce tirandosi dietro la grossa mole del suo impacciato collega. “Perchè sei venuto via così bruscamente? Magari aveva bisogno di parlare! Forse è stata lei ad ammazzarlo per gelosia!” Dosio mentre apre lo sportello dell'auto risponde:” Non è stata lei! Non sarebbe capace neppure di uccidere una mosca! Non hai notato che teneva il bicchiere con tutte e due le mani? Con una mano sola l'avrebbe sicuramente fatto cadere.” “ Certo, perchè è brilla!” “No, perchè ha l'artrite!” La morte del Ginevra entra in una fase di stallo. Il capitano Olivieri in riunione fa il punto della situazione. “Allora ragazzi, vediamo di smuovere qualcosa!” Fa un grafico scrivendo su un foglio bianco, in alto al centro: - FEDERICO GINEVRA - Poi dice a voce alta:” Moventi presi in considerazione fino ad ora. “ Scrive - GELOSIA – accanto - Signora Percalli governante. Sotto scrive - VENDETTA – 1° Caso Laurentìa risolto (Nessun movente verso Ginevra) - 2° Rossa – Amicizia – (Nessun movente apparente. Da verificare ancora). DELITTO OCCASIONALE – Da escludere in quanto l'assassino ha agito con precisione ed ordine, quindi è premeditato. - MANIACO - (Improbabile)- Controllare se il Ginevra era in contatto con degli psichiatri o aveva trattato casi con tipi psicotici - Rivolto ai colleghi:” Come vedete non abbiamo elementi specifici per un colpevole. A questo punto ripartiamo da zero. Consideriamo bene la posizione del cadavere che non è una posizione naturale. All'apparenza sembra che si sia mosso verso la finestra per afferrare qualcuno, oppure che si sia portato al di qua della scrivania per parlare con l'assassino, poi però di colpo ha cercato di balzargli addosso. Non ci sono segni di colluttazione, quindi l'uccisione è stata rapida ed ha colto il Ginevra di sorpresa, altrimenti grande com'era avrebbe avuto sicuramente la meglio sull'omicida. E che dire del taglio infertogli? La mano dell'assassino è una mano esperta, ferma, che agisce con cognizione perchè la morte sia più lenta. Basandoci su questo ragionamento si profila il quadro di una vendetta maturata nel tempo ed un odio profondo. Di conseguenza poniamoci la seguente domanda: CHI PUO' AVERLO ODIATO A TAL PUNTO DA FARLO MORIRE DISSANGUATO CON UNA LENTA AGONIA?” Parini interviene:” Capo, però il dottor Giordani ha detto che è morto quasi subito, non si può parlare di lenta agonia!” “Diciamo allora che l'assassino ha voluto che non morisse subito ma che lo guardasse bene in faccia! Analizziamo anche un altro elemento: da dove è entrato l'assassino? Lo studio è al sesto piano senza balcone, né parapetto, né scala antincendio. Quindi dalla porta! Ma le chiavi le avevano soltanto in due: il Ginevra e la donna delle pulizie. Pensate che sia stata lei? Secondo me non ha né la corporatura adatta e neppure la forza per far fronte ad uomo alto e robusto. Inoltre è rumena e non credo che conosca alcun fondamento di anatomia.” Sansovino azzarda:” E se avesse parlato con un parente o con un conoscente? Ovviamente a scopo di rapina!” “Che cosa è stato rubato?” Chiede Olivieri. “Nulla sembra!” Risponde Niccolò. “Quindi non è un omicidio per rapina! Bene! Andiamo indietro nel tempo e prendiamo in considerazione i vecchi casi in cui ci sia stata la collaborazione del Ginevra, soprattutto tenendo fermi i due elementi fondamentali: La GELOSIA e La VENDETTA. Parini e Niccolò tornate dalla governante, invece Giunti e Donati andrete dalla rossa. Con altre persone forse la gente parla di più.” Donati chiede: “Non è il caso di parlare con l'avvocato del condominio, per il caso sull'eredità?” Il capitano risponde: “E' vero! Giunti e Donati andate prima dall'avvocato poi andrete dalla rossa!” “Bene capo!”  Dopo circa un'ora Parini ferma l'auto di fronte alla palazzina della Signora Percalli. Suona il campanello due volte,ma nessuno risponde. Sono le dieci del mattino ed è impossibile che la donna dorma fino a quest'ora. Risuona, ma ancora a vuoto. In quel momento sale qualcuno dalle scale, Niccolò si appresta a chiedere alla donna appena arrivata se ha visto uscire la Signora Percalli; con sua grande sorpresa la donna risponde:” Sono io!” I due uomini restano sbigottiti perchè si erano aspettati una donna discinta e sporca, invece hanno davanti una signora elegante, dai modi cortesi e raffinati, completamente diversa da come era stata loro descritta. La donna li fa accomodare ma dietro ai suoi modi gentili si indovina una sorta di disappunto. “Gradite un caffè?” Dice vagamente distratta, più per educazione che per vero spirito di ospitalità. “Che cosa desiderate ancora da me? Ho detto tutto ciò che sapevo!” “Sì, ma vede non ci è chiaro il rapporto del Ginevra con le altre donne.” Precisa il Parini. ”Per esempio, con la rossa c'era un'amicizia, ma come era cominciata? Avevano avuto una relazione che si era poi trasformata oppure erano sempre stati amici e basta?” La donna racconta:“ Il Dottor Ginevra era amico del padre della ragazza e quando è morto è sorto un problema di eredità fra i due figli. Entrambi volevano la scuderia con i cavalli perchè valgono molto, ma per accontentarli si doveva trovare una soluzione valida. Il Dottor Ginevra, consigliato da un legale, ha assegnato a ciascuno due o tre cavalli in base al loro valore ed ha suddiviso la scuderia in due parti uguali, in modo che ognuno dei fratelli avesse lo stesso bene di eguale valore. In seguito l'amicizia con la ragazza si è rafforzata, ma niente altro.” Niccolò si pone di fronte alla donna e le chiede direttamente:” Ha ucciso lei il dottore?” La donna non si aspettava questa domanda, si alza di scatto dalla sedia e va verso la porta. “No, non l'ho ucciso io. Per quale motivo avrei dovuto ucciderlo? Con la sua morte ho perduto il lavoro e non è facile alla mia età trovarne un altro simile!” Parini la osserva meglio e vede che le mani le tremano visibilmente, ne deduce che sa bene mascherare la sua irritazione ma che è anche capace di un gesto violento sotto l'impeto della passione. “Che lavoro faceva prima di occupare il posto di governante?” “Ero commessa in un grande negozio!” “Che tipo di negozio?” Insiste Niccolò. “Una rivendita di armi!” “Ah!” Commentano entrambi i poliziotti. “Quindi sa usare le armi da taglio!” “Sì, so come si usano, ma non ho ucciso il Dottor Ginevra. Non ne avrei avuto il motivo!” La risposta ha un tono deciso, che non ammette repliche, ma da essa trapela una certa aggressività. Detto questo la donna apre la porta ed invita i poliziotti a lasciarla sola. In auto Niccolò commenta:” Questa donna non mi convince!” “E' vero! Presenta due facce diverse, quindi l'indagine è da approfondire!” Replica il collega. Il giorno seguente fa un caldo torrido. Pur essendo la fine di marzo, il sole batte sull'asfalto delle strade come nel mese di luglio e fa evaporare l'odore del catrame che rende difficile la respirazione. Le auto poi inondano i passanti con i gas di scarico nauseabondi ed il tutto rende l'aria pesante e vomitevole. Parini e Niccolò, accaldati e sudati, stanno contattando i centri commerciali della zona senza alcun risultato positivo. “Dai Guido, questo è l'ultimo e dentro c'è l'aria condizionata, potremo stare più freschi!” Dice Nicola al collega entrando. Immediatamente vengono avvolti da una piacevolissima sensazione di fresco e finalmente si rilassano. Vanno direttamente all'ufficio del direttore, bussano ed entrano. Nella grande stanza ci sono tre scrivanie. Parini si dirige verso la più vicina e chiede se è possibile risalire alla persona che ha acquistato una giacca il cui numero di articolo è 00543 (il numero è stato dato dalla sartoria). La signorina gli indica il direttore commerciale che è un uomo grande e grosso dalla faccia da bambino, seduto nell'ultima scrivania all'angolo opposto alla porta. “Siamo Parini e Niccolò del Commissariato. Vorremmo sapere se è possibile rintracciare l'acquirente di una giacca relativa all'articolo n. 00543.” L'uomo controlla i distintivi e risponde:” Certamente sì, se la persona ha pagato con carta di credito o bancomat, se invece avesse pagato in contanti sarebbe impossibile, ovviamente!” Prende un raccoglitore e spulcia un elenco in cui sono registrati i versamenti fatti l'anno precedente, nel reparto pelletteria, con carte di credito. Ad un certo punto esclama:” Siete fortunati signori! Il capo è stato acquistato nell'ottobre dello scorso anno dalla Signora Percalli Nicoletta.” Parini e Niccolò si guardano con intenzione, ringraziano ed escono ritornando in commissariato. Nella sala riunioni, i colleghi stanno ascoltando il resoconto di Giunti e di Donati, che assomiglia più o meno al racconto della governante. “In effetti alla morte del padre di Amanda e di suo fratello Silvio, visto che la madre era morta precedentemente, si creò un certo screzio perchè entrambi i ragazzi volevano la scuderia dove lavoravano, curando sei cavalli, tre dei quali erano davvero dei campioni: due europei e “Lingua di fuoco” invece è un campione mondiale. Annessi alla scuderia ci sono molti altri interessi, come la riproduzione, l'allevamento dei puledri, la coltivazione del fieno perchè la tenuta è molto vasta. In quel caso era molto difficoltosa la scissione della proprietà; il Ginevra, in qualità di amico di famiglia, era stato interpellato per consigliare la suddivisione e per fare da paciere tra i due fratelli. Il Ginevra, dopo aver consultato un legale, aveva proposto la strana suddivisione in modo che entrambi avessero la stessa proprietà ed egual valore di capitale. Alla ragazza erano stati assegnati i due campioni europei, più una fattrice e l'ala destra della scuderia, mentre al fratello erano stati assegnati: il campione mondiale “Lingua di fuoco”, due cavalli anziani e la parte sinistra della scuderia. I ragazzi avevano accettato questa suddivisione ed i rapporti erano tornati ad essere buoni fra loro.” Niccolò confida le sue perplessità sulla doppia natura della Signora Percalli, la governante, perchè secondo la sua opinione, la donna sa mascherare bene le sue emozioni ed ha una natura complessa. Inoltre Niccolò e Parini sono concordi nel dire che, in una particolare situazione di collera, la donna potrebbe essere in grado di uccidere qualcuno. Il Capitano Olivieri scrive un punto interrogativo accanto alla voce Percalli, perchè il movente non è chiaro. Vendetta per che cosa? Gelosia verso chi? Dalle testimonianze non risulta nessuna relazione da parte del Ginevra con una donna. La situazione ristagna.

E' oramai sera ed i poliziotti ritornano alla loro casa ed alla propria famiglia. Saverio Dosio è sposato con una figlia di circa sette anni. Come mette piede in casa, sua figlia Lucia gli corre incontro euforica e gli mostra un biglietto del circo. “Sai Papà che nella mia classe è arrivato un nuovo bambino? E' un bambino del circo e ci ha dato dei biglietti omaggio, a tutti noi compagni! Mi ci porti domani sera? Dai papà mi piace tanto andare al circo!” L'uomo è stanco e non vede l'ora di sprofondare nella sua poltrona, con le pantofole ai piedi ed un bicchiere di birra fresca, ma le insistenze di sua figlia e soprattutto l'amore che nutre per lei, gli fanno dimenticare la stanchezza, quindi la prende in braccio e dandole dei grossi baci sulle gote, le promette che domani sera andranno al circo. La bambina felice lo abbraccia forte poi corre in camera sua per parlare al telefono con la sua amichetta e prendere accordi per l'indomani.

Il giorno dopo Saverio Dosio esce dall'ufficio in orario perchè ha un impegno importante. A casa lo aspetta una signorina già pronta con il cappottino sulla sedia. La sua cena è frugale, sua moglie e sua figlia hanno già cenato perchè lo spettacolo inizia alle 21 e bisogna essere sul posto almeno mezz'ora prima per scegliere i posti davanti, dove di solito stanno i bambini. Ingoia in fretta la sua frittata con insalata, mentre sua figlia assiste ad ogni boccone con l'aria di dire : “Quanto tempo impieghi papà?!” Arrivano a destinazione con dieci minuti di anticipo e trovano una lunga coda di gente davanti alla biglietteria. Fortunatamente hanno già il biglietto omaggio ed entrano subito senza attendere. Trovano il posto proprio in prima fila. Accanto ci sono altri bambini rumorosi che ridono e schiamazzano. Dopo una lunga giornata di interrogatori e di indagini complesse, la sera Saverio vorrebbe restarsene a casa tranquillo, ma stasera è una serata speciale per sua figlia e lui deve accettare di buon grado i vicini rumorosi, le grida dei più grandicelli, il pianto dei più piccini. Finalmente lo spettacolo inizia. Entrano i clown con le scimmiette ed il baccano, che si era sedato sul momento, ricomincia con delle fragorose e continue risate. Effettivamente le situazioni presentate dai comici strappano una risata anche a lui. Poi è la volta dei giocolieri e la gente guardandoli pensa alla fatica del loro allenamento per arrivare a tanta bravura. Dopo cominciano ad innalzare la gabbia dei leoni ed un coraggioso domatore li fa andare a destra e a sinistra muovendo la frusta e dimostrando di non avere paura. Gli applausi alla fine del numero coprono le grida dei ragazzini dietro di lui. Ad un certo punto le luci si abbassano ed arrivano gli acrobati. Tutti con il naso all'insù assistono alle loro evoluzioni, trattenendo il fiato quando impavidi volteggiano nel vuoto e rilassandosi invece quando al termine di un numero restano sulla piccola postazione a più di cinque metri di altezza. Saverio riesce a rilassarsi un momento ed osserva con un certo distacco la signorina in costume argenteo che si lascia scivolare lungo la fune, resta appesa ad un piede e si riaggancia poi alle mani del compagno che si dondola sul trapezio. All'improvviso un lampo squarcia la mente dell'uomo. Nella penombra dell'arena, ricostruisce con la sua fantasia il probabile percorso che può aver fatto l'assassino del Dottor Ginevra. “E se si fosse calato dall'ottavo piano fino al sesto attraverso una fune? Come sarebbe entrato? Non c'è balcone e le finestre erano chiuse! Domattina per prima cosa parlerò con il Capitano!” Il numero degli acrobati è quasi concluso, l'uomo era distratto dai suoi pensieri e non se ne è accorto. Gli applausi della gente lo scuotono, poi gli ultimi scherzi dei clown, il giro trionfale dei cavalli, delle cavallerizze, degli altri animali, gli elefanti e la musica finalmente concludono lo spettacolo. Sua figlia con gli occhi brillanti di felicità gli si avvicina e gli chiede:” Ti è piaciuto papà? E' stato bellissimo vero? Ci torniamo un'altra volta?” “Sì tesoro, sicuramente ci torneremo!” La bambina contenta trotterella accanto a sua madre mentre Saverio sorride dell'ingenuità e della gioia di sua figlia. “Sicuramente stasera si addormenterà sorridendo e farà dei bellissimi sogni!” Pensa soddisfatto di aver procurato un momento felice alla sua adorata bambina. Il mattino seguente arriva in ufficio prima dell'orario, dopo aver trascorso una notte quasi insonne a rimuginare su una possibilità così fuori dall'usuale. Nella sala ci sono tutti. Il Capitano fa il punto della situazione che è tuttora allo stallo. Come muoversi? Da dove ripartire per trovare l'assassino? Ad un certo punto Saverio Dosio dice a voce alta:” Capo, io avrei elaborato un'ipotesi piuttosto azzardata. Ammettiamo per un istante che l'assassino sia una specie di acrobata. Con una corda resistente si cala dal tetto del palazzo fino alla finestra dello studio del Ginevra. Apre la finestra, non so bene in che modo, entra cogliendo il Dottore di sorpresa. Si spiegherebbe così la sedia inclinata verso sinistra. I due discutono, l'assassino dice che lo ucciderà e confessa il motivo, il Ginevra cerca di avvicinarsi ed afferrare l'assassino scagliandoglisi contro, ma l'altro con una mossa fulminea gli taglia la gola e scappa da dove è venuto. Si spiegherebbe così anche la posizione del Ginevra.” Olivieri commenta “Potrebbe essere plausibile, ma dovrete lavorare sodo per portare le prove di questa ipotesi!”

                                        Fine della prima parte












 
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