Creato da daidafiore il 05/11/2010

LA GIOIA DI SCRIVERE

Favole, Racconti, Romanzi, Gialli, Thriller

 

LA LETTURA DI UN GIALLO CI INDUCE AD ANALIZZARE I FATTI, AD OSSERVARE GLI ELEMENTI E AD ACUIRE IL NOSTRO INTUITO-

Post n°66 pubblicato il 09 Marzo 2013 da daidafiore
 

OLTRE LA MORTE.

.. continua ... 

Hai notato il candelabro di cristallo sul camino? E' uno Swarosky, te ne sei accorto? Deve valere una fortuna. D'altra parte le due sculture sono firmate da grandi artisti. Era un intenditore!” Sansovino non è molto sensibile a queste cose, non risponde, forse è immerso profondamente nei suoi pensieri, ma ad un tratto è come se si svegliasse da un sonno profondo e dice all'amico:” Quella donna non me la racconta giusta! Prima dice che il morto non riceveva mai donne, poi invece parla di una rossa e dall'aria ho capito che non le andava a genio! Insomma, le portava a casa o non le portava a casa le donne? Non avrà fatto mica voto di castità! Sarà stato un uomo come gli altri e se non aveva una moglie, in qualche modo doveva pur sfogarsi!” Dopo questo lungo discorso, l'uomo diventa rosso in viso per la foga, ma sembra svuotato; si appoggia ad un'auto in sosta e si ferma per riprendere fiato. Dosio lo stuzzica:” Guarda che razza di fiatone hai. Se non ti decidi a dimagrire fra qualche tempo non riuscirai a starmi dietro!” L'altro fa spallucce. Sono due anni che cerca di stare a dieta, ma dopo un poco smette perchè ama mangiare bene. Effettivamente da qualche mese ha il fiato grosso quando sale le scale o si accalora, ma pensa che sta invecchiando, semplicemente.Nell'ufficio del capo ci sono tutti. Inizia il patologo Dottor Giordani. “La morte risale intorno alle nove della sera prima ed è sopravvenuta dopo una decina di minuti. Il taglio alla gola è netto, non è molto profondo ma è stato fatto con una lama molto affilata, come un bisturi e da una persona che conosce bene il mestiere. Il taglio ha reciso la carotide ma non del tutto, quanto bastava per far defluire il sangue e creare un'emorragia interna. Chi ha ucciso voleva che la morte avvenisse lentamente e che ci fosse una certa agonia, quindi è una vendetta maturata da lungo tempo. Non è stato certamente un raptus istintivo.” Il Capitano Olivieri obietta:” Come mai il dottor Ginevra non ha avuto il tempo di chiamare qualcuno? Non era immobilizzato!” “No, non è stato legato, se è questo che pensa, ma il sangue, quando esce dalle grandi arterie, è a fiotti anche se interno quindi toglie le forze e la persona non è in grado di compiere le azioni più semplici. Il telefono era dietro di lui ma il suo atteggiamento e la sua posizione denotano che prima di essere sgozzato, ha cercato di avventarsi sull'assassino. Ginevra era un uomo alto e robusto, ma l'assassino deve averlo preso di sorpresa perchè non ci sono segni di colluttazione né impronte dell'altro.” “E' un uomo quindi l'assassino?” Chiede Donati. “Presumo di sì, anche perchè avrebbe senz'altro avuto la meglio su una donna!” Olivieri si rivolge a Dosio:” Voi avete altre notizie sul caso?” Dosio riferisce il colloquio con la governante che non ha dato alcun esito in quanto il Ginevra non aveva molte amicizie, a parte una rossa su cui bisognerà indagare meglio. Sulla sua cartella invece ci sono delle annotazioni riguardanti un caso clamoroso.” Olivieri rivolto ai presenti:” Ecco appunto. Questo caso ci è appena stato passato dal Pubblico Ministero. Si tratta dell'omicidio di una giovane signora trovata pugnalata, in salotto e in pieno giorno, forse dal giardiniere. Dobbiamo indagare sul marito, come sempre nel caso della morte del coniuge e sul giardiniere. Il Ginevra, come avete sentito dai colleghi, se ne stava occupando ed aveva scritto delle annotazioni al riguardo. Intanto la scientifica sta esaminando un lembo di pelle trovato sotto l'unghia dell'indice destro della donna, speriamo che sia dell'assassino così ci potrà essere utile per il DNA e per la ricostruzione dei fatti.” In quel momento entra la dottoressa Sicari della scientifica che gongolante annuncia una formidabile scoperta:” Il lembo di pelle che la signora Laurentia aveva sotto l'unghia, ci fa risalire ad una persona castana ed olivastra di carnagione!” Il Parini chiede:”Potrebbe essere non italiana?” “Potrebbe...” E' la laconica risposta della dottoressa Sicari. “ Sappiamo a chi appartiene il DNA?” “No, per il momento non abbiamo riscontri per fare una comparazione.” Olivieri perentorio sintetizza:“ Bene, diamoci da fare. Cerchiamo un uomo, medico o infermiere pratico di bisturi, un altro invece di carnagione olivastra e castano di capelli. Potrebbe essere originario dell'America latina o dell'Africa settentrionale.” Poi distribuisce i compiti:” Parini interessati di questo caso insieme a Dosio che ha uno spirito di osservazione molto acuto. Ritornate a casa Laurentia, ricontrollate tutto; riascoltate i domestici, specialmente il giardiniere perchè la sua testimonianza mi è sembrata piuttosto incerta!” Tutti escono. La mattina dopo Niccolò entrando si ferma vicino alla macchinetta del caffè dove viene raggiunto da Saverio Giunti. “Hai interrogato tu il giardiniere, la volta scorsa?” Il Niccolò si gira mentre mescola il caffè:” Sì, ma non mi ha convinto! Dice che non ha visto e non ha sentito niente, ma dall'aiuola dove stava lavorando si vede bene la stanza di soggiorno dove è stata trovata la Signora Laurentia. E deve aver sentito sicuramente se i due coniugi stavano litigato. Inoltre chiunque, vedendo uccidere una donna, sarebbe intervenuto a salvarla oppure sarebbe corso a chiamare aiuto o la polizia. Deve avere un secondo fine!” “Che pensi?” Chiede Giunti. “Potrebbe voler ricattare la famiglia visto che è molto ricca. Intanto l'avvocato del marito dice che l'uomo era di sopra sotto la doccia, quindi non ha sentito se è entrato qualcuno. La domestica ha pulito il bagno perciò non si può sapere se sia vero oppure no. La donna è stata pugnalata alle spalle, tenendole una mano sulla bocca per non farla gridare. Il giardiniere deve aver visto sicuramente qualcosa, ma dice che era chinato a terra per rincalzare le piantine appena messe a dimora.” “Anche il marito è castano di capelli, ma ha la carnagione chiara!” Ribatte Dosio appena sopraggiunto. “Invece il giardiniere è bruno di carnagione! Tra l'altro credo che sia originario dell'Ecuador!” Replica Niccolò. I tre si dirigono verso l'uscita della caserma.Nella villa dei Laurentia sono state cancellate le orme dell'omicidio in modo grossolano, infatti c'è ancora qualche macchia di sangue sui tendaggi e su alcuni cuscini vicini. Parini e Dosio ritornano sul luogo del delitto Laurentìa. Dosio si guarda intorno osservando ed analizzando la scena come è sua abitudine. Muove la poltrona posizionata davanti alla porta finestra che dà nel giardino, sposta i tendaggi, poi immagina di osservare la scena dalla finestra ed arriva alla conclusione che il giardiniere, ammesso che non sia l'assassino, deve aver visto sicuramente la scena perchè l'aiuola è proprio davanti alla finestra. Pensa che le ipotesi siano due: se l'assassino fosse stato un estraneo, il giardiniere sarebbe sicuramente venuto in aiuto alla signora, invece nel caso in cui fosse stato il marito avrebbe avuto un certo scrupolo ad intervenire. Si spiegherebbe così anche la sua reticenza. “Però c'è da fare anche un'altra considerazione – dice a voce alta – l'assassino sarebbe stato un pazzo ad uccidere una donna davanti ad un uomo che sta lavorando di fronte alla finestra aperta. Nessuno con un poco di cervello avrebbe fatto una cosa simile, con il pericolo di essere riconosciuto ed arrestato. Quindi è da interrogare di nuovo il giardiniere perchè secondo me potrebbe benissimo essere l'assassino.” “E quale sarebbe il movente? Chiede Guido Parini. “Non ne ho idea!” E' la sua sibillina risposta. Subito dopo pensando a voce alta: “ Ma cosa c'entra con l'omicidio del Dottor Ginevra? Chi si sarebbe vendicato e per cosa? Il marito è in stato di fermo e che io sappia non ci sono altri che potrebbero vendicarsi! La famiglia della signora Laurentìa è costituita dalla madre, seminferma e dal padre anziano. C'è poi un fratello che vive a Londra e che è ritornato per il funerale della sorella. Non ha scopo una vendetta da parte del fratello contro il criminologo perchè il cognato non è stato ancora condannato.” Nota in quel momento che una scarpa gli si è slacciata, allora si china e sta allacciandola quando sotto alla poltrona, nascosto dalla frangia, nota un sassolino. Piccolo, di appena due o tre millimetri. Lo prende fra le mani e lo fa rotolare fra il pollice e l'indice premendo leggermente, ne esce della terra un poco untuosa. “Terra da giardino!” Esclama compiaciuto. Parini si gira verso di lui, mentre sta rovistando nel secretaire del salotto: “Hai detto qualcosa?” “Sì, ho detto che l'omicida è il giardiniere!” “Quale motivo poteva avere?” “Non lo so, ma sicuramente è lui! Andiamo a casa sua ad interrogarlo di nuovo!” A casa però il giardiniere Sancez non c'è. Sua moglie in lacrime dice che sono due giorni che non lo vede ed è preoccupatissima. Parini chiama la centrale e chiede che vengano messe in atto tutte le strategie per ricercare il malvivente e di mandare la foto segnaletica a tutti i distretti limitrofi. Il Sancez viene trovato tre giorni più tardi ubriaco fradicio, in una bettola a cento chilometri di distanza. Portato in Questura si dichiara innocente, anche quando gli si mostra il sassolino come prova della sua presenza nel salotto del delitto e gli si chiede spiegazione di un leggero graffio sotto l'occhio destro. Egli piangendo ripete che non ha visto nulla, che il sasso sicuramente l'avrà lasciato in un'altra occasione e che il graffio sotto l'occhio se lo è fatto con il ramo di un cespuglio mentre piantava i fiori. Viene messo in prigione e scarcerato il marito. Parini però non è convinto. Quello stesso pomeriggio ritorna nell'ufficio del Dottor Ginevra e scartabella i documenti dei cassetti, dell'armadio e dà un sguardo più approfondito alla cartella aperta sulla scrivania. Osserva le annotazioni scritte dal criminologo. Nella cartella del caso Laurentìa, in un angolo trova scritto: - Terra di Siena? Maschera? - Resta perplesso e rimugina tra sé. “A cosa si riferisce? Oppure a chi? La Terra di Siena è un colore che si usa in pittura. Il giardiniere non dipinge. Che sia un particolare tipo di terra da giardino? E se fosse un altro l'assassino? Cosa significano queste parole? Che si è messo una maschera? Per quale motivo? Per non farsi riconoscere dal giardiniere che stava lavorando! Allora è una persona che l'altro conosce bene! Chi può conoscere meglio del proprietario della villa?” Torna pensieroso in caserma e si dirige nella sala riunioni dove già si trovano gli altri colleghi e il Capitano. La dottoressa Sicari conferma che la pelle sotto l'unghia della signora, corrisponde a quella olivastra del giardiniere. Tutti quindi pensano che il caso Laurentìa sia concluso anche se mancano la confessione del Sancez ed il movente dell'omicidio. Dopo alcuni giorni di interrogatori serrati, il Sancez confessa che si era innamorato della bella padrona e che un giorno, vedendola triste e pensierosa, portandosi alle spalle della donna, istintivamente aveva cercato di farle una carezza. Se ne era poi subito pentito, ma la signora si era così tanto arrabbiata che gli aveva dato uno schiaffo, graffiandolo e l'aveva licenziato su due piedi. “Questo quando è accaduto?” Chiede il Donati. “Il giorno prima che venisse uccisa. Ma io ve lo giuro non l'ho uccisa! Ne ero innamorato alla follia e non avrei mai potuto farle del male!” Donati ribatte:” Questo è un buon movente! Innamorato respinto, la aggredisce, lei si difende, lui la afferra e la pugnala, poi scappa e si allontana da casa. Tutto fila!” “No, no, non l'ho uccisa io! Vi prego non incolpatemi. Non ho fatto niente!” Parini gli chiede:” Ma se ti aveva licenziato, cosa ci facevi la mattina dopo in giardino?” L'uomo si guarda corrucciato le mani e sussurra:” Ero pentito di ciò che avevo fatto, di come mi ero comportato con la signora che era stata sempre buona con me.......” “Allora?” Insiste il poliziotto. “Non avevo finito il mio lavoro e pensando di farmi perdonare ero andato a completarlo!” Nella sala riunioni stanno considerando che il caso si può dire concluso perchè tutti credono il Sancez colpevole. Parini però non è convinto. “Cari colleghi, io non credo che un uomo semplice e un poco goffo, possa essere riuscito ad ammazzare in quel modo la padrona. Ella avrebbe potuto chiamare il marito e la servitù. Poi un delitto di giorno mi dà l'impressione di un'azione premeditata!” “Hai qualche altra idea?” Chiede Olivieri. Parini riprende:“ Ammettiamo per un momento che l'assassino della Signora Laurentìa sia il marito. L'appunto del Ginevra avrebbe un senso. Per non farsi riconoscere dal giardiniere mette una maschera e cerca di nascondersi dietro alla tenda. La donna non grida perchè lui le tiene chiusa la bocca, la pugnala, la donna cade a terra morta, l'assassino se ne va con calma e non dà nell'occhio. Il giardiniere non vede il delitto perchè è accaduto dietro al tendaggio e l'uomo in salotto può essere scambiato per un ospite.” “Potrebbe essere.” Commenta il Dosio. “Quale sarebbe il movente?” Chiede il Capitano. A questo punto interviene Niccolò dicendo che il conto bancario del marito è in rosso già da un anno e che probabilmente la moglie, proprietaria di tutti i beni, non voleva dargli più denari. Sansovino replica:” Ho parlato con il Notaio Ludovici che amministra i beni dei Laurentìa e sembra che i due fossero ai ferri corti. La moglie aveva cambiato il testamento diseredando il marito. Questo potrebbe essere un buon movente!” Il Capitano interviene:” Per quale motivo avrebbe diseredato il marito? Pensate ad una vendetta?” Niccolò ha sentito delle voci dai vicini che parlano di gioco di azzardo e di donnine facili. Il Capitano ordina di richiamare il marito per un altro interrogatorio. Intanto la Dottoressa Sicari trova un frammento di cipria compatta fra i capelli della defunta. Il marito nega a più non posso l'omicidio, anche messo di fronte alle ultime notizie del nuovo testamento della moglie. Dice che non ne era a conoscenza, ma la cameriera ribatte di aver sentito la Signora dire al marito, durante una lite, che lo aveva diseredato. Dosio ritorna in casa Laurentìa e va nel bagno vicino alla camera da letto. Niente. E' tutto pulito. Chiede alla cameriera:” I Signori dormivano nella stessa camera?” La donna risponde di no. “Da un paio d'anni il Signore dormiva al piano terra in una stanzetta dietro al soggiorno. Dosio controlla questa camera ed il bagno annesso. Qui, con sua grande sorpresa nota il bordo di un fazzolettino di carta nel cestino, con una macchia marroncina, probabilmente sfuggito alla scientifica. Ritorna in caserma e lo consegna alla Dottoressa Sicari. Dopo una decina di minuti la donna, tutta contenta, si reca dal Capitano dicendo:” Ecco svelato il mistero dell'assassino dalla pelle olivastra! Il marito si è dipinto il viso con una cipria compatta, in modo da alterare il suo colorito, così sarebbe sembrato olivastro di carnagione invece che chiaro, inoltre sicuramente si sarà camuffato per non essere riconosciuto.” Sansovino interroga di nuovo il marito che alla fine confessa l'omicidio. “Ero sull'orlo del fallimento e non sapevo più dove sbattere la testa. Gli usurai mi avevano dissanguato, ma fino a quando mia moglie mi dava la possibilità di amministrare i suoi beni, riuscivo a far fronte ai miei debiti. Da un paio d'anni però era diventata sospettosa e mi richiedeva spesso il rendiconto della sua azienda, quindi non potevo più prelevare grosse cifre. Poi un giorno ha chiesto la revisione dei conti ad un esperto ed è venuto fuori l'ammanco di alcuni milioni di euro. Abbiamo litigato e lei ha chiesto al notaio di redigere un nuovo testamento dove non mi lasciava più un centesimo. Erano alcuni mesi che pensavo di farla fuori perchè non ne potevo più! Sempre a chiedermi conto delle persone che frequentavo, di ciò che facevo, di quanto spendevo! Come avrei potuto vivere, secondo lei, senza il lavoro e senza soldi? Così prima che firmasse il nuovo testamento, ho deciso di farla finita. Quella mattina il giardiniere non doveva venire, ma proprio mentre stavo per mettere in atto il mio proposito, ho sentito mia moglie che parlava con lui e l'ho visto in giardino. Allora ho preso della cipria scura nella toilette di mia moglie, mi sono messo addosso un cappello vecchio, una giacca alla rovescia e, tenendo mia moglie ferma dietro ai grossi tendaggi, in modo che non si vedesse nulla dal giardino, l'ho uccisa, tenendole la bocca chiusa per non farla gridare.” “Quindi l'uomo in giardino non ha notato nulla?” Chiede Niccolò. L'uomo si guarda le mani poi continua:” Pensavo di no, ma dopo qualche giorno mi ha chiesto un colloquio e mi ha detto che mi aveva riconosciuto e mi chiedeva 20.000 euro in contanti per tacere. Gli ho risposto che l'avrei pagato quando avessi ricevuto l'eredità. Nel frattempo però voi mi avete arrestato!” La conclusione del caso, grazie anche alle annotazioni del Dottor Ginevra, rende tutti soddisfatti; qualcuno però commenta:” Ma il Ginevra chi lo ha ucciso? Non certo il Laurentìa o il giardiniere. Quindi sono due casi completamente separati!” A questo punto Sansovino e Dosio ritornano nello studio del Ginevra. “Escludendo i casi a cui stava lavorando il criminologo, restano un omicidio passionale o una vendetta!” Dice il primo e il collega risponde:” Dobbiamo interrogare di nuovo la governante!” Si recano quindi a casa del Ginevra ma non c'è nessuno. Il portinaio dice che la signora non viene da due giorni e che non ha il suo recapito. I due si fanno aprire l'appartamento e frugano fra i documenti. Ad un tratto Dosio trova la fotografia di una bella ragazza, rossa di capelli, vestita da cavallerizza. “Ecco la rossa che non andava a genio alla governante!” Dietro c'è una dedica:” Al mio amico sincero Amanda” “Bene – dice il Sansovino – andiamo a parlare con questa Amanda. Andiamo al Club ippico.” Insieme si recano al Club. Chiedono della signorina Amanda, ma sembra che nessuno la conosca. “E' rossa di capelli, è una bella ragazza!” Chiarisce il Dosio. “Qui non c'è nessuna donna così!” “Dove altro possiamo cercare, visto che nella foto è vestita da cavallerizza?” “Ma non saprei! - dice il barman – provate al maneggio, sempre che non sia la proprietaria di una scuderia!” “In questo caso, dove troviamo l'elenco delle scuderie in città?” “Non lo so proprio!” Taglia corto il giovane. Dosio telefona in Questura e chiede l'elenco dei maneggi e delle scuderie private. Dopo alcuni minuti ha un elenco di circa quindici persone. Il sole è alto nel cielo e sta facendo piuttosto caldo, pur essendo marzo. Sansovino sbuffa e si toglie la giacca:” Che caldo! Sembra di essere a luglio! Speriamo che la prossima estate non ci faccia arrostire!” Dosio che è asciutto e non suda mai, si mette a ridere e lo pungola:” Magari così riuscirai a smaltire un poco del tuo grasso!” L'altro non sta allo scherzo e mugugna. La signorina Amanda ha letto sui giornali il grave fatto ma non sa dire null'altro. “Eravate fidanzati?” Chiede il Sansovino. “No, semplicemente amici!” “Lei è mai andata a casa sua?” “Sì, un paio di volte ma la governante mi era antipatica e non ci sono ritornata più.” “Ha idea di chi possa averlo ucciso?” La ragazza pensa un attimo ma poi scuotendo la testa risponde:” Non ne ho la più pallida idea. Forse qualcuno su cui stava indagando! Magari la governante che era gelosa di chiunque!” “Cioè?” Chiedono entrambi. “Mah, Federico a volte mi diceva che non poteva portare a casa sua nessuna ragazza, perchè la governante faceva una faccia strana e diventava scontrosa.” “Ah!” Ripetono i due poliziotti guardandosi. “Grazie signorina! Arrivederci.” La stessa mattina il Parini, uscendo dalla questura, incontra un amico di vecchia data:” Ciao Franco! Che ci fai da queste parti?” “Oh,Guido! Non pensavo di incontrarti. Sono stato all'ufficio passaporti perchè mi sono accorto che il mio è scaduto già da due mesi. Sai che la prossima estate vogliamo andare in Messico con mia moglie? Mi occorrerà il passaporto in regola e ci vuole tempo per farlo sistemare.” “E' vero! Ho sentito che vuoi avventurarti in Messico e nell'America latina! Dai andiamo a prenderci qualcosa al bar!” I due amici si siedono al tavolo del bar più vicino. Ad un tratto, tirando fuori il portafoglio, dalla tasca di Guido cade un bigliettino.

 
 
 

LEGGERE CON L'AVIDITA' DEL SAPERE E DI VOLERE ACQUISIRE NUOVE CONOSCENZE

Post n°65 pubblicato il 28 Febbraio 2013 da daidafiore
 

AVVISO AI MIEI AMICI E A TUTTI COLORO CHE VORRANNO CURIOSARE SUL MIO BLOG-

DA OGGI IN POI METTERO' A DISPOSIZIONE DI CHI LO VORRA', L'INIZIO DEI MIEI LIBRI GIA' PUBBLICATI. SARO' MOLTO  FELICE DI CONOSCERE LE VOSTRE OPINIONI.       INIZIERO' CON UN GIALLO.

OLTRE LA MORTE

I raggi cocenti del sole di mezzogiorno battono sui vetri delle due finestre chiuse. All'interno la scia di pulviscolo è in continuo movimento, indifferente al resto della stanza che invece è completamente immobile. Tutto è fermo. Fermo l'orologio sulla parete alle ore 9, fermo il computer il cui display, stanco di attendere si è oscurato, fermo e silenzioso il telefono sulla scrivania che fino a qualche ora prima aveva suonato e squillato a lungo, indifferente il cellulare che aveva vibrato e si era illuminato più volte per indicare una chiamata. Fermo il corpo dell'uomo sul pavimento, in un atteggiamento che faceva supporre di essere stato in movimento ma che era stato arrestato di colpo, fermo il sangue sul pavimento in una piccola pozza. Il capitano Olivieri, Giosuè Olivieri, è accanto alla porta con una giovane rumena atterrita e piangente. Egli osserva la scena con l'occhio indagatore, abituato a rilevare anche inconsciamente tutti i minimi dettagli, i più irrilevanti dettagli della scena di un delitto. Cerca di calmare la donna :” Ci ha chiamato lei? A che ora è arrivata nell'appartamento?” L'altra tremante e in italiano ma con l'accento straniero risponde:” Sono arrivata verso le nove, perchè oggi è sabato e il Dottor Ginevra di solito non viene in ufficio e sono andata subito a rassettare il cucinino che serviva al dottore per prepararsi un toast o un caffè quando aveva molto da lavorare e si fermava oltre l'orario. Il cucinino era in ordine, ma ogni quindici giorni sbrino il piccolo frigorifero, quindi ho tolto le lattine di coca cola, due buste di prosciutto crudo, del formaggio, dell'insalata russa in vaschetta e li ho deposti sul piano del tavolo. Poi ho lavato l'interno ed ho rimesso tutto a posto. Quando sono venuta in questa stanza per riassettare ho visto.. ho visto...” La donna non riesce ad andare avanti per il pianto. “Quindi il Dottore non si è fermato ieri sera. Evidentemente è andato a casa presto, oppure era già morto!” Pensa il Capitano mentre si stacca dalla porta e si avvicina di qualche passo al cadavere, dove i tecnici della scientifica stanno lavorando. Guarda la scrivania. E' in ordine. Un mucchietto di fogli ordinati a sinistra, un cestino portadocumenti a destra, il computer leggermente a destra, il telefono accanto ai fogli, una cartelletta aperta davanti alla scrivania con accanto un cellulare; la sedia da ufficio rivolta verso la porta, leggermente discosta dal tavolo ed inclinata verso sinistra, dà l'impressione che l'uomo si sia alzato improvvisamente mentre stava lavorando. La stanza è inondata dal sole di mezzogiorno. Il fascio luminoso entra attraverso i vetri delle due finestre allineate sulla stessa parete, percorre quasi tutta la stanza e va a posarsi sull'angolo sinistro della scrivania. Questa è messa in obliquo rispetto alla parete di fronte alla porta ed occupa tutto l'angolo destro. Fra la porta e la scrivania c'è un tappeto lungo e stretto, rosso, sul pavimento di marmo bianco screziato. Il cadavere è lungo disteso sul pavimento verso le finestre, fuori dal tappeto, in una posizione inconsueta e cioè a braccia e gambe divaricate come per afferrare o abbattersi su qualcosa o su qualcuno di fronte a lui. Il capitano ritorna indietro e chiede alla donna seduta nella piccola cucina:” C'è un custode in questo stabile?” La donna fa di no con la testa. “Chi ha le chiavi dello studio? Oltre a lei naturalmente.” “ Non so, certo il Dottore, ma non so se altri..” “Bene – dice il Capitano – può andare. Lasci un suo recapito al poliziotto.” Prende dalla tasca un taccuino e fa per scrivere ma si volta:” La porta dello studio era aperta o chiusa quando lei è entrata?” La donna pensa un attimo:” Era socchiusa altrimenti avrei visto il ...il.. Dottore appena sono entrata.” Risponde fra i singhiozzi. Il patologo si avvicina dicendo:” Allora Capitano, dai primi rilevamenti posso dirle che è morto da circa 12 ore, con un taglio al collo che ha reciso la carotide. Probabilmente un' arma bene affilata, non un coltello, perchè la ferita è netta sia all'esterno che all'interno. Non è molto profonda, ha comunque provocato una emorragia interna, ecco perchè c'è poco sangue al di fuori. Le saprò dire di più non appena avrò eseguito l'autopsia.” “Grazie Dottor Giordani.” Il Capitano si dedica ai particolari e li annota sul suo blocco notes. Dopo circa mezz'ora se ne va. Ritornato in ufficio riunisce gli ispettori e parla loro:” Il caso è particolare e va trattato con molta discrezione fino a quando non avremo il colpevole. Il Dottore Federico Ginevra è, anzi era, un illustre criminologo e spesso collaborava con noi in casi piuttosto difficili. Ricorderete senz'altro il caso dei due gemelli ritrovati morti dopo due anni di ricerche e di indagini e il serial killer delle cravatte. Bene il Dottor Ginevra ci ha dato degli ottimi suggerimenti e ci ha permesso di arrivare ai colpevoli. Dai primi rilevamenti sul luogo del delitto, penserei di eliminare una vendetta da parte di alcuni colpevoli dei casi per i quali aveva collaborato, ma come ben sapete preferisco non escludere nessuna pista, quindi vi prego di darvi subito da fare. Donati e Giunti ascolteranno i vicini e gli altri condomini, perchè qualcuno avrà pure udito delle grida o un litigio o delle voci alterate. Niccolò e Parini invece indagheranno sugli abiti e sugli altri oggetti dello studio in collegamento con il patologo dottor Giordani. Se avrete bisogno di aiuto per le indagini rivolgetevi a Sansovino e Dosio che nel frattempo indagheranno sulle amicizie e sul caso a cui stava lavorando il Ginevra attualmente. Fra due giorni ci ritroveremo per scambiarci le notizie raccolte. Arrivederci e buon lavoro a tutti.” Il mattino seguente Carlo Donati e Saverio Giunti si trovano nell'atrio della caserma. “Ciao Carlo, ti va un caffè?” “No, grazie Saverio, ho appena fatto colazione.” “Aspetta un attimo che bevo il caffè, poi andiamo.” “Ti aspetto in macchina, fai pure con calma intanto chiamo a casa per sapere se è arrivata la baby sitter!” Dopo cinque minuti Saverio sale in auto e partono diretti all'ufficio del dottor Ginevra in Via dei Mille n 9. “E' arrivata la baby sitter?” Chiede al collega. “Sì, sì, è tutto a posto!” Il numero 9 è un palazzo di uffici con poche abitazioni. Ha otto piani ed è abbastanza signorile. Ogni appartamento, fino al quinto piano, è dotato di balcone ed è molto luminoso per le ampie finestre. Dal sesto in su non c'è balcone ma due ampie finestre allineate. L'ufficio del Ginevra è al sesto piano. I due poliziotti iniziano dal primo piano suonando il campanello. E' lo studio di un avvocato, la targhetta dice: “Avanti.” Quindi dopo qualche attimo, non ricevendo risposta, i due spingono la porta ed entrano. L'ambiente è illuminato da una luce al neon piuttosto forte, mitigata dalla moquette color verde oliva e dai mobili in noce. Dietro al bancone ci sono due segretarie molto indaffarate. Donati si avvicina alla prima, giovane e carina, mostrando il distintivo: ”Buongiorno, siamo della polizia, vorremmo farvi qualche domanda.” L'altra segretaria, un poco più anziana viene verso di loro dicendo:” E' per l'omicidio del Dottor Ginevra? Guardi che noi non sappiamo niente perchè chiudiamo alle diciotto e trenta .” “Ma avete incontrato qualcuno sulle scale, oppure avete visto qualcosa di strano prima di andarvene?” Entrambe fanno di no con il capo, nel frattempo esce dall'ufficio una signora con dei documenti in mano, la ragazza più matura le parla sottovoce poi ritorna dai poliziotti dicendo:” Mi dispiace, era una così brava persona! Ma non sappiamo nulla!” Saverio Giunti chiede:” Lo conoscevate bene? Vi vedevate forse qualche volta?” La ragazza giovane risponde prima delle altre:” Qualche volta è venuto qui in studio a parlare con l'avvocato, era scherzoso e simpatico, ma noi non lo conoscevamo bene!” “Per quale motivo è venuto a parlare con l'avvocato? Per dei casi che stava trattando?” La signora più anziana, evidentemente la segretaria particolare dell'avvocato risponde:”Sì, qualche anno fa stava trattando un caso difficile ed ha voluto consultare l'avvocato per una questione legale su di una eredità, mi pare.” “Si può parlare con l'avvocato?” “In questo momento è molto occupato ed ha gente, provate nel pomeriggio.” “Bene grazie!” Dicono i due ed escono. Hanno annotato tutto sul loro taccuino ma non c'è nulla di interessante. Nell'appartamento intanto Guido Parini ha annotato il nome della marca della giacca appesa all'attaccapanni in anticamera. Niccolò invece sfoglia la cartella aperta sulla scrivania ed annota il nome di Laurentia, un caso abbastanza recente, forse di uxoricidio. Le altre cartelle riguardano altri casi in corso o già archiviati. Nei cassetti non c'è nulla di interessante. Né una lettera di minaccia, né una possibile pista su cui lavorare. Unica stranezza: nell'ultimo cassetto Niccolò trova una pistola. “Forse si sentiva minacciato?” Pensa, ma la pistola è piccola, da donna; l'uomo è incuriosito, la mette in una busta di polietilene e la consegna al capo della scientifica che sta rilevando le impronte. Giunti e Donati intanto bussano a tutte le porte dei vari piani ma senza molti risultati perchè essendo sabato, molti uffici sono chiusi. Le abitazioni sono poche e solo agli ultimi piani. Gli inquilini non hanno sentito e visto nulla. Donati suona il campanello dell'appartamento attiguo a quello di Ginevra. Dopo qualche minuto, non ricevendo risposta sta per scendere le scale pensando che sia un altro ufficio, quando invece sente il rumore del chiavistello. Un giovanotto ancora insonnolito apre uno spiraglio, Donati gli chiede se è al corrente di ciò che è successo accanto a lui, l'altro nega con il capo, però apre la porta e fa accomodare il poliziotto. “Lei ha visto o ha sentito qualcosa di strano qui accanto?” Il ragazzo sedendosi:” “Quando?” “Ieri, ieri pomeriggio o ieri sera!” “Ma vede, io faccio il disc jokey in una discoteca e torno a tarda notte, anzi quasi all'alba, quindi di solito mi sveglio nel pomeriggio, mangio qualcosa poi vado al lavoro. No, non credo di aver sentito nulla, né ho visto niente di strano.” Donati si alza e va verso la porta ma l'altro:” Sì, aspetti! C'è stato un rumore strano, infatti mi stavo preparando per uscire quando ho sentito come un tonfo, ma ero in ritardo e non ci ho fatto caso.” “Che ore erano?” “Mah! Non saprei proprio!” Donati insiste:”A che ora va al lavoro di solito?” “Verso le otto di sera, ma ero molto in ritardo quindi saranno state le nove o giù di lì!” Carlo Donati ricorda ad un tratto l'orologio nello studio del morto che segna le nove. “Strana coincidenza!” Pensa, poi rivolto al ragazzo: “Questo è importante! Grazie. Se le dovesse venire in mente qualcosa d'altro, la prego di chiamarmi a questo numero. Arrivederci!” Gli consegna il suo biglietto da visita ed esce. Sul pianerottolo Donati incontra Giunti che viene dall'ottavo piano dove una signora dice di aver visto forse un'ombra davanti alla sua finestra, ma quando si è affacciata dopo qualche minuto, non c'era nessuno. “A che ora l'avrebbe vista?” Chiede al collega. “Non è sicura, dice che era buio e che si era appisolata davanti al televisore.” Mario Sansovino è un omone grande e grosso, dal viso tondo ed una massa di capelli neri. A prima vista sembra un bonaccione, ma osservandolo meglio si nota l'acutezza del suo sguardo che scruta l'interlocutore fin negli angoli più segreti della mente, infatti riesce sempre a far confessare il colpevole interrogato. Saverio Dosio, al contrario è un uomo piccolo e mingherlino, dagli occhietti cerulei ed acquosi che suscita tenerezza e compassione e che si scambia con uno di quei poveri derelitti che chiedono l'elemosina agli angoli delle strade. La sua intelligenza è invece pronta ed osservatrice, è in grado di captare particolari insignificanti anche soltanto da una visita di qualche istante nel luogo dove si reca. Insieme quindi i due raggiungono l'abitazione del dottor Ginevra, all'altro capo della città in un quartiere bene. Lo stabile è basso, di soli due piani e si estende in lunghezza con un giardino curato tutto attorno. Suonano il campanello pensando che nessuno risponderà perchè Ginevra non era sposato, invece una voce di donna risponde:” Chi è?” “Siamo della polizia signora, possiamo farle qualche domanda?” Si ode lo scatto della serratura mentre la voce dice:”Secondo piano.” Entrando dal portone si passa attraverso un piccolo corridoio e ci si ritrova in un cortile con molte piante e fiori ed una fontana con zampillo al centro. Tutto è ordinato e curato. I due si guardano attorno e notano la scala che porta ai piani superiori. Ad un tratto si affaccia un uomo da una finestra del piano terra che chiede in tono deciso, quasi brusco: “Dove andate? Chi cercate?” “Siamo della polizia, dobbiamo parlare con la signora Ginevra.” L'uomo viene di persona e dice sottovoce:” Poverino, era così gentile e cordiale! Non meritava questa brutta fine! Ma non c'è nessuna signora Ginevra, non era sposato, era solo. C'è soltanto una governante che accudisce la casa. Andate, andate pure!” I due poliziotti salgono le scale e suonano il campanello. Una donna sulla cinquantina, ben vestita e curata, viene ad aprire. “Accomodatevi!” Dice guardando il distintivo dei due. Entrano direttamente nel soggiorno arredato con gusto e privo di fronzoli. Un grande tappeto occupa il centro della stanza; a destra si trova la zona pranzo con una credenza di legno di noce a due ante, stile seicento ed un tavolo tondo con quattro sedie; sulla parete opposta di sinistra c'è la zona conversazione con due divani a due posti, l'uno di fronte all'altro con lo spazio in mezzo libero dove pavoneggia un bel camino di marmo bianco. Di fronte si trovano due porte con vetri opachi. Dosio immagina che una conduca alla cucina e l'altra probabilmente è una piccola anticamera per la zona notte. L'appartamento è di una sobrietà ricercata, la sua bellezza è data da pochissimi soprammobili di ottima fattura. Una scultura in marmo bianco, al centro del tavolo, ritrae due cavalli bellissimi e sicuramente di un noto artista, mentre un mezzo busto di bambino in bronzo si trova sulla credenza. Dosio con noncuranza, mentre Sansovino interroga la governante, si avvicina ai soprammobili e osserva le etichette -: Benvenuti - - De Martino - Poi guarda distrattamente il giardino dall'unica finestra a sinistra della porta d'ingresso. Intanto Sansovino sta chiedendo alla donna: “Mi dica signora, il dottor Ginevra faceva vita mondana? Venivano signorine o ne aveva una fissa?” La donna quasi scandalizzata risponde:” No, no, non veniva mai nessuna donna! Andava a qualche festa a volte, ma non amava la vita mondana. Desiderava soltanto un buon libro e starsene in pace la sera!” “Era preoccupato o più serio negli ultimi giorni?” “Non mi sembra, me ne sarei accorta!”La donna è sicura di sé, vagamente guardinga ma educata e raffinata nei modi. “Non si è preoccupata ieri sera non vedendolo rientrare?” “ Sì, o meglio non ero preoccupata perchè a volte restava in ufficio anche tutta la notte, se aveva del lavoro da sbrigare. Ma l'ho chiamato diverse volte al telefono ed anche al suo cellulare per sapere se dovessi attenderlo. Quando il Dottore non ritornava a casa, di solito mi avvertiva in modo che io potessi chiudere la porta d'ingresso a doppia mandata. Ieri sera però non mi ha risposto. Ho pensato che avesse degli ospiti o la rossa! Lo faceva a volte.” L'uomo pone qualche altra domanda ma la governante non sa molto di più. I due escono pensierosi. Il caso si presenta piuttosto intricato e le testimonianze raccolte non sono chiarificatrici.

                                           ...continua ...

 
 
 

LA DONNA: LA BELLEZZA E LA DIGNITA' FATTE PERSONA.

Post n°64 pubblicato il 08 Febbraio 2013 da daidafiore
 

 

DESIDERO RIPORTARE SUL MIO BLOG IL PENSIERO DI UN AMICO CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE.

VIOLARE L'INTIMITA' DI UNA DONNA E' COME PROFANARE UN LUOGO SACRO. ESSA E' NATA PER FORGIARE UNA NUOVA VITA, QUELLA VITA CHE DARA' AL NUOVO INDIVIDUO LA POSSIBILITA' DI AMARE, DI VEDERE LA BELLEZZA DEL CREATO, DI GIOIRE PER L'AVVICENDARSI DELLE STAGIONI, DI OSSERVARE LA NATURA CHE, COME LEI, RINNOVA LA VITA OGNI BATTITO D'ALI.

.Mentre urli alla tua Donna c'è un uomo che desidera parlarle all'orecchio.
Mentre umili, offendi, insulti e sminuisci la tua Donna
c'è un uomo che la corteggia e le ricorda che è una gran Donna.
Mentre la violenti c'è un uomo che desidera fare l'amore con lei.
Mentre la fai piangere c'è un uomo che le ruba sorrisi.

 

 
 
 

LA LETTURA: è l'attività che rende al tuo tempo prezioso il dono incomparabile della libertà dell'animo e della mente.

Post n°63 pubblicato il 20 Novembre 2012 da daidafiore
 

 

 

E' IN PUBBLICAZIONE IL MIO PROSSIMO LIBRO PER BAMBINI IN ETA' SCOLARE:

 I DUE GEMELLI BIRBONI

 

Il libro è una raccolta di racconti per l'infanzia classificatosi nella graduatoria finale del Concorso Il Raccontastorie della Casa Editrice Edigiò di Pavia. Esso riporta il consueto modo di rapportarsi, fra loro e con gli adulti, di due gemelli di sette anni vivaci ed intelligenti. Il narratore si immedesima a volte nel linguaggio usato dai due piccoli e si inserisce, quasi sorridendo, nei loro tratti e nei loro gesti con un pizzico di ironia per mettere in maggiore risalto la spontaneità della loro infanzia ed il modo particolare che i due gemelli adottano nell'affrontare le loro piccole avventure del vivere quotidiano.

 
 
 

LEGGERE UN GIALLO STIMOLA L'OSSERVAZIONE E LA FANTASIA

Post n°62 pubblicato il 03 Novembre 2012 da daidafiore
 

 

Giallo uscito ieri sul sito www.cerebroeditore.it

 

OLTRE LA MORTE- 

La morte di un noto criminologo sconvolge tutto il Dipartimento di Polizia con il quale il luminare ha spesso lavorato. Le indagini però dopo qualche tempo ristagnano perchè il Dottor Ginevra era un brav'uomo e sembra che non avesse nemici di sorta.

Nell'ambito professionale era molto scrupoloso e corretto, inoltre al momento non stava trattando casi da far supporre un delitto per vendetta.

L'Ispettore Dosio è uno dei poliziotti che indagano sul caso in questione. Possiede un accentuato acume ed un forte spirito di osservazione, ma anche lui non riesce a collegare il caso con il più piccolo movente.

Una sera però, mentre assiste ad uno spettacolo circense, un'idea strana lo colpisce e con il suo carattere tenace inizia a perseguire questa strada. Da questo momento in poi l'assassino non avrà più pace fino alla cattura, che riserverà però un'amara quanto inaspettata sorpresa.

 

UNA MADRE -

 Cosa si aspetta dalla vita una donna sola e non più giovane, che ha dedicato la sua esistenza al marito e ai figli? Certamente affetto e sostegno per la sua vecchiaia! Saranno in grado i figli di circondarla di affetto e di tenerezza? Non sempre i sogni e le aspirazioni di una madre trovano riscontro nella realtà e Martina riceverà la più grande e la più amara delusione di tutta la sua vita.

 

LA COSCIENZA DI LARA-

 La lotta che Lara sostiene nelle varie vicissitudini della sua vita, è sempre fondata sulla sua rettitudine morale, alla quale si adegua per compiere tutte le sue scelte. Spesso sono scelte difficili e dolorose, che le impongono una notevole forza di volontà, ma dalle quali ricava la fermezza di agire nel giusto della sua coscienza. L'ultima prova però la trova impreparata. Non ha più la giovinezza che le dà un'iniezione di ottimismo, non ha più l'uomo che ama accanto a sé per proteggerla, i suoi figli hanno la loro vita e Lara sente d'un tratto il terrore della vecchiaia...................

www.cerebroeditore.it

 
 
 

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