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L'OCEANO DI SANGUE - LE PAROLE SEGRETE DI BABAJI, IV parte

Post n°77 pubblicato il 19 Ottobre 2013 da paoloproietti.rnk
 

 

(2) LA DEA DEL FIORE CHE SBOCCIA

L'abitudine, non solo italiana, di tradurre Nidrā con "sonno" impedisce la piena comprensione del testo: Nidrā devi non è la Dea del sonno così come yoga nidrā non è lo yoga del sonno. SONNO in sanscrito, di solito si dice supti o svapna. La parola निद्रा nidrā invece indica lo "stato nascente di un fiore", il momento esatto in cui sta per sbocciare. In altre parole è IL MISTERIOSO POTERE CREATIVO DELLA TERRA E DELLA DONNA che permette alla vita di sbocciare nell''oscurità e nel silenzio del VENTRE e dei MONDI SOTTERRANEI. Per allargamento semantico è anche "l'ozio creativo". Nella scienza delle lettere indiana निद्रा nidrā è il nome segreto della lettera भ bha, inscritta nel terzo petalo del cakra dei genitali, che sta per "luce","scintillio","irraggiamento"...Per tornare al nostro testo bisogna considerare che quando Babaji parla di nidra non si riferisce al "dormire", ma allo yoga nidra [una tecnica per indurre quello stato meditativo o premeditativo simile a ciò che i buddisti chiamanosamatā] e quando parla di nidrā devi intende la divinità vedica chiamata ūrmyā.

 

vishnu

Vishnu in Yoga Nidra

 

La dea ūrmyā è la gemella della "Signora dell'Alba", uṣā. E qui la faccenda si complica. Babaji e i Nath, sfuggono alle differenze dottrinali, alle chiese, alle distinzioni tra scuole e stili cui siamo abituati. Per loro lo yoga è uno. Il "sistema" dei Nath è impressionante: basta socchiudere una porta per trovare improvvisamente  spiegazioni chiare di simboli e tecniche prima incomprensibili  e per svelare i legami, stupefacenti, tra realtà apparentemente lontane tra loro. Gli insegnamenti che credo di aver  colto [a volte grazie al caso e, almeno in un caso, al sogno] nel testo di Babaji sono difficili  da comprendere se non ha si ha un minimo di conoscenza della cultura vedica, del tantrismo e del buddismo tibetano, ma proverò ad essere il più chiaro possibile. Cominciamo dal nome della Dea che Gorakhnath "sconfigge" o "conquista": ūrmyā, letteralmente, è la SIGNORA ONDULATA o la SIGNORA DELL'ONDA. Onda in sanscrito si dice ūrmi, ma nel tantrismo è il NOME MISTICO DELLA LETTERA ū. per molti questo non significherà niente, per chi conosce un pochino la scienza delle lettere [cfr. Giuseppe Tucci - Teoria e Pratica del Mandala - Ubaldini editore] sa che rappresenta una DELLE POTENZE PRIMARIE DELLA CREAZIONE. L'universo dello Yoga è musica allo stato puro. vibrazioni che si danzano nello spazio infinito, si incontrano e creano accordi o disaccordi. Le potenze primarie sono sei, le prime tre vocali o vibrazioni, le potenze "del giorno" a-i-u  e la loro eco, le potenze della notte" ā-ī-ū. Ognuno di loro è l'iniziale di una parola che esprime gli effetti che la potenza ha sulla manifestazione e sull'essere umano.

a=anuttara, la SUPREMA,

i= icchā, il DESIDERIO,

u= unmeṣa, l'ESPANSIONE,

ā= ānanda, la BEATITUDINE,

ī = īṣaṇā, la POTENZA CREATRICE,

ū = ūrmi, l'ONDA.


(3) L'OCEANO DI LATTE

Queste sei potenze danzano nell'OCEANO DI PRIMA DELL'INIZIO (Oceano di Latte), anzi "SONO" l'Oceano di Latte. Il suono che genera il loro fluire infinito è il pranava ॐ AUM. Quando si RIPOSANO si scontrano e danno vita a tutte le lettere dell'alfabeto sanscrito che rappresentano LE VIBRAZIONI DELLA MATERIA E DI TUTTI I FENOMENI. In altre parole l'alfabeto sanscrito è l'UNIVERSO. Queste vibrazioni sono le divinità del pantheon indiano. La dea ūrmyā, che nella traduzione del testo di Babaji è chiamata DEA DELLA NOTTE è la potenza dell'ONDA [ū = ūrmi], l'ONDA sorella e compagna della Potenza dell'ESPANSIONE [u= unmeṣa].

Nelle varie tradizioni la Potenza dell'ONDA e la Potenza dell'ESPANSIONE assumono nomi diversi, ma sono sempre rappresentate nella stessa maniera: ūrmyā in India anche detta maa kalaratri [una delle nove forme di durgā] e alakṣmī e in Tibet è Palden Lhamola protettrice dei Lama e degli insegnamenti di Buddha.

palden lhamo

 

La "DEA DEL SONNO" cavalca un mulo magico [ha un terzo occhio che gli permette di vedere attraverso il tempo e lo spazio] che NUOTA IN UN OCEANO DI SANGUE. Nel tantrismo tibetano è la SPOSA DI MAHAKALA, il SIGNORE DEL TEMPO, e a questo punto i versi di Babaji assumono un significato diverso. Rivediamoli un attimo:

"[...] Tu hai conquistato il sonno [nidrā](2), che per paura di te fu nascosto nell'Oceano di Latte (3) e dato a Vishnù[...]

Gorakhanath ha ottenuto la vittoria sul sonno [nidrā]. Chiunque conquista il sonno conquista Mahakala(5)[...]"

Mahākāla, letteralmente "grande nero" è, sia in Tibet che in Giappone,  il guardiano del buddismo. Mi sono chiesto:"Perchè Babaji identifica la realizzazione con la conquista del Guardiano del Buddismo e della sua Sposa?". La risposta, come spesso accade quando si parla di yoga, è venuta dal dizionario: Mahākāla è il GONPO, il protettore, traduzione tibetana della parola sanscrita Nāth. In altre parole NATH, MAHAKALA e SHIVA è esattamente la stessa cosa. Nath è colui che si identifica con lo SHIVA SENZA TEMPO, lo śiva che giace cadavere prima che la Dea lo risvegli con la sua danza.

shiva kali

 

Per identificarsi con śiva, ovvero CONQUISTARE MAHAKALA, bisogna prima conquistare NIDRA DEVI, la dea del "fiore che sboccia", perchè lei è la śakti.

Ma perchè NIDRA DEVI si nasconde nell'Oceano di latte [punto (3)]?

Nel tantrismo per latte si intendono sia il latte materno [strīkṣīra o "acqua della signora] sia il sangue mestruale [jīvarakta o "sangue dell'anima"]. L'OCEANO di LATTE in cui si nasconde il potere creativo della donna [nidrā] è BIANCO e ROSSO come il Latte e il sangue mestruale che  sono legati dal segreto della fecondità: quando esce il LATTE DEL SENO non esce il LATTE DELLA VAGINA e viceversa. Entrambi, sangue e latte, nascondono il segreto della vita. 

Veniamo adesso alla domanda più importante: Come si fa a carpire il segreto della Vita?

Babaji ce lo dice con queste parole:

 " Vieni kamalo [uno dei nomi con cui chiamava il suo allievo Shastri], quando hai cominciato a cantare come il Rishi Narada(7), come hai cantato bene!

Narada, che viene citato nel testo moltissime volte, oltre ad essere il protagonista di molte storie e leggende popolari, è il più grande studioso e interprete indiano di Vedanga, i manuali di applicazione dei Veda. Nel NARADA PURANA insegna a leggere i Veda tenendo conto dei legami che esistono tra danza, musica, recitazione, metro poetico e astronomia. In pratica il Narada Purana è un trattato di scienza delle vibrazioni. I numeri 56 e 64 ad esempio, che vengono ripetuti continuamente da Babaji ( [...] i cinquantasei kalwa e le 64 yogini [...]) fanno riferimento sia a due particolari metri poetici [ cioè al ritmo della recitazione...] sia al numero di raggi creativi cakra del perineo e del cakra della fronte. Bisogna considerare che i cakra, rappresentati come fiori di loto, non hanno solo un certo numero dei petali, ma anche dei raggi di creazione o "risonanze" (nada). In pratica ogni cakra se, stimolato nella maniera giusta, risuona a determinate frequenze. Un gruppo di frequenze crea una melodia, o una stanza poetica, non riproducibile "volontariamente". Ad ognuna di queste melodie, corrisponde una diversa forma della divinità. Per essere più chiari:  OM NAMAH SHIVAYA, se recitato con la giusta intonazione e la giusta metrica, non è il mantra di śiva, "è" śiva!

SHIVA

Prima di approfondire ulteriormente il testo secondo me occorre fissare e tenere a mente alcuni punti:

- Babaji è (in qualche maniera) Gorakhanath (o ne è l'incarnazione o ne ha condiviso l'istruzione come abbiamo chiarito sopra).

- Il lavoro che propone nel Gorakhvani è basato sulla scienza delle vibrazioni (questo lo chiariremo in seguito, per basti notare l'insistenza sul canto e la musica e i continui riferimenti al Rishi Narada che è colui che, nel Narada Purana, spiega l'importanza della musica, del metro poetico e della recitazione nei veda).

- Lo yoga dei Siddha Nath è molto più antico di ciò che crediamo ed è alla base dello hatha Yoga, dell'alchimia taoista e del tantrismo tibetano.

 

 

 

-continua...

 

 

 
 
 

LA DEA DEL SONNO - LE PAROLE SEGRETE DI BABAJI, IIIa parte

Post n°76 pubblicato il 18 Ottobre 2013 da paoloproietti.rnk
 


 

La mia fissazione per Babaji e il Gorakhvani ["i segreti di Guru Gorakh"- J.Amba editrice]  è cominciata nel luglio scorso, quando sono entrato per la prima volta nell'Ashram Bhole Baba, a Cisternino (nella Val d'Itria). Appena mi ha visto Rupchand, uno dei discepoli storici di Babaji  di Hairakhan (uno di coloro che ne ha ascoltato direttamente gli insegnamenti per intenderci), mi ha guardato negli occhi e, praticamente senza dire una parola, si è alzato ha preso un libro dallo shop dell'Ashram e me lo ha regalato. II libro era, appunto, il Gorakhvani, resoconto scritto delle istruzioni impartite da Babaji a Shri Shastri Vishnu Datt. Secondo me si tratta di un testo straordinario, che descrive il percorso della realizzazione secondo gli insegnamenti Nath, attraverso una serie di simboli presi dai Veda, dai Purana, dal kundalini yoga, dal tantrismo tibetano... Dopo qualche giorno, Rupchand mi ha presentato Lisetta Carmi, la fondatrice dell'Ashram e poi  insieme a lei, un'altra allieva"anziana" e la mia amica Ivana, mi ha portato nella "stanza del maestro", una cameretta con il suo letto, un paio dei sandali, una fotografia in bianco e nero  che sta misteriosamente virando in oro e argento, e il bastone che Babaji che usava, credo, per passeggiare. Non so perchè Rupchand mi abbia fatto questi doni (penso che non siano moltissimi coloro cui è stato permesso di entrare nella stanza di Babaji), ma so che per me è stata un'esperienza sconvolgente. Niente a che vedere con la devozione o quel senso di pace e amore che aleggia nell'Ashram come in molti altri luoghi di culto. E' stata un esperienza fisica, fatta di percezioni e di "trasformazioni". Soprattutto è stato un esperienza "ripetibile" perchè i fenomeni si sono riprodotti, identici, ogni volta sono tornato all'ashram. Credo che dietro lo Yoga dei Nath ci sia una scienza più antica di quanto possiamo immaginare. E credo che Babaji, in quanto MahaNath (il Grande Nath, che si potrebbe tradurre con "GRANDE SPIRITO PROTETTORE" o "GRANDE MAESTRO CHE PROTEGGE") con le sue parole abbia tentato di aprire uno spiraglio sulle vere origini e i veri scopi dello yoga o per meglio dire sulle vere origini e i veri scopi dell'essere umano.

babaji

 

Se ho ragione, ovvero se  il Gorakhvani è un testo, tra virgolette, "operativo",  dovrebbe contenere sia le tecniche che  la descrizione degli effetti sperimentabili. Il problema è che è scritto in un linguaggio per addetti ai lavori e fa riferimento a miti simboli così lontani dalla nostra cultura da sembrare indecifrabili. Però, come ho già scritto, se ci armiamo di pazienza e di un buon dizionario possiamo farci un'idea di ciò che Babji  ha voluto trasmetterci. Riprendiamo il brano che avevo citato in precedenza (vedi "LE PAROLE SEGRETE DI BABAJI") e analizziamolo nei dettagli:

[NB. le parentesi quadre sono mie. Ho segnato, con i numeri tra parentesi, alcuni punti secondo me fondamentali che, man mano, cercherò di approfondire]

"[...] I più grandi yogi e le yogini si inchinano giorno e notte. Essi pregano: "Vieni maestro Gorakh(1).

Liberaci per favore dai legami. Tu hai conquistato il sonno [nidrā](2), che per paura di te fu nascosto nell'Oceano di Latte (3) e dato a Vishnù.

Quando il demone Madukaitabb(4) attaccò Brahma, Brahma corse alla porta di Vishnu, pianse e pregò la "Dea del Sonno" [nidrā devi].

Allora lei [nidrā devi] svegliò Vishnù che lottò [...] contro Madhukaitabb.

Gorakhanath ha ottenuto la vittoria sul sonno [nidrā]. Chiunque conquista il sonno conquista Mahakala(5).

I cinquantasei Kalwa e le sessaquattro yogini(6) esclamano: "Jai Jai Guru Gorakhnath. Tu sei il Mahanath dei Nath [...].

Vieni Kamalo, quando hai cominciato a cantare come il Rishi Narada (7), come hai cantato bene!"

 

vishnu killed madhu kaitabha

Vishnu uccide Madhu-Kaithabha

 

(1)BABAJI E' GORAKANATH

Babaji e Gorakhanath sono,in un certo senso, le stessa persona. Gorakhanath è un personaggio storico. Conosciuto anche come Goraksha, Gorkha o Korakka Siddhar è il fondatore dello hatha Yoga ed è considerato un maestro illuminato in gran parte dei paesi orientali: i Gurka, i temibili guerrieri nepalesi, ad esempio, si chiamano così in suo onore, ne Kashmir è visto come il padre nobile del Sikhismo e nel Tamil Nadu viene celebrato come uno dei Siddha di Chidambaram, il "gruppo di ricercatori" formato da  Patanjali, Viaghrapada, Tirumular, Boghanathar ecc. che avrebbe dato vita allo Yoga, alla Danza, alla Medicina e alle Arti Marziali indiane. Gorakh ha scritto decine di libri, sulle posizioni, le mudra, le kriya, Kundalini e l'alchimia interiore, le cui stesure originali, in buona parte, sono conservate nel Museo del Rajastan.

gorakh

goraksha

 

Se l'esistenza di Gorakhanath è testimoniata da una miriade di documenti, la sua data di nascita  è invece dubbia. Secondo alcune fonti è vissuto tremila anni fa, secondo altri  tra il V e il III sec. a.C. e per altri ancora nel X secolo d.C.. La presenza, documentata, di Gorakhanath in epoche così diverse si può spiegare in almeno due modi:

1) E' vissuto migliaia di anni grazie alla capacità di rigenerazione cellulare che i Siddha  affermano di aver sviluppato con il loro Yoga (Tirumular, nel suo libro Tirumantiram afferma di avere tremila anni!).

2) Il suo nome e la sua identità si sono trasmessi di generazione e generazione per ragioni  di "lignaggio".

navnath

I nove immortali del lignaggio Nath

 

Il lignaggio (in sanscrito "paramparā" o "sampradāya") è una catena ininterrotta di insegnamenti diretti  da insegnante [guru, che significa grande, coraggioso, violento...] ad allievo [śiṣya che significa "rabbia","passione"...]. Quando un discepolo acquisisce lo stato coscienziale [la conoscenza, i poteri, il carisma...] di un maestro del passato ne assume anche l'identità. Per ciò che riguarda il maestro di Gorakhanath alcuni testi si dice sia stato Matsiendranath, " il Pesce", in altri Boghanatar, "l'Alchimista".

boghanatar

Boghanathar

 

Suppongo che Matsyendranath e Boghanathar siano la stessa persona. E questo potrebbe spiegare il motivo per cui Babaji nel Gorakhvani,"parla con la voce di Gorakhanath": Babaji  è Gorakhanath! Prima di divenire immortale, come vuole la tradizione dei Siddha e dei Nath, Babaji, infatti, era uno yogin chiamato Nagaraji [parola che può significare sia "Re dei Naga/Cobra" sia  "Naga/Cobra del palato molle"] ed era allievo, appunto, di Boghanathar. Gorakanath e Babaji Nagaraji, quindi o sono la stessa persona o,  sono allievi dello stesso maestro, che per lo yoga è come dire "fratelli di sangue"

babaji nagaraji

babaji nagaraji

 

 
 
 

"IL SIGNORE DEL TEMPO" - LE PAROLE SEGRETE DI BABAJI IIa PARTE

Post n°75 pubblicato il 13 Ottobre 2013 da paoloproietti.rnk
 

Nel "Gorakhvani" ("I SEGRETI DI GURU GORAKHNATH" - J.Amba edizioni) Babaji di Hairakhan insegna lo Yoga dei Nath.

babaji

Il Gorakhvani, tenendo conto della semplicità del Babaji "pubblico", è decisamente strano. E' pieno zeppo di citazioni delle scritture indiane (Veda e Purana), metafore tipiche del tantrismo e riferimenti alla numerologia. Ogni parola sembra contenere un insegnamento e il testo lo ribadisce spesso:

"Ascolta Kamalo [....]Le mie parole sono i miei grandi Mantra."

 Alcune frasi sono ripetute in maniera quasi ossessiva, secondo la tecnica dei cantastorie e dei poeti "a braccio". Ce ne è una in particolare, che riecheggia quasi in ogni pagina:

"Gorakhnath ha ottenuto la vittoria sul sonno".

Non è difficile intuire che si tratta di un espediente per portare l'attenzione del lettore/ascoltatore sul tema fondamentale dell'opera. E' una cosa comune nella filosofia indiana. Nelle tecniche di interpretazione dei testi sacri [NB: l'interpretazione fa parte del sadhana dell'Advaita Vedanta secondo gli insegnamenti di Shankaracharya] per ripetizione si intende la Pratica del Temaअभ्यास abhyāsa.  In ambito tradizionale (Veda, Upaveda, Vedanta) il Tema viene ripetuto, tante volte (9, 18...108 ) da diventare un elemento ritmico. Se il Gorakhvani fosse un testo vedantico, il verso"Gorakhnath ha ottenuto la vittoria sul sonno" sarebbe senza dubbio. il TEMA della trattazione. Il Tema(abhyāsa), nel Vedanta, è collegato al Frutto (फल phala फलम् phalam ) ovvero agli effetti sperimentabili con la pratica. Babaji è molto chiaro in proposito:

"Chiunque conquista il sonno conquista Mahakal".

Mahakal è il "Signore del Tempo", da lui  scaturiscono i ritmi del cielo e le stagioni e le stagioni dell'uomo. Nel corpo, i ritmi sono scanditi dal fluire delle energie sottili nelle nadi di destra [piṅgala nadi nella quale scorre "kuṇḍalinī di SOLE"] e di sinistra [iḍā nadi, nella quale scorre "kuṇḍalinī di LUNA"]. La"terza forma della Dea Serpente", kuṇḍalinī di FUOCO, è  la Divoratrice  del Tempo. nello Hatha Yoga, kuṇḍalinī di FUOCO, dopo aver dissolto e integrato SOLE e LUNA, risale al loto dei mille petali per poi ridiscendere fino al perineo, dando vita alla danza sacra della creazione.

 

tre kundalini

Nel Gorakhvani, Babaji ci insegna che per sconfiggere MAHAKAL, il signore del tempo, ovvero per far innalzare e ridiscendere kuṇḍalinī di fuoco, bisogna "sconfiggere la Signora del Sonnoe questa, secondo me è la chiave per comprendere l'intero testo, ma prima di andare a conoscere la "Signora del Sonno" (ūrmyā, la dea vedica della notte) vorrei esporre una mia tesi: il Gorakhvani è un'upaniṣad, ovvero la testimonianza di una realizzazione e, assieme, un manuale d'istruzione. Per tentare di dimostrarlo devo, mio malgrado, accennare al sadhana vedantico e al tarka (il lavoro di riflessione, discussione  e commento dei testi). Quando ne parlo, nelle lezioni e negli stage, il livello di attenzione scende vertiginosamente. Alcuni escono per improvvise necessità fisiologiche, altri mimetizzano gli sbadigli con smorfie mostruose, altri ancora, i più rispettosi, chiudono gli occhi fingendo di meditare. Di certo, almeno in parte, il calo di attenzione è spiegabile con il mio eloquio (diciamo che non ho il dono della sintesi...), ma ho il sospetto che dipenda anche da un'idea dello yoga un po' troppo naive in base alla quale si scambia l'esigenza della semplicità con il rifiuto dell'erudizione. Yogin come Abhinavagupta, Gorakanath o Shankara si intendono di anatomia, astronomia, grammatica, musica, danza ecc. ecc. Sono artisti e scienziati. Nello Yoga la semplicità, la naturalezza e la spontaneità, salvo casi eccezionali,  vanno acquisite con lo studio e la pratica costante.

indian astronomy

Ma torniamo al Gorakhvani: se è un libro "sacro" tradizionale,  non va solo letto: va "PRATICATO". La tecnica di interpretazione e di "fruizione" di un testo tradizionale si basa su cinque "strumenti": śravaṇa (ascolto), manana (meditazione nel senso di comprensione letterale e riflessione), nididhyasanam (letteralmente "sedersi  a guardare il tesoro", la meditazione vera e propria) e samadhi (lo stato in cui "la mente riposa in se stessa"). L'ascolto, śravaṇa, di un libro consiste nel verificare se sia "tradizionale" o meno. Si tratta, cioè, di fare una prima lettura verificando la presenza di alcuni requisiti: se lo scritto[o l'esposizione orale] li possiede tutti è  considerato "operativo". Diciamo la verità: se un testo piace e colpisce la mente e il cuore chi se frega se è considerato un testo "tradizionale" o no! E se non piace non ci sarà nessuno che riuscirà mai a farcelo piacere, e quindi comprendere, veramente. Quello di cui stiamo parlando, però è un caso particolare. si dice che Babaji di Hairakhan abbia lasciato solo tre insegnamenti: il karma Yoga inteso come  il lavorare senza curarsi delle ricompense, la ripetizione del "NOME" [OM NAMAH SHIVAYA] e il sacrificio del fuoco. Il Gorakhvani, pieno di riferimenti alle pratiche alchemiche e alle scritture potrebbe essere il suo quarto dono. Studiarlo e analizzarlo come si fa [o si dovrebbe fare] con le upaniṣad  potrebbe riservare delle sorprese.

babaji

 I requisiti di un testo tradizionale sono 6:

INIZIO E FINE  -  RIPETIZIONE - UNICITA' - FRUTTO -  ELOGIO - VERIFICA,

e secondo me il Gorakhvani li possiede tutti. Per dare un'idea del lavoro che ho fatto sul testo ho preparato uno schema nel quale, alla breve descrizione di ognuno dei sei requisiti corrisponde una citazione tratta dal testo di Babaji:

1) INIZIO E FINE (उपक्रम upakrama e उपसंहार upasaṃhā) significa che in un testo tradizionale l'inizio e la fine di ogni singolo capitolo devono essere legati tra loro ed esporre con chiarezza il tema trattato

Gorakhvani, pg. 55, inizio capitolo -

"[...] 1 settembre 1976, mattino.

Gorakhnath parla. Ascolta attentamente Kamalo. Ora ti darò gli insegnamenti segreti[....].


Pg. 61 fine capitolo -

" Le mie parole sono i miei grandi mantra[...]

Gorakh adesso se ne va nel nord dell'Himalaya.

Oggi la gente riposerà qui".

 

2) RIPETIZIONE DEL TEMA  (अभ्यास abhyāsa), come ho già scritto il tema del Gorakhvani è

"la sconfitta del Sonno"

3) UNICITA' E STRANEZZA (अपूर्वता apūrvatā), un testo deve essere originale e deve al tempo non essere in contrasto con la "Filosofia perenne" (Sanatana Dharma), nel caso del Gorakhvani non mi sembra ci possano essere dubbi.

4) FRUTTO, RISULTATO PREVISTO (फल phala o फलम् phalam), nel Gorakhvani il frutto è

"la conquista del Tempo"

5) ELOGIO, CELEBRAZIONE (अर्थवाद arthavāda).

Gorakhvani (p.e.) pg. 63:

" Vieni Maestro Gorakh, mi inchino a te ripetutamente. 

Tu sei il supporto dei tre mondi, dei nove luoghi segreti, e dei quattordici regni"

 

6) VERIFICA LOGICA (उपपत्ति upapatti), ovvero la dimostrazione attraverso il ragionamento e la citazione di eventi passati e di brani delle scritture, della validità delle tecniche esposte nel testo.

Gorakhvani, (p.e.) pg. 71:

"[...] Immergiti in quel lago d'amore, Kamalo, dove risiede il Signore Samba Sada Shiva.

Io ho dato questo nettare d'amore al re Gopichand, l'ho dato a Chandraval, a Bhartri."

 

 Il Gorakhvani, per quel che mi riguarda, è un testo sacro, la testimonianza di una realizzazione e, assieme , un manuale d'istruzione. Comprenderlo significa acquisire la conoscenza dello Yoga dei Nath. Così, almeno, dice Babaji:

babaji

 

Dhanyan, Almora, 2 ottobre 1976

"[...] Kamalo dice:

Balihari Shri Gorakh Baba, vittoria a te!

Tu hai dato così tanti insegnamenti in così poco tempo.

L'intero Universo nel cuore

medita ai tuoi piedi.-

Shri Gorakh dice:

-Sei stato meraviglioso Kamalo.

In un momento hai rubato tutta la conoscenza di Gorakh."

 

 

 

 

-fine seconda parte...

 
 
 

LE PAROLE SEGRETE DI BABAJI

Post n°74 pubblicato il 12 Ottobre 2013 da paoloproietti.rnk
 

Negli anni '70 Babaji di Hairakhan istruì in Nepal un gruppo di 8 discepoli allo yoga di Gorakanath. 

babaji


Gli insegnamenti, trascritti da Shri Shastri Vishnu Datt, erano impartiti in versi, nella lingua dei sadhu e dei cantastorie dell'Himalaya.

Ne leggo un brano dalla traduzione di Gora Devi ("Gorakhvani - i segreti di guru Gorakhnath" J. Amba Edizioni): 
".... Tu hai conquistato  il sonno [Nidra], che per paura di te, fu nascosto nell'Oceano di Latte e dato a Vishnu. 
Quando il demone Ma
dhukaitabb attaccò Brahma, Brahma corse alla porta di Vishnu, pianse e pregò la Dea del sonno [Nidra Devi]Allora lei svegliò Vishnù che lottò [...] contro Madhukaitabb. Gorakanath ha ottenuto la vittoria sul sonno [Nidra]Chiunque conquista il sonno [Nidra] conquista Mahakala. I cinquantasei Kahwa e le sessantaquattro Yogini esclamano: jai jai Guru Gorakanath. Tu sei il Mahanath dei nath....Vieni Kamalo, quando hai cominciato a cantare come il Rishi Narada, come hai cantato bene!" 

In quarant'anni di pratica dello yoga ho letto e studiato decine  di libri di filosofia indiana. Le storie, i simboli, i loro sorprendenti collegamenti con l'anatomia e i moti celesti mi sono diventati, con il tempo, familiari. Di solito, non fatico molto a trovare delle chiavi di interpretazione, ma questo testo mi ha veramente "spiazzato"  e non solo per il suo tono misterioso, ma, soprattutto, perchè l'autore è Babaji di Hairakhan, il "Guru della semplicità".

Si dice che l'insegnamento di un Maestro agisca "a vari livelli coscienziali", ovvero che abbia validità ed efficacia a prescindere dalla cultura, dalla sensibilità, dall'intelligenza e dall'intuito dell'ascoltatore. Le parole e le frasi sarebbero solo un mezzo attraverso il quale viene trasmessa l'energia divina detta śakti o kuṇḍalinī, per cui, alla fin fine, il loro significato letterale avrebbe un'importanza relativa. Probabilmente è vero: il devoto, colui che ha fede in un Maestro e lo considera una diretta espressione della divinità, non ha bisogno di capire o di studiare, semplicemente apre  il cuore... Se un maestro è "IL" Maestro, che dica "Ambarabàcicciccò""Tu hai conquistato  il sonno [Nidra], che per paura di te, fu nascosto nell'Oceano di Latte " il risultato dovrebbe essere lo stesso: la śakti circola "a prescindere". Perché, allora, Babaji  parla in maniera tanto complicata?

Chi è Madhukaitabb? E i cinquantasei Kahwa e le sessantaquattro Yogini? Cosa significa "Chiunque conquista Nidra (il sonno) conquista Mahakala [il "Signore del tempo", una forma di śiva molto comune nei testi e nei rituali tibetani]" ?

 

babaji


Gli insegnamenti dati da Babaji a Shri Shastri e agli altri sette discepoli, non sono insegnamenti "ordinari": gli sta passando lo Yoga dei Nath, l'essenza del Tantrismo. Il"Gorakhvani" è un testo prezioso e trovo incredibile che sia così poco noto e studiato, ma forse anche questo ha un senso...

Riprendiamo il brano che ho citato all'inizio e vediamo di capirci qualcosa [le parentesi quadre sono mie]:

".... Tu hai conquistato  il sonno [Nidra], che per paura di te, fu nascosto nell'Oceano di Latte e dato a Vishnu. Quando il demone Madhukaitabb attaccò Brahma, Brahma corse alla porta di Vishnu, pianse e pregò la Dea del sonno [Nidra Devi]Allora lei svegliò Vishnù che lottò [...] contro Madhukaitabb. Gorakanath ha ottenuto la vittoria sul sonno [Nidra]Chiunque conquista il sonno [Nidra] conquista Mahakala. I cinquantasei Kahwa e le sessantaquattro Yogini esclamano: jai jai Guru Gorakanath. Tu sei il Mahanath dei nath....Vieni Kamalo, quando hai cominciato a cantare come il Rishi Narada, come hai cantato bene!

Come prima cosa dobbiamo armarci di pazienza e di un buon dizionario. E tener conto del fatto che nei testi operativi del tantrismo, cioè nei manuali pratici, non c'è niente di casuale:

- i numeri, i nomi, le immagini suggerite fanno sempre riferimento a tecniche (kriyā) e/o ad elementi di fisiologia sottile (vayucakra e nadi).

- L'identità di macrocosmo e microcosmo per gli yogin è una verità assodata: i processi energetici e gli organi del corpo sono sempre riferiti ai moti celesti e agli astri e viceversa.

Ma veniamo all'analisi del testo: "il sonno nascosto nell'Oceano di Latte". nidra, è  lo stato in cui troviamo viṣṇu all'inizio di uno dei miti indiani della Creazione (vedi BHAGAVATA PURANA ): 

vishnu

 

Per farla breve sull'oceano di prima dell'inizio [ l'Oceano di Latteviṣṇu è immerso nel sonno [nidra, o più correttamente "yoga nidra"] sotto lo sguardo della sua sposa [lakṣmī, la "luminosa"]. Dal suo ombelico [ dal  III cakra detto nabhi  che significa "mozzo della ruota" o  maṇipūra,"città dei gioielli" o "centro dei dieci maestri"] sboccia un fiore di loto luminoso sul quale siede brahmā, con i suoi quattro libri sacri [i veda].  Improvvisamente da un orecchio di viṣṇu escono fuori due demoni, madhu e kaiṭabha, che rubano i quattro veda e li nascondono nelle profondità dell'Oceano di Latte. Viṣṇu  si sveglia, si trasforma in  hayagrīva ["collo di cavallo"], uccide i due demoni, li smembra in "2 x 6 pezzi"[due teste, due busti, quattro braccia, quattro gambe] e restituisce a brahmā  i quattro veda.

Come si vede il Mito cui accenna Babaji è già di per sè molto complesso. Solo sul nome dei due demoni si potrebbe scrivere un trattato:

मधु madhu significa "miele" e कैटभ kaiṭabha è uno dei nomi di durgā, la "Grande Dea", la madre dell'Universo.

Facciamo molta attenzione a questi particolari: i demoni che ESCONO DALL'ORECCHIO di viṣṇu si chiamano MIELE DELLA DEA MADRE.

Se poi analizziamo le parole sillaba per sillaba  si possono fare altre scoperte interessanti: prendiamo l'epiteto di durgākaiṭabha.

कै kai sta per SUONO, con riferimento alla sillaba inscritta nel primo petalo del cakra del cuore  [NB. su ogni petalo dei cakra tradizionali è inscritta una sillaba dell'alfabeto sanscrito. Nei dodici petali del  cakra del cuore (anāhata) sono inscritte le prime dodici consonanti e la prima, in senso orario e dall'alto in basso, è appunto ka].

ट ṭa significa invece sia  SUONO che GIURAMENTO che QUARTO, con riferimento alla sillaba inscritta nell'11 petalo del cakra del cuore

भा bhā sta, infine, per LUCE, con riferimento alla sillaba bha inscritta nel secondo dei sei petali del cakra dei genitali (svadhiṣṭhāna).

Tradurre kaiṭabha con "  giuramento della LUCE/SUONO" o "il quarto che è luce e suono assieme" non sarebbe tanto campato in aria....

Dunque, ricapitolando, abbiamo un Dio Supremo  immerso nello Yoga Nidra (che non è un sonno normale, ma una tecnica yogica) sotto gli occhi vigili della sua sposa (la DEA DELLA LUCE, lakṣmī). Dal suo ombelico esce un loto sul quale siede brahmā (l'ordinatore) che con l'aiuto dei quattro veda (la LEGGE universale trasposta nel linguaggio scritto) crea il mondo. Dalle sue orecchie (di viṣṇuesce invece IL MIELE DELLA DEA, che ad intuito, è un suono, o una vibrazione, o un canto CHE IN QUALCHE MODO SI CONTRAPPONE AL LINGUAGGIO SCRITTO, AL LINGUAGGIO RAZIONALE.

Il testo di Babaji è complesso e ovviamente lo è anche il lavoro di interpretazione. Prima di andare avanti  è meglio sottolineare alcuni dettagli:

1)il SONNO CHE GORAKHANATH SCONFIGGE è lo stesso che dà inizio alla creazione dell'Universo.

2) il  testo di babaji è pieno zeppo di riferimento a suoni, canti, strumenti e note musicali.

Il segreto di Gorakhanath è nel suono, o meglio nella Vibrazione e si può comprendere solo mettendo in relazione "fisicamente" l'UNIVERSO, il NOSTRO MONDO  e il CORPO UMANO.

Una verità che, probabilmente, è suggerita anche dall saluto dei nath ADESH, parola che "loro" traducono con: il JIVA, l'ATMAN e il BRAHMAN sono UNO.

OM ADESH!

 

 

-fine prima parte......

 

 
 
 

HAMSA, IL RESPIRO DELL'ANIMA

Post n°73 pubblicato il 04 Ottobre 2013 da paoloproietti.rnk
 

 

buddha cigno

"Contraendo l'ano si solleva vāyu dal mūlādhāra e per tre volte si va in cerchio intorno a svadhiṣṭhāna. Poi, passato maṇipūraka si attraversa anāhata , si controlla prāṇa in viśuddhi e finalmente, raggiunto ājñā, si contempla in brahmarandhra[...] e si diviene il senza forma[...] questo è quel paramahaṃsa [il Cigno Supremo]. [...]. Haṃ è il seme, sa è la śaktiso'ham è il kilaka [il pilastro]" 
Haṃsa Up. 3.
 

हांस haṃsa è il cigno, simbolo dell'anima, del Brahman supremo e dell'illuminazione. Ma è anche il respiro, inteso come soffio vitale e, soprattutto, uno dei mantra più usati nelle kriyā, il "lavoro" di circolazione delle energie sottili che rende operativi gli āsana e le mudrā (NB. bisogna sempre fare attenzione al "genere" delle parole, perché non è per caso che la kriyā e la mudrā sono femminili e lo āsana è neutro: il "genere" delle parole, nello yoga si riferisce ai principi fondamentali del sanātana dharma, o "filosofia perenne") 




 

Haṃsa, per farla breve, è una delle parole più importanti dello Yoga. 
Ripetendola, facendo cioè japa (Haṃsa...Haṃsa...Haṃsa...Haṃsa...Ha ṃsa...), dopo un po' risuona come sa'Ham che significa : "QUESTA (LEI/ESSA) IO [SONO]". 
Recitando Hāṃsa con il bija mantra Huṃ o Hūṃ, ovvero Hūṃ Haṃsa il mantra, facendo japa (Hūṃ Haṃsa...Hūṃ Haṃsa...Haṃ Haṃsa...), risuona invece come so'Ham (NB: in sanscrito au si legge o, Haṃsa, "QUESTO (LUI/ESSO) IO [SONO]", ovvero "IO SONO QUESTO" una delle grandi sentenze (mahāvākya) dei Veda. 
Bello. 
Ma a parte le elucubrazioni intellettuali (tutt'altro che inutili, sia ben chiaro) del tipo "IO SONO QUESTO, TU SEI QUELLO, NOI SIAMO QUELL'ALTRO...." di solito facendo Japa con Haṃsa non succede assolutamente niente.
Niente dal punto di vista fisico, intendo. 
Per molti sarà una cosa normale, ma per me non lo è.

Se Hūṃ Haṃsa (o semplicemente Haṃsa) è uno dei mantra più usati nelle kriyā deve essere operativo per lo Hatha Yoga. 
Deve cioè produrre degli effetti oggettivi sul corpo e sulla mente del praticante. 

shiva

 

Per rendere operativo il mantra Haṃsa bisogna innanzitutto conoscere la disposizione delle sillabe dell'alfabeto sanscrito iscritte nei petali dei sei cakra tradizionali. 

cakra

 

Dal punto tra le sopracciglia (ājñā che tra parentesi è parola femminile e significa "ORDINATRICE") al perineo (mūlādhāra) abbiamo, in senso orario dall'alto al basso: 

 
haṃ - kṣaṃ 

 
aṃ - āṃ - iṃ - īṃ - uṃ - ūṃ - ṛṃ - ṝṃ - ḷṃ - ḹṃ - eṃ - aiṃ - oṃ - auṃ - aṁ -aḥ 

 
kaṃ - khaṃ - gaṃ - ghaṃ - ṅaṃ - ṭaṃ - ṭhaṃ - ḍaṃ - ḍhaṃ - ṇaṃ - ṭaṃ - ṭhaṃ 

 
ḍaṃ - ḍhaṃ - ṇaṃ - taṃ - thaṃ - daṃ - dhaṃ - naṃ - paṃ - phaṃ 


baṃ - bhaṃ - maṃ - yaṃ - raṃ - laṃ 


vaṃ - śaṃ - ṣaṃ - saṃ 

 

La prima sillaba che incontriamo (dall'alto in basso) è, quindi, haṃ corrispondente al petalo di destra di ājñā cakra (narice sinistra-emisfero celebrale destro) 

Mentre l'ultima è saṃ corrispondente al quarto petalo (sempre dall'alto al basso in senso orario) del mūlādhāra cakra

A quessto punto il discorso si fa più chiaro: la parola Haṃsa è formata dalla prima e dall'ultima sillaba (dall'alto in basso) della "catena" dei cakra e, quindi contiene (non solo simbolicamente) tutte le sillabe inscritte nei petali, ovvero tutti i suoni della manifestazione.
Haṃsa è il percorso discendente di kuṇḍalinīe sa'Ham è invece il percorso ascendente. 
Dal punto di vista tecnico, operativo cosa significa? 

Proviamo innanzitutto ad "attivare" i cakra con le tecniche del Nada yoga (praticate anche, a quanto so, nel sahaja yoga di Sri mataji): 
Tecnica semplice: 
in posizione seduta (siddhasana se possibile) visualizzo ad uno ad uno i petali dei cakra e faccio risuonare i rispettivi bijamantra per ogni petalo (in senso orario). 
Per esempio, al cakra del perineo praticherò il mantra: 

ॐ 
laṃ laṃ laṃ laṃ 
 

Al cakra dei genitali:

 
ॐ 
vaṃ vaṃ vaṃ 
vaṃ vaṃ vaṃ 
 

 

e così via, fino ad arrivare al cakra della fronte:


ॐ haṃ kṣaṃ 

ॐ haṃ kṣaṃ 

ॐ haṃ kṣaṃ 

 

A questo punto dopo aver "ascoltato" gli effetti della recitazione dei mantra, visualizzo una spirale discendente oraria che va dal petalo di destra del cakra della fronte (haṃ) al quarto petalo del cakra del perineo (saṃ) e comincerò a recitare (dapprima in maniera udibile e poi mentalmente) il mantra haṃsa "disegnando con il suono" l'intero percorso. 

Disegnare con il suono significa immaginare che il suono emesso (o pensato) sia un fluido denso come il mercurio del termometro. 
Man mano che emetto (o penso) haṃsa, espirando, il mercurio tocca ad uno ad uno i petali dei cakra. 
Inspirando faccio il percorso inverso. 

Dopo un certo numero di ripetizioni (108, magari) ascolto gli effetti dell'esercizio. 

Dopo di che faccio il percorso inverso: da saṃ (ultimo petalo del cakra del perineo) emettendo il mantra salgo a spirale, in senso antiorario fino ad haṃ (primo petalo del cakra della fronte) inspirando torno indietro. 

Dopo 108 volte ascolto, nuovamente, gli effetti dell'esercizio. 

Quando si prende confidenza con la pratica, e la visualizzazione diviene automatica, si può provare a far "scorrere" mentalmente il mantrahaṃsa sia in inspirazione che in espirazione, oppure a sonorizzare anche la inspirazione, sempre lavorando con la visualizzazione (esempio: inspiro haṃ risalendo mentalmente lungo la spirale dei cakra, espiro sa(h) prolungato discendendo, mentalmente, la spirale dei cakra). 

L'esercizio, se praticato senza sforzo e a mente libera, ha degli effetti psicofisici immediati. 

Dal punto di vista simbolico, è interessante notare che:

 
1) la sillaba HA rappresenta śiva, principio lunare e rappresentazione del "CORPO DELL'UNIVERSO". 


2) La sillaba SA rappresenta śakti principio "FUOCO" e rappresentazione dell'ENERGIA CREATIVA DELL'UNIVERSO ed è la prima nota musicale della scala indiana, ṣaḍja षड्ज corrispondente al DO, al primo cakra e al canto del pavone. (Tra parentesi: ṣaḍja sta per ṣat, che significa SEI e ja che significa NATO, PRODOTTO DA...... )

3) L'anusvara  rappresenta la tendenza al "RITORNO" al punto di prima dell'inizio ovvero la tendenza alla dissoluzione intesa sia come quiete che come nuovo inizio di un ciclo creativo. 

4) Il cigno, come l'anatra, è animale dalla doppia natura: ARIA (vola nel cielo) e ACQUA (nuota). 

5) Il canto del cigno, haṃsa/sa'ham, racchiude in sé le voci degli altri animali: il Pavone (cakra del perineo, nota musicale SA), l'Allodola (cakra dei genitali nota musicale RE), la Capra (cakra dell'ombelico, nota musicale GA), l'Airone (cakra del cuore, nota musicale MA), il Cuculo (cakra della gola, nota musicale PA), il Cavallo (cakra della fronte, nota musicale DHA) e infine, l'Elefante (cakra dai mille petali, nota musicale NI). [NB. SA-RE-GA-MA-PA-DHA-NI equivalgono a DO-RE-MI-FA-SOL-LA-SI

 
 
 
 
 

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